O ce l'hai, o non ce l'hai il pollice verde?

Role di studio - Serra n°6

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    [25 Gennaio, dopo la lezione di Erbologia]



    La S di Eren in erbologia non stava per Scarso, ma probabilmente per “Schifo” o “Schifezza”, insomma non era di certo una delle materie che preferiva. Le piante non le capiva, per quanto si sforzasse ogni volta che cercava di concentrarsi sul prendersi cura di una pianta, la sua mente se ne andava altrove, pensava a tutto fuorchè a quello che effettivamente avrebbe dovuto fare.
    Sicuramente se n’era accorto anche il professor Paciock, che forse per pura pietà gli aveva messo davanti una piantina di dittamo e gli aveva chiesto di potarla come si deve, e concimarla, innaffiarla, e insomma prendersi cura di lei com’era giusto.
    Eren però tutte queste cose le faceva sempre senza prestarci attenzione, quindi non riusciva mai come avrebbe dovuto. Per questo motivo aveva letteralmente implorato Venetia di aiutarlo a capire come bisognava fare queste cose dato che la ragazza dai capelli di fuoco sicuramente andava meglio di lui in erbologia.
    Quel giorno se ne stava coi gomiti appoggiati sul bancone, mezzo stravaccato e disperato intanto che lo sguardo grigiastro esaminava attentamente la piantina che aveva davanti, le gote schiacciate tra i palmi delle mani e l’espressione imbronciata di chi sta sognando di saltare in sella ad una bella scopa e svolazzare in giro, inseguire ma soprattutto acchiappare boccini.

    Sono un caso disperato…

    Il suo borbottio fu macchiato dalla disperazione e dalla consapevolezza che forse avrebbero dovuto inventare un nuovo voto tutto per lui la F di Frana.

    Cioè capisci che piuttosto preferirei darle fuoco?

    Alla pianta ovviamente, mica a Venetia.

    Non ci riesco, mi innervosisco! Mi manca la pazienza.

    Non ce l’aveva il pollice verde ed era chiaro, ma quantomeno stava cercando di impegnarsi in modo tale da raggiungere una media decente, che poi avesse imparato davvero qualcosa oppure no, non gli importava sul serio, gli sarebbe bastato anche intenerire l’insegnante e farsi dare una A per l’impegno. Era possibile questo, no? Ci sperava sul serio, perché nemmeno se glielo avesse detto un veggente avrebbe mai potuto credere di arrivare al punto di meritarsi quella A.
    Si tirò a sedere più dritto e spinse le maniche della divisa fino ai gomiti scoprendo gli avambracci, nemmeno fosse pronto per una guerra.

    Cioè lo vedo che c’ha delle foglie secche, non è che sono cieco. Ma che faccio? Gliele stacco?

    Domandò alla compagna che forse non era troppo lontana da lui. L’uso di forbici non lo contemplava nemmeno da bravo scarsone in materia. Accompagnò quella domanda con uno sguardo implorante diretto a Venetia.

    Illuminami! O giuro che la lancio contro un muro.

    E a giudicare dal modo in cui lo disse, era davvero pronto a lanciare via quella povera piantina di dittamo.

    Venetia E. Prewett <3
     
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    Con le mani ancora avvolte nei guanti di pelle di Girilacco, Venetia era tutta intenta a metter via il suo materiale per tornare alla Torre di Grifondoro. Per fortuna la lezione di Erbologia era giunta al termine, e anche se - doveva ammetterlo - adorava il professor Paciock, non poté che esserne lieta. In realtà con le piante se la cavava piuttosto bene, ma solo grazie alla grande empatia che si ritrovava, e non perché le piacesse davvero come materia. Era troppo statica, a detta della Prewett, che preferiva qualcosa di più avvincente come la Trasfigurazione o la Difesa Contro le Arti Oscure. Per rilassarsi c'era già Cura delle Creature Magiche, che era anche decisamente più interessante e stimolante. Tuttavia non si sarebbe sottratta al lamento che sentì provenire da Eren, verso il quale si ritrovò a ridacchiare. Si avvicinò a lui con la borsa ancora in spalla, ma in virtù della domanda che le aveva posto aveva pensato bene di non togliersi ancora i guanti.

