Felix Felicis ~ Harry Potter GdR

Posts written by Christian Carrington

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    Vagone 2 - Scompartimento 2



    Lo so, scoccia anche a me.

    Rispose al compagno in merito al suo commento sul coprifuoco anticipato, mentre continuava a sfogliare il regolamento scolastico - più per fare qualcosa che per reale esigenza.
    I suoi occhi corsero sulla porta della cabina quando sentì qualcuno aprirla con forza, e certo non perché poteva immaginare cosa stesse succedendo fuori, ma perché era pronto per urlargli addosso e dargli del cafone; Invece non si dimostrò affatto necessario, ché il ragazzo era Scorpius Malfoy, Prefetto della sua Casa, che gli stava suggerendo di prendere le bacchette e prepararsi ad utilizzarle, poiché un qualche pericolo era evidentemente dietro l'angolo - quanto letteralmente ancora non lo sapeva. Nonostante si sentì un po' stordito da tutta la situazione, Christian estrasse immediatamente il suo catalizzatore in olmo e lo impugnò saldamente con la mano destra, alzandosi e sporgendosi fuori dal finestrino, puntandolo verso il cielo.

    Periculum.

    E a quel punto si aspettò di vedere delle scintille rosse fuoriuscire dalla sua bacchetta e illuminare il cielo, sperando che alla stazione di King's Cross, o lì nei dintorni, qualche mago o strega potesse vedere la luce e correre in aiuto, magari chiamando gli Auror in loro difesa.
    Si preparò poi ad attaccare qualunque cosa entrasse lì dentro, o almeno era ciò che pensava; accadde infatti che una voce palesò loro il vero motivo per cui tutto ciò stava accadendo, e cioè per ristabilire l'ordine fatto crollare dalla rottura dello Statuto di Segretezza. Il ragazzo non vedeva l'ora che tutto tornasse com'era prima di quel sette luglio, e la sua famiglia lo aveva sempre educato secondo l'ideologia classista che i Purosangue fossero migliori dei Mezzosangue, cosa a cui anche lui era arrivato a credere. Ciò non lo portava a discriminarli, naturalmente, ma di fronte agli studenti che colpirono Jude, Celine e Noah, lui rimase immobile; cos'avrebbe potuto, in ogni caso, se non contrattaccare? E in effetti ci provò, ché la bacchetta si alzò di direzione degli invasori, ma non ne uscì nessun incantesimo.

    Con voi? Voi chi? - Chiese a gran voce, con la bacchetta ancora puntata verso di loro - Qual è il vostro fine? Uccidere tutti coloro che non sono Purosangue?

    Quasi in modo impercettibile, Christian abbassò leggermente la bacchetta, volendo davvero sapere cosa fossero saliti a fare su quel treno e quali motivazioni spingessero e motivassero il loro agire in modo così impetuoso. Sapeva perfettamente che quella era forse l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare, ché gli era stata fatta una domanda a cui lui non aveva risposto di getto, posizionandosi, per il momento, nella zona che si trova in mezzo al bianco e al nero; questo non poteva che significare una cosa: si stava interessando, e dentro di lui qualcosa si muoveva con grande velocità, tanto che, ad un certo punto, avrebbe potuto giurare di aver sentito solleticare le mani e drizzare i peli delle gambe, in un brivido di adrenalina. Non era paura, c'era qualcosa di più.

    Christian tenta di approfittare del momento in cui gli Alfieri non hanno ancora invaso la loro cabina per lanciare un Periculum, poi parla agli Alfieri.
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    Come da indicazioni…

    Rumori nel treno: 2
    • 1d5
      2
    • Inviato il
      8/9/2022, 19:31
      Christian Carrington
  3. .
    Unica, sì.

