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Febbraio 2024

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    [Lago Nero - ultimo weekend di Febbraio, pomeriggio]



    Era un sabato piuttosto mite quello che la russa aveva scelto per starsene un po' per conto suo, a respirare l'aria pulita della Scozia sulle sponde del Lago Nero. Era qualcosa che faceva sempre, cercare di stare da sola più del solito, in quei giorni in cui la Luna Piena si faceva sempre più vicina e questo influiva in maniera evidente sul suo umore, nonchè sull'atteggiamento che si ritrovava ad assumere nei confronti delle altre persone. La combinazione con la Pozione Antilupo poi, che il Professor Lumacorno le preparava gentilmente ogni volta che arrivavano quei giorni del mese, risultava essere particolarmente spiacevole ed il motivo per cui tendeva ad isolarsi era proprio quello: non voleva far insospettire nessuno dei suoi compagni, né rischiare di trattarli in un modo in cui non avrebbe voluto soltanto per colpa delle sue obbligate condizioni. E soltanto Godric sapeva quanto in realtà in quelle occasioni avrebbe proprio voluto qualcuno al suo fianco, qualcuno con cui condividere quei momenti così tanto faticosi, che ormai aveva imparato a gestire da sola ma che comunque non diventavano più semplici col tempo, anzi.
    Sospirò a quel pensiero, la mente che in quel periodo se ne andava spesso verso altri lidi, lidi dove c'erano soltanto lei ed un'altra persona, non una a caso ovviamente ma un ragazzone dai capelli biondi e ricci, gli occhi chiari e le spalle larghe ed una maglietta da Quidditch col numero diciotto addosso.
    Non riusciva nemmeno a concentrarsi sul finire la lettera che stava scrivendo ad Andrei, la solita lettera che gli mandava ogni settimana per aggiornarlo su quello che aveva fatto, su come stava e sapere di rimando come stava lui e cosa avesse fatto. Se soltanto il fratello avesse saputo che cosa c'era nella testa della sorellina, ovvero un altro ragazzo a cui sentiva di volere un bene talmente grande che forse non si trattava soltanto di bene, probabilmente non l'avrebbe presa benissimo. Ma tanto non c'era ancora niente di concreto - o forse sì e non se n'era ancora resa conto? - per cui si sarebbe preoccupata di quell'eventualità in futuro. Nel frattempo se ne stava con quella pergamena poggiata su un libro e sulle proprie gambe, la piuma in mano, lo sguardo chiaro che vagava sulla superficie dell'acqua del lago.

    Eren McCall SCUSAAAAAA :D
     
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    Ogni tanto capitavano anche ad Eren, ragazzo conosciuto per essere il tipico irlandese estroverso, quei momenti in cui aveva bisogno di stare un po' da solo e forse quella mattina era proprio caduto con tutte le scarpe in uno di quegli attimi in cui la necessità di immergersi nei propri pensieri lo travolgeva.
    Così, si era svegliato di buon ora forse perché già in partenza aveva dormito poco e male, e aveva indossato la tuta da Quidditch che usava per gli allenamenti con il numero 23 e il suo cognome stampati in caratteri dorati sulla stoffa cremisi che copriva le spalle e la schiena, quindi era uscito dal castello per correre un po' e svuotare la mente.
    Non ci era riuscito.
    Ma almeno si stava allenando.
    I capelli corvini erano già umidi di sudore, segno che con ogni probabilità stava correndo già da un bel po'. Chissà quante volte in realtà era passato da quel preciso punto ed era certo di aver osservato bene l'ambiente, non c’era nessuno all’andata.
    Correndo indietro sui propri stessi passi però, lungo un sentiero che forse aveva scavato proprio lui facendo avanti ed indietro come un forsennato per parte della mattinata, non aveva potuto fare a meno di notare Raissa immersa nella scrittura. Se stesse studiando oppure no non gli era chiaro ma in effetti non se ne curò molto, era un dettaglio irrilevante, e da bravo diede per scontato che lei stesse recuperando qualche compito da consegnare nei giorni a seguire senza considerare l’ipotesi che forse il libro le serviva solo come appoggio.
    Insomma erano di anni differenti e non aveva la minima idea della mole di compiti che quelli del quinto anno avevano da consegnare nei giorni successivi perciò non si fece troppe domande sulla questione e decise di rallentare la corsa e poi fermarsi a pochi passi dalla concasata.

    Raissa! Buongiorno!

    La salutò con il tono entusiasta e piacevolmente sorpreso di chi non si aspettava quell’incontro. Aprì un sorriso smagliante e amichevole dei suoi mentre cercava di riprendere fiato e appoggiava le mani sui propri fianchi per poi rivolgere lo sguardo in direzione del lago.

    Nessuna traccia della piovra gigante?

    Era diventata una fissazione da quando qualcuno gli aveva ventilato quell’ipotesi. Non sapeva nemmeno se fosse vero in effetti, e non riuscì a non ripensare a quando la coreana che entrambi conoscevano aveva proposto di farne un carpaccio. Sospirò in modo appena percettibile ed in fine riportò le iridi chiare su volto della compagna in attesa di una risposta da parte sua, sfoderando nuovamente il suo ampio e molto caldo sorriso.

    Raissa Romanova <3
     
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    Si godeva la pace e la tranquillità di quel momento, circondata solo e soltanto dalla natura e poche altre figure umane da cui si teneva a debita distanza, senza la fretta di dover tornare al castello o di dover fare qualcosa di particolarmente impellente, ormai arresa all’idea ed al fatto che quando quella notte si faceva vicina, poteva soltanto dare retta al suo corpo, ascoltare i suoi bisogni e le sue necessità senza strafare, altrimenti se ne sarebbe pentita. Quel comportamento cozzava terribilmente con la sua iperattività: era come dover staccar all’improvviso la spina ad una macchina che di solito andava alla velocità della luce, lasciandolo di punto in bianco senza energia.
    Una voce familiare raggiunse le sue orecchie proprio mentre osservava la superficie del lago, e si costrinse a voltarsi per vedere la figura di Eren farsi sempre più vicina.

    Eren, buongiorno a te.

    La mattina era in realtà passata da un po’ ma non era abbastanza fastidiosa da correggerlo, limitandosi invece a sorridere nella sua direzione e a salutarlo con un gesto veloce della mano. Ridacchiò alla sua domanda, scuotendo appena il capo.