    « Guarda che le piante sono come gli animali o le creature, soprattutto quelle magiche. Se ti scoraggi in questo modo lo percepiscono, ed è solo peggio! Specialmente se le minacci. »


    Gli avrebbe risposto con fare gentile e senza smettere ancora di sorridere, ironizzando su una sorta di rimprovero. Poi, dopo aver spostato all'indietro i lunghi capelli ed aver poggiato nuovamente la borsa sul tavolo, tentò di approcciarsi direttamente alla piantina. La guardò per un po', cercando di studiarne l'aspetto. Era vero che aveva delle foglie secche, ma non le sembrava, ad occhio e croce, una situazione così tragica.

    « Beh - sì. Se fai piano, puoi staccarle. Ne sarà felice! »

    Azzardò la Prewett, indicando all'altro un paio di forbici che erano rimaste orfane sul tavolo. Si appoggiò ad esso con una mano, invitandolo con un'occhiata a provare. Non che fosse pienamente sicura sul fatto che la pianta di Dittamo ne sarebbe stata felice, in realtà era solo una cosa che si raccontava per prendere quella materia più a simpatia. Se pensava di star trattando esseri sensienti e con delle vere e proprie emozioni, era più facile prendersi cura di loro.

    « Almeno credo che sia così. È più facile capirlo con le creature magiche... »

    E gli sorrise educata, cercando così di metterlo a suo agio. Lei aveva un'alta considerazione di Eren; le dispiaceva vederlo così disperato da sentirsi una frana, ed avrebbe cercato di rincuorarlo in qualche modo.

    « Se non sbaglio, dovrebbe profumare di limone. Lo senti? »
     
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    Un broncio, ecco cosa apparve sul volto di Eren nel momento in cui Venetia chiarì che forse era meglio non minacciare una pianta, va bene che si trattava di una semplice piantina di dittamo, ma a quanto pare aveva una coscienza. Era una cosa che aveva sentito molte volte, solo che lui non riusciva proprio a capire come delle semplici foglioline potessero essere condizionate dalle sue parole e dal suo umore. Certo, da mago a certe cose poteva anche crederci, sapeva che effettivamente c’erano delle piante che agivano in determinate maniere come se appunto avessero una coscienza, ma da questo ad ascoltarlo ed esserne condizionate come fossero state delle creature, secondo Eren c’era differenza.

    Uff… tu dici?

    Non era convinto al 100%, ma se l’ostacolo tra la sua S ed un voto che fosse sufficiente era convincersi di doverle trattare bene, magari avrebbe cercato di fare uno sforzo, e ci avrebbe provato a partire da quel pomeriggio. Sterzò gli occhi chiari sulla figura di Venetia per osservarla un pò, poi indirizzò l’attenzione visiva sulle forbici da lei indicate. Con la mano destra quindi le afferrò, ma prima di decidersi ad iniziare la potatura del dittamo, le rigirò un pò tra le dita e alla fine si convinse, quindi cercando di non essere il solito erumpent cominciò a rimuovere le foglie evidentemente secche.

    Non lo so, con le creature è più facile di solito, o perlomeno per me è stato più facile da sempre… forse perché mio padre è un magizoologo e mi ha insegnato molte cose.

    Le confidò, cosa che sembrava in qualche modo spingerlo ad una profonda riflessione di cui non volle svelare i dettagli in quel momento.
    Ormai da qualche mese la convinzione che aveva dall’età di otto anni stava vacillando, non era più tanto certo di voler seguire le orme del padre e diventare un magizoologo anche lui. Non riusciva a capire se fosse portato o meno e serissimi dubbi lo assalivano ogni giorno. Che cosa avrebbe fatto una volta finito il settimo anno? Aveva ancora davanti un anno e mezzo più o meno, ma non riusciva ad evitare di arrovellarsi sulla questione. Che cosa sapeva fare davvero? Di sicuro non era portato per l’erbologia e ne stava dando ampia dimostrazione mentre con poca sicurezza rimuoveva le foglioline secche dalla pianta che stava potando.

    Con le piante non è così semplice, ci vuole molta pazienza, che io non ho.

    Il suo carattere era decisamente fumantino e perfettamente in linea con ciò che Sir Godric Grifondoro apprezzava nei giovani maghi, su questo non poteva esserci alcun dubbio.
    La domanda di Venetia sul profumo della pianta, poi lo portò a sollevare un sopracciglio, se quella profumava di limone, lui non c’aveva fatto caso. Approfittò perciò delle forbici che aveva in mano per tagliare una foglia molto verde e fresca, la afferrò con le dita della mano destra e se la avvicinò al naso scoprendo che effettivamente emanava un gradevole profumo di limone.

