Louder Than Hell

Sala dei Ritratti

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    Incontriamoci alla Sala dei Ritratti, questa domenica.

    C.



    Un pezzo di pergamena che bene o male avrebbe cercato di rifilare possibilmente di nascosto in qualche oggetto di proprietà della più giovane di casa Travers, da un innocente tomo di Incantesimi in cui poteva nascondersi tra le pagine al fondo della borsetta in cui l'altra doveva riporre l'occorrente per una materia o un'altra, il tutto sempre alla conclusione di una lezione qualsiasi e quando vedeva fosse più probabile un momento di distrazione altrui. Sfacciato come sempre, non badò granché al fatto che lasciare un biglietto anonimo e di poche parole non fosse la migliore delle proposte in una situazione dove la guardia di molti era comprensibilmente alta, soprattutto alla luce degli attacchi di qualche tempo fa e che avevano alzato qualsiasi sospetto su chiunque. Gli interrogatori erano quelli che erano, a lui era toccato perfino venir interrogato dalla Preside in carne e ossa, considerandosi ancora fresco non voleva privarsi del tutto dalle altre dinamiche che popolavano il Castello. Più o meno, dunque, confidava nel fatto che potesse essere lo stesso per la Travers, nuovi com'erano visto il trasferimento che avevano dovuto fare nel bel mezzo dell'anno scolastico.

    [ Domenica, 7 Aprile 2024 ]


    Sostava dunque nella Sala dei Ritratti, un po' più tranquilla di quanto avesse immaginato, e camminava con la solita andatura energica e sicura insieme, passando da un ritratto all'altro e ficcando il naso ove poteva. Alla sua sinistra, c'era un mago conciato con un abito insolitamente giallo sporco e un cappello a punta di colore verde scuro, che sembrava essere a guardia di qualcosa che dopo un'occhiata più attenta sembravano delle grate. Mosso dalla curiosità aveva alzato la mano per indicargliela e in risposta aveva osservato la figura del mago sollevare l'abito per coprirle, rivelando così un altro vestito sotto, dello stesso colore del cappello a punta, e che quel giallo sporco fosse in realtà un mantello fin troppo sopra le righe. Questo almeno per i gusti dell'americano, che liquidò subito con una manata decisa.

    Lascia stare, non m'interessa più.

    Aveva ripreso a camminare, passando a un altro ritratto, posto all'altezza di tre metri e per cui dovette alzare gli occhi: una strega dall'età stimata a trenta anni sedeva su uno scranno e con una finestra ampia alle spalle che sembrava dare su una foresta fitta e dal colore più scuro, lontanamente simile alla Foresta Proibita. Anche in quel caso, però, Cassian non ebbe granché fortuna che pur parlandoci con interesse, la strega non era della stessa opinione e preferiva tornare invece a giocare a Scacchi Magici con il protagonista di un altro ritratto, posizionato di fianco e che mostrava un mago - c'era da riconoscerlo - molto carismatico. Forse insistere non era quello che servisse, forse il tutto sarebbe arrivato da sé come quando aveva scoperto il passaggio della Strega Orba, solo che non era affatto famoso per essere l'uomo più paziente al mondo. Distolse l'attenzione dai ritratti per rivolgerla all'orologio sul polso, con le rifiniture e le lancette composte dallo stesso materiale, oro bianco scintillante, constatando che non mancasse molto all'arrivo di Elara.

    Elara Travers :f:

    1 + 7 (Popolarità)= 8 || Tentativi 1/5, non se trova niente
     
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    Serpeverde
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    Aveva ritrovato il biglietto infilato nelle pagine di un manuale scolastico, mentre se ne stava in Sala Comune a ripassare gli appunti per la successiva lezione di Incantesimi. Inizialmente non vi aveva fatto particolarmente caso, ed invece lo aveva aperto soltanto al termine di quella sessione in solitaria. Un’espressione tra il curioso ed il perplesso si era dipinta sul volto della bionda, non avendo modo di riconoscere la grafia ed invece chiedendosi chi si nascondesse dietro quella ”C.” che siglava il messaggio. Alla fine, tuttavia, si era decisa ad andare. Il luogo ed il momento non suggerivano particolare pericolo, ed invece era prevalsa quella naturale curiosità che da sempre la attraversava.
    Vestita quindi nella divisa Serpeverde nonostante fosse fine settimana ed avrebbe potuto permettersi degli abiti diversi, impeccabile in ogni bottone allacciato ed in ogni piega stirata, aveva comunque approcciato la Sala dei Ritratti con una certa cautela. Il passo infatti usato per salire i gradini dai sotterranei era stato lento e leggero, come di chi non avesse nessuna fretta e nessuno ad attenderla, ed in ogni caso anche lungo il tragitto si era guardata più volte intorno nel caso in cui fosse riuscita ad intercettare il proprio appuntamento. Alla fine però si era arresa all’evidenza che dovesse trattare perlopiù di qualcosa di innocente ed allora aveva allentato quel minimo di tensione in favore di un animo più tranquillo. Trovò quindi la porta aperta ed una voce maschile intuibile dall’esterno, fino a che non si costrinse ad allungare il collo in avanti.