    Nessuna, tutto libero. Spero tu non voglia fare un bagno, comunque. L’acqua è ghiacciata.

    Lo rassicurò, ed in effetti la voce che girava da sempre nel castello riguardo quella piovra era giunta anche alle sue orecchie da un bel po’ di tempo. Osservò per qualche istante il ragazzo: era in chiara tenuta sportiva, e intuì anche dal sudore che aveva addosso che si stava allenando. Sapeva che era una sua abitudine, come quella di tanti altri ragazzi all’interno di Hogwarts, soprattutto dei giocatori di Quidditch che aggiungevano agli allenamenti in campo altre accortezze personali per migliorare le loro prestazioni.

    Tu invece… sei… sei solo?

    Gli chiese nel solito inglese perfetto ma leggermente sporcato dall’intonazione tipica della lingua russa, lo sguardo che vagava attorno al corpo del Grifondoro, come se temesse di veder sbucare la figura di Noah da qualche parte da un momento all’altro. Non perché le facesse paura, anzi, sarebbe stata anche felice di vederlo, ma soltanto perché odiava l’idea di farsi vedere in quelle condizioni da lui.
     
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    Non poté non spostare gli occhi grigi da Raissa alla superficie del lago nero, e conoscendolo un minimo poteva essere chiaro sin da subito come stesse cercando su di essa qualche increspatura strana che magari poteva essere il presagio della presenza vera ed effettiva della famigerata piovra gigante. Da quando aveva saputo della sua presenza, aveva un tarlo! Esisteva sul serio? Magari no. Però era chiaramente curioso in merito, e forse per questo motivo scrutava l’acqua come se si aspettasse sul serio di veder sbucare fuori un tentacolo della famigerata piovra. Era una cosa che lo affascinava moltissimo.

    Un bagno?

    Scosse il capo lentamente. In realtà non era nemmeno l’acqua troppo fredda a spaventarlo e ci si poteva giurare che per spavalderia se sfidato si sarebbe buttato in acqua senza nemmeno pensarci due volte. Magari pentendosene nel mezzo secondo successivo, ma l'avrebbe fatto di sicuro. Più che altro erano gli avvincini che con ogni probabilità popolavano il lago ad essere una rottura di scatole per Eren, non aveva proprio voglia di averci a che fare in quel momento che per lui era di puro e semplice relax. Ma sorvolò sulla questione e mosse qualche passo verso la compagna, evidentemente deciso a sostare un pò lì vicino giusto per ronzare attorno a lei, che gli sembrava sempre così disponibile a scambiare quattro chiacchiere con il prossimo. Almeno, questa era la percezione che Eren aveva della russa. Che fosse una sensazione sua, o Raissa era davvero la ragazza socievole che vedeva lui, non poteva saperlo per certo.

    Nah, più che altro Joy mi ha fatto capire che rischio di beccarmi qualcosa… Perché forse l’acqua è sporca? Peccato.

    Alzò le spalle, quindi mosse i propri passi per accostarsi un pò a lei e provare a sedersi sull'erba umida senza farsi molti problemi.

    Ti spiace se mi fermo un pò?

    Arrivò a chiederle questo e nel caso attendere una risposta da lei prima di spiaggiarsi lì e imporre la sua presenza che magari poteva anche non essere troppo gradita. L'intento però era chiaro, ovvero quello di fermarsi un pò per riprendere fiato prima di tornare con ogni probabilità sempre correndo al castello.
    Ascoltando la sua ultima domanda, in un primo momento fu costretto ad accigliarsi appena e poi a spostare lo sguardo lungo il percorso che aveva compiuto per giungere fino a Raissa in un gesto naturale e involontario che durò non più di qualche battito di ciglia.
    Quindi annuì per darle conferma che effettivamente era da solo, anche perché vista la stazza dell’americano, Eren non avrebbe potuto nasconderlo dietro di sé nemmeno se si fosse impegnato spalancando le braccia nel tentativo di ingigantire la propria figura.
    Spostò nuovamente gli occhi chiari in direzione di Raissa e la esaminò attentamente. Non aveva di certo le basi per comprendere cosa la affliggesse e non la conosceva nemmeno così bene ancora da capire che magari c’era davvero qualcosa che non andava in lei, ma forse era bastata l’ultima domanda che gli aveva posto per far sì che il suo neurone si mettesse in moto. Senza contare che chiedere al prossimo del proprio stato di salute era praticamente una sua abitudine.

    Va tutto bene?

    Chiese, sollevando le sopracciglia in un'espressione furbastra e abbassando appena il capo per guardarla meglio, in attesa di una risposta.
     
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    Eren sembrava particolarmente interessato alla faccenda piovra, a giudicare dal modo in cui osservava la superficie dell'acqua del lago. Raissa non era invece una grande fan di quel genere di cose, tanto che in Cura non aveva una media molto alta, forse perchè aveva un po' il rifiuto per quella materia vista la sua condizione.
    Con lo sguardo chiaro rivolto quindi verso il compagno, rivolse un'espressione abbastanza curiosa e stupida alle informazioni che ascoltò riguardo il lago.

    Davvero? Non so, io non lo farei a prescindere il bagno lì dentro.

    Ridacchiò, evitando di dire che non sapeva nuotare per non fare la figura della sciocca. E scosse il capo invece alla domanda del giovane irlandese, facendosi appena più in là come se non ci fosse abbastanza spazio per farlo sedere.

    No certo, siediti pure.

    Cosa che il compagno aveva già fatto comunque. La compagnia di Eren era più che gradita ed il ragazzo sapeva bene quello che la russa pensasse di lui, visto che non troppo tempo prima era stata costretta da un gioco in Sala Comune a dirlo davanti a tutti ad alta voce.
    Le venne tuttavia spontaneo chiedere se fosse solo o meno, che per qualche ragione si aspettava che il sedicenne non lo fosse e che quindi avrebbe visto spuntare la testa riccia di Noah da un momento all'altro, non troppo certa di come avrebbe potuto reagire a quella presenza. Ne sarebbe stata di sicuro entusiasta, come lo era sempre in sua presenza, ma allo stesso tempo sentiva delle cose farsi sempre più pressanti nella sua testa, ed il bisogno di comunicarle stava diventando praticamente impellente.