    E’ vero! Senti?

    Cercò di allungare il braccio fino a portare sotto al naso di Venetia la stessa foglia che aveva annusato anche lui, quindi ammesso che fosse riuscito nel suo intento, avrebbe poi cercato di solleticarla un pò con la punta della foglia sotto al naso. Gesto che lo avrebbe portato ad allargare un ampio sorriso molto caldo e caloroso, uno dei suoi.
    Nel frattempo quel gesto gli era servito da distrazione, non aveva ancora rimosso tutte le foglie secche, ma ce n’erano delle altre, non aveva pensato all’acqua o al concime, insomma era chiaro che preferisse scherzare e giocherellare con la compagna piuttosto che continuare con quell’attività così noiosa e per lui soporifera. La sua soglia dell’attenzione nei confronti dell’erbologia era veramente molto, molto bassa.

    Edited by Eren McCall - 8/2/2024, 12:43
     
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    Restò ad osservare Eren mentre si prendeva cura della piantina di Dittamo, ancora appoggiata col mano guantata sul tavolo e pronta ad intervenire nel caso in cui ne avesse avuto bisogno. Non tanto perché non si fidasse di lui o lo stesse controllando in maniera apprensiva, quanto più per assicurarsi che riuscisse a capire come comportarsi con le piante magiche. Conosceva Eren, e fin dal suo arrivo ad Hogwarts si erano ritrovati in classe insieme, essendo dello stesso anno e della stessa casa, almeno per quelle che erano le materie obbligatorie. Venetia aveva sempre nutrito simpatia nei suoi confronti, e si era pian piano abituata alla sua presenza durante le lezioni - ma solo in quel momento realizzò che sapesse ben poco di lui, in realtà. Un guizzo di curiosità apparve negli occhi chiari della Prewett, che rapidamente spostò lo sguardo dalla piantina al profilo del compagno.

    « Ma che bello, tuo padre è un Magizoologo? »


    Domandò con un certo entusiasmo, forse perfino eccessivo per i toni della conversazione. Non voleva farsi i fatti suoi, né far sembrare che stesse cercando di curiosare tra le sue faccende di famiglia - ma era ancora educazione chiedere consigli, giusto? La linea che divideva le buone dalle cattive maniere era sottilissima per la Prewett, ed anche in quel caso si ritrovò a scegliere minuziosamente le parole da usare.

    « Stare con le creature magiche è un lavoro che piacerebbe tanto fare anche a me; non voglio finire a fare un lavoro d'ufficio monotono e noioso come mio padre giù al Ministero. Davvero ti ha insegnato qualche trucco? »

    Nemmeno lei aveva pensato spesso al suo futuro, d'altronde, e solo recentemente aveva preso in considerazione quella strada. Aver terminato gli esami G.U.F.O. aveva costituito un nuovo obiettivo raggiunto, ed ora si ritrovava alla disperata ricerca di un altro scopo. Spesso si raccontava che fosse troppo presto per pensarci ed accantonava le idee in un angolo della sua mente, altre volte, invece, quella di curare le Creature Magiche le era sembrata l'unica strada interessante tra le tante. Tuttavia la sua voce si era fatta più dolce, così come il suo sorriso. Era probabilmente la prima volta che quei pensieri uscivano dalla sua testa sottoforma di parole, il che rendeva Eren il primo in assoluto a sapere delle sue intenzioni future. Per questo era visibilmente titubante mentre lo diceva.
    Ben presto tornò a dare una rapida occhiata alla pianta di Dittamo sul tavolo, e con estrema delicatezza avrebbe tentato di staccare una fogliolina secca rimasta a penzoloni su un ramoscello così da dare una mano ad Eren. Proprio in quel momento si ritrovò la punta della sua foglia a solleticarle il naso, gesto che la portò a ridacchiare mentre annuiva soddisfatta.

    « Limone! »

    Gli disse a conferma, riponendo subito dopo la fogliolina secca che aveva appena staccato sulla superficie del tavolino.

    « Quante volte al giorno le dai l'acqua? Per seccarsi così, forse è troppo poco. La tieni al sole, giusto? »

    Era tornata ad osservare il Dittamo come se lo stesse studiando, ed inclinando la testa cercò di domandarsi cosa avesse portato quella piantina a seccarsi in quel modo. L'unica spiegazione poteva essere la mancanza di acqua, ma dava per scontato che Eren la nutrisse almeno una volta al giorno. Il che, comunque, poteva non essere abbastanza.

