Capitolo 1: L'Ordine degli Alfieri Rossi

Cerimonia di Inizio Anno 2022/23 - Il Richiamo del Sangue

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    Capitolo 1
    L'Ordine degli Alfieri Rossi


    pottermore-kingscros2

    1 Settembre 2022, ore 7.30



    King's Cross sembrava un campo d'addestramento, per chi aveva sguardo attento. Ma non a tutti era ancora concesso, nonostante tutto. Nel viavai costante e inarrestabile della stazione londinese, si celava un vero e proprio plotone in incognito: se i loro mantelli avessero potuto brillare di luce propria, ogni singolo babbano di passaggio avrebbe scoperto di trovarsi a non più di 10 metri da un Auror pronto e armato.
    Mancavano tre ore e trenta minuti alla partenza del primo Espresso per Hogwarts da quando il mondo magico era stato brutalmente svelato ai babbani e, per uno strano paradosso, era più importante che mai nascondere a chiunque l'esistenza del binario 9 3/4 e dell'imponente flusso di famiglie magiche pronte ad accompagnare i piccoli studenti al treno. La procedura era rimasta pressoché invariata ma una strillettera giunta a ogni studente, firmata con scuse dalla preside di Hogwarts Minerva McGranitt e controfirmata con altrettante scuse dal Ministro della Magia Hermione Granger, aveva gridato categorica due principi fondamentali per la partenza: vigilanza e discrezione.
    Lo Statuto di Non-Troppa-Segretezza aveva voluto assicurare all'oblio il più a lungo possibile almeno l'esistenza delle Scuole di Magia e Stregoneria - oltre che alcuni dettagli del mondo magico difficilmente gestibili, come l'esistenza delle Acromantule, dei Kelpie e degli Ippogrifi. Il 1 Settembre era diventato così il giorno più delicato per l'Inghilterra magica dal disastroso 7 Luglio da poco passato.
    Un cielo plumbeo minacciava pioggia battente con tuoni gorgoglianti e lontani, schiacciando le tettoie della stazione in un'oscurità che sapeva di tramonto più che di alba.

    Nonostante la buon'ora, in molti erano già accorsi al binario magico. Circospetti e impauriti, attraversavano svelti la folla diretta ai treni classici come passeggeri in ritardo per un mezzo ormai in partenza. Solo la banchina del 9 3/4 sembrava donar loro un po' di pace, con la sicurezza di non poter essere raggiunti da occhi od orecchie indiscrete: così, mentre i ragazzini si ritrovavano con gioia dopo un'estate passata a scriversi lettere, spesso lontani per settimane, i genitori si raggruppavano per scambiarsi la preoccupazione di quel che sarebbe stato da quel momento in avanti.

    «È una figuraccia mondiale.»

    Scuoteva rassegnato la testa un omone sulla cinquantina, con due baffi ingialliti dalla pipa e un timido capello per tempia. Ad alcuni proprio non andava giù che gran parte della colpa sembrasse ricadere sull'Inghilterra.

    «Ho visto la Seconda Guerra, ma questo è quasi peggio!»

    Esclamava catastrofica di rimando una signora con un cespuglio ispido di capelli brizzolati e un mantello verde con ricami in oro. Ad altri, invece, sembrava quasi affascinante rivivere qualcosa di così tragicamente pericoloso dopo tanti anni dall'ultima minaccia.

    Al centro della banchina, nei pressi dell'accesso principale, si era formato un nugolo di giornalisti dalle più importanti testate magiche. Prima che gigantesche figure istituzionali, il Ministro della Magia e il Capo Auror erano genitori di talentuosi streghe e maghi e c'era grande attesa per il loro arrivo. Hermione Granger non tardò a mostrarsi in compagnia di Ron Weasley e dei figli Rose e Hugo, attorno alle 9; ad accompagnare Albus Severus e Lily Luna, invece, giunse la sola madre Ginny Weasley, mezz'ora più tardi.
    Il loro arrivo sembrò spaventare la folla, ma qualche curioso o audace si avvicinò il più possibile, dopo la barriera di giornalisti, per ascoltare o anche per dire la sua al nuovo Ministro della Magia. Hermione Granger godeva ancora della fama di eroina che si era guadagnata durante la Seconda Guerra dei Maghi, ma davanti al più imponente cambiamento della vita dei maghi e delle streghe nell'ultimo mezzo millennio, persino la sua aura rischiava di impallidire sotto i colpi della paura.

    Scadenza turno: 31 Agosto incluso

    Benvenuti al Capitolo 1, "L'Ordine degli Alfieri Rossi", dell'avventura "Il Richiamo del Sangue"!
    Questo turno è aperto a tutti i personaggi studenti iscritti, a PG Adulti Giornalisti e a PG Adulti Auror in servizio e tutti i PG Adulti che vogliano accompagnare un figlio o un parente stretto (non è necessario averlo come PNG, ma potrebbe essere un'occasione per esplorare la loro famiglia).

    Gli studenti possono accomodarsi sul treno: ci sono 2 Vagoni, ciascuno con 2 Scompartimenti da 6 posti. Indicate in alto nei vostri post il numero di Vagone e il numero di Scompartimento scelto usando il codice:

    CODICE
    <b>Vagone 1/2 - Scompartimento 1/2</b>


    Se preferite affidarvi alla sorte, potete lanciare un dado 1d4 nel topic apposito: gli esiti 1 e 2 sono i rispettivi Scompartimenti del Vagone 1, gli esiti 3 e 4 sono gli Scompartimenti 1 e 2 del Vagone 2.
    Riferimenti utili per gli studenti: il Regolamento Scolastico, in particolare gli Urgenti Provvedimenti Scolastici.

    I PG Adulti Giornalisti possono rivolgere domande alle personalità giunte al binario.
    I PG Adulti Auror possono pattugliare la zona e interagire con gli altri personaggi presenti.

    Per qualunque dubbio o domanda, la sezione Dubbi? Chiedi allo Staff! è a vostra disposizione!

    Buon divertimento a tutti!
     
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    Il quinto anno scolastico era alle porte per Nate Silver come per i suoi coetanei. Oltre alla lista dei libri e del materiale da comprare per quell'anno, tutti avevano ricevuto una Strillettera, che li invitava a essere vigili e più discreti del solito.
    Il Tassorosso, che non era proprio un esempio di stile, indossava una mascherina chirurgica, scarpe da tennis, calzini portati quasi fin sotto le ginocchia, dei pantaloncini grigi sportivi e infine una maglia di una tonalità arancione così accesa da far sanguinare gli occhi. Con una mano portava a spasso un piccolo trolley e con l'altra teneva un bicchierone, che conteneva un caffè così annacquato che qualche italiano nel vederlo si sarebbe fatto il segno della croce. La signora Silver, che, come da tradizione, lo stava accompagnando, aveva probabilmente fatto acquisti in uno di quegli economici grandi magazzini, assemblando un look che faceva concorrenza a quello del figlio, se la categoria fosse stata "gusto britannico".
    Quando entrambi ebbero sorpassato la barriera magica, posta fra i binari nove e dieci, la farsa poté finire: con un colpo di bacchetta e un Reparifarge non verbale, il comodo trolley tornò a essere il pesante e ingombrante baule in pelle. Gli abiti di Nate, invece, rimasero invariati, poiché quelli erano proprio i suoi vestiti.
    Dopo aver ascoltato le solite raccomandazioni e aver ricevuto da lei un panino protetto da numerosi strati di pellicola e carta assorbente, il giovane mago salutò la mamma con un lungo abbraccio e, senza ricercare i volti noti del mondo magico fra la folla,, si fece strada sul Binario nove e tre quarti per montare e prendere posto sull'Espresso per Hogwarts.