    Ah sì sì, credevo soltanto fossi con...

    Non pronunciò il nome del ragazzo per evitare di sembrare troppo strana o pazza, ma anche per non far preoccupare il ragazzo, apprezzando comunque la sua premura nel chiedergli se andasse tutto bene.

    Stavo scrivendo una lettera a mio fratello.

    Confessò indicando il foglio di pergamena sulle sue gambe, tanto per cambiare discorso. Poi all'improvviso una consapevolezza la colse.

    Tu andavi a Durmstrang. Perchè non ci ho mai pensato prima?

    Se fino all'anno precedente Eren aveva frequentato la scuola di magia scandinava, era stato per tutto quel tempo nella stessa scuola di Andrei e attraversato i suoi stessi corridoi ogni giorno.

    Si chiama Andrei ed è un anno più grande di te. Ci hai mai parlato?

    Le chiese curiosa, che era una vita intera che si chiedeva come si comportasse e cosa facesse Andrei durante le sue giornate lontane da casa, nella quotidianità di Durmstrang. Era un po' un'impicciona, oltre ad essere patologicamente gelosa del più affine a lei dei suoi fratelli.
     
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    Eren era sempre interessato a qualcosa di figo, quantomeno a quelle cose che lui reputava fighe e una piovra gigante sicuramente lo era, ragione per cui spesso quando si trovava nei pressi del lago nero il suo sguardo permaneva a lungo sulla superficie dell’acqua con la speranza di vedere un tentacolo agitarsi o far capolino, fortuna che non aveva ancora avuto a quanto pareva.

    Mh. Mi sa che hai ragione pure tu…

    Forse però avrebbe dovuto dare ascolto alle compagne che quantomeno avevano trascorso ben cinque anni a Hogwarts a differenza sua che non aveva concluso ancora il suo primo anno in quella scuola.
    Si sedette perciò accanto alla russa, con il suo solito fare tranquillo e pacioso dei momenti “buoni” in cui non era accelerato o iperattivo per un qualsiasi motivo.
    Una volta accomodatosi accanto a Raissa, incrociò le gambe e si incurvò un pò in avanti così da potersi appoggiare con i gomiti alle cosce in una posizione che era forse lo specchio di quanto si sentisse rilassato in quel momento. Certo era anche, che dall’inizio dell’anno a quel momento Eren aveva anche accumulato qualche centimetro d’altezza in più. Non era ancora un pilastro, ma con quel ritmo ci sarebbe di sicuro diventato.
    Un sorriso sornione si stese nel momento in cui Raissa tornò ad ipotizzare che il ragazzo fosse in compagnia di qualcuno a casissimo, quindi si voltò ad osservarla con tanto di occhi grigiastri illuminati da quello stesso sorriso che le stava dedicando, e alzando le sopracciglia le chiese:

    Chi? Cassian?

    Nessuno avrebbe potuto mai pensare che fosse una domanda seria, piuttosto aveva fatto un nome a caso giusto perché se c’aveva visto giusto in sala comune durante l’ultima terribile riunione tra concasati, quel soggetto non le piaceva troppo, mentre magari c’era un altro molto più vicino ad Eren stesso, che forse forse piaceva un pò di più a Raissa.

    Non l’ho ancora visto oggi…

    Questa volta non aveva fatto nomi, ma il tono si era ammorbidito un pò giusto per farle intendere che quel commento di certo non era indirizzato al ragazzo che aveva appena nominato piuttosto a qualcun altro, ed in qualche modo Eren era certo che Raissa avrebbe compreso subito. Di sicuro non intendeva prenderla in giro nemmeno un pò, anzi! Per questo rimase ad osservarla di sottecchi fino a quando non si decise a risponderle nuovamente cambiando argomento.

    Da! Ho fatto lì il mio terzo anno.

    E la cosa chissà perché lo faceva accigliare visibilmente. Non era stato un anno facile il suo terzo come mezzosangue in quella che era per antonomasia la scuola più terribile di tutte le scuole, o così si era convinto Eren grazie alla sua esperienza, almeno fino a quel momento.

    Andrei…

    Si fermò a riflettere un attimo.

    Nella mia casa c’era un Andrei Romanov che era un anno più grande di me! E se non sbaglio i calcoli: non ci sono molti Romanov, vero?

    Le chiese, ormai praticamente certo da quei pochissimi dati che si trattasse della stessa persona.

    Abbiamo giocato a Quidditch ed eravamo entrambi cacciatori, magari potrebbe ricordarsi di me per questo? Ero alto quanto un elfo a tredici anni! E poi avevo fatto i provini da portiere perché l’anno prima a Castelobruxo avevo giocato come portiere, ma il posto era occupato e quindi sono finito a giocare da riserva… poi però hanno visto che ero bravo e mi hanno affiancato ad Andrei e… Caspita non ricordo come si chiamasse l’altro.

    Raccontò, e lo fece con un sorriso. Non che in quel momento fosse un gigante, ma in tre anni almeno aveva raggiunto un’altezza decente e stava crescendo ancora.
    In ogni caso, non c’erano molte cose belle che ricordava di Durmstrang, ma per quel poco che lo aveva conosciuto, Andrei non gli sembrava terribile come il resto dei purosangue che gironzolavano per quella scuola. Anzi, come compagno di casa e di squadra forse il fratello di Raissa era stato abbastanza in gamba da riuscire a strappargli un sorriso anche a distanza di anni.

    Volava un sacco bene tre anni fa! Figuriamoci oggi!
    Ma… come sta?


    Domanda che le porse con un certo interesse anche se in effetti non era nemmeno troppo sicuro che il suddetto Andrei si ricordasse di lui.
     
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    Farsi mangiare da una piovra gigante, morire congelata o contrarre qualche tipo di malattia di palude non era di certo tra le ambizioni della ragazza russa. Già aveva le sue belle gatte da pelare, una volta al mese e con tanta fatica, non aveva bisogno di altre sfighe del genere con cui fare i conti, motivo per cui non si sarebbe infilata in quelle acque nemmeno se le avessero detto che facendolo Grifondoro avrebbe vinto la Coppa delle Case. O forse per quello sì.
    Alzò appena le spalle nel sentire che Eren le diede ragione, lasciando che poi si sedesse accanto a lei ed assumesse la posizione più rilassata del mondo, osservandolo un po’ di sottecchi almeno fin quando non rispose alla sua domanda.

