I Knew You Were Trouble

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    [ 19 Aprile, 18:30 ]

    La normalità a cui Venetia era abituata aveva subito un cambiamento insolito, né improvviso né troppo evidente, ma se si fosse fermata a guardare al passato più recente avrebbe potuto notare quante cose avessero subito una metamorfosi nell'ultimo mese trascorso. Prima adorava girare da sola per il castello tra una lezione e l'altra, adesso ci pensava due volte prima di farlo. Prima non dava peso alle persone di cui si circondava, adesso l'insistenza di suo padre a tal proposito stava lentamente facendo breccia nella mente fragile ed influenzabile della Prewett. Non aveva mai visto Hector tanto preoccupato come in quel momento, o forse prima era semplicemente più bravo a non farlo trasparire nelle missive che le inviava regolamente ben tre volte alla settimana. Prima era felice di ricevere costanti aggiornamenti da suo padre, adesso ogni gufo era diventato pesante e angoscioso.

    Venetia,

    Anzitutto porto buone notizie: i Cannoni di Chudley sfideranno le Vespe di Winbourne in casa alla fine dell'estate, e sono riuscito a procurarmi già tre biglietti per la partita. Non passo molto tempo a casa ultimamente, ma ogni volta che lo faccio sento la tua mancanza. Anche a Clover manchi, ma è convinta che tu stia meglio e più al sicuro tra le mura di Hogwarts. È un'elfa fedele e gentile, lo sai, ma in questo momento inizio ad avere qualche difficoltà a darle ascolto. So che all'inizio ti ho detto che non avevi nulla di cui preoccuparti, e ciò non è mutato, tuttavia mi preme tornare ad insistere sulle compagnie di cui ti circondi. A tal proposito, vorrei che passassi più tempo insieme al figlio di Magnus e Ophelia, perché niente mi rende più preoccupato del pensiero della mia unica figlia da sola in quel castello e credo che la sua sia la compagnia più preziosa che tu possa trovare in un momento come questo. Quando tornerai ti spiegherò tutto meglio, ma ti invito a non temere il peggio.

    Sii prudente,

    Hector C. Prewett


    Era sempre stato un uomo famoso per la sua insistenza, Hector, ma in quel periodo a Venetia iniziava a sembrare fuori da ogni grazia. Aveva iniziato a giustificarlo pensando che fosse causa dell'età che avanzava sempre di più, ma ormai era più di un mese che continuava a ricevere lettere di quel tipo. Se continuava così, i Mollicci avrebbero ben presto preso le sembianze di un gufo al cospetto di Venetia.
    Armata di pazienza e di buone intenzioni, avrebbe portato con sé la lettera fino al campo di Quidditch, pensando che Nathan doveva essere lì, o che prima o poi sarebbe arrivato... L'idea di andarlo a cercare direttamente nei sotterranei era la prima che aveva escluso - troppi Serpeverde - e dopo aver spiato le prenotazioni del campo per quella settimana aveva deciso che fosse la mossa più adatta. E poi, quello era terreno non solo neutro, ma anche comune. Magari sapeva qualcosa in più di lei, magari i suoi genitori non erano così criptici e machiavellici come Hector.
    Si era messa ad aspettarlo in piedi davanti alla porta, attendendo che il Serpeverde uscisse od entrasse da essa, la lettera in mano ed il piede che involontariamente batteva ripetutamente a terra. Era evidentemente nervosa per quella situazione e non riusciva neanche a nasconderlo. Non aveva idea di cosa le stesse nascondendo suo padre, e se le aveva detto di non temere non si sarebbe preoccupata, tuttavia era in pensiero per lui e voleva davvero dargli una mano a star più sereno, quindi avrebbe incluso Nathan tra le sue compagnie. Però a modo suo.

    Nathan A. Lestrange :f:
     
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    C'erano poche cose davvero sacre nella vita del giovane Lestrange, tra le quali spiccavano senza ombra di dubbio l'allenamento, l'alimentazione ed il riposo notturno. Tuttavia, era impossibile non tenere in considerazione anche un altro fattore che, considerata la sua sbadataggine, alle volte subiva degli scossoni frustrandolo non poco: l'integrazione.
    Suo padre gli aveva fatto recapitare un piano nutrizionale ed integrativo da uno dei suoi amici medici dell'Ospedale San Mungo e, se da un lato il primo veniva seguita pedissequamente dal Serpeverde, lo stesso non poteva dirsi del secondo.
    In particolar modo, quel giorno aveva dimenticato di portare con sé la borraccia contenente una qualche specie di intruglio che avrebbe dovuto fungere da integratore di sali minerali e chissà quale altra diavoleria durante l'allenamento di Quidditch del pomeriggio.
    Inutile dire che la bottiglia in questione era rimasta nel suo dormitorio e che non aveva avuto il tempo di andarla a recuperare, vedendosi costretto ad allenarsi sorseggiando della banalissima acqua.

    Ho capito! Vado soltanto a recuperare la borraccia e poi torno ad aiutarvi a sistemare, per Merlino. Quante lagne.

    Fu cantilenando quella scusa che aveva deciso di allontanarsi dal campo da gioco in anticipo, lasciando i suoi compagni indietro a rimettere in ordine tutta l'attrezzatura che avevano utilizzato per un paio d'ore per allenarsi, avviandosi verso l'uscita da solo.
    Non aveva avuto né il tempo di lavarsi né quello di cambiarsi, difatti nel momento in cui si affacciò verso l'uscita aveva la maglietta nera che aveva utilizzato per allenarsi ancora addosso, incollata inesorabilmente al torace tonico neanche avesse appena subito un gavettone. Un pantaloncino ed un paio di scarpe comode del medesimo colore completavano il suo abbigliamento e si accompagnavano ai soliti ricci scomposti, fradici di sudore a loro volta.

    Conta fino a 10 e vedrai che appena arrivi a 9 sarò già qua un'altra volta!

    Lanciò un ultimo urlo in direzione dei suoi lamentosi compagni, imboccando l'uscita con il capo voltato all'indietro. Era talmente distratto da quella conversazione semi-urlata che non si rese conto della presenza di Venetia, tant'è che finì letteralmente per travolgerla - sempre che la rosso-oro non fosse stata pronta abbastanza da evitarlo - incespicando nei suoi stessi piedi mentre cercava di rimanere in piedi e, al tempo stesso, di non far cadere rovinosamente al suolo la persona che aveva appena investito.

    Oh merda, scu-

    Riuscì a restare in piedi per miracolo, tentando di afferrare l'altra persona - che ancora non aveva riconosciuto - da una spalla per aiutarla a non crollare sul prato.

    Scusa.

    Concluse a quel punto, sollevando anche finalmente il capo ed incrociando il volto di Venetia che non faticò a riconoscere.

    Venetia! Perdonami, non ti avevo vista.

    L'espressione sul suo volto si ammorbidì seduta stante, mentre le labbra si aprivano in un sorriso accomodante che spazzò pian piano la smorfia sorpresa che l'aveva colto nel momento esatto in cui aveva inquadrato inaspettatamente la Grifondoro nel suo campo visivo.

    E scusami anche per la condizione pietosa. Puzzo, ho appena finito di allenarmi.

    A tal proposito allargò entrambe le braccia, esponendo il torso intero sul quale il cotone della t-shirt si modellava esponendo ogni singolo muscolo teso del petto e dell'addome.

    Che ci fai qui?

    L'eventualità che la rossa fosse lì per scambiare qualche chiacchiera con lui non lo sfiorò neanche per sbaglio, dunque si limitò a riabbassare le braccia e distendere il volto in un'espressione tranquilla mentre la scrutava con fare curioso.
    I suoi genitori erano molto meno pressanti a riguardo di tutta quella questione, ma anche loro continuavano a lanciare strane esche di tanto in tanto. Tuttavia, il verde-argento era di sicuro meno sveglio dell'altra e di conseguenza non si era posto neppure lontanamente il problema che potesse esserci qualcosa di molto più grande sotto.
     