    Rispose Christian con uno sbuffo divertito, perdendosi nel vuoto con lo sguardo e immaginando quanto effettivamente fosse sempre stato incapace di mantenere rapporti cordiali con le persone che gli stavano attorno. Non lo faceva nemmeno di proposito, in effetti, era semplicemente nel suo modo di essere tentare di portare al limite gli altri, provocandoli e rispondendo con sufficienza, come se credesse - e lo credeva davvero - che nessuno al mondo fosse abbastanza intelligente per lui; la cosa peggiore di questo suo modo di fare era che gli piaceva e non aveva intenzione di cambiare: Christian amava anche quella parte di sé stesso, forse non per piacere vero e proprio ma perché si era rassegnato all'idea di doverci convivere. Se si fosse guardato allo specchio con obiettività avrebbe sicuramente capito di avere degli angoli da smussare, ma per il momento non aveva alcuna intenzione di farlo.
    Qualche momento dopo, quando la conversazione mutò completamente spessore, spostandosi dal frivolo dei discorsi su cos'avesse portato con sé nel suo zaino alla profondità che aleggiava intorno al loro particolare avvicinamento, e ai loro primissimi incontri. Messo in chiaro quanto effettivamente entrambi fossero entusiasti di aver coltivato in quel modo il loro rapporto, Maxwell si preoccupò del tempismo con cui aveva insistito tanto a fare amicizia con Christian, rivelandogli di sentirsi in colpa per non averci pensato prima. Ma l'altro non aveva intenzione di continuare a far sentire così il suo migliore amico, ché, seppur lui non ne poteva sapere niente, non sarebbe affatto cambiato qualcosa: il momento in cui si erano avvicinati era l'unico in cui sarebbe mai stato possibile, ché qualche anno prima il Carrington credeva di non avere bisogno di una figura come Maxwell accanto a sé.

    Non sarebbe cambiato niente, te lo assicuro. Sono successe delle cose nella mia vita che mi hanno portato ad avvicinarmi a te, credo di averne avuto bisogno. - Fece una pausa e tentò di respirare il più piano possibile. Sentiva una morsa allo stomaco, e d'improvviso il gelo - Bisogno che invece non avevo prima, e quindi ti avrei allontanato lo stesso.

    Avrebbe davvero voluto parlare con Maxwell di suo fratello e di quanto fosse dura la sua assenza, degli attacchi di panico che aveva di frequente, della difficoltà che aveva nel guardare qualunque coppia di fratelli senza mettersi a piangere, della sensazione di vuoto che pervadeva ogni centimetro del suo corpo le volte in cui la mente lo riconduceva a Cole; avrebbe voluto, sì, ma non aveva proprio le forze di esternare ciò che provava per la perdita di suo fratello, ché l'unica cosa che sarebbe riuscito a fare era urlare in faccia a quest'ultimo di quanto, sperava senza volerlo, era stato crudele ed egoista. Il motivo per cui Christian era cambiato tanto nel giro di pochi mesi e cosa effettivamente fosse successo per far sì che avesse bisogno di una persona come Maxwell, sarebbe rimasta un'incognita per chiunque non fosse un Carrington, per tutti gli altri che conoscevano Cole, ad eccezione dei suoi compagni di corsi, era semplicemente sparito nel nulla, ché così aveva voluto il padre di Christian e Charlotte.
    Dopo il repentino, e sicuramente non ultimo, cambio di posizione di Maxwell, Christian rimase in religioso silenzio finché non capì che fosse arrivato il momento di intervenire. Anche lui aveva volto lo sguardo sul volto dell'amico, così da incontrare i suoi occhi ed immergercisi all'interno, traendone quanto più poteva, seguendo la sua solita filosofia secondo cui era molto più importante vedere le iridi delle persone piuttosto che sentirne il suo della voce, ché se il secondo poteva essere abilmente manipolato per raccontare la vita in modo distorto, i primi non riuscivano a mentire. Ed era una cosa che aveva imparato a sue spese.
    Sentendolo parlare si rese quanto del fatto che la sensazione provata poco prima a nominare, anche se indirettamente, il suicidio del fratello, stava andando via via a sparire del tutto soltanto grazie alle parole di Maxwell. Soltanto grazie alla sua presenza, ad essere precisi.

    Grazie. Per tutto, in generale.

