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    Corvonero
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    [8 maggio, dopo la fine delle lezioni]



    L’annuncio del Torneo Tremaghi aveva portato con sé la giusta dose di fermento tra gli studenti. Ormai tra i corridoi si sentiva parlare solo di quello ed Elliott, forse per la prima volta dall’inizio dell’anno, si era ritrovato ad ascoltare con più interesse anche l’approfondimento del professor Rüf sull’argomento. Doveva essere un evento importante per i maghi ed Hans guardava il tutto con curiosità, chiedendosi come sarebbe stato l’anno seguente essere spettatore di una gara del genere. Ci sarebbero stati draghi com’era capitato in precedenza? Avrebbero visto sparire i campioni nelle profondità del Lago Nero, o le prove sarebbero cambiate totalmente? Queste domande rimanevano senza una risposta certa, ed immaginava non l’avrebbe saputo fin quando il momento non sarebbe arrivato.
    Aveva finito l’ultima lezione del mercoledì e stava girovagando tra i corridoi mentre decideva se occupare quel tempo studiando, ed ormai seppur corvonero anche lui ne aveva i boccini pieni di passare i pomeriggi sui libri, o fare qualcos’altro, ad esempio rifugiarsi nella Stanza delle Necessità a lanciare qualche incantesimo, oppure fare una passeggiata intorno al castello disinteressandosi della sua carriera scolastica anche dal punto di vista pratico.
    Passò davanti alla Biblioteca e dopo qualche minuto di incertezza, durante il quale lo colpì già il senso di noia, decise di proseguire; tra l’altro nell’ultimo periodo, a pari passo con lo scemare dei suoi sentimenti per Setoshi, aveva scoperto che non era così facile concentrarsi quando la sua mente tendeva a vagare in fantasie afrodisiache senza un apparente motivo. L’influenza ingenua dell'amico forse aveva bloccato la sua mente nell’andare in quella direzione, un pochino almeno, che comunque di pensieri del genere ce n’erano stati; ma adesso che quell’ascendente era quasi totalmente scomparso, sentiva che le cose erano cambiate, e il legame indissolubile che credeva legare l’amore al sesso si era spezzato come una corda che era stata tirata troppo. A dire il vero al momento sentiva bisogno di tutto tranne che di innamorarsi, ed era certo sarebbe stato così per un bel po’ di tempo.
    Alla fine, dopo aver camminato a vuoto, decise di cominciare a salire verso i corridoi del settimo piano, schivando matricole e cercando di non farsi fermare da nessuno di sua conoscenza per fare quattro chiacchiere, convinto ormai che la scelta migliore ricadesse sulla Stanza delle Necessità e i suoi manichi d’allenamento.

    Oliver Montgomery-Laurent


    Edited by Elliott H. Bailey - 6/5/2024, 10:22
     
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    Non pensava ad altro, Oliver, da quando era stato annunciato il Torneo Tremaghi. Pensava a quanti soldi avrebbe potuto vincere e a tutto quello che ci avrebbe potuto fare. Avrebbe comprato una casa tutta sua, a Dover, dove avrebbe organizzato feste aperte a maghi, streghe e babbani. Avrebbe cercato di far capire a sua madre che lui ed Edward non erano l’incarnazione del diavolo, cosa che poteva fare anche senza galeoni, ma era difficile tornare a dover senza un soldo bucato in tasca e soprattutto senza la possibilità di stare insieme a lei per più tempo. Pensava a tutte le possibilità che avrebbe potuto avere e che in quel momento non aveva. Era forse vero che i soldi non facevano la verità? Forse sì, ma era difficile trovare dei poveri che ridevano.
    Non aveva troppi motivi per girovagare dalle parti del settimo piano, Oliver, che di interesse a raggiungere la torre dei Corvonero non ne aveva così tanto ma nemmeno la Torre di Astronomia o l’Aula di Divinazione. Di fatto non sapeva proprio come c’era finito là sopra, ma poco importava. Dopo una giornata intera di lezioni faceva anche bene sgranchirsi un po’ le gambe tra una scalinata e l’altra, e siccome aveva perso di vista Noah dopo la fine dell’ultima ora aveva deciso di volersi volontariamente perdere per la scuola, ma senza perdersi per davvero.
    Una volta arrivato fino al corridoio del settimo piano, però, aveva potuto intercettare con le iridi chiare una figura familiare. Motivo per cui cominciò a camminare alle spalle di Elliott, cercando di accelerare il passo per raggiungerlo ma allo stesso tempo senza farsi sentire troppo.
    Una volta giunto abbastanza vicino, avrebbe allungato il braccio verso di lui, più nello specifico la mano, chiudendola a pugno e lasciando liberi soltanto l’indice ed il medio, con cui avrebbe cercato di toccare le spalle del Corvonero facendole camminare da spalla a spalla, come se avesse avuto un omino – o un insetto, in alternativa – che gli camminava sulla schiena.

    Cucù.

    Disse solo in un primo momento, per poi affiancarlo.

    La Torre di Corvonero è dall’altra parte. Hai sbagliato strada?

    Era piuttosto certo che non fosse così in verità. Ma visto che la prima volta era stato lui ad intercettarlo mentre si faceva gli affari suoi, gli sembrava più che giusto ricambiare.
     