    Vagone 1 - Scompartimento 2


    Senza alcun problema, Nate issò sul porta bagagli il suo baule e poi si sedette su uno dei divanetti di velluto rosso del treno più famoso del mondo magico inglese con in mano il suo bicchierone di caffè e un sandwitch con al suo interno frittata, qualche foglia d'insalata, prosciutto e formaggio fuso.
    Il Tassorosso, che in quel momento era l'unico presente in quello scompartimento e si era tolto la mascherina chirurgica dal viso, facendola indossare al suo braccio, cominciò ad azzannare e a consumare la sua spartana colazione con una fame e una foga che solo un quasi quindicenne nel vivo della sua adolescenza poteva avere.

    Decimana post 7/10
     
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    A suo padre ricevere una strilettera dal ministero non era piaciuto per niente. Se ne lamentava da che l'avevano aperta e quella cosa aveva cominciato a rovesciare scuse e istruzioni con la stessa veemenza.

    Le scuse con una strilettera. Assurdo!

    Lo borbottava ancora quella mattina, mentre aiutava Melody a preparare le ultime cose per la partenza. Aveva continuato a borbotarlo anche quando erano stati pronti per smaterializzarsi e, ovviamente, anche una volta raggiunto il binario già gremito di persone.

    Si pa', ok, ma anche basta adesso.

    Si lamentò la ragazzina sbuffando, infastidita più dalla ripetizione continua di quella frase che non dalla lettera stessa.
    Quando il gufo postino l'aveva consegnata, anche lei era andata in panico riconoscendo il formato della missiva e immaginando chissà quale punizione incombere sul suo capo. Ma una volta capito che non riguardava qualche marachella scoperta con ritardo, né in effetti nulla che la riguardasse personalmente (le misure di sicurezza nazionali non avevano grande spazio nei suoi pensieri), l'aveva semplicemente dimenticata.
    Raggiungere il binario direttamente forse toglieva un po' di magia al tradizionale attraversamento della stazione, chiamandosi a gran voce con gli amici e facendo lo slalon fra i babbani impressionandoli con la quantità di cose assurde stipate sui carrelli. Le era sempre piaciuto quel passaggio, ma... meglio rinunciare a quello che non sapere l'aspettasse una mega punizione all'ingresso a scuola, no?

    E ad ogni modo con sto tempo forse ci ha detto pure bene.

    Considerò, guardando verso il cielo scuro che prometteva pioggia.

    Si, ma....

    Melody, immaginando che avrebbe ripetuto la solfa ormai venutole a noia, addusse la prima scusa che le passò per la testa pur di defilarsi velocemente.

    Uh! C'è il prefetto che sta chiamando i Grifondoro. Forse vogliono radunarci.

    Se i prefetti già c'erano, come era probabile, sicuramente non la stavano cercando, ma la ragazzina lanciò comunque le braccia al collo del padre, alzandosi sulle punte dei piedi quel tanto necessario per stampargli un gran bacio sulla guancia ruvida di barba lunga.

    Ci vediamo a Natale papi. Ti voglio bene!

    Vagone 1 - Scompartimento 1


    Era corsa via, trascinandosi dietro il baule che fortunatamente suo papà aveva avuto la prontezza di incantare per rendere più leggero.
    Melody si era infilata nel primo vagone a caso, senza prestare attenzione a chi avrebbe viaggiato con lei e dove fossero i suoi compagni preferiti.
    Voleva un gran bene a suo papà, ma a volte sapeva essere proprio pesante!
    Scoprì che lo scompartimento in cui si era rifugiata era completamente vuoto e non le dispiacque troppo, pensando che così avrebbe potuto scegliersi il posto che preferiva.
    Sistemò alla meno peggio il baule e poi si lasciò cadere sul sedile imbottito vicino al finestrino, sollevando le gambe per mettersi comoda, le caviglie incrociate con i talloni poggiati proprio sul sedile di fronte
    Dal finestrino poteva vedere ancora la stazione, dove l'agitazione generale sembrava stesse aumentando.

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    Finalmente era arrivato il primo settembre. Winter l’aveva atteso con un misto di timore e impazienza. Non gioiva all’idea di dover ricominciare tutto daccapo in una nuova scuola. Soprattutto, la infastidiva pensare che a chissà quanti chilometri da lei, nell’Istituto delle Streghe di Salem, la vita sarebbe ripresa come ogni anno: i suoi amici si sarebbero rivisti, avrebbero rincontrato (nel bene e nel male) i vecchi professori, ci sarebbero state nuove feste e nuovi gossip, nuovi compiti e nuovi tornei. Lei non ne avrebbe più fatto parte, e forse in molti neanche se ne sarebbero accorti. Soltanto Ashley, la sua migliore amica, sapeva cosa le era successo: l’incidente di sua sorella Brittany, che l’aveva costretta a trasferirsi di nuovo in Inghilterra, era qualcosa che Winter considerava molto privato e che non aveva affatto voglia di condividere.
    L’estate, però, era stata lunga: era così difficile vedere Brittany in difficoltà, sempre arrabbiata, sempre triste, così rassegnata. E così, oltre ad avere un po’ di curiosità per Hogwarts, la grande scuola di magia di cui tanti le avevano parlato, Winter aveva anche voglia di riprendersi la sua vita, ricostruirsi degli spazi suoi, tuffarsi in problemi da adolescente invece di combattere contro mostri che non sapeva affrontare.
    Una strillettera le era stata recapitata a casa con il memorandum delle ultime norme di sicurezza dovute al Felix-gate: a lei sarebbe piaciuto poter gridare a tutti che stava andando a scuola, una scuola di magia, e che non c’era niente di spaventoso o preoccupante, ma ovviamente si sarebbe attenuta alle regole. Non rimaneva che chiudere il baule e iniziare quella nuova fase della sua vita.
    Quella mattina Winter fu accompagnata alla stazione sia dal papà che dalla mamma. I due non erano in buoni rapporti, ma ultimamente avevano dovuto riprendere toni civili per via della situazione. Così, suo padre la salutò una volta arrivato al binario 9, mentre la mamma volle attraversare la barriera per accompagnarla fino al binario giusto, il binario 9 e 3/4.
    Sembrava molto più entusiasta di Winter all’idea che la figlia frequentasse Hogwarts, la scuola dove lei stessa aveva studiato. Non vedeva l’ora di rivedere l’Espresso, mentre Winter sentiva crescere un bel po’ d’ansia. La ragazza non fece in tempo a stupirsi per la bellezza del treno, perché la sua attenzione fu catturata da un personaggio che ultimamente era su tutti i giornali, babbani e non.

    Mamma, ma è...!

    Sì, era proprio Hermione Granger. Winter era cresciuta con il mito della strega che aveva avuto un ruolo fondamentale nella Seconda Guerra dei Maghi e che ora aveva preso in mano la situazione del Felix-gate come meglio non si sarebbe potuto.
    Raccolse la mandibola e studiò la figura che si stagliava a pochi metri da lei. Le sembrava strano che fosse in carne e ossa, abituata com’era a vederla in vari mezzi di informazione.
    Ma era il momento dei saluti e Winter voleva salire sul treno e iniziare finalmente il suo viaggio.

    Ti scrivo appena posso. Saluta Brittany!

    Un bacio alla mamma e l’Espresso di Hogwarts la attendeva.

    Vagone 1 - Scompartimento 1



    Winter fece capolino nel primo scompartimento che incontrò, già stanca di portarsi dietro il suo baule. Dentro c’era soltanto una ragazza. Aveva dei bellissimi capelli castani, mossi come li avrebbe voluti anche Winter.

    Di sicuro non ha 11 anni.

    Non aveva molta voglia di fare un lungo viaggio in compagnia di undicenni in vena di fare scherzi, ma neanche di capitare in mezzo a gruppi già formati in cui fosse semplice sentirsi un pesce fuor d'acqua. Non le sarebbe dispiaciuto rincontrare qualcuna delle poche persone di Hogwarts che aveva avuto modo di incontrare durante l’estate, ma non poteva certo girare tutto il treno alla ricerca di chissà chi.