    E quella non era che il perfetto riassunto di tutto ciò che aveva davvero da dire a Maxwell, conscio che non avrebbe mai avuto abbastanza tempo per ringraziarlo davvero come si doveva. Gli era grato per così tanti motivi che nemmeno riusciva ad elencarli e ricordarli tutti, ché, seppur il suo merito era "solo" quello di esserselo fatto amico, da quel gesto all'apparenza piccolo erano conseguite così tante cose che avevano fatto assumere a Christian nuove e inaspettate consapevolezze; prima tra tutte, l'orami divenuta certezza che nella vita c'è bisogno di almeno una figura amica per andare avanti e battere la solitudine, la stessa con cui il Carrington aveva convissuto per tempo immemore e che adesso riusciva a scacciare se l'alternativa era il Morgan. Non che non gli piacesse più starsene per i fatti suoi a leggere un bel libro, quello no, ma adesso, a differenza di un anno prima, riusciva a godersi anche la compagnia di qualcuno, cosa non da poco per uno come lui.
    Ciò che aveva detto, comunque, non gli fece cambiare idea su sé stesso: Christian era una bomba ad orologeria, ed era convinto che con Maxwell aveva semplicemente avuto la fortuna di pescare un timer più lungo. Continuava a temere, quindi, che da un momento all'altro avrebbe fatto qualcosa per farlo allontanare da sé, volente o nolente.
    Avendo chiuso gli occhi, il ragazzo si accorse della vicinanza che Maxwell stava sempre più accorciando soltanto nel momento in cui sentì il calore delle labbra dell'altro sul suo corpo. Di colpo, il suo corpo si irrigidì e i denti si strinsero, nella vana ricerca di un po' di tranquillità: in fondo era solo un gesto di affetto tra due amici, perché doveva farlo innervosire tanto? Avrebbe voluto urlarsi addosso di stare tranquillo, chiedersi il motivo per cui non riuscisse ad accettare l'affetto del ragazzo, proprio com'era successo nella loro Sala Comune qualche mese prima, ma l'unica risposta che avrebbe ricevuto sarebbe stato un silenzio. Perché lui lo sapeva il motivo, ma non era abbastanza coraggioso da dirlo ad alta voce, e rimaneva così chiuso in un angusto spazio nella sua testa. Così, incapace di autocontrollarsi, si allontanò con calma, quel tanto che bastava per far sì che le labbra di Maxwell si staccassero da lui, e solo in quel momento tornò a respirare nuovamente.

    Io non...

    Si portò una mano agli occhi e cominciò a strofinarseli, mentre il respiro tornava ad essere pesante e affannoso. Non sapeva cosa dire, come scusarsi, e aveva l'impressione di aver fatto un enorme torto all'amico. Come avrebbe potuto spiegare quello che provava in quelle circostanze? E quanto gli ci sarebbe voluto per riuscire ad accettare di nuovo il contatto umano? Non saperlo lo metteva in confusione e mandava letteralmente in crisi.

    ... voglio. E non posso.

    Sentiva il suo corpo farsi sempre più freddo, le sua guance perdere colore e il suo cuore battere più forte. Sapeva ciò che sarebbe potuto accadere e non aveva alcuna intenzione di farsi vedere in quello stato proprio da Maxwell, che poco sapeva della sua ansia; o meglio, sapeva che Christian fosse incline ad agitarsi per ogni minima cosa, ma non sapeva che soffrisse proprio d'ansia, nel vero senso della parola. Si chinò allora verso il suo zaino e ne estrasse, tra tutte le cose diversamente utili, un barattolino a cui era stata strappata l'etichetta, contente piccole pillole di benzodiazepina; aiutandosi con una bottiglietta d'acqua, poi, ne mandò giù una e mezza, chiudendo poi tutto e riponendolo nuovamente nel suo zaino.
    A quel punto iniziò a calmarsi.

    Scusami sono... sono un disastro. Forse è... meglio che vada.