    Edited by Venetia E. Prewett - 6/2/2024, 20:29
     
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    Stava osservando la piantina come si aspettasse che sarebbe stata proprio lei a suggerirgli cosa fare ora che aveva rimosso anche le ultime foglioline secche, ma per quanto ne sapeva il dittamo non parlava e ben presto si distrasse, complice un po' Venetia che senza volerlo gli aveva dato lo spunto grazie alla storia del profumo di limone. Dopo aver solleticato il naso di lei, tornò ad annusare lui quella stessa fogliolina. Tra l’altro il profumo del limone gli piaceva un sacco, che fosse fresco, nei dolci, o ci assomigliava soltanto come il dittamo che profumava allo stesso modo nonostante non lo fosse sul serio.
    Se la sua attenzione venne attirata nuovamente da Venetia, fu quando la ragazza gli chiese del lavoro di suo padre. Portò gli occhi chiari su di lei e stese un sorriso caldo ma appena accennato che tuttavia ne accese lo sguardo trovandosi più a proprio agio nel parlare di queste cose invece che di piante.

    Sì lo è e per questo viaggia tantissimo.
    Per l’esattezza… è un dragoniere! Perciò si occupa principalmente di draghi, ma anche di creature di classe pericoloso e noto ammazzamaghi.


    Che ci fosse orgoglio nei confronti di quel padre che un tempo era stato assente e adesso lo era di nuovo per forza di cose, si sentiva comunque. Ne parlava con decisa ammirazione e mezzo sorriso sincero dipinto sulle labbra carnose, e forse l'entusiasmo che aveva notato nella compagna Grifondoro era servito a fare sì che quell’orgoglio nei confronti del genitore fosse messo in mostra senza remore alcuna.

    Perché? Tuo padre cosa fa al ministero?

    Le domandò di rimando, prendendosi quella libertà di restituirle in qualche modo la domanda. Se il padre di Venetia fosse un mago noto o meno, Eren non lo sapeva. Era stato troppo lontano dalle isole inglesi per conoscere anche queste cose.

    Comunque anche io ero convinto di voler fare il magizoologo, ma in realtà non lo so più.

    Confidò senza porsi tanti problemi. Lo si poteva vedere chiaramente premere le labbra mentre centinaia di dubbi passavano dietro ai suoi occhi chiari. A quanto pare Eren McCall non era solo una testa calda, ma c’erano dei momenti in cui si fermava a riflettere con attenzione, al punto che forse si potevano sentire le sinapsi ronzare ininterrottamente.

    E beh… mio padre più che insegnarmi qualcosa direi che mi ha dato delle dritte. Qualche volta hanno funzionato, qualche volta no.

    Sì strinse nelle spalle, chiaramente il problema non erano le dritte e nemmeno il signor McCall, ma di sicuro Eren che non aveva saputo metterle in pratica nel momento del bisogno, e la cosa in qualche modo sembrava pesargli anche se voleva apparire come sempre spensierato e allegro.

    Limone!

    Ribadì per confermare il profumo della piantina di cui improvvisamente si ricordò. La domanda che la ragazza gli porse sembrò coglierlo in contropiede tanto che sgranò le palpebre e si voltò verso la pianta per osservarla con tanto di espressione perplessa.

    Quante… volte al giorno?

    Domandò, quindi tacque e per qualche momento non poté fare altro che battere le palpebre.

    Devo dargliela tutti i giorni?

    Non aveva idea di quanto tempo fosse passato dall’ultima volta in cui l’aveva innaffiata quindi lentamente tornò a girarsi verso Venetia e stendere un sorriso decisamente colpevole.

    Uhm… e come faccio a capire quanta acqua devo darle? Cioè quanto spesso e quanta ecco.

    Sbuffo completamente senza pazienza e speranze.

    Non ce la posso fare.

    Di questo sembrava abbastanza convinto in effetti.

