I never don't cry at the bar

Tre Manici di Scopa

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    [ Fine Aprile, 20:30 ]

    Ad essere sinceri non fu una sola la ragione che spinse Venetia ad uscire quel sabato sera ma molte, però non aveva capito che cosa davvero si prospettasse dinnanzi a sé. Prima di tutto, voleva davvero che Eunjoo si svagasse un po': l'aveva vista piuttosto silenziosa e chiusa in sé stessa nell'ultimo periodo e le voci che erano state messe in giro erano tante, una meno lusinghiera dell'altra, ma a prescindere da ciò non credeva che sarebbe riuscita a vederla in quello stato ancora per molto, motivo per il quale si era presa quel fine settimana per assecondarla in tutto ciò che volesse. Inoltre, aveva davvero bisogno di stare un po' di tempo lontana dal castello: tra voci di corridoio e gossip vari, l'aria stava davvero diventando pesante da respirare dopo il dieci di Marzo. E così erano finite ai Tre Manici di Scopa per quello che Venetia credeva sarebbe stato un pit-stop prima di tornare al castello. Prese dunque posto su uno dei pochi tavoli liberi rimasti, poggiando la sciarpa rosso e oro sullo schienale della sedia intanto che cercava con lo sguardo se vi fossero camerieri nei paraggi. Ancor prima di trovarne uno, però, sarebbe tornata a scrutare il viso di Eunjoo dopo aver indugiato un po' sull'orologio. Sospirò con evidente pesantezza, ché la prospettiva di tornare tra le mura di Hogwarts non era per lei tra le migliori in quel momento. Avrebbe dato qualsiasi cosa per far sì che quella giornata di svago non finisse mai, senza contare che di lì a pochi mesi ci sarebbero anche stati gli esami di fine anno da aggiungere ad un calderone già abbastanza pieno di preoccupazioni. Ma non era di certo lì per pensare a quelle cose o per deprimersi, dunque rilassò ben presto le spalle e cercò di imporsi di pensare a qualsiasi cosa potesse essere definito meno drammatico dei problemi che circolavano per la scuola.

    Che vuoi prendere?

    Le domandò con palese interesse, provando a tastare un po' il terreno e cercare di capire se volesse aprire argomenti definibili spinosi o preferisse una conversazione più superficiale. Entrambe le opzioni le sarebbero andate bene. Intanto spostò lo sguardo oltre alle spalle dell'amica, dove una coppia di maghi sembrava alle prese con una gara di shottini: Venetia non sapeva cosa fosse con esattezza il liquido all'interno della bottiglia che tenevano sul tavolo, ma a giudicare dalle loro espressioni disgustate - così parevano - mentre ne mandavano giù un bicchierino dopo l'altro, non doveva essere tanto buono.

    Eunjoo Choe
     
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    Se gli amici si vedevano nel momento del bisogno, Venetia si era vista eccome, essendo una tra i pochi amici veramente stretti che aveva ad essersi preoccupata per lei e aver cercato di allietarla un minimo: sebbene Eunjoo non fosse nel pieno stato mentale per accorgersi di tutto questo ed apprezzarlo a dovere, la sua compagnia le scaldava di certo il cuore, tanto che in risposta era riuscita a non rendere quella serata decisamente deprimente col suo mutismo e l'atteggiamento mogio e schivo che la caratterizzavano da qualche settimana.
    Forse l'avrebbe aiutata parlarne con qualcuno di quello che era successo, ma aveva la certezza che fosse un argomento tabù per tutti, tranne che per il diretto interessato, dal quale certo non poteva andare a piagnucolare: spiattellare che aveva frequentato un Alfiere per sei mesi non era la solita notizia che sarebbe stata accolta senza una coltre di giudizio negativo a schermarla, e lei non avrebbe potuto sopportarlo in condizioni normali, figurarsi in quelle in cui versava.
    Che poi, erano davvero passati solo sei mesi? Le sembrava una vita intera: per la precisione, non ricordava bene che sapore avesse quella precedente senza di lui, e se mai lo avesse avuto, forse non sapeva di nulla, proprio come in quei giorni, dove tutto aveva un retrogusto amaro, disgustoso, a tratti rivoltante.
    Comunque, aveva cercato di non far trasparire troppo i suoi drammi mentre passeggiava in giro con la Prewett, per non farla pentire di averla invitata e per non rischiare che pensasse che forse sarebbe stato meglio evitarla, da quel momento in poi.
    Aveva notato che fosse più accondiscentente del solito nei suoi confronti, e voleva ricambiare mettendo su almeno una facciata decente, sebbene le costasse qualche sforzo: appariva ancora un po' persa, di certo più introversa, ma se non altro non sembrava sull'orlo di mettersi a piangere ogni volta che qualcuno le avesse rivolto la parola.
    Ai Tre Manici di Scopa l'atmosfera era come sempre sopra le righe, con la gente appollaiata su sedie e divani pronta a godersi quel sabato dopo una lunga settimana di tribolazioni - e le due studentesse in particolare ne avevano avuto una che rispondeva perfettamente a quelle caratteristiche: aveva sempre adorato quel locale, come Hogsmeade in toto, e anche in quel momento che era in generale un po' giù di morale contribuiva a ricordarle di quando era serena a passare weekend spensierati attorniata dalle persone del villaggio.
    Si sistemò anche lei sulla sedia davanti alla rossa, aspettando di acclimatarsi prima di togliersi il cappottino, e mentre si faceva venire un'idea di qualcosa che non l'avrebbe compromessa troppo, per rispondere all'invito della ragazza, si trovò per caso a seguire con gli occhi lo sguardo di lei che andava verso un gruppo di clienti intenti a scolarsi quei piccoli bicchieri pieni di chissà cosa: si voltò ad osservarli meglio, e notò come dopo un'iniziale smorfia di repulsione che seguiva lo svuotamento subitaneo dello shottino, veniva sempre rimpiazzata da una risata fragorosa e corale in risposta a qualunque cosa commentasse uno della banda, come se fosse la battuta più esilarante del secolo.
    Dopo tutta una serie di pensieri esasperanti di quella giornata su cosa mangiare per non prendere peso, ma allo stesso tempo qualcosa di realistico per far sì che Venetia a guardarla sbocconcellare il nulla non si insospettisse troppo, e poi la sfilza di soluzioni che avrebbe dovuto attuare una volta tornata ad Hogwarts per porre rimedio a quel disastro, stava per infilarsi nella stessa scia di congetture distorte, cercando di ricordare quale bevanda avesse troppi zuccheri, quale meno.
    Per un momento fu lì lì per dirsi pronta a un bel bicchiere d'acqua presa direttamente dal rubinetto, quando le risate schiamazzanti di quei maghi le istillarono una strana voglia nella testa: anche lei voleva ridere così, anche lei voleva quella pozione che faceva ridere così sguaiatamente, in quel modo rumoroso e a tratti anche un po' rozzo.

    Quello che hanno preso loro.

    Rispose con una vocetta innocente, indicando le persone alle sue spalle, e poi tornò composta sulla sedia con entrambi gli angoli delle labbra piegati verso l'alto in un sorrisetto un po' buffo, sicura che Venetia non avrebbe tentato troppo di farla desistere. D'altra parte la sua intenzione non era forse quella di compiacerla il più possibile per farla stare meglio?
    Intanto che l'amica ragionava sul da farsi, si tolse anche lei la sciarpa dei colori rosso-oro e la posò sulla sedia libera accanto a sé.

    A te sta andando tutto bene?

    Lo sapeva che per quello che era successo ai loro amici, soprattutto ad Eren, non era proprio possibile essere spensierati oltre un certo punto: ma il suo era più una dimostrazione del fatto che voleva interessarsi di quello che le stava succedendo, in modo genuino e attento, proprio come Venetia aveva così carinamente fatto con lei, di certo aiutandola a togliersi qualche peso che si portava dietro da troppo tempo.
     