    E come al solito, non sapendo come affrontare quella situazione, propose l'unica cosa che probabilmente non avrebbe dovuto fare: scappare via.
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    Christian sente qualcosa? Pt.2: 2
    • 1d6
      2
    • Inviato il
      6/9/2022, 18:09
      Christian Carrington
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    Seduto sul suo posto accanto a Maxwell, Christian teneva le braccia incrociate e le gambe accavallate, mentre continuava ad osservare tutti con fare giudicante. Giudicante e rassegnato, ché lo scompartimento da lui scelto con la speranza che fosse libero si occupò nel giro di una manciata di minuti, perlopiù da persone con cui lui non aveva davvero mai parlato; non che fosse una novità in effetti, perché era più corretto dire che l'unica persona con cui aveva dialogato senza litigare sedeva in quel momento accanto a lui, degli altri sapeva il nome e la Casa - e nemmeno di tutti.

    Sì, si era capito.

    Rispose alla precisazione di Jude su chi delle due fosse Jude, giusto per farle capire che non serviva spiegargli sette volte la stessa cosa, lui - ma sperava anche tutti gli altri - era abbastanza intelligente da arrivarci alla prima. Oltretutto, quantomeno di nome, conosceva sia lei che Celine, essendo dello stesso anno e frequentando la maggior parte dei corsi insieme. Ma non aveva alcuna intenzione di applicarsi con qualcuno e di iniziare una delle sue solite discussioni, motivo per cui preferì lasciar correre e guardare in un'altra direzione, precisamente fuori dal finestrino, così da non concentrarsi sul marasma di persone che si era accalcato tutt'intorno; non era una novità per nessuno, dopo tutto, che a Christian non piacesse affatto socializzare, e quell'atteggiamento era quindi coerente con il suo solito modo di fare, e per questo motivo visto, rivisto e stravisto da tutti quanti nei cinque anni precedenti.
    Accadde però un'atrocità: muovendo lo sguardo verso la porta della cabina, credendo di aver sentito il rumore del carrello che avrebbe prima o poi portato loro dei dolciumi, incrociò lo sguardo con ognuno dei presenti, rendendosi conto soltanto in quel momento in primis di quanti fossero, e in secondo luogo di quanto a disagio lo faceva sentire la loro presenza.

    Che cabina fortunata...

    Sospirò ironico dopo aver osservato quel simpatico gruppo di studenti che si era casualmente assemblato, ridendo dell'evidente sfortuna che aveva avuto nello scegliere proprio quello scompartimento, apparentemente oggetto di molte attenzioni. Se soltanto non avesse dovuto far muovere anche Maxwell, ma soprattutto spostare tutta la sua roba, Christian avrebbe preso e se ne sarebbe andato alla ricerca di un altro posto a sedere, uno dove non sarebbe stato disturbato da così tanti studenti.
    Dopo un po' di muta osservazione del cielo che aveva iniziato a correre rapido fuori dal finestrino, segnando così la partenza del treno, Christian cercò nella tasca esterna del suo baule qualcosa con cui intrattenersi, e ne estrasse il regolamento scolastico e l'ultimo numero della Gazzetta del Profeta. Prese il primo e iniziò a sfogliarlo ma senza leggerlo davvero, sicuro di saperlo già perfettamente; se c'era una cosa che Christian sapeva fare era infatti rispettare le regole, un po' per soddisfare le sue ambizioni in merito ai ruoli accademici che avrebbe voluto occupare, e un po' per semplice paura di farsi beccare e di macchiare il suo nome tanto quanto quello della famiglia. Si soffermò giusto sul punto che parlava del nuovo coprifuoco, sospirando abbastanza silenziosamente: il Carrington amava andare la sera a guardare le stelle in qualche zona remota del castello, ed essendo la sua Sala Comune sotto terra gli era impossibile farlo da lì. In ogni caso riusciva a capirne le motivazioni e ad accettarle di buon grado.

    Maxwell Morgan Jude McKenzie Celine Baxter Noah R. Hayes Elizabeth J. Woods
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    Grazie <3
  7. .
    Buongiorno, avrei bisogno di apportare una piccola modifica alla Scheda PG.
    La conoscenza del passato che riguarda il suicidio del fratello di Christian, Cole, vorrei fosse limitata agli studenti 2002.

    Grazie!