    Umh? No, non Cassian…

    Chiunque avrebbe preferito vedere in giro tranne che Cassian.

    Noah. Credevo fossi con Noah, ecco.

    Sputò il rospo perché non era capace a tenersi troppo per sé le cose che la turbavano, a prescindere dal fatto che fosse un turbamento positivo o negativo, e no, non aveva per niente compreso quel che l’irlandese aveva cercato di dirle in codice perché troppo distratta dai suoi pensieri per arrivare mentalmente a cose che richiedevano un qualche tipo di collegamento.
    Notò l’espressione che il compagno fece nel confermare la sua ipotesi e capì che forse era meglio non calcare troppo la mano sulla sua esperienza a Durmstrang. Piuttosto fu incuriosita da come le aveva risposto.

    Parli russo?

    Non aveva ancora ben capito che lingua parlassero a Durmstrang, considerando che quella scuola radunava studenti e studentesse un po’ da tutti i paesi slavi e del nord dell’Europa. Ridacchiò poi alla sua domanda successiva.

    No, molti no. O meglio, siamo molti ma tutti nella stessa famiglia.

    Considerando che solo i suoi fratelli erano in quattro e tutti erano andati, o sarebbero andati nel caso di Ivan, in quella scuola… forse nella media potevano quasi eguagliare i Weasley di Howgarts se sua madre avesse deciso di mettere al mondo altri maschi Romanov.
    Il ricordo del Quidditch che Eren descrisse la fece sorridere intenerita, soprattutto perché riguardava anche suo fratello. Era un po’ strano sentirsi raccontare quelle vicende da una persona esterna, ché Andrei le raccontava quel che faceva a scuola in prima persona ma non era mai accaduto che qualcuno le parlasse di lui. Per questo motivo era stata curiosa di chiedere ad Eren.

    Sempre impegnatissimo col Quidditch, eh?

    A sentirlo, non c’era stato un anno in cui il ragazzo non avesse giocato, qualsiasi scuola avesse frequentato. Ed infatti la sua bravura si era vista nella partita contro i Corvonero, quando aveva fatto mangiare la polvere al Cercatore avversario.

    Sta… sta bene, credo! Almeno per quel che mi racconta, ecco, cerchiamo di aggiornarci settimanalmente.

    E lei a sua volta aggiornava lui. Chissà cosa gli avrebbe scritto di lì a qualche settimana, quando non pochi eventi in procinto di accadere nella sua vita e ad Hogwarts avrebbero segnato il suo futuro molto prossimo.

    E chi aveva la coda più lunga di ragazze a corteggiarlo tra te e lui, eh?

    Chiese ridacchiando quando in realtà la sua domanda era abbastanza seria, non sapeva nemmeno perché gliel’avesse davvero posta, ma all’improvviso – manco troppo all’improvviso, visto che ci pensava spesso – quali fossero le dinamiche che Andrei intratteneva tra i corridoi di Durmstrang.

    Edited by Raissa Romanova - 4/4/2024, 20:41
     
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    Il sorriso di Eren si ampliò molto nel sentire Raissa pronunciare il nome di Noah, quindi come aveva fatto prima tornò a rispondere:

    Non l’ho visto oggi se non di sfuggita a colazione…

    Confessò, limitandosi per i momenti successivi ad osservare Raissa in cerca della sua espressione. Non che fosse facilissimo leggere le ragazze ma già da quello che era successo durante la serata di “obbligo verità” qualche forte dubbio su quei due Eren ce l’aveva, tuttavia non volle risultare insistente perciò si limitò ad contemplare la faccia di Raissa per sorriderle poi dopo qualche istante con il suo tipico fare tranquillo e affabile e nel momento in cui si decise che forse era il caso di dire qualcosa, le si rivolse sempre con molta tranquillità.

    Lo cercavi per qualche motivo in particolare o…?

    Rimase sul vago in attesa di una sua risposta, per poi ritrovarsi ad annuire quando la ragazza gli aveva chiesto se parlasse anche il russo, ragione per cui non si fece grossi problemi a risponderle in quella che era la lingua natia di Raissa se pur il suo accento era tutt’altro che perfetto. Non aveva avuto molto tempo per affinare il suo russo. Senza contare che non era l’unica lingua parlata a Durmstrang il che probabilmente lo aveva messo in difficoltà e non poco durante la sua permanenza in quella scuola.

    *Un pò! Quello che serve per capire se mi stanno prendendo per il culo!

    E concluse con un’alzata di spalle per poi tornare a tacere e ascoltare ancora le chiacchiere di lei sempre con fare alquanto interessato nell’apprendere come era prevedibile che i Romanov fossero tutti parenti.

    Allora sicuramente conosco tuo fratello!

    Sfoggiò un leggero sorriso che ben presto si tramutò in una risata. Era vero che era sempre stato super impegnato con il quidditch, cosa che lo portò ad annuire almeno un paio di volte.

    Sì beh… lo adoro il Quidditch.
    Mi basta montare su una scopa per dimenticare tutto il resto! E poi l’adrenalina… il tifo, quello che si prova quando vinci e in ultimo ma non per importanza… l’altezza. Più sto in alto, più mi sento bene!


    Le confidò, concludendo con un sospiro.

    Magari è anche quello che farò dopo la scuola. In realtà non ce l’ho un’idea ben precisa però ammetto che non mi dispiacerebbe continuare a giocare e magari guadagnarci sopra.

    Era chiaro che avesse cominciato a pensarci piuttosto seriamente visto che il sesto anno era agli sgoccioli e gli restava solo l’ultimo davanti, dopo di che doveva per forza intraprendere una strada, che fosse giusta o meno gli toccava almeno scegliere e poi fare i conti con la realtà.
    Nel frattempo sembrava davvero contento di apprendere che Andrei stesse bene e non poté che fermarsi ad immaginarselo cresciuto. Non lo vedeva da tre anni, chissà com’era cambiato e se era cambiato. Eren era cresciuto parecchio rispetto all’ultima volta in cui aveva incrociato il suddetto Andrei Romanov, ma il ragazzo era forse una delle poche persone legate a Durmstrang che Eren ricordava con piacere e quindi porgersi certi quesiti era del tutto naturale per il grifondoro.