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    Non appena sentì rumori e voci indistinte provenire da dietro di sé drizzò le spalle e prese a sistemarsi i lunghi capelli rossi; qualsiasi fosse l'occasione, Venetia doveva apparire sempre carina, ordinata e presentabile, e mettere mano alla lunga chioma ribelle fu quasi un riflesso involontario scaturito dalla consapevolezza di non essere più da sola. Per un istante le parve di riconoscere la voce di Nathan in lontananza, motivo per il quale si sarebbe affacciata oltre l'uscio dell'ingresso per controllare fugacemente. Che aveva tanto da urlare? Purtroppo per lei, sbagliò di gran lunga il tempismo di quella mossa. Non appena il suo viso spuntò oltre l'entrata dello stadio venne travolta da quella che, a giudicare dalla robustezza, doveva essere proprio una spalla del Serpeverde.

    Attent-

    Fu inutile il suo avviso; un attimo dopo sentì il naso pizzicare a causa dell'urto e dovette reggersi saldamente per non cadere, limitandosi quindi a fare solo qualche passo all'indietro.

    Ahia...

    Lamentò massaggiandosi l'osso del naso dolorante, gli occhi chiusi in un'espressione sofferente. Era già la terza volta del mese che subìva un attentato al naso! Iniziò a pensare di andare a chiedere a qualche Divinante se ci fosse un significato dietro alla cosa, come se fosse un segno dell'Universo che doveva essere decifrato. Meglio la spalla di Nathan che il Torrone Sanguinolento di Cassian, comunque. La sua lamentela sarebbe durata in ogni caso molto poco; prima di tutto non voleva far sentir in colpa l'altro, e poi un po' era anche colpa sua, dato che si era presentata lì senza alcun preavviso.

    Colpa mia! Avrei dovuto avvisare..

    Riaprì dunque gli occhi cercando di ignorare la botta ed esibendo uno dei suoi migliori sorrisi, accorgendosi solo allora delle condizioni in cui versava Nathan. Forse non era stata una grande idea, quella lì, magari si sentiva a disagio... Non aveva intenzione di portargli via troppo tempo, in realtà, tuttavia si ritrovò a fissare per qualche istante i suoi ricci scomposti e la maglietta attillata che lasciava poco spazio all'immaginazione. Quella botta doveva averle fatto perdere qualche rotella collegata agli ormoni, e dovette scuotere la testa per tornare al focus principale del discorso, cioè il perché era lì. Non era una stalker!

    Ah, ecco perché hai attentato al mio naso.

    Abbozzò un sorriso divertito, intanto che il nervosismo andava via via a sciogliersi.

    Scusa, comunque. Non voglio starti in mezzo ai piedi, è che mio padre è un po' preoccupato da quando... Beh, diciamo dagli attacchi.


    E chi non lo era?
    Pensò tra sé e sé con un sospiro rammaricato. Iniziava a pensare che non era stata una bella mossa parlargli di Petyr, che anziché mostrarsi contento per lei come aveva ingenuamente creduto, si era solo fatto prendere da un tipo di preoccupazione che Venetia non capiva. Ma non aveva intenzione di mentire né a lui né a chiunque altro, oltre a non esserne assolutamente capace.

    Possiamo solo dirgli che abbiamo fatto amicizia e farla finita?

    Gli domandò con aria rassegnata ed alzando gli occhi al cielo. Sarebbe stata un'innocente bugia bianca, e poi non era del tutto falso. Non voleva sembrare una maleducata, solo che quella situazione si stava facendo così imbarazzante... E poi non voleva davvero disturbare Nathan, che di amici, secondo Venetia, doveva già averne senza l'aiuto di nessuno. Gli rivolse infatti un'occhiata dispiaciuta, anzitutto per essere piombata lì all'improvviso, secondo poi per quella stramba richiesta che gli stava facendo.

    Ti confesso che anch'io sono preoccupata, però insomma... Davvero non ti sembra neanche un po' strano?


    Tenne per sé l'ipotesi secondo la quale Hector fosse fuori di testa, in più il fatto che solo lei sembrava notarlo non faceva altro che farla impazzire ancora di più. Gli fece quella domanda con un tono di voce comunque piuttosto calmo e gentile, come se stesse semplicemente dando voce ad un qualsiasi pensiero. Non era mai stata un asso nelle relazioni sociali, dopotutto, però era abbastanza empatica ed intuitiva da potersi fare la sua buona dose di voli mentali giornalieri. Subito dopo si affacciò oltre alla stazza di Nathan - decisamente più alto di lei - per controllare la situazione in campo tramite la visuale limitata che aveva da lì.

    Probabilmente sei di fretta, perdonami. Non ti rubo altro tempo.
     
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    L'impatto con il viso di Venetia fu abbastanza violento, ma non abbastanza da provocarle chissà quale trauma per fortuna. Si ritrovò ad osservarla con sguardo un po' apprensivo, mentre cercava di individuare l'eventuale presenza di rivoli di sangue al di là delle dita altrui che presero giustamente a massaggiare il volto.

    Ma va, figurati. È che quei cretini mi hanno distratto.

    Respinse il tentativo altrui di scusarsi, stringendo le labbra tra loro in una smorfia un po' dispiaciuta, abbassando anche il collo per sincerarsi delle condizioni del setto nasale della Grifondoro.

    Tutto ok? Ti accompagno in infermeria?

    Voleva a quel punto soltanto assicurarsi di non aver fatto un danno più grave del previsto, ma nel momento in cui la Prewett mise in campo l'ironia per commentare il suo stato pietoso si sciolse in una risata divertita che ne scosse il petto e le spalle ampie per qualche attimo.
    Avrebbe aggiunto altro a riguardo, ma la ragazza catturò le sue attenzioni deviando il discorso su suo padre e soprattutto su un tema che in quegli ultimi giorni lo stava tenendo parecchio occupato nonché in agitazione per via di ciò che stava succedendo a Tristan Zabini.

    Anche i miei sono preoccupati.

    Aggiunse immediatamente dopo di lei, nel tentativo di farle intuire quanto riuscisse a comprendere lo stato d'animo della sua famiglia, che era decisamente condivisibile. La fronte tuttavia gli si aggrottò in una smorfia pensosa ed anche un po' confusa nel momento in cui la rosso-oro accennò alla necessità di far credere ad Hector di una loro presunta amicizia.
    Piegò lievemente il capo verso la spalla sinistra, affilando le labbra in un sorriso a metà tra l'interdetto ed il disorientato.

    "Farla finita?"

    Trovò necessario ripetere a sua volta quella coppia di parole della quale non riusciva a cogliere il significato. Non che credesse di essere diventato amico della strega nel giro di quell'ora che avevano trascorso insieme nell'aula di Astronomia, ma non riusciva a capire il motivo di quel suo essere così sbrigativa a riguardo della cosa.
    Fosse stato per lui avrebbe approfondito quella conoscenza più che volentieri, senza che ci fosse il bisogno di dover dimostrare qualcosa a qualcuno. C'era comunque da dire che si trovava in una situazione ben diversa rispetto a quella di Venetia: i suoi genitori continuavano a citare sia lei che suo padre, tuttavia lo facevano in maniera forse un po' più discreta e sempre con una concreta motivazione a supporto di quei riferimenti.
    Che si trattasse del Quidditch, delle vacanze estive o di cene goliardiche, la famiglia Prewett aveva ormai trovato un posto coerente nella routine degli scambi con Magnus e Ophelia.

    Nel senso che non possiamo diventare davvero amici?

    Arricciò le labbra cercando di controllare il sorriso che aveva in viso; l'espressione di chi stava cercando di capire cos'è che frullava nella testolina rossa dell'altra. A tal proposito, incrociò anche le braccia toniche al petto, spingendo appena il capo verso di lei mentre assottigliava le palpebre assumendo la postura di chi stava apertamente ed esageratamente indagando.
    Voleva proprio vedere come ne sarebbe uscita Venetia, da tutto quel discorso.

    Cosa ti sembra strano esattamente?