    Edited by Eren McCall - 8/2/2024, 12:43
     
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    « Sì, ho sentito che il dragoniere è un lavoro tosto e che devi viaggiare tanto. Però deve essere bellissimo. »

    Commentò lei con la mente in realtà altrove, come se stesse immaginando la sua vita se decidesse di percorrere una strada simile. Trovava affascinanti i draghi, ma forse non abbastanza da mollare tutto e tutti per andarsene in giro per il mondo a studiarli. Certo, se avesse avuto occasione di poterne curare uno ferito, un giorno, sarebbe stato letteralmente un sogno. Quando tornò a guardare Eren aveva fatto spallucce, dileguando in fretta il discorso su suo padre. Anche lui faceva un lavoro piuttosto divertente, in realtà, ma lei l'aveva sempre visto come un qualcosa di piuttosto statico rispetto all'ambito in cui si destreggiava.

    « Sta all'ufficio per gli Sport Magici. È figo che spesso abbiamo visto i Cannoni di Chudley in tribuna, ma a parte questo non credo che l'ambito amministrativo del Quidditch sia divertente come giocarci... o come vedere un drago! »

    A quel punto ridacchiò, lasciando stare la piantina per qualche breve istante. Tornò a focalizzarsi su di Eren, più in particolare su quello che le stava confessando. Restò in paziente ascolto, tornando seria per annuire a quanto le stesse dicendo.

    « Penso che sia un qualche sorta di privilegio aver saputo cosa volevi fare nella vita, anche se per poco tempo. Perché non lo sai più? »

    Credeva davvero quello che gli stava dicendo: lei non aveva mai saputo cosa volesse fare prima di quell'anno. Ma era ok anche cambiare idea, o saperlo prima e poi non saperlo più, anziché il contrario come era successo a lei. Cercò infatti di rassicurarlo, spostando piuttosto l'attenzione sul lato positivo di sentirsi un po' persi; almeno poteva essere grato di averlo saputo per un breve periodo.

    « A me piacerebbe curare le creature ferite o malate. Ma c'è tanto lavoro da fare, e sicuramente è più difficile di prendersi cura di una piantina di Dittamo. »

    Gli confessò in seguito, tornando allora a prestare attenzione al vasetto che accoglieva la piantina un po' secca. Strabuzzò però gli occhi alla dichiarazione di Eren: in che senso non le dava l'acqua tutti i giorni?

    « Ma certo! Tu non mangi tutti i giorni? »

    Scosse quindi la testa, ed incrociando le braccia sul petto gli avrebbe rivolto un'occhiata perentoria per invitarlo a riflettere sulla sua domanda. Con la mano, ancora ben protetta dal guanto di pelle di Girilacco, lo avrebbe invitato dunque a provvedere al più presto.

    « Non ne serve tanta, o almeno non troppa, o rischi di ucciderla comunque. Fai come se - umh - fosse un bicchiere d'acqua. Uno alla mattina ed uno alla sera. Prova! »
     
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    Annuiva con convinzione mentre Venetia parlava e faceva ipotesi su quanto doveva essere bello viaggiare molto, come anche era sicurissimo che fare il magizoologo/dragoniere fosse di certo un lavoro tosto.

    Viaggiare non è male, però è anche vero che è sempre lontano. Per esempio, a Settembre è andato in Africa, e non è ancora tornato.

    Cosa che lo impensieriva molto vista la situazione in cui versava il mondo magico in quel momento, tuttavia non disse nulla sulla questione e mentre Venetia si perdeva nei suoi pensieri, Eren in qualche modo fece la stessa cosa, spostando lo sguardo sulla piantina di dittamo che implorava di essere annaffiata. Prestò nuovamente attenzione alla concasata per ascoltare quanto aveva da dire e sapere che lei fosse andata qualche volta a vedere giocare i Cannoni lo fece sorridere, poi ridacchiare.

    Non tieni sul serio per i Cannoni di Chudley, vero?

    Ma era una domanda retorica infatti non attese una vera e propria risposta prima di continuare a chiacchierare.

    Comunque penso tu abbia ragione, un conto è giocare a quidditch, diverso è gestirlo dalle retrovie. Magari tu lo trovi noioso, io pure onestamente… però boh, possibile che ci perdiamo chissà che cose entusiasmanti.

    Alzò le spalle, ne dubitava seriamente.
    Intanto fece svolazzare la bacchetta per attirare un innaffiatoio, pronto a versare dell’acqua sul terriccio della piantina di Dittamo.

    Tu dici?

    Umettò le labbra con fare perplesso.

    Non lo so se può davvero essere considerato un privilegio. In fondo, sei sicuro di qualcosa e poi all’improvviso non lo sei più.