    Edited by Christian Carrington - 20/9/2022, 15:52
  8. .
    Christian sente i rumori?: 4
    • 1d7
      4
    • Inviato il
      4/9/2022, 09:31
      Christian Carrington
  9. .
    Acquisto un Punto Dialettica!
  10. .
    Voto precedente: S in Babbanologia
    Nuovo voto richiesto: A in Babbanologia
    Link di eventuale role di ripetizioni: //

    Voto precedente: S in Astronomia
    Nuovo voto richiesto: A in Astronomia
    Link di eventuale role di ripetizioni: //
  11. .
    Ghirigoro

    Nome e cognome: Marilla Harkness

    Prestavolto: Cicely Tyson

    Colore parlato: #b33c00

    Frasi tipiche: Non parlando tanto non ha frasi tipiche particolari, ma si ostina chiedere, se ne ha l'occasione, come stiano le persone che entrano nella sua libreria, sorridendogli e alle volte dandogli consigli su come affrontare i loro problemi.

    Personalità: Marilla è una donna attenta e silenziosa, mai fuori luogo o scortese e sempre disponibile ad ascoltare e aiutare il prossimo, di chiunque si tratti. S'impegna in tutto ciò che fa e tenta di raggiungere i suoi obiettivi con determinazione e cura, dando il cento per cento di sé stessa in ogni occasione. Nella sua libreria come nella vita, sa esattamente quale sia il suo posto e come starci, preoccupandosi di non infastidire con continue domande la clientela, a cui alle volte sembra avere quasi il timore di parlare; il vero motivo è che sa di essere conosciuta per essere la madre di un Mangiamorte adesso rinchiuso nella prigione di Azkaban, e la paura di essere giudicata per questo motivo la terrorizza a tal punto da tentare di evitare qualsiasi tipo di contatto. Preferisce così rimanere dietro il bancone e interagire con chi le fa visita solo se espressamente richiesto o nel momento del pagamento.
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    Mese e Anno: Settembre 2022
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    Edited by Christian Carrington - 30/9/2022, 15:40
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    Come no. Lo a d o r o proprio.

    Rise scimmiottando il modo che aveva avuto di parlare l'altro, immaginandosi mentre rotolava in un prato insieme a Maxwell. Ecco, questa era una di quelle cose che nemmeno con lui sarebbe stato felice di fare, ché solo il pensiero di sporcarsi tanto ed essere a così stretto contatto con terra, erba e insetti gli faceva venire il vomito, letteralmente. Mica per niente passava davvero tanto tempo a cercare di essere ordinato e raggiungere i suo canoni di perfezione estetica, ché l'insicurezza in questo caso non c'entrava niente, dato che Christian si riconosceva un aspetto quantomeno gradevole.

    Beh... ciò che potrebbe essermi utile per appunto sopravvivere a una giornata come questa.

    Qualcosa gli diceva che Maxwell già sospettasse che tipo di oggetti fossero stati inseriti dal ragazzo nel suo zainetto, ma giusto per non dargli la soddisfazione di sentirseli elencare aveva preferito rimanere nel vago. Porse comunque il suo zaino in direzione del ragazzo, così che, se lo avesse voluto, avrebbe potuto guardarci dentro lui stesso, senza farsi troppi problemi visto che aveva ricevuto il permesso dal proprietario. Non che gli servisse, ma giusto per completezza...
    Quando poi la conversazione iniziò a percorrere il viale dei ricordi, materializzando nuovamente i due ragazzi al febbraio precedente, quando si erano stesi sulle rive del Lago Nero e avevano parlato per tutto il pomeriggio, Christian non poté fare che sorridere. Specie quando, giusto per rimanere ancora più in tema, il compagno si mise nuovamente nella posizione che aveva scelto quel giorno, certo non delle più comode per il Carrington ma che comunque non lo infastidiva proprio perché era di Maxwell che si parlava. Quello era un perfetto Déjà vu, eppure il ragazzo non seppe capire se lo avesse effettivamente avuto o se fosse solo un'impressione.

    Maxie, io non ho mai avuto amici. In te ho visto la possibilità di farne uno, e visto l'esito è una cosa che rifarei altre cento volte. Con nessuno ho tanti bei ricordi, che io ricordi non abbiamo nemmeno mai litigato, e questo ti assicuro che è una cosa rarissima.