    Tornò a domandare immediatamente dopo, inspirando profondamente mentre drizzava la schiena e rilassava l'intera muscolatura del corpo. Proprio un paio di giorni prima, i coniugi Lestrange avevano inviato una lettera al loro unico figlio esortandolo ad invitare Venetia e suo padre a cena da loro, durante uno di quei weekend primaverili. Lui, dal canto suo, aveva temporeggiato, ma quell'iniziativa non gli era sembrata chissà quanto strana.
    Non era di certo la prima volta che succedeva una cosa simile.
    All'ennesimo tentativo altrui di scusarsi, poi, non potè fare altro che sventolare la mano destra tra loro come a voler scacciare un'entità fastidiosa, sintomo del fatto che non reputava necessaria tutta quella trafila di giustificazioni.

    Non mi rubi proprio niente. Dai, accompagnami verso il castello, devo prendere una cosa dal dormitorio e poi tornare qui. Nel frattempo possiamo parlare di come fare a farla finita.

    Era un filo permaloso, il Serpeverde, e quella chiosa avrebbe dato a Venetia modo di avvedersene. Tuttavia, tentò di rifilare una delicata gomitata lungo il profilo del suo braccio, sintomo del fatto che la stava solo prendendo in giro e che non se l'era davvero presa.
    Non avrebbe accettato un "no" come risposta, tant'è che cominciò ad avviarsi precedendola lungo il viale e dandole le spalle mentre andava a sfilarsi completamente la maglietta fradicia senza preoccuparsi di star passeggiando per il prato a petto nudo. Il fastidio che il tessuto bagnato gli dava era di molto maggiore rispetto al timore di essere rimproverato da qualcuno per la sua sfacciataggine.
     
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    Tutta intera!

    Rispose prontamente, volendo scongiurare un'ipotetica visita all'infermeria della scuola e allo stesso tempo rassicurare l'altro sulle sue condizioni; non se la sarebbe mai presa per un gesto non intenzionale come quello, e poi il dolore causato
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    dall'impatto già si stava placando. Riuscì anche a fargli un sorriso, anche se finì per smorzarsi in fretta alla confessione della preoccupazione altrui. Anche lei era parecchio in pensiero in quel periodo, non per sé stessa ma per le persone al suo fianco, soprattutto per Petyr che di lì a breve avrebbe abbandonato Hogwarts per sempre. La vita là fuori doveva essere peggiore di quella al castello, per quelli come lui. Annuì comprensiva, non volendo tuttavia insistere troppo sull'argomento: anche se la situazione era più o meno la stessa per tutti, le sansazioni che ne scaturivano erano cose private e si sentiva quasi sporca al pensiero di ficcare il naso senza il consenso altrui. Però le dispiaceva, era evidente.

    Ok, colpevole, certo che possiamo. Non intendevo in quel senso.


    Mordendosi la lingua ed arrossendo un pochino per la vergogna, si trovò a dare ragione ai pensieri che immaginò trasparissero dall'espressione interdetta di Nathan. Smorzò una risata divertita, pensando che probabilmente quella frase le sarebbe costata una serie di goliardiche prese in giro negli anni a venire. In realtà il pensiero di averlo offeso o di essere sembrata una maleducata la uccise lentamente, ma riascoltandosi non poté che pensare che beh, se l'era meritato. Chissà se prenderla a ridere sarebbe bastato a sistemare la situazione

    Cioè, non sono un'esperta di amicizie e non vedo Hector così entusiasta da anni quindi la cosa mi destabilizza un po'. È che mi sembrava imbarazzante, più che strano.


    Il fatto che Venetia avesse avuto interazioni sociali piuttosto limitate fino all'adolescenza inoltrata le aveva conferito quella che ad occhi inesperti poteva sembrare una disarmante sincerità, ma che in realtà non era altro che l'incapacità di scindere cosa fosse giusto dire e cosa invece andasse un tantino edulcorato.

    Non ho avuto grandi esperienze coi Serpeverde durante i primi anni, sai, quindi non davo per scontato che potesse funzionare. Però dai! Immagina se avesse fatto amicizia con i Lenhsherr e avessi dovuto passare l'estate con Maude. Con te almeno so di non dovermi preoccupare di svegliarmi senza capelli.


    Confessò con rinnovato buonumore, che tanto quelli erano tempi passati e alla fine Venetia perdonava e dimenticava sempre molto in fretta. I dubbi e l'imbarazzo stavano andando a dissiparsi pian piano, anche grazie alla tranquillità con cui Nathan aveva preso tutta quella faccenda, dunque avrebbe accettato ben volentieri di accompagnarlo fino ai sotterranei. Avrebbe semplicemente incassato il colpo rifilato da quella frecciatina non troppo velata con un gesto del capo - se lo aspettava - e poi lo avrebbe seguito.

    Me lo rinfaccerai ancora per molto, vero?

    Abbozzò una risata, anche se ben presto si sarebbe fermata di fronte alla schiena nuda di Nathan. Si guardò attorno per qualche momento, tanto per controllare se ci fosse qualcuno che potesse rimproverarlo al posto suo, ma quando notò che così non era dovette farsi carico di quell'arduo compito.

    Nathan! Ti ammalerai...

    Non che disdegnasse la vista, sopratutto in virtù del fatto che il fisico dei giocatori di Quidditch era quanto più ci fosse di vicino ai suoi standard di bellezza, tuttavia riteneva quel tipo di pensieri decisamente poco consoni ad una brava ragazza. E lei lo era! Lo sapevano tutti.
     
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    In verità, in una qualche strana maniera, aveva intuito che non ci fosse alcuna intenzione negativa da parte di Venetia, nel momento in cui la ragazza aveva sollecitato la possibilità di mentire ad Hector così da farlo quietare.
    Non si conoscevano affatto, ma gli era risultato abbastanza semplice intuire la naturale propensione della rossa a far del bene, di conseguenza non poteva che essersi trattato di una gaffe. Avrebbe dunque potuto soprassedere e lasciar correre senza cercare di metterla in imbarazzo più del dovuto, ma questo avrebbe significato snaturarsi ed il Lestrange non ne era capace.
    E non ne aveva alcuna intenzione, per di più.

    Ah ecco. Anche perché so essere un amico eccezionale se voglio.

    Rincarò la dose sollevando appena il mento ed allargando il sorriso sulle labbra, come a voler millantare chissà quale oscura capacità di essere un alleato ben più prezioso di tanti altri.
    In aggiunta, l'ultima specifica - quel se voglio - non era stata gettata lì per caso, ma sottolineava una innata predisposizione del Serpeverde alla selezione. Fin da che aveva aperto gli occhi sul mondo, era stato abituato a setacciare le persone con le quali intrattenere rapporti. Quelle che gli sembravano degne di attenzioni potevano godere delle sue smisurate potenzialità - in qualsiasi campo - tutte le altre semplicemente venivano scartate e posizionate in un polveroso angolo della sua mente.
    Non sprecava mai le sue preziose energie per avere a che fare con persone "inutili", Nathan Lestrange.

    Probabilmente ha solo paura che stando con le persone sbagliate laddove così dicendo aveva finito per sottintendere che lui fosse una delle persone giuste con le quali intrattenersi possa succederti qualcosa. Nessuno è più al sicuro adesso, non mi sento di biasimarlo.

    Perfino lui non si reputava più intoccabile, tuttavia c'era da ammettere che almeno in percentuale i Purosangue aggrediti erano stati molto meno rispetto a tutti gli altri e sicuramente in maniera diversa. Nessuno di loro era stato marchiato a vita - almeno stando a quanto gli aveva detto Cursa Zabini in una delle sue lettere - e gli attacchi ai loro danni erano stati molto meno ingenti.
    Si lasciò andare ad una risata profonda e di cuore nell'udire le parole che la Prewett riservò a Maude, assumendo un'espressione che non era solito coinvolgerlo spesso: sembrò spensierato e luminoso in quella sua esternazione, sintomo del fatto che la compagnia di Venetia lo faceva sentire estremamente a proprio agio.
    Talmente tanto che non si frenò dall'allargarsi a macchia d'olio nelle intenzioni, prendendosi probabilmente anche una dose di confidenza che non avrebbe potuto permettersi.

    Anche perché dovrebbero passare sul mio cadavere prima di toccarti i capelli.