    Posso?

    Le rivolse un sorriso, sperando che le dicesse di sì. In fondo, i posti a disposizione erano tanti, ma non era detto che la ragazza in questione non aspettasse cinque amici.
    Qualora la ragazza l'avesse invitata ad entrare, Winter avrebbe depositato il suo baule alla meglio per poi tendere la mano alla compagna.

    Sono Winter, inizio il V anno.

    Avrebbe poi anticipato qualsiasi osservazione, spiegando

    Ma ho studiato in un'altra scuola, è il mio primo anno ad Hogwarts.

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  5. Brant A. Evans
     
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    Sulla vigilanza poteva lavorare, sulla discrezione... bah.
    In ritardo, come in qualunque aspetto della propria vita, Brant correva per le strade di Londra saltando da un marciapiede a un altro, un supporto a due ruote ad aiutarlo a trasportare il baule e una focaccia tra i denti. La cravatta di Hogwarts gli pendeva dalla tasca posteriore dei jeans e la bacchetta stretta fra le dita aveva fatto ragionevolmente allarmare un paio di famiglie, prima che il ragazzo si decidesse a riporla via con un lamento di insofferenza e un'imprecazione.
    Giunto nei pressi della stazione abbandonò il mezzo di fortuna che lo aveva fatto arrivare lì sano e salvo, a discapito delle numerose auto che avevano rischiato di investirlo, e recuperò un carrello che gli consentì di arrivare fin davanti al binario 10. Brant non era un tipo particolarmente attento a ciò che gli capitava intorno, ma non poteva negare che persino lui era in grado di individuare alcuni degli esponenti del mondo magico pronti ad agire in caso di bisogno.
    Così, con un sospiro per essere arrivato in tempo per la partenza, si avviò tra i binari 9 e 10, fischiettando e guardandosi attorno emulando quella discrezione di cui tutti parlavano in quegli ultimi giorni. Si guardò intorno, ma di Thomas neanche l'ombra, motivo per cui decise di prendere posto e di aspettare l'amico su uno di quei soffici sedili rossi.
    Caricato il baule, si issò sul primo vagone del treno, passando dallo scompartimento numero 1 e adocchiando di sfuggita una conoscenza al suo interno.
    Riconobbe Melody non appena lasciò vagare le iridi scure sui capelli della compagna, trovando poi una conferma nei lineamenti del viso che, nel giro di pochi mesi, parevano essersi affilati. Probabilmente era solo un'impressione.

    «Signorina Brown, giù i piedi dal sedile!»

    L'espressione seria che aveva assunto si sciolse immediatamente in un sorriso, e nello spostare lo sguardo su ciò che accadeva al di là del finestrino sospirò. Si fece avanti di un passo o due, portando le braccia in alto e poggiando i gomiti contro gli stipiti dell'ingresso dello scompartimento.

    «Sarà uno spasso quest'anno.»

    Non aveva dato conto a quanto accaduto quell'estate tra il mondo magico e quello babbano, la sua vita in fondo non ne aveva risentito. Ma nel tornare a Hogwarts aveva capito persino lui di non poter ignorare la cosa ancora per molto.
    Fece un cenno di saluto alla Grifondoro e un passo indietro, prima di urtare appena una Grifondoro.

    «Scusa.»

    Bofonchiò lanciandole un'occhiata indagatrice. Non gli sembrava di averla mai vista prima, ma di certo non era una del primo anno.

    Vagone 1 - Scompartimento 2



    Si infilò le mani in tasca ed entrò nello scompartimento successivo, dove avrebbe tenuto un posto per Thomas e uno per Gideon, se fosse servito. A tal proposito, chissà che fine aveva fatto suo cugino.
    Nello scorgere una faccia più o meno nota accasciata sui sedili e intenta a divorare qualunque cose fosse stretta tra le due mani, Brant fischiò.

    «Non rischio di farti da stuzzicadenti, vero?»

    Domandò incerto al ragazzo, prima di indicargli con un cenno del capo i sedili in una tacita domanda: sono liberi?

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    La morte.
    Quella mattina, svegliarsi all'alba per approntare le ultime cose da portarsi dietro ad Hogwarts aveva decretato la fine della pace mentale di qualcuno. La sua.
    Aveva subito letteralmente lo shock più sconcertante degli ultimi mesi, dopo un'estate intera trascorsa ad oziare e a cercare di ricaricare le batterie. Melodrammatico? Forse. Ma il preambolo è utile a spiegare le profonde borse sotto gli occhi che si trascinava dietro quella mattina.
    L'espressione da zombie, tuttavia, non era l'unica cosa che stava trascinando con sé. Portarsi dietro il baule - nel quale non ricordava di aver raccolto un quintale di pietre - si stava rivelando essere un'impresa discretamente ardua, tant'è che riprese a respirare solo nel momento in cui riuscì a raggiungere la stazione ed impossessarsi di un carrello per bagagli.
    Nonostante la stanchezza, poteva avvertire la tensione attorno a lui.
    A seguito del Felix-gate, l'ansia permeava l'aria ovunque andasse, talmente palpabile da poter essere quasi tranciata a fette. Come le fette di pane con burro e marmellata che aveva appena ricordato di aver lanciato alla rinfusa nel baule e che probabilmente a quell'ora si erano ridotte ad una poltiglia immangiabile.
    Sospirò uno sbuffo infastidito in memoria della sua defunta colazione, mentre cercava di spingere il più dritto possibile il carrello, che aveva irrimediabilmente una ruota fuori posto.
    Mai una gioia.

    Eeeh sì, mi scus-

    Investire le caviglie della gente che si accalcava davanti a lui non era di certo il suo obiettivo, ma che ci poteva fare lui se la sfiga aveva deciso di accompagnarlo a braccetto quel giorno?
    Giunto nei pressi del binario 9, decretò che era arrivato il momento di passare alla modalità in incognito.
    Mr Discrezione.
    Sollevò sui capelli scompigliati il cappuccio della felpa nera che indossava, con tanto di faccione di Vegeta stampato sul davanti, impugnando con forza il carrello per poi concentrarsi sul suo obiettivo.
    Il muro.
    Era talmente sveglio che non si sarebbe stupito manco lui dell'eventualità di sbagliare barriera. Correre contro la parete tra i binari 8 e 9 non sarebbe stata una buona idea, poiché potenzialmente gli sarebbero saltati... 3/4 di denti.
    Contro ogni previsione, riuscì nel suo intento. La calca sul binario era indicibile, in particolar modo in alcuni snodi nei quali era possibile adocchiare personalità di spicco del mondo magico.
    Lui, dal canto suo, aveva a cuore soltanto una cosa: la colazione.
    Trascinato il baule lì dove avrebbe dovuto, non senza qualche impaccio, cominciò a camminare per il corridoio del treno, adocchiando il primo scompartimento vuoto nel quale volle addentrarsi prima che qualcuno potesse soffiarglielo da sotto al naso.

    Vagone 2 - Scompartimento 2


    Lasciatosi cadere di peso sul sedile vuoto, procedette nello sfilarsi il cappuccio e tirare fuori dalla tasca della felpa un ammasso informe di carta stagnola dal quale sgorgava minacciosa un po' di marmellata rossastra.
    In barba al pericolo, sguinzagliò il panino addentandolo senza alcuna grazia, per poi accorgersi - ormai a bocca piena - che Vegeta aveva appena subito un attentato da parte della gelatinosa sostanza sgocciolata dalle mani del Corvonero.

    Fapè pefò, faffanfulo.

    E niente... a completare il quadro mancherebbe proprio qualcuno che - entrando senza essere invitato - si decidesse ad esordire con un bel Hai dello sporco sul naso a proposito, lo sapevi? Proprio qui.