    Come se assicurarglielo servisse davvero a qualcosa, ché Maxwell sapeva della propensione al litigio di Christian più di Christian stesso, tante erano state le volte in cui era corso da lui per parlarne e sfogarsi. Che ricordasse lo aveva fatto praticamente tutte le volte in cui si erano incontrati, il che è sufficiente per far capire quanto fossero le persone con cui il ragazzo riusciva effettivamente a scontrarsi per un motivo o per un altro - e, naturalmente, ognuna di loro aveva sempre torto marcio.
    Pochi istanti dopo si zittì, capendo che Maxwell volesse andare ben oltre a quelle prime parole sul loro secondo incontro al Lago Nero. Non pensava minimamente che sarebbe arrivato a mettersi a nudo così tanto e in maniera così pura da non farlo sembrare troppo, ma semplicemente abbastanza per permettere a Christian di capire quanto sincere fossero le sue parole e quanto in effetti tenesse alla loro amicizia. E per un primo momento il ragazzo non rispose, troppi erano i pensieri che aveva in testa e troppe le cose su cui ragionare, ché se a Maxwell qualcuno aveva tranquillamente potuto dire quelle esatte parole, a lui nessuno le aveva mai dette né aveva fatto in modo di fargliele immaginare - e questo perché il rapporto che aveva con il compagno Serpeverde non lo aveva mai avuto con nessun altro compagno di scuola.

    Più felice al mondo dici?

    Un sorrisetto gli comparve sul volto e, imbarazzato, strappò un filo d'erba e cominciò a giocarci, arrotolandolo alle dita e strappandone le estremità. Nemmeno sapeva perché stesse sorridendo, ma, come spesso gli accadeva quando si trovava in presenza dell'amico, era una reazione spontanea e sincera, così come lo era il loro rapporto.
    Per quanto gli fu impossibile non notare lo strano modo di parlare che aveva adottato, poiché mai in altre occasioni aveva avuto modo di sentire Maxwell parlare così piano e così... strano, ché solitamente faceva quasi fatica a capire cosa dicesse tanto veloce riusciva a comunicare e tanto poche fossero le pause di silenzio tra una frase ed un'altra, non lesse in quelle parole qualcosa di diverso da ciò che sembravano, ma si chiese per un solo istante se stesse facendo bene. Forse sotto sotto voleva esplorare la reale mira di quelle confessioni, ma con i sentimenti Christian non aveva mai avuto un buon rapporto e fu questo il motivo per cui decise di rimanere in superficie, ancorato alle certezze che già aveva.
    A quel punto sapeva perfettamente che avrebbe dovuto aggiungere e ribadire che anche lui lo rendeva felice e che con nessuno stava bene quanto con lui, condendo questi concetti con particolari melensi e toccanti; semplicemente, però, non aveva le capacità di farlo, per mancanza di tatto, forse, o perché non era proprio nel suo stile esprimere così a voce alta e così apertamente ciò che provava per le persone che gli stavano attorno. Lo aveva fatto soltanto una volta, e la persona a cui aveva indirizzato quelle parole lo aveva tradito togliendosi la vita.

    Non credo di meritarlo; io non sono sempre una bella persona, e a volte mi accorgo di esserlo solo con te. E tu hai mille altri motivi per cui essere la persona più felice al mondo, oltre a me.

    Gettò dietro di sé il filo d'erba ormai ridotto in mille pezzettini, mentre pensava a quello che aveva appena detto; alla verità, che aveva appena detto, perché se Maxwell si fosse rimboccato le maniche e avesse chiesto ad ogni singolo suo compagni di scuola cosa ne pensasse di Christian, nessuno avrebbe potuto anche solo lontanamente descrivere la personalità e il carattere che invece si palesava in sua presenza, il che è tutto dire. E per quanto non mettesse in dubbio il fatto di essere un motivo di benessere per il compagno, voleva accertarsi che sapesse di avere mille altri pilastri su cui sorreggere la sua felicità, e che, quindi, nel caso in cui quello di Christian fosse per qualche motivo crollato, lui si sarebbe potuto aggrappare alla sua famiglia o ai suoi altri amici, che sapeva essere per lui persone splendide e importanti. Con questo non prevedeva certo una litigata in breve termine, ma conoscendosi sapeva che avrebbe potuto combinare una cazzata e mandare tutto il loro rapporto al diavolo. Era una cosa da lui, innegabilmente.