    Riempì il petto d'aria, arrivando a sembrare ben più di alto di quanto in realtà già non fosse, arrivando a rasentare il metro e ottanta d'altezza seppur non avesse ancora compiuto sedici anni.

    Non fraintendermi, sei tutta bellissima, però i capelli sono una delle cose preferisco. Ma forse te l'avevo già detto.

    La spontaneità con la quale si arrogò il diritto di fare quel commento non richiesto riusciva in qualche modo a renderlo estremamente genuino. Non si preoccupò neppure per un attimo che quelle parole avrebbero potuto infastidirla, tant'è che continuò a fissarla con le labbra piegate in un sorriso accomodante, convinto di aver fatto bene ad esprimere i suoi pensieri ad alta voce.
    Era un po' il classico atteggiamento del ragazzino convinto di piacere e di potersi permettere di rivolgersi agli altri con sincerità disarmante, qualunque fosse l'idea da esprimere.

    Comunque... tranquilla. Sarà imbarazzante solo se lo facciamo diventare imbarazzante noi.

    E lui ci avrebbe messo del suo per evitare l'avverarsi di quella possibilità. Sì sì. Ci stava già provando.
    Le riservò poi solo una smorfia dispettosa, a conferma del fatto che probabilmente l'avrebbe tormentata con quella storia fino alla fine dei loro giorni, dunque si avviò precedendola lungo il sentiero che conduceva al castello.
    Aveva appena finito di sfilarsi la maglietta dalla testa e fu scuotendo i ricci scuri per "sistemarli" che si voltò, cominciando a camminare all'indietro così da poter dare il fronte a Venetia e le spalle al castello, aggrottando la fronte con fare allo stesso tempo divertito e confuso all'ammonimento della Grifondoro.

    Ma se ci sono mille gradi.

    In realtà il tramonto sarebbe cominciato nel giro di poco tempo, ma aveva appena finito di allenarsi e aveva sempre tendenzialmente caldo di per sé.
    Perfettamente consapevole di se stesso, continuò ad arretrare tronfio, completamente esposto allo sguardo altrui senza essere colto da imbarazzo neppure per una frazione di secondo.

    Comunque intanto che arriviamo, se vuoi essere amica mia ho bisogno di sapere tre cose di te. Una già la so e non mi piace, ma ne hai altre due con cui poter rimediare.

    Con la maglietta fradicia stretta tra le dita della mano sinistra, sollevò la mandritta ed il pollice di quella a decretare la presenza di una delle risposte che stava cercando.

    Squadra di Quidditch preferita: Cannoni di Chudley male. Anzi, malissimo.

    Il pollice in questione venne rivolto verso il basso per qualche istante, mentre il suo sorriso si allargava smagliante e incontenibile. Dunque drizzò la mano e sollevò anche l'indice.

    Qual è la tua idea di serata perfetta?

    Ovviamente, evitò di sottolineare come le tre domande fossero a sua totale discrezione.
     
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    È probabile.

    Si morse un angolo delle labbra con fare un po' nervoso; il fatto che vi fossero persone giuste e sbagliate da frequentare non era di certo un concetto nuovo per la Prewett. Era una tradizione antiquata e superata, pensava lei, ma che tuttavia poteva portare i maghi delle vecchie generazioni a preoccuparsi un po' di più. Probabilmente Nathan aveva ragione: Hector doveva aver visto nel figlio dei suoi amici un'ottima compagnia da quel punto di vista e aveva voluto scongiurare ogni possibilità che anche Venetia potesse essere colpita com'era successo a Christian Carrington. Suo padre non era il solo ad essere preoccupato per quello, in realtà. L'attacco a Carrington significava molto di più di quello che sembrava ad occhi inesperti: significava che nessuno era davvero al sicuro, neanche i Purosangue. Sospirò, annuendo con l'aria di chi è un po' appesantito dai propri pensieri.

    Dipende sempre da cosa si intende per sbagliato.

    Abbozzò un sorriso un po' provocatorio, ma che comunque non perdeva la buona dose di dolcezza intrisa nello sguardo di Venetia. Non riteneva che Nathan rientrasse tra le compagnie potenzialmente sbagliate, non in quel momento almeno, ma valeva lo stesso per Petyr, o Eren, o Celine. Venetia era cresciuta circondata da vizi e agi, ma il rovescio della medaglia era che nell'eredità era inclusa anche una buona dose di tradizionalismo e di ideali un po' all'antica, ed anche se dopo anni a bazzicare nell'alta società magica se ne era abituata e li aveva assimilati fino a comprenderli appieno, crescendo aveva capito che forse non facevano più per lei. Non giudicava chi voleva portare avanti la purezza del proprio cognome, tuttavia lei aveva deciso che per lei non sarebbe stato importante, non più almeno. Gli atti di violenza scaturiti da tali ideali, poi, sarebbero stati tutt'altro discorso: quelli erano sempre ingiustificabili.

    Non ridere! Quella mi fa paura, e sono una Grifondoro!

    Nonostante l'avvertimento, in realtà stava ridendo anche lei, contagiata da Nathan che sembrava piuttosto divertito dalla sua sciagura. Con ancora la risata sulle labbra, avrebbe poi assottigliato appena lo sguardo sul Serpeverde in seguito al suo complimento non troppo velato. Era comunque nata sotto al Sole del Leone, Venetia, e per quanto si sforzasse di fare la brava e umile ragazza, i complimenti erano sempre stati il punto debole del suo ego.

    Mi pare che me l'hai accennato.

    Confessò con ironia evidente; ovvio che se lo ricordava. Avrebbe ripreso ben presto a camminare al suo fianco, cercando nel frattempo di ignorare il fatto che in tutto ciò lui fosse ancora a petto nudo: non era mai vero che ci fossero mille gradi, anzi! Anche se era primavera inoltrata, verso l'ora del tramonto lei iniziò ad avere un po' freddo. Lo aveva lasciato però perdere, rassegnata, ma quando iniziarono ad avvicinarsi al castello non riuscì più a mordersi la lingua.

    Mr. Fisico-da-Battitore, non vorrai mica entrare nel castello senza maglietta, vero?

    Riconosceva il fisico da Battitore quando ne vedeva uno - Petyr stesso lo era - dunque, anche se non era così a conoscenza delle inclinazioni sportive di Nathan, azzardò quell'ipotesi senza alcuna esitazione. Li avrebbero guardati tutti! Quello era tutto matto.

    Allora, prima di tutto i Cannoni sono una squadra di tutto rispetto. Hanno solo bisogno di qualche calderone di Felix Felicis.

    Ci tenne a precisarlo, interrompendolo prima che potesse continuare il discorso. I Cannoni di Chudley non erano scarsi, erano semplicemente sfortunati.

    E poi... In che senso? Cioè, tipo come appuntamento romantico oppure serata in generale? In tal caso non lo so... il Settimanale delle Streghe e una maschera di Slorb sul viso? Oppure allo stadio, ovvio.

    Si sentì davvero la persona più noiosa sulla faccia della Terra in quel momento, soprattutto in virtù del fatto che stava parlando con un giocatore della squadra di Quidditch di Serpeverde, ma l'aveva detto che a stento aveva avuto più di due amici fino all'anno precedente. E poi che domanda era?! Era troppo vaga, e lei troppo puntigliosa e perfezionista per dare una risposta così su due piedi.

    Edited by Venetia E. Prewett - 20/4/2024, 14:08
     
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    Non era una fanatico del sangue puro, Nathan Lestrange, non nel senso proprio del termine. La sua "ignoranza" risiedeva nel fatto di essere nato e cresciuto in un contesto composto da soli maghi Purosangue. I primi contatti con tutto ciò che non era puro da generazioni li aveva avuti solo una volta appiedato ad Hogwarts qualche anno prima.
    Tuttavia, pur facendo un po' fatica ad approcciarsi al mondo dei Nati Babbani e dei Mezzosangue, non passava le sue giornate a desiderare di vederli morti. Semplicemente per lui si trattava di persone che non percorrevano i suoi stessi binari, ma viaggiavano speditamente su una linea parallela che non avrebbe mai incontrato la sua.
    Convinzioni di quel genere erano dure a morire, si trattava infatti di una deformazione culturale che si sarebbe portato dietro per il resto del suoi giorni. Sempre che qualcosa - o qualcuno - di sconvolgente non fosse arrivato a stravolgergli la vita e le convinzioni.
    Era un sostenitore accanito del "mai dire mai", dopotutto.