    Tra me e lui chi aveva la fila più lunga?

    Sfiatò mezza risata.

    Lui ovviamente! Chi vuoi che consideri anche solo da lontano un mezzosangue… a Durmstrang?

    Scosse il capo sempre sorridendo, di certo non se l’era presa e non sembrava affatto starci male per quello che aveva detto. Magari l’aveva superata, o più semplicemente aveva imparato a conviverci. Fatto stava che Eren ne parlava con la stessa naturalezza di chi sta commentando il tempo atmosferico, gli scivolava addosso tutto, ora che era lontano da quelle mura opprimenti.

    E non importa quanto sia bello questo mezzosangue, perché... andiamo! Io sono bello e lo ero anche a tredici anni! Ma ci sarà sempre un purosangue che anche se brutto come la morte sarà più degno di attenzioni di lui!

    Sollevò le sopracciglia e allo stesso tempo le spalle.

    Ovviamente non mi sto riferendo a tuo fratello, è un discorso molto più generico.

    Raissa Romanova <3
    la frase sotto * è pronunciata in russo. Ho voluto risparmiarti lo sbatti di andare a tradurre :P
     
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    Cercava di non ricambiare lo sguardo di Eren perché non voleva che si accorgesse troppo di quel che stava pensando, sia mai potesse leggerle nella mente e scoprire tutto quello che la ragazza pensava su Noah. Però si sentiva osservata, seppur di sottecchi, ma fingeva indifferenza. O almeno ci provava, perché quando il ragazzo le fece una domanda diretta fu più complicato.

    Qualche motivo in particolare? No, no…

    Non c’era un motivo particolare per cui cercava Noah. Circa. Di certo non avrebbe sputato il rospo al ragazzone americano in quel preciso istante se fosse stato lì con Eren, allo stesso tempo era ancora così confusa da tutto quanto che confessare all’irlandese cosa stesse disturbando il suo animo in quei giorni era ancora troppo.
    Fortuna che poterono cambiare presto discorso, e nel sentirlo cambiare all’improvviso lingua parlando in russo ne rimase piuttosto sorpresa in maniera positiva.

    Complimenti! Per niente male per essere un po’.*

    Disse a sua volta in russo, nella speranza che il ragazzo potesse averne abbastanza conoscenza per capire quelle poche parole, altrimenti gliele avrebbe tradotte.
    Ridacchiò divertita al suo dire riguardo Andrei, ma si interessò di più in un primo momento a sentirlo parlare riguardo la sua passione per il Quidditch. Era bello ascoltare qualcuno raccontare quello che gli piaceva, i volti delle persone si dipingevano di un entusiasmo tutto nuovo.

    Vorresti fare il giocatore professionista?

    Era una domanda piuttosto banale alla luce di ciò che aveva appena sentito, ma era comunque notevole il fatto che Eren avesse già un’idea di quello che avrebbe voluto fare terminata la scuola. Lei era piuttosto certa che i suoi genitori avessero dei piani ben precisi per lei una volta superati i M.A.G.O., ma come al solito avrebbe fatto di tutto per andarvi contro e soddisfarli il meno possibile.
    Il discorso successivo fu più impegnativo del previsto e Raissa non aveva idea del perché avesse deciso di infilarsi da sola in quel vespaio. Perché nel sentire che Andrei aveva una lunga fila di ragazze a corteggiarlo, qualcosa nel suo stomaco si attorcigliò ben più di quanto non gli fosse mai accaduto prima.

    Tu sei sempre bellissimo Eren, il sangue non si vede all’esterno. E poi non conta niente.

    Ci tenne a dirgli. Fortuna che era arrivato ad Hogwarts, pensò. Se non fosse stato che di lì a qualche giorno qualcuno gli avrebbe ricordato qual era il suo stato di sangue, al punto da marchiarglielo a fuoco sulla pelle per sempre.

    E che tu sappia… ha mai avuto… qualche legame particolare?

    Le venne spontaneo chiedere, ma poi si rese conto che sarebbe potuta sembrare molto strana. Quindi aggiunse presto altro, anche perché era parecchio impicciona e questo i suoi compagni lo sapevano bene.

    E tu invece? Come vanno le tue imprese da rubacuori?

    Dubitava che il compagno, carino e gentile com’era, non avesse qualche tipo di intreccio amoroso con qualche ragazzo o ragazza.

    *Frase con l'asterisco in russo!
     
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    Magari aveva anche notato che Raissa fuggiva un pò dal suo sguardo quando si parlava di Noah, però non volle chiederle perché lo stesse facendo, forse aveva snasato qualcosa, forse no, non fu dato saperlo perché scelse di non voler infierire su Raissa, ma metterla in imbarazzo senza motivo non gli sembrava proprio il caso quindi preferì lasciar cadere il discorso a meno che lei non avesse aggiunto qualcosa, e lo concluse con un lento annuire, lo stesso di chi aveva capito tutto, o pensava di aver capito tutto.

    Mi arrangio! In qualche modo dovevo comunicare con gli altri, capire gli insegnanti…

    Ora che si fermava a riflettere, quello che stava trascorrendo a Hogwarts, era anche il primo anno in cui non era stato costretto ad imparare una lingua nuova per capire i suoi compagni e riuscire a seguire le lezioni, effettivamente non era male capire tutto sin da subito e soprattutto riuscire ad esprimersi al massimo delle proprie potenzialità linguistiche e sarcastiche. Forse era anche per questa ragione che era riuscito a farsi più amici in pochi mesi a Hogwarts rispetto a quanto ci aveva messo nelle altre scuole.
    La domanda di Raissa sulla possibilità di giocare a quidditch da professionista se l’aspettava visto il discorso fatto poco prima, e quantomeno all’inizio si strinse nelle spalle.

    Forse! Cioè… sì.

    Si accigliò, vagamente confuso.

    In realtà non lo so con precisione. Mi piacerebbe giocare effettivamente! Tipo nei Kenmar Kestrels… o nei Puddlemere United! Ma anche nei Tutshill Tornados non è che mi farebbero schifo nonostante io tenga per i primi!