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  7. Elizabeth J. Woods
     
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    I suoi genitori non avevano mai realmente colto il senso di far parte di quei due mondi, così simili e al contempo tanto diversi. Si dicevano fieri di avere una strega in famiglia, eppure era quasi come se temessero di avere a che fare con una realtà che, fino al manifestarsi della magia di Elizabeth, era stata relegata nell'immaginario. Ammirare come la folta chioma della figlia mutasse di colore in base alle sue emozioni era stato quasi emozionante, ma farsi largo tra la folla che, non senza una certa tensione, si era ammassata tra i binari 9 e 10 di King's Cross fu più sfibrante di quanto lei stessa avesse preventivato.
    Annuì con fare convinto quando suo padre le domandò se quella laggiù, a consona distanza da tutti loro, fosse il Ministro della Magia, Hermione Granger. Elizabeth, che non aveva seguito in prima persona le vicende che avevano reso famosa la strega, non appena arrivata a Hogwarts aveva fatto delle ricerche sul famoso trio che aveva salvato il mondo magico, e doveva ammettere di ammirare molto quella donna. Ammirarla, certo, ma non avrebbe mai fatto ciò per cui era diventata nota. Non era mica matta.
    Trascorse qualche altro minuto in compagnia dei genitori e di sua sorella, che quel giorno non faceva che osservarle i capelli. Elizabeth, che sapeva dove la maggiore volesse andare a parare, le lanciò un'occhiata di ammonimento.
    Non tardò ad arrivare il commento della ragazza, la quale, dopo tutti quegli anni, sembrava non aver ancora imparato a conoscere la più giovane: la chioma, di quel castano spento e ordinario, era ciò che la faceva sentire più a proprio agio, lontana da quel fenomeno da baraccone che si sentiva di essere ogni qualvolta le emozioni avevano il sopravvento e il colore dei capelli le rendeva evidenti.
    Sospirò e troncò la discussione sul nascere, prima di salutare i tre. Sua madre trattenne le lacrime, suo padre le lasciò un buffetto sulla guancia e sua sorella, dolce come solo lei sapeva essere, le lanciò un'occhiata divertita mentre le parole andavano per la tangente e le augurava di trovare qualcuno in grado di "ammansirla". Ma in fondo, molto in fondo, si volevano bene.
    Attese che suo padre issasse il baule nella carrozza bagagli e se lo lasciò alle spalle, avviandosi verso il secondo vagone e limitandosi a rivolgere un mero cenno di saluto a coloro che conosceva.
    Nessun vero amico a cui raccontare come fossero andate le vacanze, nessuno a cui dover inventare una banale scusa sul fatto di non essersi abbronzata.
    Che noia.

    Vagone 2 - Scompartimento 2



    Notò come nel secondo scompartimento ci fosse solo una persona. Noah Hayes non era certo il più simpatico dei suoi compagni di corso, ma era tollerabile.
    Gli rivolse un sorriso senza chiedere se i restanti cinque posti fossero liberi - le sembrava scontato - e si sedette, poggiando entrambe le gambe sul sedile dinanzi e abbassando di poco la visiera del berretto sulla fronte.
    Gli avrebbe domandato volentieri come fossero andate le vacanze, ma la marmellata e il la cera del compagno la costrinsero a un'occhiata più duratura e a convincersi che forse parlare non fosse propriamente tra le sue priorità.

    «Se stai per vomitare o piangere mi avverti?»

    Non voleva riassaporare la colazione di quel mattino né dare conforto a qualcuno che non era in grado di mangiare decentemente. A ognuno i suoi problemi, insomma.

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    Il mondo magico stava implodendo, eppure continuava ad andare avanti con le sue tradizioni e abitudini, cosicché la popolazione potesse ritenere ciò che era successo quasi due mesi prima meno grave di quel che era. Ma per Christian, così come per i suoi genitori, niente sarebbe stato mai più lo stesso dal momento in cui l'esistenza dei maghi e delle streghe sarebbe stata nota ai babbani, poiché se la storia insegnava loro qualcosa, questa era che non li avrebbero mai davvero accettati e che presto o tardi sarebbero iniziate nuovamente le persecuzioni e la magia sarebbe tornata a celarsi sospita tra i borghi più importanti delle più piccole città. Era la paura il denominatore comune di chi possedeva capacità magiche e di chi invece ne era sprovvisto, ma nessuno sembrava ammetterlo apertamente.
    Tra tutte le cose anche la scuola sarebbe naturalmente dovuta iniziare, e come per i cinque anni precedenti, Christian camminava al fianco della sorella con il suo baule, attendendo di vedere sbucare il binario che gli avrebbe permesso di raggiungere l'Espresso per Hogwarts. L'unica differenza dagli anni precedenti era che Lio, uno dei due elfi domestici che si occupava della cura e tutela dei ragazzi, era rimasto alla Villa, essendo Charlotte ormai maggiorenne. Naturalmente, anche quell'anno i loro genitori erano stati troppo indaffarati con il lavoro per potersi permettere di accompagnarli o anche solo augurargli un buon inizio scolastico, tant'è che, la sera prima, le uniche parole in merito pronunciate del padre furono fredde e serafiche, un "Mi raccomando" condito di pretese e superficialità, a cui nessuno dei due figli osò rispondere in alcuna maniera, nemmeno con un cenno del capo.
    Oltrepassato il muro senza troppi problemi, Christian si fermò poco distante dalla zona di arrivo, e corse a guardare la sorella negli occhi, certo che di lì a breve si sarebbero separati per poi trovarsi nuovamente a scuola. Sotto sotto non voleva, ma non avrebbe mai osato rivelarglielo.

    Raggiungo Samuel, ci vediamo a scuola.

    Charlotte gli rivolse un sorriso timido, a cui Christian rispose con un semplice cenno del capo, per poi osservare la sorella camminare verso un gruppetto di ragazze, che sapeva perfettamente essere sue amiche perché spesso ospiti a casa loro, e fermarsi in fine proprio di fronte ad un ragazzo, Samuel Mitchell, con cui aveva iniziato a frequentarsi durante l'estate, non più di due mesi prima. A suo fratello quel tipo non piaceva affatto, e non gli piaceva da ben prima che iniziasse quella relazione con la sorella: era rozzo, sciatto e noioso, così tanto che la prima e unica volta in cui era stato invitato a cena a Villa Carrington, Christian era stato costretto a fingere di non sentirsi bene per potersene tornare in camera, dove, seppur da solo, sarebbe stato intrattenuto molto di più. Capendo però che non fossero fatti suoi, distolse lo sguardo appena in tempo per non osservare scene disgustosamente melense e che nemmeno voleva immaginare, per poi dirigersi verso l'entrata del treno, sicuro che se fosse entrato in fretta avrebbe potuto prendere un buon posto.
    L'intenzione di essere tra i primi ad entrare fu immediatamente messa da parte, quando nella folla riuscì ad individuare una chioma castana a lui molto familiare, la cui solo vista lo costrinse a sorridere appena. Non era un sorriso chissà quanto evidente, era bensì uno di quelli che sono appena accennati e che quasi si fanno fatica a notare, ma che spesso sono proprio per questo i più veri e sinceri.

    Maxie, finalmente. Vieni?

    Poche parole ma essenziali, anche perché i due si erano visti così spesso durante quelle vacanze estive che non avevano praticamente più niente da raccontarsi che l'altro non sapesse già, e a colmare i vuoti che quel "praticamente" stava lasciando ci avrebbero pensato in un altro momento, adesso tutto ciò che importava era prendere un buon posto.

    Essere soli sarebbe un miracolo. Tutti gli scompartimenti sembrano strapieni.