    Sono d'accordo. Ma lo sai come sono i genitori.

    Incassò quella sottospecie di provocazione di Venetia con una matura scrollata di spalle. Lui per primo non credeva che accompagnarsi ad un Mezzosangue o ad un Nato Babbano significasse necessariamente schifo assoluto, tuttavia non riusciva completamente a biasimare quella sorta di estremismo che perfino i suoi parenti avevano tentato di inculcargli.
    Non si sarebbe mai macchiato le mani in prima persona, ma semplicemente perché era troppo egocentrico per arrivare a mettere a repentaglio la sua reputazione per che cosa poi?
    Era talmente focalizzato su se stesso e sul suo futuro che faticava a vedere qualsiasi altra cosa.

    Non serve cercare di convincerli del contrario, ormai hanno un carattere formato. Io i miei mi limito ad assecondarli e poi faccio un po' ciò che voglio.

    Svelò quella tattica che aveva messo in campo fin da quando, durante il suo primo anno ad Hogwarts, Magnus e Ophelia gli avevano categoricamente vietato di rivolgere la parola a determinate persone. E lui, in pieno stile ragazzino ribelle, aveva escogitato i suoi schemi per fare come desiderava.

    Ma comunque tu sei fortunata, dai. Non soltanto io piaccio a tuo padre e nel proferire quelle parole mise su un sorrisetto impertinente che sembrava sottintendere quanto Hector ci avesse visto lungo, totalmente ignaro di tutto ciò che l'uomo in questione, in accordo con i suoi stessi genitori, aveva in serbo per loro ma sono anche troppo simpatico. Quindi essere mia amica non potrebbe che piacerti.

    Terminò dunque, continuando contemporaneamente ad avanzare verso il castello dando le spalle a quest'ultimo, così che i suoi occhi scuri potessero indagare approfonditamente l'espressione che la Prewett assunse nel momento in cui lui si azzardò a farle l'ennesimo complimento fuori dai denti.
    Sembrava non aveva alcun pelo sulla lingua, candido e spudorato in maniera alle volte indiscreta.

    Beh, perché? Cos'ho che non va?

    Ribatté al rimprovero altrui, allargando le braccia ed esponendo il petto umido alla sua vista, abbassando anche il proprio stesso sguardo sul torace nudo per qualche istante.
    Sollevò poi un'altra volta gli occhi scuri sul volto di Venetia, alla pressante ricerca di una risposta seria e contestualizzata alla sua domanda. Sembrava pretendere, con lo sguardo e col sorriso, una spiegazione valida affinché si potesse convincere a rivestirsi.

    "Qualche"...

    Le fece bonariamente il verso alla questione dei calderoni di Felix Felicis in forza ai Cannoni di Chudley, facendo schioccare anche la lingua sul palato con fare scettico.

    Appuntamento romantico, ovviamente. Allo stadio va benissimo.

    Aggiunse quella chiosa prima ancora la rossa potesse aggiungere dell'altro, ché la prospettiva di un incontro amoroso presso uno stadio da Quidditch gli andava più che bene.

    Potresti quasi essere la donna dei miei sogni, dopo questa.

    Il tono avrebbe voluto essere ironico, a quel punto, tuttavia il timbro venne fuori con una sottospecie di stortura che rese un po' ambigue le sue parole. Se non altro perché stava anche continuando a guardarla neanche fosse in procinto di scattare in avanti per iniziare a rincorrerla quasi che lei fosse una lepre in un campo sterminato e lui una volpe con un istinto di predazione altissimo.

    Ok, terza e ultima domanda. Fondamentale per entrare a far parte del mio circolo di amici.

    Forse in maniera un po' inaspettata arrestò il passo, restandosene con le braccia lungo i fianchi, la maglietta fradicia stretta tra le dita di una mano, e gli occhi piantati sul viso di lei.

    Se provassi a darti un bacio che faresti?

    Inutile dire quanto poco verosimile fosse il fatto che ponesse quella domanda a tutti coloro che cercavano di approcciarlo in qualche modo, così come improbabile era l'elenco di domande che le aveva posto fino a quel momento.
    Ma non riusciva a farne a meno, Nathan Lestrange.
    Non riusciva proprio a smetterla di provocare sempre e comunque. E se l'intento era in realtà quello di mettere semplicemente Venetia in difficoltà davanti al suo sguardo intenso ed indagatore, un'adolescenziale stilla di curiosità si fece spazio nella sua testa mentre attendeva una risposta da parte di lei.
     
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    Anche io!

    Poteva sembrare quasi esasperata nel dare quella risposta, ma in realtà si stava semplicemente liberando di un grosso peso: non aveva mai parlato con nessuno che la potesse capire sotto il punto di vista genitori, e potersi finalmente sfogare con qualcuno che pareva utilizzare il suo stesso approccio a riguardo fu come una boccata d'aria fresca. Non riusciva ancora a scindere completamente il bene dal male e le cose giuste da quelle sbagliate, ancora troppo influenzata e influenzabile per farlo, tuttavia, nonostante potesse comprendere le differenze tra i due mondi e perfino giustificare la puzza sotto al naso che vigeva in casa Prewett - crimine di cui di tanto in tanto anche lei si macchiava - non avrebbe mai capito la violenza scaturita da certe ideologie. Era sicura che la sua famiglia non sarebbe mai arrivata a tanto, però. Lei men che meno: oltre alle evidenti difficoltà in Babbanologia e col mondo babbano in generale, non aveva problemi con nessuno. Ma forse perché era nella sua indole quel riuscire ad intavolare una conversazione pure con i Gargoyle delle Torri.

    Quando iniziano a parlare di sangue ed eredità e cose così, ho imparato a spegnere il cervello. Sorridere ed annuire. Tanto qui non ci controlla nessuno.

    Com'era pura e innocente Venetia. Probabilmente se anziché spegnere il cervello lo avesse acceso ed avesse ascoltato con un po' più di acume quei discorsi, in quel momento non sarebbe stata diretta dritta dritta nella fossa dei serpenti.

    Ok, non è vero... Io gli dico sempre tutto. Odio mentire.


    Dovette ammetterlo con rammarico. Mentire era una cosa che le aveva sempre fatto una paura folle: non era capace, le si leggeva sempre tutto in faccia e, in più, ogni bugia la faceva sentire così in colpa che poi desiderava morire. Per questo non aveva mai nascosto le sue amicizie ad Hector, tantomeno la sua relazione con Petyr, convinta che il padre, oltre a qualche strana occhiata e a qualche commento fuoriluogo, altro non avrebbe fatto. Le era anche andata meglio del previsto, in realtà, perché non aveva mai detto assolutamente nulla a riguardo. Guardò Nathan con aria colpevole, immaginando di sapere cosa intendesse quando diceva che faceva un po' quello che voleva alle spalle dei suoi, che altro non era quello che avrebbe fatto anche lei se fosse stata un po' meno quello che si definisce un libro aperto. La sua espressione mutò velocemente in una ben più distesa e divertita, però, di fronte alla sua dichiarazione.

    Molto simpatico! È vero, ci è andata bene, devo ammetterlo.

    Non per caso utilizzò il plurale: oltre a volerlo punzecchiare, pensava di piacere ai suoi genitori anche lei. Anche se di essere simpatica ad un Serpeverde non lo avrebbe mai dato troppo per scontato.

    Che non va, niente! Credimi...

    Borbottò tra sé e sé; poteva pure essere soprannominata La Timorata Prewett, ma un fisico da Battitore era un fisico da Battitore. Tuttavia, dopo aver riascoltato quello che le era appena scappato da dire, arrossendo un po' sulle gote chiuse gli occhi e si mise a ridere da sola, cercando di recuperare spiegandosi meglio in qualche modo, sempre se non fosse stato impossibile.

    È che il Manuale del Bon-Ton non prevede girare senza vestiti a Hogwarts. E fidati: l'ho letto tre volte.