    Chiaro che non puntasse per nulla basso quando si parlava di quidditch, tanto che aveva tirato in causa tre delle migliori squadre e persino quella irlandese per cui lui stesso tifava.

    Ma ci sono molte cose che mi piacerebbe fare oltre questo, perciò diciamo che attualmente sono ancora abbastanza indeciso su… tutto. L’unica idea che ho accantonato completamente è quella di fare il magizoologo, e pensare che e nero convinto fino all’anno scorso. Ma pare che io non piaccia alle creature quanto loro piacciono a me!

    Raissa si era sbagliata forse perché Eren parlava sempre con molta enfasi del quidditch, ma non si era sbagliata nemmeno troppo! In fondo l’idea di appendere la scopa al chiodo non lo entusiasmava per niente.

    Tu invece? Ce l’hai già un’idea?

    Il complimento che Raissa gli rivolse lo portò a stendere un bel sorriso di quelli caldi, sinceri e soprattutto spontanei. Si sentiva bellissimo e non ne faceva mistero, ma quando erano gli altri a dirglielo il suo ego lievitava in maniera esponenziale.

    Sì, lo so che il sangue non conta niente. Ma molti purtroppo non la pensano come te.

    Lo sapeva già, anche se completamente ignaro che ben presto qualcuno avrebbe provveduto a ricordarglielo in maniera crudele e brutale.
    L’ennesima domanda che gli arrivò invece su Andrei lo spinse a sterzare gli occhi chiari sulla compagna e fermarsi a riflettere, in fondo lui non ci vedeva niente di male in quella domanda, per qualche momento gli sembrò anche di sentire sua madre, che ficcanasava dappertutto ogni volta che ne aveva l’opportunità pur di scoprire se Eren avesse una fidanzatina o comunque si desse da fare sull’aspetto sentimentale.

    Mh… non che io sappia. Perlomeno, in quel periodo non mi pare.

    Ma si fermò a rifletterci sopra attentamente. Passò poco e comunque non aggiunse nulla, in fin dei conti non aveva intrecciato con il ragazzo in questione al punto da arrivare a ricevere quel tipo di confidenze.

    CITAZIONE
    E tu invece? Come vanno le tue imprese da rubacuori?

    Dovette premere le labbra. Glielo poteva dire che si era preso una bella cotta per la sua migliore amica? Probabilmente poteva, ma non voleva, il che lo spinse a tacere almeno all’inizio e sollevare le spalle con apparente noncuranza.

    Uhm… boh? Cioè, non ce l’ho una ragazza al momento se è questo che intendevi.

    Assunse l’aria più innocente che possedeva e poco ci mancava che si mettesse anche a fischiettare per tentare di apparire il più indifferente possibile.
     
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    Annuiva soddisfatta alle parole di Eren riguardo il capire la lingua russa, ché non stava di certo a lei giudicare, però apprezzava sicuramente il passato variopinto del giovane irlandese. Nonostante la sua giovane età aveva praticamente girato il mondo, e Raissa si rese conto di non avergli mai davvero chiesto il motivo. Era praticamente stato in quasi tutte le scuole di magia più famose del mondo, doveva avere un bagaglio culturale incredibile.
    Altrettanto interessata lo era alle idee di futuro che Eren aveva. Ce lo vedeva, a giocare in qualche squadra importante. Era forte, aveva talento, sarebbe stato un peccato se fosse andato sprecato. Ridacchiò al suo dire riguardo le Creature Magiche ed una possibile carriera da Magizoologo.

    Io te lo dico… se farai il giocatore di Quidditch vengo a vedere tutte le partite! Mi troverai sempre in prima fila.

    Raissa era un’amica fedele, e difficilmente non manteneva le promesse che dava. Soprattutto se si trattava dei propri compagni Grifondoro, che per lei erano come una famiglia.

    Ti piacerebbe fare l’Auror? O il Difensore? O… lo Spezzaincantesimi?

    Chiese ancora più curiosa di poco prima, almeno fin quando il ragazzo irlandese non rigirò a lei stessa la domanda. Ce l’aveva già un’idea, Raissa? La domanda la mise un po’ in difficoltà e lo si poteva facilmente intuire dall’espressione un po’ dubbiosa che assunse.

    Io in realtà… non lo so. Nel senso, i miei fratelli più grandi lavorano insieme a mio padre. Ma non credo che i miei vogliono che faccia la stessa cosa.

    Dava per scontato che Eren sapesse per quale motivo i suoi genitori erano ricchi: erano stati gli ingredienti per pozioni, da creature magiche, da piante magiche oppure piante o creature babbane, a fare la loro fortuna in epoca medievale. Ed ora, più per hobby che per reale occupazione, suo padre, Nikolay e Dimitri si occupavano ancora dell’”azienda di famiglia”. Dubitava tuttavia che sua madre volesse che lei facesse la stessa cosa: era l’unica figlia femmina, per cui non aveva idea di cosa avessero in serbo per loro e la cosa la spaventava molto, perché la mentalità dei suoi genitori era rimasta indietro di almeno duecento anni e quindi era abbastanza certa che per lei avessero previsto un futuro uguale a quello di una ragazza di inizio Ottocento.

    Però mi piacerebbe fare la Medimaga.

    Confessò così, all’improvviso. Fu un pensiero che non aveva mai detto ad alta voce concretamente, Eren era il primo a saperlo visto che di base non lo sapeva nemmeno lei. Però le venne spontaneo dirglielo, accennando un sorriso mentre le iridi color ghiaccio lo scrutavano con aria tranquilla. E si tranquillizzò ancora di più nel sentire che il fratello non aveva mai avuto particolari frequentazioni, almeno per quell’anno a Drumstrang. Non era molto, l’informazione era comunque poco completa, ed in ogni caso non doveva interessarle. Eppure non poteva fare a meno di pensare a quell’aspetto della vita del fratello.
    Tuttavia la risposta del compagno riuscì a distrarla e a portarla su altri lidi.

    Ah ah… era quello che intendevo ma non solo.

    La faccia furbetta era in contrasto con quella fintamente innocente dell’altro, mentre poggiava da una parte la lettera che stava scrivendo per ruotare in parte il busto verso di lui.