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    Ogni tanto si dimenticava che fissare le persone era considerato maleducazione ed era rimasta ad osservare quella coppia di maghi alle prese con i bicchierini di liquore per lungo tempo; il suo sguardo non era troppo giudicante, in realtà, ma piuttosto curioso di scoprire perché si stessero divertendo così tanto da aggiungere tutto quel rumore al trambusto che i Tre Manici di Scopa già portava con sé di base. Fece un balzo fuori dai suoi pensieri quando Eunjoo espresse l'ultimo dei suoi desideri e che lei, come il buon Genio della Lampada, avrebbe esaudito.

    Quello credo sia alcolico.

    Le disse con un sorriso appena accennato sul volto, come se fosse scontato che sarebbe dovuto essere vietato far uso di certe sostanze a quell'età. Cosa che in effetti era vera, perché dubitava che i loro genitori - o peggio, i loro insegnanti - sarebbero stati d'accordo con quell'idea. Poggiò le spalle allo schienale scomodo della seggiola di legno e prese ad alternare lo sguardo tra Eunjoo e quella bottiglia alle sue spalle, prendendo forse per la prima volta davvero in considerazione l'idea che certe regole le stessero togliendo il respiro. Sarebbe stato davvero così sbagliato? Le tornarono alla mente le parole di suo padre, scritte nero su bianco su tutte le pergamene che aveva ricevuto da parte sua nell'ultimo periodo: Sei una brava ragazza, La mia principessa, Una ragazza d'oro.
    Era cambiato tutto da quando aveva scelto di ufficializzare la storia con Petyr. Lei era cambiata. Se prima si beava delle attenzioni della sua famiglia e quasi le piaceva esser trattata come una bambolina, adesso quel ruolo iniziava ad andarle un po' più stretto. Non era il peso delle aspettative a stressarla, quanto più la mancanza di libertà che pian piano stava iniziando a soffocarla, e anche se non era ancora pronta a capire che doveva ribellarsi in qualche modo, la prima scintilla di coraggio, forse inconsciamente, si accese dentro di sé.

    D'accordo, ma solo uno.

    Alzò l'indice come a mettere in chiaro la decisione da brava mammina, cercando di convincere più sé stessa che l'altra a non lasciarsi influenzare facilmente come suo solito. E poi glielo doveva, quello era il suo giorno. Dopo aver intercettato a fatica un cameriere, avrebbe ordinato quello che scoprì essere del Rum di ribes rosso, cosa di cui non aveva mai sentito nemmeno parlare, figuriamoci se avesse mai avuto occasione di assaggiarla. Intanto che attendeva il ritorno del mago con i loro bicchierini si sistemò con gli avambracci sul tavolo e tornò a dare le sue attenzioni all'amica, alzando le spalle in seguito alla sua domanda. Stava andando tutto bene? In realtà faceva una certa fatica a lamentarsi, ma non avrebbe mentito.

    Se mio padre non smette di bombardarmi di gufi pieni di terrorismo psicologico credo che mi darò al bracconaggio.

    Rispose con ironia celata dietro ad un grosso sospiro e agli occhi che roteavano verso il soffitto, e dopo aver occhiato il cameriere in giro per il locale puntò nuovamente le iridi sul viso della Grifondoro che aveva davanti. Non voleva che l'atmosfera si appesantisse a causa dei suoi drammi, dunque si sforzò di rivolgerle un sorriso divertito. E poi stava davvero entrando nel clima festoso che si respirava attorno a loro, e più passava il tempo circondata da schiamazzi e situazioni sopra alle righe, più voleva ritardare il suo rientro al castello. Solo la vista del Rum poggiato finalmente sul tavolo avrebbe dato nuova vita ai suoi occhi con una scintilla di eccitazione, ma avrebbe atteso di sincronizzarsi con l'altra per dare il via alle danze insieme a lei.
     
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    Il sorrisino e l'occhiata furba che puntò su Venetia lasciavano ben intendere che, sebbene conoscesse le difficoltà dell'amica di lasciarsi andare, oltre ai suoi principi ben saldi che comunque ammirava e rispettava, era impossibile non provare un profondo autocompiacimento nel credere con somma sicurezza che prima o poi la rossa l'avrebbe assecondata lo stesso: infatti era del tutto calma e serena sulla sua sedia ad osservare i mille pensieri che si affancendavano nella sua mente, i doveri da seguire, magari anche dei minuscoli sensi di colpa, che poi assomigliavano molto a quelli che la stessa Joy aveva sempre avuto per anni.
    Solo, non in quel momento: quella sera, come molte altre che l'avevano preceduta, era intorpidita e basta, anestetizzata, le importava davvero poco di tutto, persino di farsi del bene. Era comunque complicato concedersi qualche piccola pazzia da sola, senza una spalla che l'accompagnasse nel tragitto, e dato che aveva scelto la Prewett come suo braccio destro avrebbe fatto di tutto perché non la deludesse proprio adesso.

    E tu sei quasi maggiorenne.

    Replicò con tono di voce molto soffuso, quasi che glielo stesse sussurrando, o che sapesse perfettamente quali tasti toccare. La coreana prima di lei aveva passato quasi le stesse cose, ovvero un'infanzia dedita alla disciplina più incondizionata, ma era da ormai un anno che, sebbene la seguisse ancora con metodicità, aveva più e più volte strizzato l'occhio alla ribellione, arrivando a fare cose che se gliele avesse confessate probabilmente la Grifondoro si sarebbe messa le mani nei capelli.
    Joy non era nuova al rischio, anzi, però ne conosceva i limiti, o almeno era stato così fino ad ora: adesso che credeva di non aver quasi niente da perdere sarebbe stato più difficile individuarne i confini oltre i quali tutto sarebbe diventato troppo, ma non credeva comunque che sarebbero stati proprio i Tre Manici di Scopa a fare da sfondo a quell'eventualità.
    D'altra parte era solo un bicchiere, che male poteva mai fare? Infatti, quando Venetia accettò il sorriso si allargò ancora di più, per poi scomparire quasi sotto il tavolo dove si chinò per far finta di dover ravanare nella sua borsa proprio nel momento in cui il cameriere le approcciò: la Prewett avrebbe compiuto 17 anni in quattro mesi, ma per lei mancava ancora un bel po', e non voleva che qualcuno potesse notare i suoi tratti giovani e rovinarle il divertimento.
    Quando riemerse da quella posizione, senza aver cacciato nulla dalla borsa perché a conti fatti non le era mai servito niente, picchiettò sul legno del tavolo eccitata da quel che sarebbe arrivato, e intanto ascoltò con interesse l'amica che si lamentava del padre.

    Che vuole da te?

    Anche il vecchio mago era scontento dei suoi voti, proprio come il suo? O cos'altro non le andava bene? Ai suoi occhi Venetia era una bravissima studentessa, molto giudiziosa con lo studio, generosa coi compagni e un'ottima interlocutrice, seppure all'inizio non se la fossero intesa subito: ma dopo quello che era successo in Sala Grande, con la rossa che aveva sguainato la bacchetta per difenderla dalla De Rosa (anche se avrebbe dovuto essere il contrario), la sua stima verso di lei era cresciuta esponenzialmente, e aveva capito che sotto la maschera di ragazza per bene si nascondeva un grifone con cui, per ovvi motivi, ci trovava parecchie affinità.
    Era quindi un peccato che i suoi genitori dovessero stressarla anche quando non ce n'era affatto motivo, d'altra parte era contenta di avere una persona accanto che potesse condividere con lei le pressioni soffocanti delle rispettive famiglie.
    Intanto, il rum era arrivato al tavolo, dal colore rosso sgargiante, ghiaccio, foglie di menta e piccole palline di ribes che lo rendevano esteticamente molto carino: non era per niente spaventoso visto così, né appariva pericoloso, quindi lo prese con una mano, tastando la frescura del vetro attraverso le dita.
    Incrociò l'occhiata di Venetia con la sua complice, e anche se un attimo impacciata su cosa fare, poi alzò il bicchiere perché l'altra lo scontrasse con il suo.

    Alla tua, alla mia, e a quest'anno disastrato.