    Che lo avesse letto per diletto o per obbligo non lo specificò, anche perché ben presto si trovò ad alzare gli occhi al cielo di fronte alle ennesime diffamazioni ai danni dei Cannoni di Chudley, a cui decise di rispondere solo con una smorfia impettita. Nathan continuava a guardarla e a rivolgersi a lei in quel modo che, come quel giorno in aula di Astronomia, Venetia riteneva quasi strano. Non era abituata a quelle occhiate sostenute da parte di ragazzi che non fossero Petyr - anche se le sue erano diverse ancora - e non aveva neanche chissà quanti amici con cui paragonarlo: passi Elliott che probabilmente non avrebbe guardato proprio nessuna ragazza, ma non ricordava che Eren le avesse mai riservato quelle attenzioni. Nonostante ciò, non si sentiva a disagio. Provò a sostenere il suo sguardo come se volesse capire cosa frullasse in quella testolina piena di ricciolini umidicci ma, ovviamente, di fronte all'audacia della domanda che le pose non poté che fallire. I suoi occhi, prima assottigliati dentro a quelli dell'altro, si aprirono in un'espressione ben più sorpresa e la bocca, ancora sorridente, si allargò stupita. Era abbastanza sicura che non ci fosse neanche quello nel Manuale del Bon-Ton.

    Reagirei dicendoti che ho un ragazzo, prima di tutto!

    Incrociando le braccia all'altezza del petto gli avrebbe rivolto un'occhiata offesa: non lo era realmente e, come al solito, glielo si sarebbe letto facilmente in faccia.

    E poi non credo che i nostri genitori avessero in mente questo quando hanno parlato di fare amicizia.


    Povera ingenua.

    Edited by Venetia E. Prewett - 22/4/2024, 01:32
     
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    Era incredibile il modo in cui Venetia era in grado di tenere a bada il suo costante desiderio di provocare, spingendosi alle volte verso lande che avrebbe fatto meglio a non esplorare.
    Non era una persona discreta, Nathan Lestrange, ma la Prewett gli sembrava fin troppo genuina ed ingenua per portarlo spontaneamente a tentare di spingerla allo stremo delle sue forze mentali. Nel momento in cui la rossa accennò al fatto che fosse incapace di mentire, poi, il Serpeverde avvertì quasi una sensazione di calore aprirsi al centro esatto dello stomaco.
    Lui, che di scrupoli non ne aveva, non si faceva chissà quanti problemi nel nascondere verità ai suoi genitori - né a chiunque altro - ma la Grifondoro ebbe la capacità di farlo sentire quasi in colpa per tutte le volte che aveva anche solo detto una bugia a fin di bene a Magnus e Ophelia per poter fare a modo suo.
    Tuttavia, con altissima probabilità, non avrebbe mai smesso di comportarsi a quel modo. Senso di colpa o meno.

    Dai, non dire così. Mi fai sentire un figlio orribile.

    Piegò le labbra in un sorriso morbido, continuando ad arretrare e percependo la pelle del torace incresparsi in brividi visibili a causa delle folate di vento fresco che avevano cominciato a blandire i prati attorno al castello.

    Secondo me non è neanche corretto non permetterci di fare le esperienze che vogliamo. Cioè, che storia è? Non siamo mica nel 1800.

    C'era un neanche troppo velato desiderio di progresso nelle sue parole e questa sua volontà era espressa anche nel modo che aveva di vestire spesse volte, quando non indossava l'uniforme scolastica.
    I suoi genitori odiavano quando il mago calzava capi d'abbigliamento ispirati alla moda Babbana più in voga, ma il ragazzo ne era sempre stato affascinato poiché reputava quel modo di vestire innovativo e al passo coi tempi. Il fatto che i coniugi Lestrange non fossero d'accordo con lui non faceva altro che spingerlo ad ostentare questo suo desiderio di scostarsi dal loro volere.
    Rimase un po' sorpreso per il commento che Venetia tirò fuori in risposta alla sua domanda circa tutto ciò che presumibilmente non andava nel suo essere mezzo nudo.
    Aggrottò le sopracciglia con fare spiccatamente divertito, piegando anche il capo di lato nel tentativo di interpretare eventuali segnali nascosti sottesi a quelle parole. Era semplicissimo intuire che in realtà di significati celati non ce ne fossero, ma proprio non riusciva a convincersi che la Prewett fosse incapace di malizia.
    Finse a quel punto di guardarsi teatralmente attorno, prima di tornare con gli occhi scuri piantati sul viso di lei.

    Non mi pare che le forze dell'ordine del Bon-Ton siano nei paraggi. Mi sa che sono salvo per oggi.

    Dovette sforzarsi di non scoppiare a ridere a quel punto, ché se il discorso fino a quel punto era stato incentrato sui moti di ribellione nei confronti dei genitori, quella gli sembrava proprio l'occasione perfetta per fare tutto ciò che i suoi non avrebbero voluto mai. O forse sì, considerata l'insistenza che avevano cominciato ad avere nel tirare fuori il nome di Venetia in ogni loro discorso.
    Quando la rosso-oro poi accennò all'esistenza di un fidanzato, il sorriso sulle labbra del Serpeverde si ampliò maggiormente.

    Ed è un tipo geloso il tuo ragazzo?

    Domandò dunque, mentre le ultime parole della ragazza si abbatterono su di lui infondendogli uno stranissimo senso di inquietudine.
    Continuò ad arretrare, ma rallentò il passo, mentre l'ipotesi che potesse esserci qualcos'altro sotto l'insistenza dei suoi genitori e di Hector Prewett lo colse all'improvviso.
    Non erano nel 1800, quello era vero, ma certe tradizioni faticavano ancora a scomparire dalle abitudini della "fazione" Purosangue del mondo magico inglese.
    Decise di lasciar perdere quel pensiero, ché gli pareva quasi un'assurdità: anche se così fosse stato, per quale motivo i suoi genitori non avrebbero dovuto dirglielo direttamente?
    Scosse impercettibilmente il capo, come a voler scacciare dalla mente l'allarmismo, quindi tornò su di lei.

    Non lo verrebbero a sapere mai, però. Neanche il tuo ragazzo, se ci fermiamo qui.

    Il fatto che stesse continuando ad arretrare, comunque, denotava come non avesse intenzione di avvicinarsi a lei per cercare di baciarla. Almeno non in quel momento, ché con lui non si poteva mai sapere.
    Tornò a sorriderle, ma c'era una sorta di stortura nella sua espressione.
    Per quanto avesse voluto allontanare da sé quel presagio assurdo, c'era qualcosa dentro di lui che non riusciva a scollarsi dalla sua testa. Ma non aveva motivo di parlarne con Venetia in quel momento.
    Quali prove concrete aveva, dopotutto?
     
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    Le venne da ridere di fronte all'immagine di un Nathan intento a mentire ai suoi genitori, non che non ce lo vedesse, ma pensare che potesse sentirsi in colpa solo perché si era messo a paragone con lei parve divertirla. La verità era che lei ci aveva provato un paio di volte a rifilare delle scuse a suo padre - o a chiunque altro - solo che non riusciva mai ad andare fino in fondo. Alla fine si era arresa al suo destino ed ora era convinta che non ci fosse niente di male a dire sempre e solo la pura verità, anche se delle volte questa sua indole l'aveva fatta cacciare nei guai anche di più rispetto ad un'eventuale bugia. Però, se fosse stata in grado di mentire senza provare sensi di colpa lancinanti, probabilmente avrebbe di tanto in tanto sfruttato quel potere.

    Io non sapevo quanto fossero all'antica finché non sono arrivata ad Hogwarts, figurati. Però penso che vogliano solo il meglio per noi, non lo fanno con cattiveria. E poi pensaci: deve essere difficile stare così tanto lontani da noi senza poter fare niente, immagino che per loro imporci certe regole sia l'unico modo che hanno per proteggerci almeno un po'.