    Si fermò a riflettere per qualche momento, un pò imbronciato pure. Poteva forse dirle che suo padre era sempre stato un eroe ai suoi occhi, cosa che lo aveva portato sin da ragazzino a voler essere come lui! In fondo, McCall senior faceva una vita entusiasmante e avventurosa che per quanto possibile aveva fatto provare anche al figlio. Ma scelse di non rivelarle questo dettaglio in quell’occasione, forse troppo orgoglioso, quella parte del discorso lo faceva sentire abbastanza stupido.

    Beh non saprei, non è andata molto bene con le ultime creature che ho incontrato. Cioè ad una delle lezioni del professor Scamander mi sono beccato un Abraxan che non mi ha degnato nemmeno di uno sguardo. Per quanto io c’abbia provato, lui…

    scosse il capo ancora abbastanza infastidito da quel fallimento.

    Niente! Ho provato in tutti i modi che conoscevo per cercare di guadagnarmi la sua fiducia, e anche altre cose inventate sul momento. Capisci che a quella lezione c’era anche gente che non segue Cura e li vedevi volare tranquilli in groppa ad ippogrifi e cavalli alati, mentre io che sono sempre stato molto, molto bravo in quella materia non sono riuscito nemmeno a toccarlo?

    Sbuffò, era chiaro fosse convinto che il problema risiedeva in lui e non nel cavallo che lo aveva ignorato, per poi mostrargli anche le chiappone nel tentativo di fargli capire che non ne voleva sapere proprio di fare amicizia.

    E poi vabbè, ad Halloween quando è entrato lo Schiopodo in sala grande, non è che sia riuscito a fare granché prima che provasse, e ci riuscisse! A stritolarmi spezzandomi tre quarti delle ossa.

    Scosse il capo in risposta ai suoi pensieri, e senza rendersi conto si era sbottonato con Venetia lasciandole vedere qualcosa in più rispetto al suo solito essere allegro e gentile. Insomma McCall aveva di sicuro molte altre cose a parte l’apparenza da fighetto e quel sorriso da scavezzacollo impenitente.

    Perciò non so cosa farò una volta fuori da qui. Le creature mi piacciono ma non riesco sempre bene, so duellare anche, e in sella ad una scopa sono praticamente un drago… potrei potenzialmente fare una di queste tre cose, come anche nessuna.

    Modesto lui. Ma era anche vero che il boccino d’oro che svolazzava in sala comune non c’era finito da solo. L’aveva catturato lui portando il Grifondoro ad una vittoria schiacciante e lo aveva fatto in sella ad una stellasfreccia della scuola.

    Tu invece? Non lo sai cosa vuoi fare?
    Mi sembra che sei abbastanza sicura del fatto che vorresti occuparti delle creature…


    Attese una risposta, e solo in fine respirò a fondo rendendosi conto che Venetia aveva ragione sull’alimentazione della pianta. In fondo, lui mangiava tutti i giorni e lo faceva anche più volte al giorno, quindi prese l’innaffiatoio e bagnò un pò la superficie del terriccio. Non volle esagerare, e con un’occhiata sembrò chiedere alla compagna se avesse fatto bene e poteva bastare, o avrebbe invece dovuto aggiungere ancora acqua.
     
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    « Certo che tifo per i Cannoni di Chudley. »

    Aveva risposto Venetia come se fosse ovvio, e pure un tantino stizzita. Conosceva perfettamente la non-tanto-ottima fama della sua squadra del cuore, ma insomma... Viveva a Chudley, dopotutto. Per lei e per la sua famiglia tutta, i Cannoni costituivano orgoglio cittadino.

    « Il campionato non è ancora finito; si rifaranno, vedrai. »

    Asserì con convinzione, intanto che aiutava Eren a dare l'acqua alla pianta. Più che altro, rimaneva in disparte a controllare che non gliene desse troppa, o sarebbe stato un bel problema. I suoi racconti, tuttavia, la fecero ridacchiare. Non tanto per la sventura che aveva passato con le creature, ma col senno di poi immaginarsi Eren alle prese con uno Schiopodo Sparacoda poteva essere alquanto buffo.