    «Cassian

    Mormorò allora, un sorriso gentile sporcato da una sfumatura divertita mentre varcava la soglia della stanza e si mostrava in tutta la sua altezza non esattamente trascurabile. Aveva tra gli zigomi la solita espressione pacata e gentile, quella che tutti ormai avevano imparato a conoscere ed anche ad apprezzare tra le mura del castello, ma il guizzo che le illuminò per un attimo lo sguardo verde era comprensibile solo a quei pochi che poteva dire di conoscere lati meno noti di lei. Tra questi, c’era proprio il Grifondoro.

    «Volevi vedermi?»
     
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    Messa da parte l'interazione con i Quadri, alcuni se ne stavano per fatti loro, altri chiacchieravano con i vicini di pennellate diverse, Cassian aveva preso a guardarsi attorno forse nel tentativo di fare mente locale e provare a ricordarsi come fosse stata l'ultima volta che aveva spiato osservato innocentemente Venetia ed Elliott sparire al di là di una cornice. Non era propriamente sicuro del dove anche a causa della scarsa visibilità che aveva avuto nell'atto di osservarli, entrando vistosamente avrebbe reso sempre più palese la sua presenza e non rientrava tra le sue intenzioni allora. Era giusto per ammazzare il tempo nell'attesa che Elara facesse capolino con la sua espressione sempre pacata e gentile, come se nulla potesse turbarla o addirittura romperla. Anche quel giorno non venne smentito, dunque si voltò per osservarla dall'alto verso il basso e con un accenno di sorriso sfacciato a ricambiare quello non tanto gemello.

    Elara. Incantevole come sempre, o è vero quel che si dice in giro di tuo fratello e dovrei guardarmi le spalle?

    Finì per guardarsi attorno con un'aria sottilmente ironica, come se non si aspettasse affatto che Everard potesse spuntare da uno dei ritratti posti alle spalle. Alla domanda altrui indugiò poi come facendosi desiderare un pelino di più, frattanto che prendeva a girarle intorno senza starle tuttavia troppo appiccicato. Un po' lo faceva perché sotto sotto poteva dirsi ancora incuriosito dalle potenzialità dei ritratti magici disseminati ovunque su quelle pareti, un po' si sentiva di doverle quantomeno il rispetto per l'audacia dimostrata, cosa affatto scontata in un periodo come quello che il Castello stava vivendo, i pericoli sempre dietro l'angolo, le voci numerose che viaggiavano veloci da una parte all'altra, l'incertezza che derivava dalle accuse mosse contro altri studenti. Non proprio la più rosea delle situazioni, c'era da riconoscere.

    Sì, sì e sì.

    Asserì in parte energico, come se lo stimolo dato dalla ricerca di passaggi segreti nascosti in quei protagonisti di pennellate fosse sufficiente a fungere da benzina.

    Voglio dire, volevo proprio chiedertelo da quando ti ho visto con Gideon Greengrass, be', quella volta in cui cercavamo il gatto stupido del Custode. È passato del tempo, certo, ma non ti nasconderò che l'avevo rimosso e mi è tornato in mente l'altra volta alla lezione di Incantesimi.

    Iniziò col chiarire un po' la situazione che l'aveva portato a quel punto: invitare Elara con un messaggio tutto sommato minimalista, incontrarsi per un po' di sana ricerca sui segreti del Castello e, perché no, capirne di più sulla questione che lo lasciava incuriosito. Aveva chiesto anche a Eunjoo, se non ricordava male, e non aveva ottenuto granché come risposta. Incrociò le braccia all'altezza del petto e si piazzò infine di fronte la Serpeverde, il sorriso vispo stampato in volto di chi sembra essere pronto a passare il calderone bollente. Fino a quel momento non aveva avuto granché fortuna con i quadri, tanto valeva andare al nocciolo della questione.

    Tu e Greengrass. Le vostre famiglie vi hanno accasato?