    Non hai una ragazza ma…

    Si poteva parlare di molto altro, e non ci credeva che un giovanotto come Eren non avesse nessun segreto da confessare.

    C’è qualcuna che ti piace? O qualche ragazzo? A me puoi dirlo, lo sai che sono una tomba.

    Muta, fedele, silenziosa. Ma una grandissima impicciona.
     
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    Apparve entusiasta all’idea di avere Raissa in prima fila ad ogni partita di quidditch del futuro oltre Hogwarts. Questo significava che non solo la ragazza credeva in lui, ma anche che lo reputava un buon amico al punto da essere certa che dopo la scuola comunque avrebbero mantenuto i contatti.
    Per un solo secondo immaginò di indossare la divisa dei Kestrels, quella maglia verde e la doppia K gialla sul petto, immaginò il tifo e cosa avrebbe provato ad ogni vittoria, perché le sconfitte erano impensabili. Immaginò anche gli strepitosi cori di Raissa sempre in prima fila e la sensazione che scaturì da quei pensieri gli piacqua talmente tanto che se avesse dovuto decisere per la sua vita in quell’esatto istante, non avrebbe più avuto dubbi.

    E allora avrai biglietti sempre gratis per te e per chi vorrai portare, e un pass per gli spogliatoi!

    Qui le fece l’occhiolino. Insomma poteva anche essere interessante un pass del genere nonostante conosceva avendola messa alla prova senza volerlo, la tendenza di Raissa ad arrossire in certe situazioni. Mica si era dimenticato di come fosse diventata rossa come un peperone grazie ai suoi bacini sulla guancia post partita.

    Beh, ho considerato sia una carriera negli auror che quella di spezzaincantesimi.

    Confessò, ripiombando immediatamente davanti alla cruda realtà dei fatti e all’indecisione che si trascinava dietro ormai da quando aveva letteralmente abbandonato l’idea di seguire le orme di suo padre e diventare magizoologo.
    Ascoltò in silenzio, annuendo ogni tanto giusto per farle capire che seguiva il suo discorso. Aveva certamente idea dell’attività della sua famiglia, ma chissà perché non ci vedeva troppo bene Raissa impegnata nel commercio di ingredienti. Qualcosa della sua frase però lo spinse a sollevare le sopracciglia.

    Io credo che dovresti puntare i piedi e decidere tu che cosa fare della tua vita.

    La faceva semplice lui che era nato in una famiglia di ceto medio, aveva una mamma mezzosangue e un padre nato babbano.

    Se quello che vuoi fare è diventare una medimaga, beh, fallo! Almeno so da chi andare ogni volta che un bolide mi romperà un osso… o un criminale mi schianterà malissimo… o mi beccherò una maledizione dopo aver perlustrato la tomba di qualche faraone.

    Scosse il capo, sempre ironico. Si accorse quindi che il discorso stava entrando abbastanza nel personale e già l’idea lo metteva abbastanza a disagio, quindi allungò le gambe e appoggiò la schiena sulla roccia occupata da Raissa, puntando gli occhi chiari in direzione del lago.
    Sbuffò pesantemente.
    Le rifilò un’occhiatina di sbieco, il fare da furbacchione.

    Non mi piacciono i ragazzi.

    Le rispose, ma con il fare tranquillo di chi non si è sentito per nulla intaccato da quell’ipotesi.

    Il resto è abbastanza complicato. C’è una che mi interessa effettivamente, ma… non ne vale la pena nemmeno parlarne. Ho capito che per lei non è lo stesso quindi…

    Alzò le spalle.

    Va bene così. E' tempo perso.... e sicuramente ci perde lei! Mica io.

    Rassegnato e sereno come se stesse parlando del tempo. Non c’era traccia di sofferenze, ma se quella c’era… Eren di certo la stava nascondendo benissimo.

    Tu invece? Hai intenzione di dirglielo a Noah che ti piace… o vuoi una mano?

    Si girò solo in quel momento per guardarla, sorridendo con fare sornione. Che poi non ne sapeva nulla, non concretamente, dava solo per scontati certi suoi atteggiamenti e avrebbe anche potuto sbagliarsi.
     
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    Nel momento in cui Eren le disse che avrebbe avuto dei biglietti gratis per “chiunque avesse voluto portare”, la sua mente volò senza che potesse impedirlo ad una persona in particolare. Perché qualsiasi cosa facesse o volesse fare, finiva sempre a pensare che avrebbe voluto farla con lui? C’erano otto miliardi di persone nel mondo, eppure se gli fosse stato proposto di fare qualcosa, il primo pensiero non sarebbe stato mai quello di farla da sola ma con Noah.

    Urca! Gli spogliatoi non sono una cosa privata? Non vorrei mica disturbare certi momenti… intimi.

    Era un malandrino, Eren, che andava a toccare certe corde in quel periodo della sua vita in cui Raissa non aveva ancora abbandonato tutte le inibizioni. Non che mancasse molto tempo, ma in ogni caso si limitò ad arrossire senza aggiungere altro a quel discorso. Piuttosto, annuì al suo dire riguardo le futuro carriere che avrebbe potuto intraprendere il ragazzo irlandese. Ce lo vedeva bene, a fare l’Auror o lo Spezzaincantesimi. Erano carriere che gli si addicevano, ma non quanto quella nel mondo del Quidditch.
    Più difficile da affrontare fu il difficile sulla sua, di carriera. Raissa non aveva affatto le idee chiare come il compagno, piuttosto aveva qualche desiderio, qualche idee, ma niente di davvero concreto che le facesse dire “Sì, vorrei proprio fare questo”. E sì, Eren la faceva molto più facile di quello che non era, ma almeno riuscì a farla ridere.

    Adesso sono ancora più motivata a fare la Medimaga.

    Per aggiustare tutte le ossa che gli avrebbero rotto i Bolidi o guarirlo dalle maledizioni.

    Scherzi a parte… diciamo che è quello che ho sempre fatto, puntare i piedi con i miei. Spero solo che crescendo non diventi sempre più difficile.