    Avrebbe detto, cosa quanto mai più vicina alla verità possibile: un anno così lungo e intenso - e nemmeno finito, per tutti i Lepricani - da contenerne tre in uno, dunque quel brindisi si augurava che si concludesse meglio di come prospettavano gli ultimi accadimenti, che a ripensarci le si accapponava ancora la pelle.
    Ne prese un sorso, scoprendo un gusto dolce e appena speziato, con il retrogusto acidulo che donava il ribes, e la gola sembrò aprirsi appena il liquido l'accarezzò, come se fino a quel momento fosse stata costretta in un lungo raffreddore senza nemmeno accorgersene e se ne fosse appena liberata.

    Non è così male.

    Commentò leccandosi le labbra, aspettandosi già di sentire chissà quali giramenti di testa senza però avvertirne alcuno, anche se era parzialmente digiuna: purtroppo, per l'inesperienza, non avrebbe potuto prevedere che non avrebbero tardato troppo a sopraggiungere.
     
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    Colpita e affondata, Venetia non poteva più controbattere di fronte alla verità: mancavano poco più di tre mesi alla sua maggiore età, cosa su cui di fatti stava anche riflettendo parecchio nell'ultimo periodo. Le sarebbe piaciuto dare una festa, ma i progetti erano ancora in fase embrionale e non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Petyr. L'unico problema era che dubitava che suo padre le avrebbe permesso di invitare chiunque volesse a casa sua, ma avrebbe pensato a tempo debito ai dettagli. Fu come se lo sguardo furbo di Eunjoo si stesse specchiando nel suo, altrettanto entusiasta ed eccitato all'idea di quella serata un po' improvvisata, anche se negli occhi di Venetia c'era anche lo spettro invisibile della preoccupazione che tentava di frenarla, ma a cui cercava di resistere. Voleva divertirsi come si deve, una volta tanto. In fin dei conti, se nemmeno il cameriere sembrava badare alla sua età, perché doveva farlo lei? E poi si fidava di Eunjoo; l'aveva sempre vista come una ragazza molto più spigliata e sveglia rispetto a lei, dunque non aveva mai esitato a seguire i suoi consigli prima d'ora, e di certo non avrebbe iniziato in quel momento.

    È solo preoccupato.

    Raccolse il bicchierino dal contenuto scarlatto assecondando il diavoletto tentantore appollaiato sulla sua spalla, ed alzandolo in direzione dell'amica avrebbe fatto sì che si scontrasse con il suo con un leggero colpo di vetri.

    A noi!

    Provò ad imitare i due maghi che aveva a lungo osservato e lo buttò giù in un solo sorso, non aspettandosi tuttavia che quel bicchiere all'apparenza tanto piccino contenesse così tanto liquore, cosa che la fece inaspettatamente tirare all'indietro tutto il collo. Era la prima volta che assaggiava dell'alcol e oggettivamente non sapeva a cosa stesse andando incontro, né cosa aspettarsi. La prima cosa che percepì fu un fastidioso bruciore alla gola e alla bocca dello stomaco, unito ad un retrogusto amaro che le fece contorcere il viso in un'espressione buffa, ma disgustata.

    Ma chi non lo è di questi tempi? Ouch, questo coso pizzica.

    Tentò di finire il discorso dopo il sorso, ma invano. Il sapore dolciastro del ribes rosso e quello pungente dell'alcol le avevano fatto già dimenticare di cosa stesse parlando, come se la sua mente potesse concentrarsi in quel momento solo sul bruciore che le aveva attanagliato la gola. Forse avrebbe dovuto andarci più piano, ma per fortuna il fastidio non durò più di qualche manciata di secondi e dopo aver scosso un po' la testa e le spalle già sembrava tornare tutto quanto più o meno alla normalità. Scoccò la lingua sul palato un paio di volte quando il sapore dolciastro diventò finalmente buono da gustare, e guardandosi attorno scoprì come la sua vista si fosse fatta un tantino più lucida rispetto a prima, ma non riusciva a capire se fosse sempre stato così o se fosse una novità dell'ultimo minuto. In ogni caso, le veniva da ridere.

    No, dopo un po' non è così male.

    Convenne lei intanto che si guardava attorno per cercare di capire come si sentisse. Per il momento non trovò troppe differenze rispetto a prima, oltre ad essere evidentemente ben più allegra, dunque pensò che fosse davvero tutto lì: se così fosse stato, quella era proprio una bella fregatura. Era però curiosa a tal proposito, dunque tornò ben presto a studiare le espressioni dell'amica.

    Tu come ti senti? Ne vuoi un altro? Oh, facciamo un gioco come stavano facendo loro!

    Non che ne conoscesse, considerando quanto fosse stata restìa anche ad imparare quel famoso Obbligo o Verità di tante settimane prima, ma piano piano iniziava a capire cosa ci trovassero di bello nell'alcol tutte le persone attorno a loro: se il risultato era solo quel pizzico di gioia in più, cosa mai potevano essere pochi secondi di bruciore?

    Edited by Venetia E. Prewett - 26/4/2024, 16:10
     
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    Ah, per quello che è successo... Certo, è normale.
    Minacciano di trasferire lontano da Hogwarts anche te?


    Per un attimo si era fatta i peggiori film, proiettando sulla situazione familiare dell'amica quella che invece era la sua propria realtà, ma le cose stavano solo un pelino meglio di quanto le avesse immaginate: come ci sarebbe stato da aspettarsi, erano ovviamente preoccupati per tutto quello che stava succedendo, loro che ne sapevano qualcosa, almeno. I suoi genitori, invece, protetti dalla distanza che separava Scozia e Corea, non sapevano nulla che non fosse destinato a giornali internazionali, e le bravate degli Alfieri non erano state ancora così eclatanti da essere finite per esser raccontate in un quotidiano asiatico nell'alfabeto Hangul.
    Si basavano solo sulle lettere che mandava loro Eunjoo, le quali non contenevano nulla che fosse solo lontanamente attinente a ciò che stava succedendo. Né la mamma né il papà conoscevano niente sulle vicende più importanti della vita di sua figlia, se non qualche nome sparso - e per nulla legato a quelle, più a giornate di studio, innocui pigiama party o partite amichevoli - e al momento così bastava, quindi la coreana non si sentiva neppure in dovere, menché meno in colpa, di raccontargli dell'altro.

    Oh, wow, okay.

    Commentò sgranando un po' gli occhi stupita al coraggio della rossa che aveva fatto sparire il contenuto del bicchiere in quattro e quattr'otto, e non volendo rimanere indietro prese un bel respiro e svuotò anche lei il liquido piccantino, serrando gli occhi e trattenendolo un po' sulla lingua prima di mandarlo tutto giù, scrollandosi un poco, travolta da una valanga di brividi.
    Questa volta l'aveva sentito molto di più del sorsetto che aveva assaggiato prima, ma per qualche motivo quel sapore la esaltava, sebbene non fosse oggettivamente chissà quanto gustoso per il suo palato: era più il gesto, la circostanza, la trasgressione di sapere di star facendo qualcosa di sbagliato che la faceva andare su di giri, in un lungo periodo in cui era abituata, o se non altro anelava, a non sentire niente di niente, perché tutte le sensazioni e i pensieri erano troppo affollati ed intensi per essere capace di sopportarli.
    Quella invece era un'ottima distrazione, e poco male se doveva passare per una via più o meno masochista per liberarsi del veleno che aveva in corpo: quello shottino di rum non era certo il primo tentativo che l'avrebbe portata lì, in ogni caso, ne aveva provati di ben altri che apparivano persino più pericolosi, sebbene in realtà lo fossero in egual modo.
    Lanciò un sorrisetto a Venetia quando gliene propose già un altro, e non si sognò nemmeno di contraddirla: fece invece cenno al cameriere per farlo avvicinare, appena avesse finito con il paio di ordinazioni che era impegnato a prendere.

    Conosci "Non ho mai"?