    « Devi solo trovare il tuo metodo d'approccio. Voglio dire, anche io devo ancora trovarlo... Non va sempre bene perché ogni esemplare è diverso, ha il suo carattere e tutto il resto. Mi capisci? »

    Era come se stesse riflettendo ad alta voce, in realtà. Per qualche breve istante si scordò perfino di avere un interlocutore, ma pensò che fosse bello avere qualcuno con cui parlare, ogni tanto. Era fin troppo solitaria, e tolti quei pochi amici che aveva - erano solamente due, anzi, uno se il proprio quasi-ragazzo non vale - non interagiva con chissà quante persone al punto da spingersi a fare certe riflessioni su di sé o sul suo futuro.

    « Io sì, lo so. Volevo diventare una Guaritrice, poi mi sono appassionata alle creature magiche. Così ho pensato di unire i due mondi, no? Una Guaritrice di creature magiche. Insomma, c'è tanta strada da fare, ma il mio sogno è questo. »

    Asserì con convinzione, tornando poi a guardare la piantina di Dittamo che - almeno nella testa di Venetia - pareva apprezzare le cure che, finalmente, le stava dando Eren. Poi, d'improvviso, le venne una mezza idea.

    « Potresti farlo anche tu! Insomma, sei un asso del Quidditch, ti piacciono i draghi. Potresti... »

    Disse d'impulso, come se stesse calcolando proprio mentre parlava cosa sarebbe uscito dall'unione di queste due cose. Alla fine, però, non parve molto convinta del risultato ottenuto.

    « Volare sui draghi? »

    Mentre lo diceva, si accorse che non sembrava un lavoro vero. Si mise a ridere, non di Eren, ma di sé stessa. Scosse poi la testa ed alzò gli occhi al cielo; beh, in realtà sembrava una cosa davvero figa da fare, senza contare che non faticava affatto a vedere Eren in groppa ad un drago.
     
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    Dovette per forza alzare gli occhi al cielo, ma non solo quelli, alzò anche il capo mentre gli veniva da ridere ma si trattenne nello scoprire per quale squadra di quidditch Venetia tifasse. Nel momento in cui tornò composto, lo sguardo grigiastro di Eren, era brillante a causa dell’eco di quella risata che aveva trattenuto, chiaramente si stava divertendo e molto.

    Cccceeerrrrto che si rifaranno! Come hanno fatto negli ultimi… trenta? Quarant’anni?

    Il tono era chiaramente canzonatorio ma in modo bonario mentre un pò di sbieco ma mantenendo quello sguardo divertito osservava la concasata ben consapevole che lei non poteva dire sul serio, o perlomeno era convinto che non potesse dire sul serio. Purtroppo i Cannoni di Chudley avevano una nomea alquanto chiara e meritata, e quello in un certo senso lo sapevano proprio tutti.

    Nel frattempo riprese ad occuparsi della pianta, andava un pò a braccio in effetti, sotto lo sguardo attento di Venetia appoggiò un dito sulla superficie del terriccio che gli sembrò ancora troppo asciutto, quindi un pò perplesso versò dell’altra acqua con la speranza di non far morire annegata la povera pianta. Anche se era occupato con i compiti extra per mettersi in pari, comunque prestava orecchio anche alle parole di Venetia, il che si tradusse in un lento e molto convinto annuire mentre i tratti del viso si facevano seri e pensierosi.

    Credo sia una grande idea la tua. Insomma se ti piacciono le creature e ho capito di sì, ma anche la medimagia…

    Alzò le spalle con evidente noncuranza, per lui era completamente chiaro che l’ipotesi di Venetia sul suo futuro era decisamente sensata.

    Unire le due cose è un colpo di genio.

    Sincero le si rivolse ancora una volta e solo ora depositò l’innaffiatoio sul banco per continuare ad osservare la pianta alcuni momenti, che la stesse guardando davvero oppure approfittasse di quel momento per riflettere ancora non era del tutto chiaro finché rimase in silenzio.

    Davvero. Secondo me dovresti provarci.

    Voltò solo il capo verso di lei che intanto gli suggeriva di provare la stessa strategia, cosa che gli procurò diverse reazioni. Sentirsi dare dell’asso nel quidditch lo portò a sorridere appena con un che di soddisfatto nello sguardo. Quelle parole erano la chiarissima testimonianza del fatto che la cattura del boccino alla sua prima partita da quando era arrivato a Hogwarts, non erano di certo passate inosservate.
    Questa cosa gli piaceva in una maniera che non riusciva nemmeno a spiegarsi, il suo ego lievitava ogni volta, e ogni volta non poteva non ricordare tutte le incredibili sensazioni che quella partita gli aveva procurato e gli procurava ancora ogni volta che i ricordi riaffioravano.
    A dire il vero, non vedeva l’ora di scendere in campo di nuovo.
    La osservò attentamente.
    Volare su un drago non sembrava un vero lavoro e sicuramente non lo era, ma suonava decisamente tanto figo, il che bastava a catturare l’attenzione di Eren. Rise insieme a lei proprio per questo motivo, facendo sussultare le spalle e il petto mentre gli occhi grigiastri si illuminavano grazie a quel leggero scoppio di ilarità.