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    Stava camminando con tranquillità verso la Stanza delle Necessità, quasi certo di non incrociare nessuno in quella parte del castello. Il corridoio dove si trovava la sala segreta era apparentemente vuoto e la Sala Comune si trovava dal lato opposto della torre, perciò si aspettava di incontrare al massimo qualche altro studente interessato a far apparire la stanza. Non fece poi molto caso a dei passi dietro di sé, abituato com’era a sentire quel rumore un po’ ovunque lì ad Hogwarts, dove ad ogni angolo sembravano esserci studenti. Quel che però non si aspettava era sentire una sensazione zampettante sulle spalle che gli fece muovere velocemente il braccio e la mano in direzione della schiena. Invece però di prendere al volo qualche insetto, le sue dita andarono a toccarne altre, facendolo girare di colpo, in un tempismo perfetto con il “cucù” di Oliver.
    -Ah, sei tu.-
    Sorrise leggermente birichino, ricordandosi del loro incontro avvenuto qualche mese prima, e ricambiò il contatto fisico non richiesto, poggiandogli la mano sulla spalla e stringendola un po’, senza l’intenzione di fargli male.
    -Non sto andando lì.-
    Disse, sciogliendo la presa, pensando che sarebbe stato divertente confondere un po’ il tassorosso portandolo nel corridoio vuoto dov’era nascosta la Stanza delle Necessità; e magari sarebbe anche riuscito a sbirciare un po’ nei desideri di Oliver, se la sala avesse dato loro ascolto senza dover dare ulteriori spiegazioni. Guardò per qualche secondo gli occhi azzurri dell’altro, pensieroso sul da farsi. Da un lato non voleva mandarlo via, in fin dei conti era stato proprio lui a dirgli che avrebbero passato un po’ di tempo insieme, prima o poi; dall’altro però portarlo con sé sarebbe stato come regalargli quel segreto così utile. E poi a dargli una bella spinta c’era il fatto che tra loro aleggiasse un “forse” che non gli faceva poi venire molta voglia di riflettere.
    -Dai, vieni, se ti va.-
    Non che dovessero andare poi molto lontano comunque. Girate due svolte infatti sbucarono nel vicolo cieco. A quel punto si fermò, cercando di non pensare a nulla di particolare. Non voleva risvegliare la stanza, almeno non prima di vedere la reazione di Oliver nel ritrovarsi in un corridoio vuoto e magari prenderlo solo un po’ in giro, se ci fosse riuscito.
    -Eccoci qui.-
    Disse, guardando un punto davanti a sé, cercando di far finta di vedere realmente qualcosa oltre i mattoni delle mura.
    -Magnifica, non è vero?-
    Si morse le guance per non ridere, provando a rimanere impassibile, mentre indicava il punto vuoto davanti a loro dove solitamente vedeva apparire la porta della Stanza delle Necessità, ma di cui al momento non si vedeva l’ombra.

    Oliver Montgomery-Laurent
     
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    Non credeva che potesse davvero essere scambiato per un insetto, a meno che non si trattasse di un coleottero di dieci chili – che magari in tempi di cambiamento climatico avevano persino cominciato a girare, vista la grandezza delle Acromantule che avevano fatto irruzione l’anno prima ad Hogwarts, ma invece si beccò la manata di Elliott e poi subito dopo la mano sulla propria spalla, gesto che gli lasciò tranquillamente la libertà di fare.

    Sempre questo tono sorpreso.

    Con un’inconsapevole citazione di qualità lo incalzò in quel modo, apprendendo poi che non si era perso – cosa che non credeva davvero – ma che stava andando da qualche altra parte. Si sentì il suo sguardo addosso per una manciata di secondi senza capirne bene il motivo. Eppure lo ricambiò, in quegli attimi di silenzio che aleggiarono tra di loro fin quando Elliott non gli propose di andare con lui. Di fatto non aveva di meglio da fare, quindi annuì e lo seguì lungo il percorso che li avrebbe condotti a… un corridoio vuoto.
    Si guardò un po’ intorno, soprattutto fissando il muro davanti a sé che il Corvonero gli indicava con lo sguardo. Addirittura, lo toccò, ma al tatto non gli sembrava di sentire altro che mattoni.

    Aspetta, io non vedo niente.

    Da bravo ingenuotto, si era fidato delle sue parole e per un primo momento vi aveva creduto. L’attimo dopo si rese conto che a volte anche i perculatori potevano essere perculati, persino nella più sottile e stupida delle maniere.

    Mi stai prendendo in giro, eh?

    Sbuffò, ridacchiando e alzando gli occhi al cielo. L’attimo dopo, con un cenno della mano, gli lasciò intendere che non importava. Ma allo stesso tempo decise di fare un altro importante passo, o meglio, si lanciare un’esca.

    Ho capito, dai. Allora ti lascio in pace a fare le tue cose.

    Avrebbe così finto di andarsene, provando a muovere i primi passi verso il corridoio da cui erano venuti. Che se aveva un po’ intuito cosa vi fosse dietro gli occhi e nello sguardo del giovane Bailey, probabilmente l’avrebbe fermato e gli avrebbe detto di aspettare. Se invece si era sognato tutto quanto e le sue intuizioni erano state sbagliate, allora avrebbe proseguito per la sua strada lasciando davvero in pace Elliott al suo pomeriggio ed ai suoi impegni, tornandosene da dov’era venuto. Forse.
     
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