    Non aveva idea a cosa stesse giocando il grupppo di maghi poco distante da loro, però quello fu l'unico gioco che le venne in mente che poteva essere tanto divertente quanto istruttivo: dopo aver chiesto la bottiglia di quell'alcolico da portare al tavolo, così avrebbe potuto lasciarle in pace per un po' senza preoccuparsi di eventualmente riempir loro il bicchiere, occhieggiò di nuovo la Prewett, facendo ticchettare le unghie sul vetro umido del suo.

    In pratica, una delle due annuncia una cosa che non ha mai fatto, e l'altra dovrà bere nel caso invece l'abbia fatta.
    La spiegazione della risposta in caso di bevuta non è obbligatoria, ma altamente raccomandata.


    Appena poté impugnare la bottiglia, ne versò un po' alla compagna un po' a sé stessa, spostandola poi di lato perché non le ostacolasse la vista della Grifondoro.

    Incomincio io, per farti un esempio.
    Non ho mai... provato attrazione per un Tassorosso.


    Il sorrisetto si allargò, sapendo benissimo di aver appena imbrogliato - ma come si diceva, in amore, in guerra e in gioco tutto era lecito - e con gli occhi e un piccolo cenno del mento le indicò il bicchiere davanti a lei, aggiungendo qualche parola sottovoce.

    Ora dovresti bere, sempre come esempio.
     
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    In effetti, no.

    Il fatto che tra tutto il dramma montato da Hector non vi fosse mai stata la minaccia di esser ritirata dalla scuola l'aveva fatta riflettere in più di un'occasione: quella sarebbe dovuta essere la soluzione numero uno, secondo Venetia, ma suo padre non ne aveva mai fatto menzione. E per fortuna. Alla fine, comunque, si era data una spiegazione a quel comportamento insolito.

    Mio padre lavora per gli Sport ed Eventi Magici, sai, immagino che non possa minacciarmi di ritirarmi da una scuola per la quale il suo capo sta organizzando un Torneo Tremaghi.

    Era l'unica cosa che avesse un minimo di senso, dopotutto. Intanto il suo corpo venne scosso da un nuovo brivido causato dalla scarica alcolica che aveva buttato giù con tanta - forse troppa - foga, che era anche il motivo della risatina allegra sul suo viso. Fu tuttavia lieta di quella leggera perdita di controllo, che le stava anche permettendo di affrontare l'argomento con insolita leggerezza e razionalità, come se all'improvviso non fosse poi tanto importante tutto quel disastro. Anzi, iniziava a ritenere assurdo essersene preoccupata più di così nei giorni precedenti a quello. La preoccupazione più grande in quel momento sembrava quella di imparare le regole di uno dei giochi di Eunjoo: quando glielo aveva proposto, all'inizio, Venetia non aveva idea di cosa stesse parlando. Contrariamente a quella sera in Sala Comune, però, quella volta si mostrò molto più curiosa di conoscerlo e di giocarci, tanto che la ascoltò come se fosse a lezione di Trasfigurazione e dovesse apprendere un concetto totalmente nuovo e mai studiato prima.

    Okay... Chiaro. Molto più di Obbligo o Ipotesi.

    Asserì infine, la bocca leggermente aperta talmente si stava concentrando durante la spiegazione. Il fatto più sospetto era che aveva davvero capito al primo colpo le regole di un gioco di società, cosa che le fece ipotizzare che probabilmente ci fossero
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    delle regole segrete di cui ignorava l'esistenza. Non avrebbe avuto tuttavia il tempo materiale di preoccuparsene, ché il cameriere portò loro una bottiglia di ciò che avevano ordinato e Venetia dovette fare del suo meglio per drizzare la schiena e mostrarsi carina ed educata al suo cospetto, anche se a dirla tutta quel tipo aveva l'aria un po' rozza. Storse difatti il naso quando, per poggiare il Rum sul tavolo, invase i suoi spazi vitali per un breve istante.

    Questo è come sparare sulla Chips!

    Chiunque la conoscesse sapeva della sua relazione con Petyr, anche se era stata ufficializzata da non molto. Mettere in mezzo l'argomento era davvero come vincere facile, tuttavia rivolse all'amica un sorrisino furbo e complice. Se non altro, allora aveva davvero capito le regole del gioco. Raccolto il bicchierino dal tavolo, dunque, prese un respiro profondo e poi ne bevve un po', ammettendo così le sue colpe. Scoprì che berlo con meno foga bruciava molto di meno, tuttavia non bastava a disfarsi del retrogusto pungente dell'alcol, anzi, quella volta sembrò ancora più cattivo della prima. Il suo viso tornò a contorcersi in un'espressione disgustata ed il suo corpo a scuotersi per via di un leggero brivido, ma che durò ben poco. Si leccò le labbra per liberarsi dal gusto amarognolo che però sembrò rimanere impresso su di esse ancora per un po', ed osservando Eunjoo con il bicchiere ancora in mano avrebbe preso il testimone ed iniziato il suo turno.

    D'accordo. Io...

    Si guardò attorno alla ricerca della giusta ispirazione, che però parve non arrivare mai. Fu solo quando poggiò lo sguardo sulla sciarpa rosso e oro dell'amica, ancora appesa allo schienale dietro di lei, che una lampadina si accese nella sua mente.

    Io non l'ho mai provata per un Grifondoro.

    Quella sera di tante settimane prima, in Sala Comune, Venetia aveva pensato che Eunjoo fosse gelosa di Eren e da lì niente avrebbe potuto convincerla del contrario. Avrebbe quindi sparato sulla croce rossa anche lei, per il momento. Non voleva essere l'unica a bere, e poi voleva anche vedere se sarebbe stata ambigua a tal proposito con lei come lo era stata col ragazzo, almeno secondo il resoconto che le aveva fatto. La osservò divertita, aspettandosi che bevesse almeno un sorso.
     
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    La guardò molto colpita, incurvando gli angoli delle labbra verso il basso e annuendo appena alla notizia che suo padre si occupasse niente di meno, o comunque fosse nel giro, del Torneo Tremaghi, che non era certo cosa da poco. Non aveva ancora avuto modo e tempo di interorizzare quell'evento così inaspettato, non faceva esattamente parte della priorità dei suoi pensieri in quel momento, ma ogni tanto vi si fermava a riflettere, trovandoci delle necessità che, era quasi sicura, non avrebbero rispettato quelle di nessun altro.

    Meno male. Pensa, magari se esce il tuo nome ci spiffera qualche indizio sulle prove.

    Fece una battuta, ben sapendo che dalla bocca di suo padre o di chiunque altro non sarebbe uscito un bel niente, nemmeno per salvare la vita di sua figlia - forse: al contempo però le chiese se fosse abbastanza folle da aver intenzione di partecipare. D'altra parte non era nemmeno così irrealistico per un Grifondoro cercare di arraffare la gloria in ogni modo, anche se avesse voluto dire mettersi nei guai in mezzo a creature pericolose o chissà quali ostacoli le prove serbassero per i concorrenti.
    Sorrise stringendo le labbra e ricordando come quel gioco in Sala Comune avesse più o meno traumatizzato l'inglese - seppure alla fine era stata quasi l'unica a non aver subito danni, nonostante l'inesperienza.

    Ormai sei temprata. E poi dai, alla fine è stato divertente.

    Abbassò un po' il capo quando il cameriere le approcciò di nuovo, nascondendosi il profilo coi capelli, e poi gli gettò un'occhiata furtiva appena si fu allontanato, evidentemente oberato di lavoro per pensare a chi diamine stesse servendo alcol quella sera.
    Comunque, era stato divertente fino ad un certo punto, ora che ci pensava, almeno per quanto la riguardava, per una serie di cose che non era sicura avrebbe confessato a Venetia in quella circostanza - ma il rum avrebbe fatto presto la sua parte, tant'è che si sentiva già molto più sciolta rispetto a prima, e allegra, e non solo perché si fosse sforzata di non apparire troppo pesante agli occhi dell'amica con tutte le disgrazie che si portava dietro.

    Forse, ma come la Chips nessuno ti atterra.