    Disse non appena riuscì a scorgere quante persone fossero ammassate non solo negli scompartimenti, ma anche tra i vari vagoni; una vista che per Christian, assolutamente non avvezzo alla compagnia di altri esseri umani, specie se in grandi quantità, era sgradevole a dir poco. Ma ormai era una cosa a cui era abituato e che riusciva a gestire con più o meno serenità, e continuò quindi a camminare facendosi largo tra la gente, in cerca di un paio di posti in cui sistemarsi con Maxwell. Fu proprio a quest'ultimo che, ad un certo punto, allungò la mano così che potesse prendergliela e procedere con lui senza il rischio di perderlo e lasciarlo indietro da solo. Non che per l'altro sarebbe stata una condanna, ché, a differenza di Christian, avrebbe sempre potuto trovare qualcun altro con cui trascorrere il viaggio e che in breve tempo sarebbe diventato un suo amico, socievole com'era. Era quindi una precauzione utile più ad impedire di rimanere solo che a non lasciare solo l'atro.
    Soltanto dopo qualche sgomitata, passi lunghi e faticosi, slalom tra altri studenti e rapidi controlli a scompartimenti che scoprì essere pieni, si trovò di fronte ad un'anta chiusa che non faticò ad aprire, mostrando uno scompartimento non spoglio ma quantomeno poco affollato. Fece giusto in tempo ad osservare chi fossero gli altri studenti con cui avrebbe dovuto condividere il viaggio e ad ascoltare ciò che la ragazza Corvonero stava dicendo al ragazzo; di entrambi ricordava praticamente solo il nome, quindi non aveva particolari giudizi, sia positivi che negativi, da rivelare a Maxwell.

    Vagone 2 - Scompartimento 2



    Invece di avvertire vedi di non farlo affatto. Quantomeno vomitare, poi se proprio devi piangere...

    Allora poteva farlo, ma solo per gentil concessione di Christian - o almeno era così che sembrava. Sputato quindi il suo primo veleno della giornata, il ragazzo lasciò la mano dell'amico invitandolo a sedere accanto a lui e cercò di prendere posto il più lontano possibile da Noah, poiché l'ultima cosa che voleva era che qualcuno gli vomitasse addosso proprio il primo giorno di scuola. O in generale, ma in quella data gli avrebbe dato particolarmente fastidio. Una volta seduto e messo comodo, Christian incrociò le braccia e cominciò ad osservare gli altri due occupanti di quello scompartimenti con uno sguardo che sarebbe potuto sembrare quasi inacidito, ma che in realtà non era altro che il suo volto a riposo quando era in presenza di persone che non conosceva. Ecco perché in genere non faceva una buona prima impressione ai suoi coetanei.
     
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    Tutto era cambiato, almeno per la famiglia Nott, che con gli ultimi eventi aveva iniziato a gongolare e provare a programmare un'escalation per ottenere ancora più potere e cosi sfruttare tutto il caos generato in quel periodo di incertezza.
    Raven doveva ancora farsi un'idea precisa, ma se da un lato dentro di se sentiva il timore per il crollo di quella barriera invisibile che aveva sempre protetto tutti loro, dall'altro esisteva una neonata consapevolezza di poter sfruttare la cosa per ergersi finalmente nel posto che più meritavano, al di sopra dei babbani e delle loro vite gradevoli, onorevoli ma decisamente non adatte a posizioni di comando.
    Lui non era fissato con la purezza della razza o discorsi tanto antichi, ma era chiaro che i maghi ed i babbani non fossero uguali in tutto e che per troppo tempo i secondi avessero abusato di un potere che hanno conquistato solo con il numero e non sicuramente con qualità.
    Forse ora le cose sarebbero cambiate, ma come e quando ancora sarebbe stato da vedere.
    Finalmente ricominciava la scuola, un'estate “barbosa” (come l'aveva chiamata Melody Brown) era alle spalle ed ora avrebbe potuto ributtarsi a piè pari in ciò che amava, puntando ad una crescita del proprio potere esponenziale, acquisendo nuove conoscenze e stabilizzando quelle precedenti.

    Vagone 1 – Scompartimento 1



    Aveva visto da lontano Elizabeth J. Woods , la ragazza con cui aveva avuto un piccolo incontro di studio appena prima delle vacanze estive, deciso ad avvicinarsi a lei ed entrare nel suo scompartimento per aggiornarsi sui rispettivi miglioramenti nelle materie in cui si ritenevano carenti, ma vide troppi compagni entrare nella zona ove probabilmente si sarebbe seduta e memore delle preoccupazioni di lei riguardo a voci e sussurri, scelse di cambiare aria, per non dare adito alla compagna di pensare chissà cosa, limitando il suo desiderio di incontrarla.
    Scelse a caso, entrando nel vagone che aveva accanto in quel momento ed infilandosi nel primo scompartimento, alzando gli occhi al cielo una volta che vide chi vi era seduto dentro.

    Un altro viaggio rovinato

    Disse sedendosi e rivolgendosi a Melody Brown con un velo di ironia, notando solo in un secondo momento la presenza di una ragazza che non aveva mai visto, forse era cambiata durante l'estate o non le aveva mai dato troppe attenzioni, ma più passavano gli istanti e più si rendeva conto di una verità semplice: era nuova.

    Sei nuova

    Una constatazione più che una domanda, tornando in silenzio a guardarla con curiosità, prima di ruotare lo sguardo nuovamente su Melody per poi tornare da lei.

    Ti avviso che ci inonderà di parole e arriveremo ad Hogwarts stanchi come dopo una lezione di Antiche Rune.

    Non voleva alzarsi ed andarsene, non gli sembrava il caso, anche perchè difficilmente avrebbe trovato chissà quale piacevole compagnia, anche girovagando per tutto il treno, pensando di far il gioco del silenzio la maggior parte del tempo e lasciarsi stordire dalle parole a cascata della grifondoro.

    Da dove vieni? Se mi è lecito chiedere

    Sapeva che alcune domande potevano essere scomode e fastidiose, saggiando il terreno per provare a far una minima conversazione senza lasciare alla Brown il comando della situazione, o se ne sarebbero tutti pentiti.

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    Ansia, caos e ritardo. La trinità dei preparativi di casa Morgan per l'imminente inizio di un nuovo anno scolastico era stata scandita da un alternarsi di concitati scorrazzamenti da una parte all'altra della casa, un po' per la solita ressa da zona Cesarini in cui i due studenti in partenza s'affrettavano a controllare di non aver dimenticato niente, un po' perchè quello, come loro madre continuava a ripetere ogni volta che se ne presentava l'occasione, non sarebbe mai stato un anno come gli altri. E dunque, con il suo plotone di figli maschi al seguito, Mirabella Forbes guidava le fila dell'arrembante compagine che aveva appena finito di oltrepassare la colonna posta a metà tra i binari 9 e 10, elargendo ampi cenni a chi via via la precedeva, di avanzare, di farsi di lato, di non ingombrare il passaggio per non essere travolti dai carrelli degli avventori futuri; una ineccepibile moviera platinata del traffico ferroviario.

    Svelti, su, presto. Avete sentito, il treno sta già fischiando!

    Esortava, di gran fretta, mentre tra una cosa e l'altra si faceva aria con la mano in prossimità del volto, agitata dalla calura e dai vapori, prima ancora che dall'impertinenza della sua prole.

    Quel fischio è la tua vecchiaia che ti avverte, mamma.

    Jamie Morgan, che come la maggior parte dei Grifondoro quando poteva tacere non lo faceva mai, era quello tra i tre fratelli che, oltre a Maxwell, spingeva un carrello colmo di tutti i bagagli e l'occorrente per la scuola. Più grande di un anno rispetto a lui, avrebbe di lì a poco iniziato il suo penultimo anno e di conseguenza i corsi M.A.G.O., ma non c'è mai età abbastanza adulta per rifuggire dalla severità di una picchiettata sul sedere a suon di bastone da passeggio; dalle retrovie, la governante Musidora estendeva i suoi occhi e orecchie ovunque, pronta come sempre a ripotare ordine e disciplina ed a far rigare tutti dritti lungo il binario. Compito ingrato, nondimeno, ma che svolgeva ormai da anni in maniera eccellente, quand'anche il signor Morgan, quella mattina assente per lavoro, si aggiungeva alla scena. C'era invece Tristan, il maggiore dei tre fratelli, per la prima volta dopo sette anni in qualità di accompagnatore, e non di passeggero; silenzioso e taciturno come sempre, osservava con una certa reticenza tutto quell'accalcarsi di persone, acuito probabilmente dopo la comparsa di personalità illustri quali il Ministro della Magia in persona e famiglia al seguito.