    Domandò con innocenza quasi disarmante, denotando alla fine che anche lui provenisse dall'ambiente giusto e sapesse come funzionassero certe dinamiche. La curiosità, a dirla tutta, non era tanto legata all'idea che Elara Travers potesse essere già accasata con un membro della famiglia Greengrass, piuttosto il fatto di capire se ci fossero ancora delle possibilità o era tutto un grosso fraintendimento. Bene o male approfondivano la questione, sempre se lo avesse voluto la Serpeverde naturalmente, o ci facevano su una risata.

    Elara Travers :f:

    Il secondo tentativo nemmeno lo metto ugh.
     
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    Serpeverde
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    Mosse qualche passo in direzione del giovane Grifondoro, avanzando nella stanza ed osservandosi intorno. Il passo era leggero ed ogni movimento aggraziato come sempre, mentre le iridi verdi si alternavano tra i ritratti presenti tutto intorno ed il volto di Cassian. Il ragazzo la incuriosiva, soprattutto perché non aveva idea del motivo di quella convocazione, e d’altra parte non era mai stata in quella stanza che più di una persona le aveva raccontato nascondere passaggi segreti verso le aree più disparate del castello. Anche per questo indugiò ancora lo sguardo alle pareti, senza che tuttavia nulla di strano catturasse la sua attenzione ed invece inquadrando la figura dell’americano quando venne salutata.

    «Sei molto gentile.»

    Mormorò docile, prima che il riferimento ad Everard le strappasse uno sbuffo divertito. Piegò il capo leggermente, umettandosi le labbra. «In effetti temo che tutto quello che si dice su mio fratello sia vero.» Nel bene e nel male. «Ma, nel caso specifico, credo dipenda dalle intenzioni..»

    Ammiccò così, senza riferirsi a niente di particolare ed evitando che il tono scemasse nell’ovvia malizia, parlando in generale di una protettività da fratello maggiore che investiva qualsiasi possibile minaccia in vista per la sorella. Che poi la protettività andasse di pari passo ad una gelosia non propriamente sana, quello era un discorso che non avrebbe svelato in quella sede. «Ma se posso tranquillizzarti, l’ho lasciato in Sala Comune e non penso volesse alzarsi presto dalla poltrona.»

    Allungò quindi un occhiolino in direzione del rosso oro, muovendo ancora qualche passo fino a che non trovò particolarmente comoda una mattonella specifica e lasciò che invece fosse Cassian a muoversi nello spazio. Non avvertiva invadenza alcuna, ed anzi se ne stava piuttosto tranquilla mentre inchiodava l’altro con il consueto sguardo caldo ed accogliente. Fu però l’energia nella conferma altrui a sorprenderla, motivo per cui si fece più ricettiva ed anzi invitò con un cenno del capo l’altro a spiegarsi. Seguì quindi le parole altrui con una rinnovata curiosità e, manco a dirlo, un crescente stupore. Il nome di Gideon, infatti, la mise silenziosamente in allarme, che voleva evitare una conversazione gemella a quelle che aveva avuto con Christian nei sotterranei, e tuttavia non capiva come quel tipo di necessità potesse nascere proprio da Cassian. Alla fine, però, non solo scoprì di aver preso un granchio, ma la domanda che le venne rivolta le fece spalancare tanto gli occhi quanto le labbra.

    «.. io e Gideon?»

    La cosa era talmente impensabile che non poté trattenere un risolino leggero, ma eloquente. Ammorbidì l’espressione in un sorriso divertito, ma anche rassicurante a suo modo.

    «Siamo cugini. Di primo grado, per l’esattezza.» Non che questo mettesse al riparo i rampolli delle Sacre Ventotto, ma per lei era assurda anche solo l’idea. «Sua madre è una Travers.»

    Aggiunse quindi, a completamente, ma l’aria divertita non sembrava voler abbandonare la figura della bionda. «Non credo che mio padre abbia mai avuto questo tipo di intenzione, santo cielo.. Per me è un fratello.»

    Sapeva che l’intimità e la confidenza che scorreva tra lei ed il moro poteva risultare ambigua ad occhi esterni, ma traeva la sua origine proprio da quel rapporto fraterno che i due avevano sperimentato fin dalla prima infanzia e che li rendeva simbiotici per molti aspetti. Chiarito quel punto fondamentale, la domanda che le salì alle labbra era ovvia e scontata.

    «Come mai ti interessa?»

    Elara non trova nulla.
     
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3 replies since 6/4/2024, 17:57   100 views
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