    Li stava giustificando? Probabilmente sì, ma nonostante ciò si stava davvero accorgendo quanto il ruolo di bambola di porcellana in cui era stata relegata iniziasse ad andarle stretto. La cosa peggiore era che non sapeva se, nel caso in cui si fosse ritenuto necessario, sarebbe stata pronta a ribellarsi: era come se percepisse una scintilla di coraggio dentro di sé, ma non avesse ancora la miccia che l'avrebbe fatto esplodere. Per il momento pensò che non ci sarebbe stato bisogno, perché riusciva ancora a cavarsela tra regole scritte e tradizioni tramandate a voce, quindi la cosa le pesava solo fino a un certo punto. Motivo per il quale le pesava pure che Nathan girasse a petto nudo come se niente fosse, perché non era ancora pronta a fregarsene del pensiero della gente come avrebbe voluto. Magari anche quello era, come il resto, colpa di un retaggio familiare difficile da ignorare.

    Vorrei esserci io nelle forze dell'ordine del Bon-Ton. Sarebbe divertente. Comunque va bene! Ma se ti ammali voglio che tu lo dica a me prima che alla Chips. Voglio vedere la sua faccia quando le diremo cosa ti ha portato a prendere una Pozione Peperina.

    Che mentire fosse vietato non lo specificò nemmeno, era talmente ovvio. Quando vide il sorriso di Nathan ampliarsi maggiormente di fronte alla prospettiva che avesse già un ragazzo, scosse la testa divertita. A quanto pareva, anche se erano cresciuti in due costenti letteralmente identici, l'indole alla ribellione di Nathan era decisamente più spiccata rispetto alla sua. Se solo non l'avesse usata per metterla in imbarazzo, ne sarebbe stata anche un po' invidiosa.

    Sai che ha dato un pugno sul naso ad un Alfiere Rosso a mani nude?

    In quel momento il pensiero la divertì, soprattutto in virtù del fatto che stava elargendo quella notizia in risposta ad una domanda su quanto fosse geloso Petyr. Doveva essere un avvertimento di qualche tipo? Questo lo lasciò all'intuizione altrui, ma tanto ci sarebbe stata la risata sul suo viso a far intendere che non intendeva minacciarlo sul serio. Continuò a camminare in direzione del castello, e quando una folata di vento le pizzicò la pelle si vide costretta ad infilare le mani in tasca per proteggerle dal freddo: davvero non capiva come facesse Nathan a non avere freddo in quelle condizioni. Gli rivolse un'occhiata giusto in tempo per ricambiare il suo sorriso - mostrandogli anche il naso leggermente arrossato: il naso dei Prewett era famoso per diventare rosso col più minimo cambiamento di temperatura, dunque lei non ci faceva nemmeno più caso - ma anche per accorgersi della sua espressione storta e un po' meno entusiasta rispetto a poco prima. Il pensiero di averlo offeso si intrufolò prepotentemente nella sua mente.

    Che c'è? Guarda che stavo scherzando. Non sul pugno, quello è successo davvero.
     
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    Non potè che concordare con le parole di Venetia a riguardo del retaggio dei loro genitori. Si era ormai arreso all'evidenza del fatto che se voleva vivere la sua vita come più gli aggradava non poteva che nascondere parte della verità alle orecchie dei suoi.
    Annuì dunque sospirando ai concetti espressi dalla Grifondoro, lasciando poi decadere il discorso per focalizzarsi su una questione che di sicuro lo interessava molto di più: se stesso e la sua parziale nudità.
    Arcuò un sopracciglio nel momento in cui la strega asserì di voler far parte delle fantomatiche forze dell'ordine del Bon-Ton, incassando anche le sue successive parole circa il probabile malanno che l'avrebbe colto l'indomani.

    Nel senso che vorresti andartene in giro per il castello a scovare persone nude? Se hai tutto 'sto desiderio basta chiedere, eh...

    Non si fece sfuggire l'occasione di provocarla ancora sul tema, scacciando poi la possibilità della malattia con un blando cenno della mano con il quale tentò di archiviare la questione per potersi concentrare sull'inaspettato tema "fidanzato".
    Esasperò un'espressione sorpresa sul volto nel momento in cui la ragazza gli confidò quell'aneddoto a riguardo del suo ragazzo, arricciando anche le labbra in una smorfia marcatamente sbalordita.

    Cioè, fammi capire, ti sei andata a mettere con uno violento?

    Aggrottò dunque la fronte, assumendo l'aria di chi era davvero curioso di capire il punto di vista della rosso-oro in merito. Si era per qualche ragione convinto che Venetia fosse una che non avrebbe mai risposto alla violenza con la violenza - e che dunque non si sarebbe mai circondata di persone che mettevano in atto quella dinamica - ma il fatto che fosse fidanzata con qualcuno che prendeva a cazzotti la gente dovette farlo ricredere.
    Tentò poi di stemperare l'apprensione che l'aveva colto, poiché non potevano dirsi ad un livello di intimità tale da giustificare anche solo per un attimo quella sua curiosità, per quanto il fatto che i loro genitori fossero amici accendeva automaticamente dentro di lui una sorta di innato senso di protezione.

    E tuo padre lo sa che sei fidanzata con questo qui?

    Era evidente quanto non stesse cercando di sminuire la figura del moroso di Venetia tanto per fare, ma semplicemente perché colpito dall'aneddoto del pugno che aveva acceso nella sua testa una gigantesca red flag.

    Non è per farmi i fatti tuoi, ma se tuo padre lo sa e sa anche che dà cazzotti in giro... magari è per quello che è preoccupato e che pensa che tu te ne vada a zonzo con le persone sbagliate.

    Era più un invito alla riflessione, quello del Lestrange, tant'è che si strinse anche blandamente nelle spalle come se a lui non facesse poi molta differenza se il fidanzato della Prewett fosse un violento o meno, anche se in qualche strana maniera non era così.
    Il rischio che quello di lei fosse un avvertimento a riguardo della gelosia di lui non lo sfiorò minimamente, tant'è che continuò a guardarla quasi che si aspettasse che la ragazza cominciasse a ragionare a voce alta assieme a lui sulla faccenda.
    A rendere ancor più pensieroso il suo viso ci fu tutta quell'assurda deduzione che, per quanto calzante, gli sembrava priva di alcun fondamento. Anche se così facendo non riusciva a capire per quale caspita di motivo Magnus e Ophelia continuassero a tessere le lodi di Venetia un giorno sì e l'altro pure.
    Si trattava di un atteggiamento che non avevano mai avuto e lui non credeva di aver bisogno di convincersi che la rossa fosse una brava ragazza.
    Se n'era già accorto da solo.

    No niente, mi è venuto un pensiero stupido, ma sicuramente mi sbaglio.

    Tirò forte su col naso, scrollando le spalle nude e umide mentre ormai le porte della scuola si erano fatte a portata di passo. Avrebbe anche tagliato corto lì il discorso, ma per qualche motivo si sentì di aprirsi con l'altra sia per non farla allarmare inutilmente a causa di quel gigantesco non detto sia perché si sentiva perfettamente a suo agio in sua compagnia.

    Per un attimo ho pensato che i miei mi stiano parlando in continuazione di te negli ultimi tempi perché vorrebbero che noi due stessimo insieme.

    Fece una pausa brevissima a quel punto, studiando l'eventuale reazione di lei prima di scoppiare a ridere di gusto.

    Ti immagini? Tipo Medioevo.

    E continuò a ridere, se solo non fosse che l'inquietudine a riguardo di quell'eventualità aveva ormai trovato il suo spazio dentro di lui, seppur i fondamenti di quel pensiero fossero scarsi e decisamente ignorabili.
     
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    Sarei già a buon punto, in quel caso.

    Mentre camminava al suo fianco, alzò lo sguardo su di Nathan - che era un po' più alto rispetto a lei - per rivolgergli un sorriso complice ed accondiscendente. In quel momento fu più difficile rispetto a prima distogliere lo sguardo dai muscoli in bella vista anche se, guardandolo meglio da vicino, Venetia pensò che non avesse granché bisogno di mostrare il suo corpo per attirare le attenzioni, dato che i suoi occhi scuri ed il suo sorriso parlavano da sé. Rallentò tuttavia la camminata quando il discorso virò più a fondo, e lo sguardo della Grifondoro divenne via via meno languido e più inquisitore. Era facile per lei non riuscire ad associare Petyr alla descrizione che stava facendo Nathan, ma probabilmente così su due piedi doveva essersi fatto un'idea un po' sbagliata.