    Sembrava più alta, davanti ai microfoni.

    Mormorò sottovoce la governante in direzione della signora Morgan, concedendosi il tono del pettegolezzo un attimo prima che Maxwell venne distratto, tra le tante e troppe voci, dall'unica che non vedeva l'ora di sentire di nuovo. Sorrise e si girò quasi all'istante verso Christian, vedendolo arrivare da solo nel mezzo di tutta quella calca, ed accennando un paio di passi per andargli incontro lasciando per qualche attimo la guida del carrello.

    Sissignore, andiamo mentre la megera bionda e Dora sono distratte dal Ministro. Sai che succede se iniziano a chiederti dell'estate? Che perdiamo il treno.

    Ironizzò, cogliendo subito però l'opportunità di muoversi per andare a procacciarsi un posto sul treno, ma sotto sotto anche per non stare lì troppo a lungo con tutto il suo parentame; e non per qualche strano motivo, chè la sua famiglia in realtà adorava Christian, ma perchè quello strano poi sarebbe diventato Maxwell, e se avesse potuto scamparsela sarebbe stato di certo più lieto. Completati i baci e abbracci che sancivano il congedo dalla sua famiglia per la partenza, aveva fatto andare avanti suo fratello Jamie aspettando qualche momento per fare lo stesso con Christian.

    Finchè non sarai Ministro tu, signorino Carrington. Allora potrai riservarci anche tutto il treno, senza persone dentro.

    Che era una battuta, certo, ma alla fine non era poi così tanto lontano dalla verità. Conoscendo Christian ne sarebbe stato più che capace, e sapeva bene quanto per il compagno la gente non fosse mai un qualcosa di troppo gradito; ecco perchè ammorbidì il sorriso, sfumando con esso anche il tono, verso qualcosa di più vicino ad una comprensione di quello che poteva passargli per la testa.

    Andrà bene, vedrai, è solo fino a scuola. E lì recupereremo tutto.

    Si riferiva al tempo, alle chiacchiere da soli, agli aggiornamenti da condividere, ma anche agli spazi, fisici e concreti, in cui potersi rifugiare all'occorrenza. Seguì con gli occhi nocciola la mano di Christian che gli veniva allungata, facendo lo stesso con la propria e trovandosi quindi a stringere la sua mentre si lasciava condurre in mezzo agli studenti da scansare ed agli ostacoli da superare lungo quel percorso verso uno scompartimento non troppo affollato. Scompartimenti che, per la verità, Maxwell neanche stava guardando o controllando, evidentemente distratto e perso in tutt'altro tipo di pensieri; fosse dipeso da lui avrebbero probabilmente girato tutta King's Cross alla ricerca di un posto dove accomodarsi, ma fortunatamente Christian compensava tutta la praticità che mancava al Morgan, arrivando di fronte all'ultimo vagone del treno che, in effetti, sembrava occupato solo da un altro paio di persone.

    Vagone 2 - Scompartimento 2



    Mh?

    Christian gli aveva appena lasciato la mano e si era addentrato nello scompartimento, e dunque Maxwell poteva fare ritorno dal suo mondo di fatine rosa con quell'aria di chi sembra davvero essere appena arrivato da un posto molto lontano, giusto in tempo per sentire parole tipo piangere e vomitare e guardare all'interno dello scompartimento con il disordine mentale a fargli da biglietto da visita.

    Perchè devi piangere? Sei abbattuto per qualcosa?

    Esordì verso Noah, con una breve panoramica tanto sul Corvonero - comprensiva di abbigliamento, marmellata e presentabilità quasi allo stesso livello dello standard medio di Maxwell - ed Elizabeth lì accanto. Forse erano una coppia, forse no. Forse Noah doveva piangere per colpa di Elizabeth, forse no. In ogni caso..

    Anche io mangio quando sono triste, comunque.

    Letteralmente incapace di tenere la bocca chiusa per più di qualche istante di fila, erano bastati quelli a far capire ai due Corvonero che no, non importava se fossero conoscenti o meno, se fossero amici, simpatici, antipatici, abbattuti o con la marmellata sul vestiario, Maxwell parlava tanto e senza discriminazione di sorta. Prese posto subito dopo lì dove gli era stato indicato da Christian, mettendosi accanto al compagno e passando gli attimi seguenti a scrutare l'effetto degli sguardi da volto a riposo di cui Noah ed Elizabeth erano i novelli vincitori.

    Maxwell, Christian. Molto piacere.

    Indicò prima sè stesso, poi l'amico, risparmiandogli l'onere di una prima evitabile interazione sociale; peraltro, se avesse avuto qualche galeone da scommettere, di sicuro non avrebbe puntato sul fatto che fosse propriamente un piacere per entrambi loro due.
     
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    Il giorno della partenza dell'Espresso per Hogwarts sarebbe stato già abbastanza difficile quell'anno anche senza il manto scuro che ricopriva il cielo di Londra.
    Sbuffò al cielo, Kali, arrancando lungo i binari trascinandosi un baule grande il doppio di lei con evidente fatica. Nonostante il clima non fosse proprio clemente, stava sudando.
    Il padre, al suo fianco, era calato nel classico silenzio tombale che accompagnava ogni partenza della figlia per Hogwarts.

    E anche quest'anno sembra la processione di un funerale.

    Provò a scherzarci sopra la Corvonero, con scarsi risultati.
    La tensione a King's Cross era talmente pesante da dare la sensazione di poterla afferrare con entrambe le mani. Nelle orecchie di Kali rimbombavano ancora gli avvertimenti - perché davvero non potevano essere definite scuse - della Preside di Hogwarts e del Ministro della Magia.
    Vigilanza.
    Kali si guardò intorno con aria circospetta, aspettandosi quasi che qualcuno potesse urlare alla strega! Avrebbe dovuto ripassare Storia della Magia e le dinamiche dei roghi alle streghe.
    In realtà, i babbani apparivano molto più tranquilli dei maghi per il momento. Non che sempre riuscisse a distinguerli chiaramente, ma in genere un enorme carrello e un animale insolito contraddistinguevano chiaramente uno studente di Hogwarts.
    In barba alla discrezione.
    Kali, ad esempio, viaggiava con un rospo sulla spalla.

    Sul binario nove e tre quarti non si respirava un clima migliore e il primo istinto di Kali fu quello di sparire da lì il più velocemente possibile: di certo i vagoni del treno sarebbero stati più accoglienti e rassicuranti.
    Rivolse nient'altro che uno sguardo incuriosito alla Granger, da lontano, per poi infilarsi velocemente dentro la prima porta aperta del treno, salutando suo padre con un abbraccio e un bacio sulla guancia.
    Arrancò con il baule, sollevandolo un gradino alla volta e andando a sbattere contro la parete con la spalla sinistra.

    Scusa, Pyxis.

    Si assicurò che il rospo stesse bene per poi afferrare nuovamente il baule e dirigersi lungo i corridoi con una goffaggine imbarazzante. Persino il rospo sembrò stancarsi di tutti quegli sballottamenti e abbandonò la sua spalla con un salto ben piazzato, di cui Kali, troppo presa a lottare con il baule, non si accorse nemmeno.
    Lanciò il bagaglio nel primo scompartimento libero - lanciò, letteralmente - e solo a quel punto portò la mano alla spalla nel tentativo di accarezzare Pyxis, accorgendosi della sua assenza.
    Un'imprecazione sincera e spontanea lasciò le sue labbra prima che si chiudesse con un colpo secco la porta alle spalle e iniziasse a camminare lungo il corridoio urlando a gran voce il nome del suo animaletto.