    La sviolinata le servì per correre ai ripari, e il tono di voce cantilenante e finto innocente per far sì che non si arrabbiasse troppo con lei, che aveva colpito sapendo benissimo dove colpire: per fortuna Venetia dimostrò l'opposto, e Joy si trovò a ridacchiare di rimando sia al suo sorriso sia al sorso che prese dal bicchiere, che accolse con un soffice e tenue battito di mani sotto al mento.
    Era arrivato il suo turno di giocare, e piuttosto tranquilla, più del solito - sembrava che l'alcol le avesse abbassato di tanto quell'istinto a stare sempre in guardia che teneva alto soprattutto quando si toccavano giochi o argomenti potenzialmente compromettenti - attese ondeggiando un po' sulla sedia, nel mentre l'amica tentava di metterla alla prova.
    Il dondolio si fermò di colpo e gli occhi calarono su Venetia come a cercare qualche altra intenzione insita dietro quelle parole, nel caso non fossero state di natura totalmente casuale: voleva testarla in qualche modo, chiedere conferma di qualcosa, o magari era ignara di tutto e quella era una domanda come un'altra? Dal canto suo, Joy aveva pensato subito ad una persona in particolare, e dopo qualche istante di pausa raccolse il bicchiere e se lo portò alla bocca, prendendone un lungo sorso.
    Quando lo posò di nuovo sul tavolo, aveva strizzato gli occhi al sapore dolciastro e piccante insieme e si era incassata nelle spalle nel momento in cui si costrinse ad ingoiarlo, ma la sensazione durò già meno della prima volta, come se si stesse via via abituando (o così immaginava lei).
    Tossicchiò, senza dimenticare la regola che aveva imposto lei stessa all'inizio di quel gioco, ovvero spiegare la risposta, di cui era sicura che Venetia gliene avrebbe chiesto conto nel caso non l'avesse fatto lei di sua volontà.

    Eren.

    Picchiettò le dita di entrambe le mani al bicchiere mezzo pieno, gli occhi bassi, stupita dalla sua stessa onestà - che non ne possedeva poi tanta in generale, menché meno la mostrava così spesso -
    e poi fece per sfiorarsi una ciocca di capelli e il lobo dell'orecchio in gesti che tradivano un velo di imbarazzo, soprattutto all'emergere di certi ricordi nella sua mente, in cui il ragazzo dagli occhi chiari ne era stato assoluto protagonista.

    Non ho problemi ad ammetterlo se trovo qualcuno carino.

    Tentò di giustificarsi, anche se obiettivamente la differenza tra il notare qualcuno di bell'aspetto e provarne attrazione era abissale, e questo lo sapeva pure la Prewett, che difficilmente avrebbe potuto dichiarare che il McCall non fosse attraente, pur non essendone attratta: e difatti non era quella la domanda, ma la coreana cercò di sviare con l'abilità di una ragazza digiuna a metà che inghiottiva alcol da una manciata di minuti, ovvero non tra le più sorprendenti.
    Trovò il turno seguente più arduo del previsto, non solo perché la sua concentrazione era leggermente sporcata da certi ricordi e visi troppo vicini, ma anche perché per lei era abbastanza difficile tirar fuori di qualcosa che non avesse fatto, con tutti i guai in cui si era cacciata dall'inizio di quell'anno scolastico: dopo molto cercare, però, arrivò a qualcosa che avrebbe quasi sicuramente messo in difficoltà la rossa, che a quel punto aveva tutto il diritto di prendersela con lei.

    Non ho mai... visto una partita seria di Quidditch al di fuori di quelle della scuola.
    Però forse quest'estate recupererò.


    Stava per aggiungere che era stato Nathan Lestrange ad averla invitata a vederla con loro, però poi le venne in mente che forse avrebbe dovuto essere una sorpresa per la rossa, quindi si fermò in tempo prima di spiattellare tutto: oltre ad esibire uno dei suoi sorrisi più innocenti, sventolando le ciglia per calmare l'eventuale indignazione dell'amica - anche se forse quello funzionava con un'altra categoria di persone.
     
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    Non ho intenzione di iscrivermi.

    Le confessò con la risata sulle labbra, il bicchiere ancora in mano e gli avambracci poggiati sul tavolo di legno. Non aveva preso in considerazione l'idea neanche per un istante, in realtà, ed il fatto che l'ufficio di suo padre fosse tra gli organizzatori era uno dei motivi, anche se non quello principale. Banalmente, non voleva lasciarci le penne.

    Tu ci hai pensato? Sei una tipa da gloria eterna.


    Recitò a pappagallo quello che aveva letto sui libri di Storia della Magia, e che nella sua testa doveva essere un complimento. Non era così brava in Divinazione da poter dire se Eunjoo potesse essere estratta o meno dal Calice di Fuoco, tuttavia per come la conosceva non faticava a vederla inserire il suo nome tra le fiamme blu. E poi magari poteva davvero estorcere qualche informazione ad Hector Prewett, se la campionessa di Hogwarts fosse stata una sua amica.
    Comunque, dopo aver pagato per i suoi peccati, i suoi occhi erano rimasti incollati su quelli di Eunjoo in attesa che rispondesse alla sua sfida, e proprio come aveva fatto lei pochi attimi prima, anche la sua ammissione non tardò ad arrivare. Bastò la sua espressione a complimentarsi con lei per l'onestà, non premurandosi nemmeno di mostrarsi chissà quanto stupita quando il nome di Eren saltò fuori. Se avesse avuto le mani libere avrebbe perfino applaudito, ma in quel momento si limitò ad avvicinare il bicchiere a quello di Eunjoo per un piccolo brindisi, almeno fino a quando la successiva giustificazione non mise a dura prova la sua risata.

    Se avessi detto "non ho mai trovato carino Eren" avrei dovuto bere anch'io. E mezza Hogwarts.

    Ovviamente non tardò ad arrivare neanche la sua puntualizzazione, figuriamoci se Venetia Prewett potesse mancare l'occasione di mettere i puntini sulle i anche quando le sue facoltà mentali iniziavano a vacillare. Nel frattempo, ne approfittò per aggiungere altre due dita di rum al suo bicchiere.

    Anch'io trovo carini alcuni ragazzi - perché possiedo due occhi funzionanti - ma non provo attrazione in quel senso verso di tutti.

    Iniziava a biascicare un po', e le vocali che pronunciava sembravano più lunghe di quanto in realtà non fossero, tuttavia credeva di essere assolutamente seria e credibile intavolando quel discorso. Stava tuttavia entrando in un campo minato, e la Venetia con i freni inibitori completamente tirati lo avrebbe saputo bene: aveva ancora un segreto da mantenere e, nonostante
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    tutto, non se n'era ancora dimenticata. Sperò comunque che quella specifica, unita all'occhiatina furba che le aveva lanciato, avesse fatto capire alla Grifondoro cosa intendesse dire, o meglio, cosa sospettasse che ci fosse tra i due anche senza andare nelle profondità più remote dell'argomento. Fu però lieta che Eunjoo fosse andata avanti con la sfida, e alla sua nuova confessione rispose bevendo d'impulso un altro sorso dal suo bicchiere.

    No, ho sbagliato. Dovevo bere se non l'avevo mai fatto, vero?


    Era troppo tardi, ormai il rum stava già bruciando lungo la sua gola e lo aveva sentito arrivare nello stomaco, e poi nel cervello. Poggiò il bicchiere sul tavolo con uno sbuffo e, come se l'informazione fosse giunta in ritardo alle sue sinapsi, riservò un'occhiata incredula alla ragazza. Era nella squadra dei Grifondoro, per tutte le bacchette!

    Aspetta... Cosa?! Davvero non hai mai visto il Quidditch?

    Per un momento non le importò più del rum in eccesso che aveva bevuto e di cui in circostanze normali avrebbe fatto una questione: dato che aveva sbagliato, allora Eunjoo era in debito con lei! Ma era troppo confusa in quel momento per realizzarlo appieno, e si lasciò facilmente distrarre.

    St'estate ti ci porto. Mio padre ha preso dei biglietti per la partita dei Cannoni di Chudley contro le Vespe di Winbourne. Ovviamente, andiamo a vedere i Cannoni.