    A rigor di logica, doveva essere più difficile fare i ribelli da bambini che da adulti. Ma l’aria che si respirava in casa sua era strana ed i suoi fratelli tutti troppo attenti ad esaudire ogni richiesta dei loro genitori per avere un metro di giudizio utile ad immaginare che ne sarebbe stato del suo destino.
    Convenne col ragazzo che era meglio parlare di cose più leggere. Per così dire, visto che forse per dei ragazzini della loro età erano più preoccupanti i drammi amorosi che quelli sul futuro.

    Oh. Mi spiace.

    Non aveva per nulla capito di chi stesse parlando, ma comunque gli riservò uno sguardo premuroso.

    Sicuramente ci perde lei! Tu sei un ragazzo fantastico, Eren, penso che qualsiasi ragazza sarebbe fortunatissima a stare con te. Dimenticatela questa tipa qui, se non riconosce il tuo valore significa che non se lo merita.

    Disse tutta convinta, continuando a non avere idea di chi stesse parlando. Ma chiunque fosse, nella sua testa, non si meritava un ragazzo tanto buono come l’irlandese. L’attimo dopo per poco non le andò di traverso la sua stessa saliva. Sgranò gli occhi, guardandolo come una bambina colta con le mani nel barattolo di marmellata, la bocca pure sporca di tutta quella che si era già mangiata.

    Come?!

    Chiese retoricamente, fingendo di non aver capito, quando in realtà aveva capito benissimo. Tutti avevano capito benissimo. Alzò gli occhi al cielo, scuotendo appena il capo e ridacchiando.

    Dannazione, è così evidente?

    L’avevano capito pure tutti i muri di Hogwarts, che stavano lì da secoli e forse non erano mai stati tanto sicuri di qualcosa. Si coprì la faccia con le mani, strofinandosi appena gli occhi come per svegliarsi da un sogno particolarmente complesso.

    Glielo dirò… presto. Perchè mi sembra di essere sul punto di scoppiare. Sto soltanto… aspettando il momento giusto.
    Però grazie.


    Che poi il momento giusto sarebbe stato di lì a qualche giorno, totalmente a caso e senza alcun discorso precedentemente preparato, in un impeto del tutto istintivo come era solita fare le cose lei, era un dettaglio di cui nessuno era ancora a conoscenza, nemmeno lei stessa.
     
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    Le rifilò un’occhiatina di sbieco con quel suo fare impenitente, allungando anche un sorriso sghembo che tendeva verso destra.

    Immagino siano privati, ma non sarebbe così strano una fan con un pass che viene a salutare la squadra, no? Non ci vedo niente di male soprattutto se la squadra è già vestita di tutto punto… Poi se vorrai entrare mentre stiamo in mutande… a tuo rischio e pericolo!

    Gongolò ancora per qualche momento, ma era palese che sul finale del discorso stesse scherzando.
    Non aveva idea di quanto alte potevano essere le pretese in una famiglia come quella di Raissa, poteva forse immaginare l’esistenza di faccende come quella ma che il lavoro di ogni singolo figlio della casata potesse diventare un affare di cui discuterne magari riuniti attorno ad un tavolo, o che fosse una decisione che non spettava pienamente al diretto interessato, erano idee che non potevano minimamente sfiorare la testa di Eren, cresciuto in ambiente molto più tranquillo, in una famiglia un pò sfasciata di ceto medio, e con due genitori che lo avevano invece sempre incoraggiato ad essere se stesso e a fare quello che desiderava.
    Annuì perciò, pienamente convinto che Raissa potesse essere libera di intraprendere la carriera di medimaga se era quello che voleva davvero, e poi un aggancio al San Mungo poteva sempre fare comodo a Eren, soprattutto se si trattava appunto di una delle persone che reputava amiche e che era sicuramente in quel momento nella cerchia più stretta attorno all’irlandese, o comunque era così che la sentiva lui.

    Io sono sicuro che ce la farai!

    Cercò di infondere un pò di fiducia in lei, dedicandole un sorriso pieno, molto caldo anche, che era la chiarissima conferma che credeva fermamente in quello che aveva appena pronunciato. Quello stesso sorriso però si assopì diventando un sospiro appena accennato ma percepibile intanto che attendeva i commenti di Raissa. Forse una dei pochi a non essersi completamente resa conto di chi fosse la persona a cui lui si stava riferendo, gli fu chiaro che Eunjoo non gli aveva nemmeno raccontato ancora cosa fosse successo in sala comune dopo che la russa era sparita per le scale per andare a confabulare con Noah.
    Chissà se avrebbe detto le stesse cose se avesse saputo chi era l’oggetto del cipiglio corrucciato che nacque sulla fronte dell’irlandese.

    Si… qualsiasi ragazza, tranne una.
    Ma come dicevo prima, va bene così.


    Borbottò, il tono ironico e leggero nonostante ci fosse del chiaro fastidio in quell’espressione, e chissà che magari non si trattava proprio di quel dettaglio appena espresso, che lo aveva fatto infognare in quel modo. Tuttavia sembrava abbastanza forte da parlarne con leggerezza, oppure non troppo preso al punto di struggersi senza fine e invece si dichiarava ben disposto a superare la cosa accettando la sconfitta, quantomeno in quel momento credeva di esserlo.

    Quando l’argomento poi passò su Noah, la reazione di Raissa lo fece ridacchiare. Non disse una parola fino a quando lei non si fu completamente espressa, quindi annuì con convinzione, certo che la concasata fosse abbastanza coraggiosa da prendere “l’americano per i ricci” e piazzargli davanti al naso come stavano davvero le cose.

    Bene! Perché Noah mi piace un sacco e mi piaci un sacco anche tu! Secondo me sareste proprio una bella coppia.

    Chiaro che le sue esternazioni di quel momento potevano solo riguardare l’aspetto dell’amicizia e che né Noah, né Raissa lì presente potevano “piacergli” in un modo diverso che come persona. Niente da togliere a nessuno dei due, ma le attenzioni di Eren erano chiaramente rivolte altrove, tuttavia erano due belle persone a cui si era affezionato e con cui non gli dispiaceva per nulla trascorrere il suo tempo, quindi la convizione che sarebbero stati proprio bene insieme si era fatta già spazio in lui dalla famigerata sera della loro sparizione durante obbligo o verità.
    Per il resto, rimase ancora lì con lei prima di decidere che magari era il caso di rientrare e andare a cambiarsi per la cena, il sole stava calando.

    [Role Conclusa]

     
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