    Vagone 1 - Scompartimento 2


    Lo vide, il maledetto: saltellava allegramente tra un piede e l'altro, incurante del pericolo che stava correndo.

    Attenti al rospo!

    Sbraitò in direzione degli studenti che affollavano il corridoio per poi lanciarsi - in un movimento simile a quello che aveva fatto fare al baule poco prima - per afferrarlo. Per un motivo o per un altro il rospo decise di darle tregua e Kali non mancò il colpo.
    Si ritrovò quindi a terra, ma con Pyxis ben stretto tra le mani.
    Quando tornò in piedi, lo sguardo vagò alla sua sinistra e si posò su un volto conosciuto.

    Ecco perché ha saltato fin qui.

    Dichiarò divertita, appoggiando di nuovo Pyxis sulla spalla. Il rospo non dimenticava un volto che aveva quasi baciato. E Kali non dimenticava le promesse.

    Hai fatto colpo.

    Rivolse un sorriso a Brant e poi prese posto nello scompartimento senza chiedere il permesso.

    Devo riprendermi.

    Si giustificò, per poi rivolgere un sorriso anche all'altro compagno di viaggio, un Tassorosso del suo anno.

    Buon appetito! Per il dolce possiamo svaligiare il carrello, quella signora è sempre super gentile.

    Chiacchiere a vuoto. In fondo, il viaggio era ancora lungo.
     
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    Evitava di guardarsi intorno il più possibile, una volta raggiunto il Binario 9 e 3/4 con tutti i suoi bagagli, seguito da sua madre e da Catrin. Evitava di farlo perché chiunque il suo sguardo incontrasse sembrava, in un modo o nell'altro, infilargli un coltello nel petto e poi spingere a fondo, fino a raggiungere il cuore. Non riusciva a guardare ragazzini che si stringevano nelle braccia dei genitori, che avrebbero rivisto per la prima volta dopo mesi, né quelli che invece non vedevano l'ora che se ne andassero. Quelli che venivano scacciati e quelli che, commossi, osservavano la loro prole abbandonarli come se stessero partendo per la guerra. Per qualche strana ragione, gli studenti e le studentesse giunti a King's Cross da soli - e ce n'erano, come ogni anno - non sembravano mai entrare nel suo campo visivo. Riusciva soltanto a guardare ciò che gli faceva male, rendendogli impossibile togliersi dalla testa le immagini del suo primo anno di scuola. L'unico in cui c'era stato suo padre ad accompagnarlo ai binari.
    Sempre impeccabile, Gideon, indossava abiti d'alta fattura di sartoria magica: camicia e pantaloni appositamente cuciti su misura, pettinato e profumato a regola d'arte. Teneva molto al proprio aspetto, ma non ne approfittava mai né se ne vantava.
    Con un cenno del capo piuttosto sbrigativo salutò Adele, che aveva ormai mollato la presa sulle smancerie e sul provare a conquistarsi l'affetto del figlio per vie traverse. Aveva capito che non v'era nulla in grado di far tornare Gideon quello di una volta, e che il giorno in cui avesse voluto tornare da lei allora l'avrebbe fatto di sua spontanea volontà. Di contro, il Serpeverde si sentiva come una zattera in mezzo ad un mare in tempesta: non sapeva ancora quanto avrebbe resistito, quanto tempo ancora sarebbe riuscito a restare tutto intero, ma stava provando a farcela.

    Vagone 1 - Scompartimento 2



    Non perse troppo tempo a selezionare il posto da occupare. Mise piede nel primo scompartimento che si trovò davanti, volendo soltanto liberarsi dei bagagli il prima possibile e mettersi a sedere. Poco gli importava di chi vi fosse al suo interno o di quello che gli avrebbero detto: sperava fossero tutti abbastanza noiosi da permettergli di addormentarsi durante il tragitto fino ad Hogwarts.
    Invece non impiegò troppo tempo ad individuare una serie di volti noti, che tutto avrebbe definito fuorché noiosi: suo cugino, il Tassorosso che aveva deciso di attaccare bottone con lui alla festa di Hogsmeade, ed una Corvonero di cui ricordava il cognome e la Casa ma non il nome. Poco importava, non era costretto a fare conversazione con nessuno di loro.

    «'Giorno.»

    Si limitò a salutarli, notando soltanto in un secondo momento il rospo sulla spalla della ragazza. Sgranò per un attimo lo sguardo, ma non disse nulla. Sperava soltanto che non gli saltasse addosso, non voleva di certo reagire male e finire per schiacciarlo sotto la suola della scarpa.

    «Vi spiace se sto vicino al finestrino, nel verso in cui va il treno? Soffro lo spostamento al contrario.»

    Chiese allora, anche se avrebbe fatto quello che voleva a prescindere da quello che gli altri avrebbero detto. A meno che non volessero avere il suo vomito sui vestiti, che si sarebbe di certo pulito facilmente con un colpo di bacchetta, ma non sarebbero stati momenti piacevoli.

    Recap posti:

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    Melody
    Winter
    Raven

    Scompartimento 2
    Nate
    Brant
    Kali
    Gideon

    Vagone 2
    Scompartimento 1

    //

    Scompartimento 2
    Noah
    Elizabeth
    Christian
    Maxwell
     
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    Negli ultimi anni la vita di Celine aveva assunto delle sfumature di cringe e melodramma degne di una serie tv di bassa lega: fra Pandemia globale, Felix-gate e Mamma-gate, la ragazza poteva dirsi abbastanza insoddisfatta, soprattutto perché per il ruolo che interpretava non riceveva alcun compenso. Trovarsi di fronte ad un plotone d'esecuzione una volta arrivata a King's Cross, non fu che l'ennesima conferma di quanto fosse sottopagata dalla vita: Auror, Auror ovunque, e non soltanto per proteggere la neo Ministra della Magia Hermione Granger ma, supponeva, anche loro stessi dagli sguardi dei babbani che in quel posto abbondavano.
    Aveva dormito a casa di Jude negli ultimi due giorni e con i suoi era arrivata alla Stazione, salutando il padre e la nonna a Belfast con un abbraccio e con la promessa a denti stretti che si sarebbe comportata bene.
    Fra la folla non poté non notare altri volti noti, ad esempio quello della moglie di Harry Potter che, come ogni primo di Settembre, lasciava i suoi pargoli al binario 9 e ¾: stupefacente come fra i suoi figli trovasse più interessante il Serpeverde anziché i Grifondoro, essendo Lily e James fin troppo rumorosi per i suoi gusti.

    Vagone 2 - Scompartimento 2



    «Hai preparato qualche miscuglio speciale per questa giornata?»

    Chiese a Jude affaticata non appena riuscì a salire i gradini dell'Espresso per Hogwarts insieme al suo pesante baule.
    Mancavano pochi minuti alla partenza del treno, per cui Celine non si stupì di vedere i corridoi affollati e la gente insultarsi a vicenda per avere quanto meno uno spiraglio di pelle marrone su cui sedersi. Non stupirsene, tuttavia, non significava accettarlo: la Grifondoro passò un numero indefinito di secondi a chiedere permesso, spingere per crearsi un varco fra la folla e lanciare imprecazioni fino a quando non trovò uno scompartimento che avrebbe potuto accogliere sia lei che Jude.

    «Forse oggi potrei persino approfittarne.»