    In una delle ultime lettere, Hector aveva fatto sapere a Venetia di aver acquistato tre biglietti per la partita. Lo aveva trovato un numero insolito, ma non avendo fatto neanche troppe domande a tal proposito non poteva sapere quali fossero le reali intenzioni del padre, né cosa avrebbe scatenato, in futuro, quell'invito extra. Ma in quel momento le intenzioni di Venetia non erano altro che buone e pure, ed il sorriso candido sul suo viso arrossato dall'alcol ne era un testimone silenzioso.

    Comunque tocca a me! Anche questa è un po' sleale: io non ho mai volato su una scopa.


    Edited by Venetia E. Prewett - 29/4/2024, 01:20
     
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    Si strinse un po' nelle spalle, indecisa se dire la verità o meno, ma poi senza troppo timore di passare come una megalomane - tanto quel momento era già bello che andato, ma proprio da varie ere geologiche - annuì, senza però farsi vedere troppo eccitata all'idea, dato che i veri motivi per cui avrebbe messo il suo nome nel Calice erano tutti quelli sbagliati.

    A pensarci ci ho pensato.
    Mi sembra solo strano che facciano partecipare dei minorenni senza il consenso di un adulto. Non so se i miei mi iscriverebbero.


    Era difficile da immaginare, a meno che non gliel'avesse chiesto direttamente: era la loro unica figlia quindi avrebbero potuto giustamente avere qualche remora, d'altra parte la prospettiva della gloria eterna era qualcosa di difficile a cui resistere, inculcato nella loro cultura come pure nella testa della coreana, che non avrebbe faticato a raffigurarsi i genitori esortarla a superare ogni prova mortale pur di portare onore alla sua famiglia.
    E poi come avrebbe potuto sopportare l'esistenza di un altro Campione di Hogwarts che non fosse lei? Il suo egocentrismo avrebbe subito un brutto colpo, piuttosto meglio la morte - forse, non ci avrebbe ancora messo la mano sul fuoco.

    Touché.

    Rise facendo sussultare le spalle, stranamente incominciava ad aleggiare sulle loro teste una certa ilarità che non si ricordava di aver abbracciato prima di bere qualche sorso d'alcol: la magia stava funzionando, pareva, e presto avrebbe trovato ogni cosa più divertente, anche quelle stupide, l'opposto di com'era da quando era entrata nel locale.

    Hmm, tipo chi?

    Assottigliò gli occhi, non aspettandosi che rispondesse subito, tanto l'avrebbe imboccata a breve, e intanto però cercava di immaginarsi di quali ragazzi la rossa stesse parlando: era buffo vederla in quelle vesti, ovvero non in quelle da madama Kirkoven, ma un po' più sbarazzina, più simile a lei, ed in qualche modo credeva che con qualche spintarella in più, oltre all'aiuto del liquido dorato, avrebbe potuto cavar fuori dalla fanciulla qualcosa di particolarmente interessante ed inusuale per i suoi standard.

    Come mai non ti ha stupita che io abbia nominato McCall?

    Non le era sfuggito quel dettaglio, solo che incominciava ad avere il cervello e i riflessi più rallentati, quindi aveva inconsciamente salvato la reazione non proprio colpita di Venetia nel background di qualche anfratto della mente e vi aveva replicato una manciata di minuti dopo, ovvero fuori tempo massimo rispetto a quando sarebbe stato più efficace.
    In ogni caso, alla fine l'aveva cacciato fuori, anche se un po' fuori contesto, ricordandolo probabilmente grazie all'occhiata strana dell'amica che seguì, quasi consapevole, poco prima che si gettasse a bere un'altra sorsata.

    No, se lo avevi fatto!

    Scoppiò a ridere piegandosi sul tavolo, forse una delle poche vere risate che le erano uscite dal cuore da quando aveva il morale sottoterra, ché in qualche modo il viso contrariato di Venetia che aveva creduto di aver ingollato qualche sorso di troppo la faceva scompisciare. Non era nemmeno sicura che avesse davvero sbagliato, anzi aveva agito correttamente: o forse no? Nemmeno si ricordava più.

    Anche lui ha preso i biglietti, ah? Cioè, volevo dire, che gentile che ha preso i biglietti!

    Nonostante fosse parzialmente obnubilata dall'alcol, non le suonava poi troppo comprensibile che sia il signor Lestrange che il signor Prewett avessero fatto incetta di biglietti per quell'estate: si chiese se avessero risparmiato un pugno di posti per qualcun altro che non facesse parte delle loro famiglie o delle loro frequentazioni, e a quel punto quell'eventualità le sembrava sempre meno probabile.
    Comunque, si fece vedere molto contenta di poter trascorrere parte delle vacanze con la sua amica, anche se l'umidità delle tribune in estate non la attirava poi tanto, ma sarebbe stata ben disposta a tapparsi il naso pur di provare quell'esperienza che si prospettava piuttosto spassosa.
    La guardò poi molto scettica, un sopracciglio alzato, quando persino lei le rifilò un colpo che dire basso era dire poco, alla faccia della fama che pretendeva la precedesse, di essere sempre buona e giusta.

    Prewett, se sei una santa come giochi a questo gioco, il Paradiso è un posto vuoto.

    Borbottò, strizzando gli occhi e mandando giù l'ennesima ondata di rum che le bruciò un po' la gola, prima di allungarsi per aggiungerne altro nel bicchiere. Si sentiva la testa così leggera, tipo un palloncino, i rumori attorno stavano diventando smorzati, rimbombanti di una strana eco, e a lei stavano incominciando a venire idee in testa una più stupida dell'altra, però per qualche motivo le reputava tutte geniali.

    A proposito dei tipi carini che dicevamo prima, ti andrebbe di approfondire?

    Senza aspettare la risposta della Grifondoro, arraffò il menù che il cameriere distratto aveva loro lasciato e cercò uno spazio abbastanza largo per scribacchiarci sopra, recuperando la penna d'oca dalla sua borsa. Non aveva aggiunto nulla a voce, ma basandosi su ciò a cui stava dando forma la penna, ovvero il titolo I più sexy di Hogwarts, più una serie di numeri a lato in ordine crescente, da uno a dieci, appariva chiaro che avrebbe voluto fare una lista dei più attraenti della scuola, per nessun altra ragione se non puro goliardico divertimento.

    Eren lo mettiamo nelle prime posizioni... Quale di preciso? Petyr lo mettiamo quagggggiù- no scherzo, troviamo un compromesso. Penultimo?

    Sghignazzò sapendo di provocarla apposta - d'altra parte era da più di un mese quasi che non faceva più battute sul piccioncino, magari le erano pure mancate: lo scopo sarebbe stato quello di trovare una via di mezzo che avrebbe potuto accontentare entrambe, ma qualcosa le diceva che si sarebbero trovate a fare due liste distinte e separate.

    Chi altro ti viene in mente? Spara un nome.
    Se dici Parvus me ne vado e ti lascio qui.
     
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    Avrebbe voluto dire ad Eunjoo che se i suoi genitori non volevano che partecipasse al Torneo Tremaghi, allora forse non era troppo il caso di iscriversi. Non per qualcosa, ma di solito Venetia prendeva il volere di suo padre come oro colato ed era abituata al pensiero che ogni cosa che egli le dicesse di fare, andava semplicemente fatta. Pensava dunque che fosse una legge universale - banalmente perché aveva assistito a scuole di pensiero diverse da quelle in ben poche occasioni - e alla confessione dell'amica, rispose con uno sbuffo rammaricato. Se i suoi non volevano, allora non c'erano chance. I fiumi dell'alcol avrebbero tuttavia trascinato via nella corrente quei pensieri; non mancava poi così tanto all'inizio dell'anno successivo, ma quella sera, in quel preciso istante, i quattro mesi che le separavano dall'anno scolastico 2024/2025 sembravano secoli. Armeggiò nuovamente con la bottiglia di rum che, anche se era diventata ben più leggera di poco prima, sembrava essere più difficile da stappare e da inclinare in direzione del suo bicchiere. Nonostante le difficoltà, comunque, il liquore arrivò a destinazione e Venetia si complimentò con sé stessa per la missione compiuta, prima di tornare a godersi la reazione di Eunjoo alle sue innocenti provocazioni. Quella era per caso un'ammissione dei suoi sospetti? Chissà se se lo sarebbe ricordato la mattina dopo, o se quella conversazione non avrebbe mai lasciato i Tre Manici di Scopa.

