Una Stretta di Manica

L'Eredità di Silente - Adulti - Capitolo III

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  1. Donna Mason
     
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    Oh, Lulu non avevo capito stessi parlando del mio seno, io mi riferivo al vestito.

    In realtà aveva perfettamente capito che, quando le aveva offerto il suo scialle per coprirsi, stava in realtà facendole notare che secondo lei la sua scollatura era un po' eccessiva, ma il solo modo per farle capire quanto assurdo fosse ciò che aveva detto era fingere di non poter nemmeno concepire un discorso di quel tipo, specie se fatto da un'altra donna.

    Non ti facevo così bigotta! Spero proprio di poter mostrare il mio corpo quanto voglio.
    E sono certa che chiunque mi conosca non metta in dubbio il mio cervello a prescindere dalla mia scollatura.


    Non c'era astio o rancore nella sua voce, ché quella non era la prima volta in cui Lulu diceva qualcosa che non le piaceva, ma soltanto serietà: stava esprimendo un concetto a suo modo di vedere sacrosanto e che la toccava in prima persona. Un anno prima aveva scritto un editoriale sulle difficoltà di essere una donna nel mondo del lavoro, e spesso queste nascevano proprio dalla concezione che si aveva del genere femminile; non era visto di buon grado prepararsi e curare con minuzia il proprio aspetto, né mettere in mostra il proprio corpo, o ancora parlare di soldi e di ambizioni nella carriera. Donna come obiettivo aveva proprio quello di maledire ciascuno di questi limiti, ché lei si sentiva rappresentante delle sconfinate possibilità che le donne potevano avere. Aveva dimostrato già a sufficienza di avere sia corpo che cervello, e non era certo esibendone uno che sminuiva l'altro - anche perché altrimenti non sarebbe stata già promossa a Redattrice.
    Alle parole sull'offerta di lavoro, Donna avrebbe tanto voluto ironizzare sul fatto che il suo locale fosse fallito ancora prima di essere stato aperto; o l'avrebbe spinta, giusto per provocarla, ad accettare quell'offerta, dicendole che non ne sarebbe mai arrivata una migliore da nessuno. Ma qualcosa le diceva che dietro quella proposta di lavoro ci fosse qualcos'altro che, in quel momento, lei riusciva soltanto a fiutare, e si limitò quindi a lanciarle un'occhiata incuriosita, sorridendo sotto i baffi.

    Grazie, Cugina.

    Prese il calice di cristallo che l'altra le porse, portandone il bordo alle labbra e bevendone non più di un sorso. Si guardò un secondo in giro: sì, era una serata piacevole dopotutto.
    Tornò allora sul discorso lasciato sospeso per qualche momento, in modo tale da riservargli la giusta importanza, ché Donna si doveva confessare effettivamente - e quantomeno - attenta alle parole di sua cugina.

    Un lavoro hai detto? Di che tipo?

    Chiese allora incuriosita, non tanto dal lavoro offerto a Lulu in quanto tale, ma giusto per capire se la questione in cui era stata coinvolta lei poteva in qualche modo centrare con quello a cui l'altra si stava riferendo così fieramente.
    Donna aveva ben immaginato, dopo la conversazione avuta con Wig, che quella creata da Rothschield fosse una rete e non un semplice e singolo amo, quindi ogni opzione era a quel punto plausibile, persino che l'uomo avesse visto qualcosa nella sua superba e sgraziata cugina.

    Lulu Sparks
     
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