    Aggiunse a denti stretti, trovandosi davanti due Serpeverde e due Corvonero, uno dei quali sembrava avere appena subito un attacco da parte di una bomba di marmellata.
    A quanto sembrava aveva appena interrotto il momento delle presentazioni e, benché le parole del Serpeverde numero uno, Maxwell, non fossero rivolte a lei, Celine ne approfittò comunque per invadere in piena regola il vagone e mettere al posto quel baule che altrimenti avrebbe fatto una brutta fine, ben lieta di accontentarsi degli stracci degli elfi domestici per un anno intero pur di non trascinarselo più per le restanti dieci ore.

    «Maxwell, Christian. Molto piacere.»

    «Celine, Jude, posti a sedere.»

    Disse sbrigativa, accompagnando l'ultima presentazione con un indice diretto verso i sedili, segno implicito che sia lei che la compagna avrebbero preso posto lì a breve.
    Quando riuscì finalmente a sbarazzarsi di quell'affare, Celine poté prendere posto, rilassarsi e tenere a bada i nervi.
    A quel punto, non riuscì a fare a meno di tornare con gli occhi al volto imbrattato di Noah, fissandolo come fosse una cavia da laboratorio particolarmente interessante.

    «Cosa ti è morto sulla faccia?»

    Noah R. Hayes Maxwell Morgan Jude McKenzie
    Elizabeth J. Woods Christian Carrington


    Edited by Celine Baxter - 3/9/2022, 21:05
     
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    Si, si Lincoln stai tranquillo non mi dimentico di te, dai vieni nella gabbia che tra poco è ora di partire!

    Disse Colin mentre cercava di prendere il piccolo petauro dello zucchero che zampettava qua e là per la stanzetta della casa di Leeds in cui Colin viveva con i genitori.
    Come sempre il ragazzo controllò che ogni cosa fosse al suo posto, i vestiti nel loro baule, i libri pure, il piccolo zainetto contenente gli occhiali da lettura, la bacchetta e il mangime per Lincoln era pronto sulla scrivania, le ultime scartoffie di appunti che aveva ripassato durante l'estate erano state inserite all'interno di un quaderno che sarebbe stato infilato all'interno dello zaino in modo da poter ripassare sul treno che l'avrebbe riportato ad Hogwarts.

    Si mamma, sono pronto arrivo! Metto Lincoln in gabbia e poi possiamo partire!

    Disse il ragazzo dopo l'ennesimo richiamo da parte della madre che lo intimava a partire per Londra, ma Colin si era fatto i suoi calcoli e anche con il traffico sarebbero arrivati in perfetto orario, ovvero circa mezz'ora prima della partenza così avrebbe potuto salutare i genitori e cercare posto con calma sul treno.
    Dopo un po' di tentativi riuscì a convincere Lincoln ad entrare nella sua gabbietta e poté così partire per la stazione di King's Cross.

    Il viaggio durò parecchio ma l'eccitazione di ritornare al castello fece perdere la cognizione del tempo a Colin e le tre ore di viaggio in auto sembrarono pochi minuti.
    Appena arrivato alla stazione si diresse al binario. Era in perfetto orario, poco prima di salire sul treno salutò il padre con una stretta di mano e poi la madre con un abbraccio affettuoso ed un bacio sulla guancia.

    Come sempre vi scriverò ogni settimana!

    Disse mentre li salutava con la mano e si avviava a salire sul treno.

    Vagone 1 - Scompartimento 1



    Non amava troppo il viaggio per Hogwarts soprattutto perchè odiava mischiarsi con gli altri studenti soprattutto i Serpeverde con cui andava poco d'accordo. Appena salito sul treno si infilò nel primo scompartimento che vide sperando ci fosse posto. Mise la testa dentro e senza prestare troppa attenzione ai presenti parlò.

    Scusatemi, posso sedermi qua?

    Sperava con tutto il cuore di potersi sedere in fretta e di non dover girovagare per tutto il treno alla ricerca di un posto rischiando di restare in piedi. Il viaggio, se lo era già fatto una volta al secondo anno il viaggio in piedi da Londra ad Hogwarts e non voleva assolutamente rifarlo, passare tutto quel tempo in piedi e arrivare al castello e dover camminare ancora per poi dover sopportare minimo altre 2 ore di cena e discorsi di benvenuto senza poter riposare nemmeno un po' le gambe.
    Rimase immobile in attesa di una risposta dagli studenti nello scompartimento.
     
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  15. Jude McKenzie
     
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    Personalità illustri avevano invaso il Binario 9 e 3/4, e quell'anno ancora più del solito tutti sembravano avere gli occhi puntati su di loro. A Jude non faceva alcun effetto sapere di frequentare la stessa classe dei figli di coloro che avevano salvato il Mondo Magico e non: d'altronde non erano mica stati i pargoli a salvarlo, ma i loro genitori. Poi quest'anno sembravano aver avuto quasi tutti ruoli di spicco, la maggior parte Prefetti: scelte scontate come scontato era il nome che i suoi le avevano dato per fingere di essersi integrati con la popolazione di Liverpool. Un disastro conclamato, non vedeva l'ora di scoprire cosa avrebbero combinato tutti quanti insieme. Soprattutto i Potter.
    Fortuna che lei aveva Celine. La sua dolce, allegra ed entusiasta Celine, Come avrebbe fatto a sopravvivere alla noia quotidiana senza di lei? Adorava prenderla in giro sul fatto che non fosse altro che una borbottatrice professionista e musona patentata, ma sapeva bene del periodo di difficoltà che la Grifondoro stesse passando. Per questo sperava che le sue prese in giro riuscissero a farla smuovere un po', o comunque sorridere il minimo indispensabile.
    La seguì a ruota sull'Espresso per Hogwarts, dopo aver salutato i suoi genitori e aver dato un amichevole scappellotto educativo sulla nuca di sua sorella.

    Vagone 2 - Scompartimento 2



    «Ovvio, ho sempre lo speciale ''Primo giorno di scuola''.»

    Esordì così in risposta alla domanda dell'amica, mentre percorrevano insieme il corridoio che le avrebbe condotte al primo scompartimento che ancora riservava dei posti per loro.

    «Tritato di voglia di morire con aroma di ascella sudata di primini agitati. Non penso tu abbia bisogno di usufruirne.»

    Aggiunse, spingendo a sua volta questo o quell'altro ragazzino che le sbatteva contro per trovare a sua volta un posto a sedere. Fortuna che era abbastanza alta da riuscire ad avere una visuale piuttosto completa di quello che accadeva intorno a lei, ma soprattutto da non rischiare di sbattere la faccia contro qualcuno di troppo sgradevole per poi dover morire dall'imbarazzo.
    Sembravano aver finalmente trovato dei posti, quando l'esordio della Grifondoro all'interno dello scompartimento le fece storcere un po' il naso.

    «Scusatela, ha il ciclo. Di solito è più simpatica.»

    Poi, poggiando la mano destra sul lato opposto della bocca per assicurarsi che Celine non la vedesse ma tutti gli altri sì, mimò col labiale un ''Non è vero''. Le piaceva davvero tanto prendere in giro la compagna.

    «Jude sono io, comunque.»

    Una rapida occhiata ai presenti e si rese conto che v'era già seduto nello scompartimento qualcuno che conosceva già piuttosto bene.

    «Dannazione Hayes, sei messo sempre peggio....»

    Fu proprio quello il momento in cui le iridi nocciola dell'inglese intercettarono la figura di Elizabeth.

    «LIZZYYY, AMICA MIA, CI SEI ANCHE TU! Come ti è andata l'estate? Oh, mi sei davvero mancata!»

    Le si lanciò praticamente addosso, provando ad occupare il posto al suo fianco e circondando le sue spalle con il braccio, una volta sistemato il baule che si tirava dietro da mezz'ora. Davvero una fortuna per la compagna di stanza essersela ritrovata lì. Sarebbe stato un viaggio davvero, davvero, lungo.

    Noah R. Hayes Elizabeth J. Woods Maxwell Morgan Christian Carrington Celine Baxter
     
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