    Le tue impronte non sbiadiranno mai dalla mia vita. Mi serve che tu lo sappia.

    Questa era forse l'unica cosa che sapeva per certo del loro rapporto, ché Maxwell aveva toccato la vita di Christian così a lungo e in maniera così decisiva che le impronte lasciate non sarebbero mai potute sbiadire. Se il ragazzo era quel che era e poteva vantare di avere almeno un'ancora in mezzo al mare a cui aggrapparsi ogni qual volta non stava bene o aveva semplicemente voglia di rilassarsi e ridere un po' era tutto merito del compagno Serpeverde. Lui aveva cambiato tutto, e chissà se almeno in minima parte ne era consapevole.
    A questi punto Christian aveva già chiuso gli occhi, come se quella sua massima espressione dell'affetto che nutriva nei suoi confronti lo spaventasse e non volesse vederne la reazione. Se fosse corso via non avrebbe voluto guardare.
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    Mese e Anno: Agosto 2022
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    Edited by Christian Carrington - 1/9/2022, 11:26
  15. .
    Il mondo magico stava implodendo, eppure continuava ad andare avanti con le sue tradizioni e abitudini, cosicché la popolazione potesse ritenere ciò che era successo quasi due mesi prima meno grave di quel che era. Ma per Christian, così come per i suoi genitori, niente sarebbe stato mai più lo stesso dal momento in cui l'esistenza dei maghi e delle streghe sarebbe stata nota ai babbani, poiché se la storia insegnava loro qualcosa, questa era che non li avrebbero mai davvero accettati e che presto o tardi sarebbero iniziate nuovamente le persecuzioni e la magia sarebbe tornata a celarsi sospita tra i borghi più importanti delle più piccole città. Era la paura il denominatore comune di chi possedeva capacità magiche e di chi invece ne era sprovvisto, ma nessuno sembrava ammetterlo apertamente.
    Tra tutte le cose anche la scuola sarebbe naturalmente dovuta iniziare, e come per i cinque anni precedenti, Christian camminava al fianco della sorella con il suo baule, attendendo di vedere sbucare il binario che gli avrebbe permesso di raggiungere l'Espresso per Hogwarts. L'unica differenza dagli anni precedenti era che Lio, uno dei due elfi domestici che si occupava della cura e tutela dei ragazzi, era rimasto alla Villa, essendo Charlotte ormai maggiorenne. Naturalmente, anche quell'anno i loro genitori erano stati troppo indaffarati con il lavoro per potersi permettere di accompagnarli o anche solo augurargli un buon inizio scolastico, tant'è che, la sera prima, le uniche parole in merito pronunciate del padre furono fredde e serafiche, un "Mi raccomando" condito di pretese e superficialità, a cui nessuno dei due figli osò rispondere in alcuna maniera, nemmeno con un cenno del capo.
    Oltrepassato il muro senza troppi problemi, Christian si fermò poco distante dalla zona di arrivo, e corse a guardare la sorella negli occhi, certo che di lì a breve si sarebbero separati per poi trovarsi nuovamente a scuola. Sotto sotto non voleva, ma non avrebbe mai osato rivelarglielo.

    Raggiungo Samuel, ci vediamo a scuola.