    Sarebbe proprio grandioso essere pagati per volare sui draghi!

    Su questo non c’erano dubbi almeno da parte dell’irlandese.

    Chissà… magari potrei giocare a quidditch non come un drago, ma sopra un drago!

    Rise di nuovo.

    Di sicuro non avrei nessun tipo di concorrenza in campo.

    Scosse il capo ancora divertito dall’ipotesi, e poi sospirò, quindi tornò ad osservare la piantina che quantomeno ai suoi occhi sembrava avere un aspetto migliore rispetto a quando aveva iniziato a prendersi cura di lei.

    Che dici? Come ti sembra?

    Le domandò. Attendendo in fine una sua risposta, sinceramente interessato a capire se non avesse preso un abbaglio quando osservando la piantina aveva sinceramente visto un aspetto migliore rispetto all’inizio.
    In fondo… era bastato così poco.
     
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  10.  
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    Una smorfia divertita sarebbe stata la risposta al suo tono canzonatorio diretto ai Cannoni di Chudley; non che avesse tutti i torti Eren, ma Venetia sapeva essere davvero poco oggettiva quando si toccava quell'argomento. Per lei i Cannoni erano un'istituzione!

    « Ha avuto alti e bassi, ma è una squadra di tutto rispetto! »

    Sentenziò alla fine, alzando il naso all'insù ed assumendo l'aria snob tipica delle famiglie Purosangue che, volente o nolente, restava comunque parte del suo DNA. Intanto continuava ad osservare la piantina di Dittamo ed il terriccio che la abbracciava, chinandosi leggermente sul tavolo per vedere meglio. Pensò anche lei che fosse ancora un po' asciutto, ma ancor prima di poterlo far notare ad Eren lo vide provvedere da solo, dunque annuì soddisfatta, come a dirgli che stava andando bene. Dopotutto era così, e poi non era chissà quanto difficile occuparsi di una piantina così piccola, quindi era totalmente sicura che l'amico sarebbe stato in grado di cavarsela da solo da lì in poi.

    « Sì, è un grande progetto, ma non vedo l'ora di mettermi in gioco. »

    Gli confessò senza lasciar trasparire dubbi. In realtà un po' di titubanza ce l'aveva, ma solo perché sapeva che sarebbe stato un sogno difficile da raggiungere. Allo stesso tempo, però, era del tutto motivata e convinta di volerlo fare. Quasi le sembrò che Eren le stesse leggendo la mente quando tentò di spronarla, il ché non poté far altro che rincuorarla sinceramente. Non pensò che fosse una frase di circostanza la sua, ma semplicemente perché Venetia era programmata a vedere solamente sincerità nelle azioni altrui. Un sorriso candido prese forma sul suo viso, e quando spostò lo sguardo su di Eren era sinceramente grata.

    « Grazie. »

    Gli disse soltanto, una piccola pacca sulla spalla ad accompagnare la sua gioia. Dopodiché, alla sua domanda, tornò ad osservare la piantina così da dargli il responso finale. Il terriccio sembrava piuttosto umidiccio, ma non al punto da essere definito bagnato. Il Dittamo doveva aver assorbito abbastanza acqua da essere sazio, ma non troppa da afflosciarsi sulle foglie.

    « Una volta ho letto che in Russia giocano a Quidditch su grandi tronchi di alberi. Magari da qualche parte nel mondo lo fanno pure coi draghi, chissà... »

    Gli disse ridacchiando, ancora intenta a studiare la pianta e le sue radici. All'improvviso si redestò con la schiena, e soddisfatta alzò il pollice in direzione del Grifondoro. Aveva anche recuperato le sue ultime cose, e con un gesto della testa avrebbe indicato ad Eren l'uscita, facendogli intendere che erano pronti per andare e che lo avrebbe aspettato.

    « Sembra... Sana! Congratulazioni, ora non ti resta che rifarlo tutti i giorni. »

    [ role conclusa ]

     
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