    Tipo chi, cosa?

    Domandò, il naso decisamente più rosso del normale. Se c'era una cosa che Venetia aveva ereditato dai suoi avi, oltre alle case, ai galeoni e al triliardo di quadri appesi in salotto, era il naso: quello dei Prewett era famoso per diventare rosso in un batter d'ali. Solitamente, credeva che solo il freddo o il vento avessero il potere di far cambiare colore al suo naso, invece quella sera scoprì che anche l'alcol non scherzava affatto. Comunque, collegò ben presto le sinapsi e trovò autonomamente la risposta alla sua domanda. Scoprì che bastava semplicemente riascoltare quello che aveva appena detto.

    Oh, i ragazzi carini.

    Si guardò un po' attorno; lì parevano esserci solo maghi un po' rozzi o dal dubbio gusto nel vestire, quindi niente che potesse interessare alla Prewett. Intanto faceva roteare il liquido dorato all'interno del bicchiere di vetro e rifletteva: in casi normali si sarebbe sentita estremamente in colpa per quei pensieri, che erano poi gli stessi che durante la giornata frenava al massimo delle sue forze. Non andava bene che una brava ragazza pensasse a certe cose, specialmente ora che aveva un ragazzo fisso. In quel momento si ritrovò tuttavia coi freni allentati, ed improvvisamente non le parve niente di male riflettere su certe cose: dopotutto non era un tradimento, ed era abbastanza sicura del suo sentimento nei confronti di Petyr da riuscire a scindere le due cose. Non capiva, per giunta, perché normalmente non si sentisse sempre così.

    Beh, ce ne sono tanti. Tipo Eren, te l'ho detto.

    Fece del suo meglio per trattenere una risata, cosa che in realtà le venne un po' difficile data la situazione allegra che si era creata sia al loro tavolo che attorno ad esso. Per qualche motivo, comunque, quella confusione non la disturbava. In realtà, era vero che c'erano ragazzi che trovava oggettivamente carini, ma anche che in quel momento lì era troppo confusa per ricordarselo precisamente. Probabilmente avrebbe solo dovuto impegnarsi qualche secondo di più a riflettere - ed aveva tutte le intenzioni di farlo - ma la successiva domanda di Eunjoo la lasciò di sasso. Se prima biascicava, adesso si ritrovò proprio a balbettare.

    Perché... Me lo aspettavo. Siete molto legati, e poi c'è tutta quella storia della gelosia, sai, con Maude e l’altra.

    Come se fosse ovvio. In qualche modo, era comunque piuttosto soddisfatta di non aver rivelato troppo... anche se in realtà a conti fatti non c'era poi molto altro che Venetia sapesse su loro due. Credeva però che anche Eunjoo fosse a conoscenza di quella dinamica - insomma, ne era praticamente la protagonista - dunque, nonostante l'iniziale esitazione, glielo aveva confessato come fosse un nonnulla.

    Magari facciamo venire anche lui a vedere i Cannoni! Perché, chi altro li ha presi i biglietti?


    Suo padre avrebbe approvato quella scelta meno di zero, letteralmente, ma in quel momento nella testa di Venetia si era palesata come una grande idea geniale. La soddisfazione di sé ebbe infatti la meglio sulla confusione generata dall'errore di distrazione di Eunjoo, anche se per qualche momento l'aveva guardata un po' storta. Aveva capito male lei, o davvero aveva detto Anche lui? Mentre se lo chiedeva come se fose una domanda da un milione di galeoni la guardò bere con un sorriso furbo, vittima della sua ultima sfida. Quello che avvenne negli attimi successivi fu tanto veloce quanto confuso; Venetia ricordò solo una sensazione di insolito divertimento ed eccitazione in seguito all'idea proposta da Eunjoo. A pensarci bene, poi, non sarebbe mai riuscita a capire come e perché fossero finite a scrivere su un foglio di carta, ma in quel momento non sembrò neanche farci caso: quella era un'idea ancor più geniale di regalare il biglietto della squadra di Quidditch preferita del suo bigotto padre al suo migliore amico Mezzosangue.

    Ma quale penultimo! Petyr per primo. Ovviamente!


    Squittì a vocetta acuta, offesa e allo stesso tempo divertita. Indicò anche il punto più alto del foglio, quindi poco sotto al titolo, per invitare l'altra a scrivere il nome del Tassorosso proprio lì. Sapeva benissimo che era una battaglia persa, però, dunque si sarebbe ben presto rassegnata a scendere a compromessi.

    Va bene. Ma non fuori dalla top 3. Oppure scegliamo un nome a testa per il primo.

    Provò a negoziare, riflettendo nel frattempo su altri papabili nomi da inserire in quella lista.

    Elliott è carino. Però, sai com'è...

    Quello che il giornalino aveva rivelato su di lui era vero, e Venetia lo sapeva bene dato che il Corvonero era una delle persone con cui aveva legato di più al castello, il ché lo rendeva automaticamente fuori portata per tutte quante. Iniziò finalmente a riflettere a dovere sulla domanda che aveva aleggiato attorno alla conversazione per così tanto tempo, e dopo interminabili momenti di silenzio, Venetia sembrò in grado di giungere a un ragionamento di senso compiuto. Per quanto possibile.

    Allora. Alcuni Serpeverde sono carini, tipo Greengrass, però sono tutti così antipatici...


    Quel nome aveva infestato probabilmente tutta la giornata trascorsa insieme ad Eunjoo, e Venetia aveva davvero fatto del suo meglio per non nominarlo neanche una volta. Non aveva in realtà idea se quei pettegolezzi fossero una delle cause del malessere dell'amica, ma quello che aveva letto sul giornalino - unito al suo malumore - le avevano fatto capire che probabilmente non avrebbe dovuto ficcanasare troppo negli affari altrui, il ché era anche uno dei suoi sacrosanti principi. In quel momento però se ne dimenticò completamente e specificò il nome di Gideon solo perché era abituata a ricevere i tipici "Tipo chi?" dell'amica, tant'è che non si rese nemmeno troppo conto della gaffe appena fatta e continuò come se niente fosse.

    Beh, tranne Lestrange. Lui è ok. Oh, possiamo metterlo nella lista! Cioè, mi farebbe strano perché i suoi sono amici di mio padre... Però ha un bel fisico.


    Edited by Venetia E. Prewett - 30/4/2024, 03:26
     
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    Le mandò un sorrisetto furbo quando per ben due volte definì Eren carino, anzi non seppe dire se gongolò in modo ancor più visibile, visto che parte degli effetti dell'alcol erano quelle reazioni del corpo che aveva indipendentemente se le avesse comandate o meno, e anche quelle le arrivavano in ritardo, così che sarebbe stato difficile trattenerle anche nel caso si fossero mostrate inopportune.
    Si trovò a sgranare gli occhi quando Venetia inciampò sui motivi per cui vedeva così vicini la coreana e il Grifondoro, ché se pure la prima parte se la sarebbe aspettata, la seconda le giunse del tutto nuova.

    Gelosia? L'altra?
    Eren ti ha parlato del nostro incontro in ospedale? Cos'altro vi siete detti?


    Chi poteva essere l'altra, se non Kaori? Non si ricordava di aver fatto chissà quante scenate di gelosia nei suoi confronti - ed aveva sempre negato fermamente che si trattasse di quella, in ogni caso - solo che le sfuggiva la ragione per cui Eren avrebbe dovuto andare a raccontare proprio di quel dettaglio alla Prewett. Farle sapere che i genitori l'avevano mandata a chiamare era pura e normale informazione, ma sbilanciarsi su quel particolare le faceva quasi pensare che parlassero di lei e dei suoi comportamenti in maniera molto più analitica di quanto si sarebbe aspettato.
    O forse stava prendendo solo fischi per fiaschi, e con tutto quel rum in corpo era molto probabile.