    Petyr è letteralmente programmato per non fare male neanche ad una mosca. Forse lo conosci, anche lui fa il Battitore. Per i Tassorosso, però.

    Ci tenne prima di tutto a rassicurarlo, e poi l'ultima cosa che voleva era che girasse chissà che voce sbagliata nei confronti di Petyr. Non che fosse offesa, anzi, trovò piuttosto dolce il suo tentativo di proteggerla, soprattutto alla luce del fatto che erano praticamente estranei.

    Comunque se l'era vista brutta, gli Alfieri stavano attaccando il castello e lo avevano messo al muro. Non credo sia esattamente definibile violenza...


    Aveva colto lo spunto di riflessione e lo stava facendo a voce alta; non credeva che un pugno potesse essere un atto di violenza in un mondo in cui esistevano fatture e maledizioni, a dirla tutta non credeva neanche che fosse una difesa così efficace contro una bacchetta. Per come la vedeva Venetia, quello di Petyr era stato un atto di pura audacia e coraggio, niente a che vedere con la violenza. Anche perché ce le aveva prese un bel po' anche lui. Cercò tuttavia la reazione di Nathan a tal proposito, come se si aspettasse una conferma o una smentita della sua opinione. Uno dei difetti di Venetia era quello di credere di aver sempre ragione assoluta, ma nonostante ciò era anche una grande ascoltatrice dei pensieri altrui, perfino di quelli sbagliati! Avrebbe pagato, però, per dargli ragione sul resto: purtroppo sapeva fin troppo bene che la preoccupazione di suo padre a tal proposito non avesse nulla a che fare con un'ipotetica indole violenta del Tassorosso, era più che altro il suo Stato di Sangue ad essere pericoloso e a portare con sé il rischio di essere tacciata come traditrice. Quelle non erano cose che Hector le aveva detto espressamente, o meglio, l'aveva fatto, ma si era limitato a farne un discorso generale che comprendeva anche la sua amicizia con Eren McCall e gli altri Grifondoro, dunque la successiva ipotesi di Nathan sarebbe stata un fulmine a ciel sereno. Arrestò la camminata per immagazzinare quelle informazioni, restando a guardare le spalle del Serpeverde che era rimasto avanti a lei mentre un nuovo pensiero intrusivo iniziava a prendersi il suo spazio nel suo cervello.

    Ma va, Hector lo sa che sto con Petyr.

    Glielo aveva detto? Sì, ne era certa. Figuriamoci se poteva tenerlo all'oscuro di una cosa del genere.

    No, tipo Settimanale delle Streghe nel Medioevo!

    Lo corresse, sul viso la stessa risata dell'altro, anche se forse era un po' più divertita che inquietata. Non ce lo vedeva proprio alle prese con la posta del cuore insieme ai coniugi Lestrange, ma non dava neanche per scontato che Hector non potesse volere Nathan come ragazzo di sua figlia, anzi, era un'ipotesi molto realistica, tuttavia la presenza di Petyr nella sua vita la tranquillizzava come se fosse un valido scudo difensivo contro eventuali insistenze di suo padre: anche fosse stato, non è che poteva costringerla.

    E poi tuo padre te l'avrebbe detto. Non siete più diretti tra maschi?


    Passi che Hector doveva probabilmente ancora capire come approcciarsi da solo alla sua unica figlia femmina, ma immaginò che tra padre e figlio potesse esserci un rapporto con un po' meno attrito rispetto a quello che era toccato a lei. Anche se in realtà non sapeva come stessero le cose tra Nathan e il suo, quindi non poté che ipotizzare per sentito dire. Però, certo, probabilmente la vacanza in programma sarebbe stata un pelino più che imbarazzante, se vista sotto quella luce.
     
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    Se pure si fosse accorto delle occhiate di Venetia non lo diede a vedere, limitandosi a continuare ad avanzare verso il castello che era ormai sempre più vicino.
    Il fatto che la chiacchierata fosse virata sul tema fidanzato non sembrava disturbarlo di per sé, c'era soltanto quel filo di sottile apprensione ad animarne le parole e lo sguardo che delineava un aspetto molto chiaro della personalità del giovane Lestrange: poteva anche sembrare una persona superficiale, ma se c'era un aspetto della sua vita a cui sempre avrebbe prestato fede ed attenzione quella era la sua famiglia.
    Se Magnus e Ophelia avevano visto qualcosa nella rossa - perché qualcosa avevano visto di certo - allora lui li avrebbe seguiti anche alla cieca e se questo significava tenerla d'occhio per fare un favore ad un caro amico di famiglia, il mago non si sarebbe di sicuro tirato indietro.

    Aaaah, Kirkoven.

    Conosceva Petyr per nome e soltanto perché il Tassorosso faceva parte della squadra di Quidditch della sua casata. Da qui ad essere sicuro del fatto che il mago in questione non fosse un violento, tuttavia, ce ne passava.

    Sì ho presente chi è.

    Si ritrovò mentalmente a chiedersi quale dote nascosta avesse il figlio di Tosca per essere riuscito ad accaparrarsi una ragazza carina come la Prewett e la smorfia scettica sul suo viso avrebbe potuto suggerire i suoi dubbi a riguardo, tuttavia a conti fatti non disse nulla ad alta voce, ma semplicemente perché non voleva offendere la rosso-oro.

    Boh, non lo so. Un pugno è pur sempre un pugno.

    Fece quell'appunto con candore e con un velo di palese praticità nel tono, stringendosi subito dopo nelle spalle come a voler minimizzare la questione. Se la Grifondoro riteneva che non ci fosse di che preoccuparsi, lui di certo non si sarebbe strappato i capelli preventivamente, certo era che si mise in testa che li avrebbe tenuti sotto controllo per assicurarsi che non le accadesse nulla.
    Gli ci mancava soltanto una strigliata da parte dei suoi genitori nel caso in cui avesse permesso ad un ragazzo di far del male fisico alla figlia del loro caro amico.

    Stai solo attenta e se noti atteggiamenti strani dimmelo.

    Era sempre stato molto forte in lui il sentimento di cameratismo nei confronti di tutti gli altri studenti Purosangue ospitati al castello. Bastava guardare a quanto si stava impegnando nel tentativo di interrompere il circolo vizioso di voci di corridoio negative ai danni di Tristan Zabini.
    Ad ogni modo, sfogarsi con Venetia a riguardo del suo presentimento gli consentì di rilassarsi un minimo, se non altro perché il fatto che la ragazza la pensasse come lui - ossia che quella faccenda sarebbe stata una completa assurdità - gli diede da pensare che stava costruendo giganteschi castelli per aria per nulla.
    Annuì dunque alle sue prime osservazioni, stringendosi successivamente nelle spalle all'ultima domanda di lei.

    In genere sì. Ma quando si tratta di alcuni affari di famiglia non è che si apra così tanto con me.

    Perché un eventuale matrimonio combinato avrebbe rappresentato solo quello per i coniugi Lestrange: una strategia.

    Alcune cose le vengo a sapere da mia madre, altre invece per sbaglio se mi capita di origliare qualcosa.

    E nell'aggiungere quell'ultimo appunto le sue labbra si piegarono in un ghigno furbo.

    Comunque è inutile arrovellarci il cervello con questa assurdità. Non è una cosa realistica.

    Chiosò a quel punto, umettando le labbra e cominciando ad addentrarsi nella sala d'ingresso di Hogwarts. Come predetto da Venetia, qualche occhiata in sua direzione cominciò ad arrivare, ma il Serpeverde non parve farci caso, restando piuttosto concentrato sul viso della rossa.

    La mia fame invece lo è. Se facciamo merenda prima di tornare al Campo?

    E la sua borraccia, a quel punto, avrebbe anche potuto attendere. La compagnia di Venetia era riuscita perfino a soppiantare il suo bisogno di integratori, il ché era un'eccezionalità per lui.

    [Role chiusa]



    Edited by Nathan A. Lestrange - 23/4/2024, 17:56
     
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