Dimora di Melvina Doves e Logan Lynch

Hogsmeade, High Street

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    Schiacciata in mezzo ad altre abitazioni, Logan intravide la stretta e alta casa condivisa con la madre Melvina Doves. Era giunta alla fine di un turno particolarmente pesante ai Tre Manici di Scopa e il pensiero di dover fare due piani di scale svariate volte incupiva il suo viso.
    La facciata dell'abitazione era simile alle altre accanto e dalla strada al tetto aveva solamente un colore più sbiadito e sporco, segno dell'incuria del tempo e di finanze scarse. Le tasche di Melvina e di Logan non erano mai state piene e la fortuna di aver trovato quella piccola casa tutta scale e ambienti angusti era dovuto principalmente ai risparmi di Melvina.
    Varcò il portoncino sormontato dalla tettoia, portando con sé un alito di vento freddo, che invece andava in contrasto col tepore del piccolo ambiente. C'era odore di tè e una calda luce soffusa dovuta alle tante candele sparse ovunque. Le tende erano tirate davanti alla piccola finestra che dava sulla High Street e nel camino di pietra scoppiettava una fiamma magica di colore verdastro, sopra ad essa un calderone dove ribolliva il brodo preparato al mattino.
    Per quanto quella stanza fosse piccola e piena di cose, per Logan era casa. C'erano gli sgabelli e le poltroncine rivestite in chintz, le vetrine con le tazze per il tè, il separé che divideva l'improvvisato salotto dalla piccola cucina con dispensa, ma soprattutto c'era il suo angolo preferito. Logan gettò sopra una delle sedie il mantello e poggiò sul tavolo rotondo la bacchetta e altri effetti prima di dare una rapida rassettata agli oggetti in giro. C'erano davvero troppi soprammobili, libri, oggetti non più utilizzabili per la Divinazione e altri che le avevano prestato. Era tutto messo in maniera confusa, ma ogni mobile, ogni portacandele, ogni quadretto serviva a coprire qualche magagna sulla carta da parati. I tappeti, invece, celavano molto bene i difetti delle assi scricchiolanti.
    L'unica cosa che effettivamente non era mai riuscita a nascondere era la scala che portava ai piani superiori e che sitava proprio davanti alla porta. Osservò quell'obbrobrio in legno prima di finire di preparare un vassoio con una tazza di tè caldo, una di brodo e della carne stufata con verdure. Non era mai stata abile in cucina, ma i piatti di tutti i giorni sapeva prepararli.

    Salì al piano superiore, passando davanti a quel bagno che non si usava mai, quello lungo e stretto con una finestra così piccola da non far passare la testa di un bambino. Melvina lo aveva decorato con merletti e pinzi neri e aveva dato il divieto assoluto di usarlo: era per gli ospiti, e così le vecchie riviste magiche messe nel porta oggetti accanto allo sciacquone. Passò davanti alla sua stanza e salì ancora, raggiungendo quel secondo piano quasi sempre buio a quell'ora della sera.
    Bussò alla porta della camera della madre e si fece avanti. Melvina era davanti alla finestra e guardava fuori con aria assente.

    Mamma, ti ho portato la cena.

    La strega seduta davanti ad una specie di tavolino traballante non si mosse neanche e non rispose. Alzò solo un dito in direzione della strada, ma non c'era nessuno là fuori.
    Logan poggiò il vassoio e la aiutò a mangiare, osservando di tanto in tanto la High Street fuori dalla finestra o dando uno sguardo agli oggetti nella stanza.
    C'erano lavori a maglia incompiuti, dei libri aperti sul pavimento e un letto disfatto. Le candele andavano sostituite, ma ogni volta che Logan provava a farlo, Melvina si animava improvvisamente, agitandosi. Gli unici momenti per rassettare il disordine di quella piccola camera col letto a baldacchino erano nei momenti in cui la strega dormiva.
    Finita la cena, Logan cominciò a raccontarle cosa aveva fatto quel giorno, parlandole anche di chi aveva incontrato e di Madama Rosmerta, che le mandava i saluti. Questo era l'unico modo per distrarla dalla finestra e condurla lentamente verso il letto, dove la strega non avrebbe faticato a trovare riposo.
    Logan osservò la bacchetta dentro il cassetto semi-aperto del comodino e lo richiuse. Era da tanto che Melvina non faceva un incantesimo.

    Il bagno del secondo piano era un buon rifugio per pianti e pensieri. Si infilò lì dopo aver spento le candele e portato di sotto il vassoio con le cose da lavare, così da togliersi il trucco e mettersi in abiti più comodi, come sempre. Il bagno era piccolo, ma funzionale e c'era anche posto per un armadietto dove avevano infilato tutti gli oggetti per pulire.
    Concluso quel rituale, Logan diede una rassettata alla cucina e spizzicò qualcosa mentre puliva, infine andò nella sua stanza.

    La camera di Logan era al primo piano ed era un luogo che raramente vedeva la luce del sole, un po' come la mansarda sempre chiusa e vuota all'ultimo piano. Anche in questa stanza c'era il letto a baldacchino, ma più piccolo e alla francese, con il vecchio baule per Hogwarts ai suoi piedi. Le pareti erano completamente rivestite di tende e drappi, così da nascondere le macchie della carta da parati. Le candele erano sparse ovunque e dando loro vita con la bacchetta si poteva apprezzare un ambiente accogliente di colori caldi.
    Meno accogliente era l'armadio aperto e fin troppo pieno, le scarpe sotto al letto, il trespolo di Otus e la sua gabbietta in un angolo. Logan aprì la finestra per far uscire il gufo, così che potesse andare a caccia. Un paio di grattini sotto al becco e quello spiegò le ali per librarsi sopra la High Street.

    Si lasciò cadere sopra alle coperte e con le braccia spalancate si mise ad osservare il soffitto alto con le travi di legno. Anche se non era un granché e non era poi così grande o lussuosa, quella per Logan era casa e dopo il suo goffo peregrinare, non c'era altro posto in cui sarebbe voluta stare. Lì, lei e sua madre erano al sicuro.
     
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