    Charlotte gli rivolse un sorriso timido, a cui Christian rispose con un semplice cenno del capo, per poi osservare la sorella camminare verso un gruppetto di ragazze, che sapeva perfettamente essere sue amiche perché spesso ospiti a casa loro, e fermarsi in fine proprio di fronte ad un ragazzo, Samuel Mitchell, con cui aveva iniziato a frequentarsi durante l'estate, non più di due mesi prima. A suo fratello quel tipo non piaceva affatto, e non gli piaceva da ben prima che iniziasse quella relazione con la sorella: era rozzo, sciatto e noioso, così tanto che la prima e unica volta in cui era stato invitato a cena a Villa Carrington, Christian era stato costretto a fingere di non sentirsi bene per potersene tornare in camera, dove, seppur da solo, sarebbe stato intrattenuto molto di più. Capendo però che non fossero fatti suoi, distolse lo sguardo appena in tempo per non osservare scene disgustosamente melense e che nemmeno voleva immaginare, per poi dirigersi verso l'entrata del treno, sicuro che se fosse entrato in fretta avrebbe potuto prendere un buon posto.
    L'intenzione di essere tra i primi ad entrare fu immediatamente messa da parte, quando nella folla riuscì ad individuare una chioma castana a lui molto familiare, la cui solo vista lo costrinse a sorridere appena. Non era un sorriso chissà quanto evidente, era bensì uno di quelli che sono appena accennati e che quasi si fanno fatica a notare, ma che spesso sono proprio per questo i più veri e sinceri.

    Maxie, finalmente. Vieni?

    Poche parole ma essenziali, anche perché i due si erano visti così spesso durante quelle vacanze estive che non avevano praticamente più niente da raccontarsi che l'altro non sapesse già, e a colmare i vuoti che quel "praticamente" stava lasciando ci avrebbero pensato in un altro momento, adesso tutto ciò che importava era prendere un buon posto.

    Essere soli sarebbe un miracolo. Tutti gli scompartimenti sembrano strapieni.

    Disse non appena riuscì a scorgere quante persone fossero ammassate non solo negli scompartimenti, ma anche tra i vari vagoni; una vista che per Christian, assolutamente non avvezzo alla compagnia di altri esseri umani, specie se in grandi quantità, era sgradevole a dir poco. Ma ormai era una cosa a cui era abituato e che riusciva a gestire con più o meno serenità, e continuò quindi a camminare facendosi largo tra la gente, in cerca di un paio di posti in cui sistemarsi con Maxwell. Fu proprio a quest'ultimo che, ad un certo punto, allungò la mano così che potesse prendergliela e procedere con lui senza il rischio di perderlo e lasciarlo indietro da solo. Non che per l'altro sarebbe stata una condanna, ché, a differenza di Christian, avrebbe sempre potuto trovare qualcun altro con cui trascorrere il viaggio e che in breve tempo sarebbe diventato un suo amico, socievole com'era. Era quindi una precauzione utile più ad impedire di rimanere solo che a non lasciare solo l'atro.
    Soltanto dopo qualche sgomitata, passi lunghi e faticosi, slalom tra altri studenti e rapidi controlli a scompartimenti che scoprì essere pieni, si trovò di fronte ad un'anta chiusa che non faticò ad aprire, mostrando uno scompartimento non spoglio ma quantomeno poco affollato. Fece giusto in tempo ad osservare chi fossero gli altri studenti con cui avrebbe dovuto condividere il viaggio e ad ascoltare ciò che la ragazza Corvonero stava dicendo al ragazzo; di entrambi ricordava praticamente solo il nome, quindi non aveva particolari giudizi, sia positivi che negativi, da rivelare a Maxwell.

    Vagone 2 - Scompartimento 2



    Invece di avvertire vedi di non farlo affatto. Quantomeno vomitare, poi se proprio devi piangere...

    Allora poteva farlo, ma solo per gentil concessione di Christian - o almeno era così che sembrava. Sputato quindi il suo primo veleno della giornata, il ragazzo lasciò la mano dell'amico invitandolo a sedere accanto a lui e cercò di prendere posto il più lontano possibile da Noah, poiché l'ultima cosa che voleva era che qualcuno gli vomitasse addosso proprio il primo giorno di scuola. O in generale, ma in quella data gli avrebbe dato particolarmente fastidio. Una volta seduto e messo comodo, Christian incrociò le braccia e cominciò ad osservare gli altri due occupanti di quello scompartimenti con uno sguardo che sarebbe potuto sembrare quasi inacidito, ma che in realtà non era altro che il suo volto a riposo quando era in presenza di persone che non conosceva. Ecco perché in genere non faceva una buona prima impressione ai suoi coetanei.
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