    Ah perché, qualcun altro li ha presi?

    Squillò sbattendo le palpebre come se non stesse capendo di cosa stava parlando, o come se quella frase non l'avesse detta proprio lei qualche minuto prima, ma farsi vedere ignara e pure parecchio su di giri forse avrebbe fatto desistere la rossa dall'indagare ulteriormente. Non le sembrava nemmeno chissà che segreto di stato, ma visto che era una sorpresa fatta apposta per lei le sarebbe dispiaciuto rovinargliela solo perché non era riuscita a frenare la lingua.
    Roteò fortissimo gli occhi al cielo, a mo' di scherzo (ma nemmeno troppo) quando come da previsioni Venetia si oppose al declassamento del suo amato, e facendo finta che la cosa le pesasse alquanto si piegò al volere della Grifondoro, non senza aggiungerci un po' del suo.

    Lo sapevo che avremmo fatto due liste diverse... Ecco qua, primo posto Petyr.

    Accanto al primo posto originale, nella colonna a destra sullo stesso foglio così da lasciare un po' di distanza tra le due, trascrisse un altro "numero 1", che compilò col nome del Tassorosso. Come ogni lista che si rispettasse, ogni nome avrebbe dovuto mostrare accanto una giustificazione per la sua scelta, ma visto che a lei non ne veniva in mente alcuna per legittimare il Kirkoven, si limitò a scriverci accanto "Motivazione: chiedere a Venetia", così chiunque fosse stato in dubbio avrebbe potuto rivolgersi a lei.
    Chiunque chi, poi? Certo quella lettera non sarebbe uscita mai dalle quattro mura dei Tre Manici di Scopa, se entrambe tenevano alla propria incolumità.

    Sì ma carini lo sono i gatti, qua stiamo decidendo qualcosa di un attimo più d'impatto.

    Si fece leggermente vedere abbastanza impaziente per il politically correct della Prewett, che si aspettava si sbloccasse da lì a poco: giusto per accelerare il processo, si allungò sul tavolo per versarle un altro po' di rum, e poi fare lo stesso col suo bicchiere, tanto per non essere troppo palese con le sue intenzioni. Tornata comoda sulla sedia, decise al momento di non aggiungere il Bailey che comunque giocava nell'altra sponda, e quindi inutile ai loro scopi, ma appena riprese la penna in mano per trascrivere i suggerimenti dell'amica si dovette bloccare a metà del gesto, gli occhi bassi sul foglio.
    Il nome di Gideon pronunciato da un'altra persona, dopo aver cercato di soffocare il pensiero per così tanto tempo, le aveva fatto crescere un magone immediato in gola, intollerabile quanto un pugno nello stomaco: il sorrisetto che aveva campeggiato sulle sue labbra più a lungo del previsto crollò subito mentre le gote si arrossarono, complice il rum che le aveva già colorate di qualche sfumatura rosata in più a stagliare sulla pelle bianca.
    Allarmata da quell'altalena di sensazioni, cercò di non rivelare troppo e di contenerle tutte dentro di sé, cosa che le venne più difficile del normale: era per quello schifo che stava bevendo? Da quando era diventato così arduo? E da quando lei era diventata una completa idiota?
    Non ci poteva credere che le facesse ancora così tanto effetto, che si impanicasse ogni volta che l'idea di lui sfiorava il suo perimetro mentale o fisico, dove diamine aveva sbattuto la testa? Come fosse una macchina malfunzionante, rotta persino, le venne pure da piangere, per concludere il quadro pietoso che la portava ad odiare se stessa come mai prima.
    Quando sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe iniziato ad odiare lui? Sarebbe stato tutto più facile. D'altra parte, gliel'aveva fatto capire con quell'occhiataccia in Sala Grande, che lui la odiava: cercava di aggrapparsi a quell'immagine ogni volta che sentiva di star per essere schiacciata da tutto un moto sentimenti incontrollabili, perché quello era l'unico fatto reale e recente che era successo, su cui doveva basarsi per forza.
    Non il fatto che l'avesse lasciata, nemmeno il fatto che non l'avesse più cercata, ma come l'aveva guardata: quello era stato imperdonabile, e lei avrebbe fatto tutto il possibile perché i suoi occhi non incontrassero mai più quelli di Greengrass. Non gli avrebbe mai più permesso di guardarla male. Non gli avrebbe mai più permesso di incrociare i suoi occhi e basta.
    Afferrò il bicchiere e trangugiò un sorso in fretta, intanto che per miracolo Venetia cambiava argomento, usando il vetro anche per schermarsi il viso ed eventuali smorfie irrigidite che aveva fatto, oltre per darsi un minimo di contegno.
    Aveva passato un mese intero rintanata nel suo dormitorio, e seppure il pentimento di essere uscita quella sera l'avesse sfiorata, non voleva fare la figura pessima di andarsene prima della fine, e solo perché non riusciva a controllarsi.
    La voce dell'amica le arrivò da principio lontana, poi sempre più distinguibile, e lei tentò di appigliarvisi per rimanere nel presente, ingoiando il vortice di pensieri con un altro sorso di rum.

    Lestrange è top 3, qualsiasi obiezione è respinta.

    Commentò con un sorriso un po' teso, provvedendo a scrivere il suo nome senza al momento una posizione definita, come quello di Eren, ed aggiungendoci accanto "Fisico da battitore". Finalmente incominciavano ad essere sulla stessa linea d'onda, così le mandò un'occhiata complice, per poi rendersi conto suo malgrado che non poteva del tutto soprassedere al suo commento di prima, o sarebbe apparso troppo strano ai suoi occhi. Con un bel respiro, si attaccò all'unico sentimento utile che ancora la faceva rimanere in piedi, ovvero la rabbia, ed arraffato di nuovo il foglio del menù cominciò a graffiarci la punta della penna sopra.

    Sai che ti dico, ai nostri primi posti ci mettiamo i nostri rispettivi "compagni", tanto le hai sentite le voci, mh?
    Procedo con Gideon Greengrass, luce dei miei occhi, che me li caverei se potessi.
    - borbottò tra i denti mentre scriveva, per poi alzare di nuovo gli occhi sulla compagna - Intendo, tanto ci sarebbe lui a guidarmi.

    Aggiunse con un chiarissimo tono sarcastico, e che avesse anche sibilato un brutto stro- l'istante dopo sarebbe stato difficile da intuire, con tutto il chiasso attorno a loro e con la coreana che si affrettava a schiarirsi la gola colpita da un improvviso attacco di tosse.
    Piuttosto che pensare ai motivi per cui Gideon Greengrass fosse ritenuto figo avrebbe voluto suicidarsi, ma per par condicio doveva pur aggiungere qualcosa, quindi dopo essersi costretta a soppesare mentalmente i lineamenti del viso o altri tratti del corpo (ed averlo immaginato di prenderlo ripetutamente a pugnalate) scribacchiò un "Schiena larga" accanto al nome, e poi riprese il bicchiere di nuovo e di nuovo buttò giù, riempiendoselo da sola per la seconda volta consecutiva - ed in un arco di tempo non proprio normale.

    Poi chi altro dei Serpeverde? Christian Carrington è figo però si deve sciogliere un attimo.

    Con un tono di voce appena forzatamente squillante, scosse la testa con fare teatralmente deluso, come se stesse esaminando l'arduo caso del bello che non balla, o come l'insegnante che avrebbe voluto dare un voto migliore allo studente che però "non si applicava".

    Quarto posto per lui.

    Commentò perentoria, e dopo un attimo di riflessione accostò un "Labbra carnose" al suo nome. Per fortuna l'amico non l'avrebbe mai letta, o era quasi sicura che non le avrebbe rivolto la parola per almeno una settimana.
     
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    Niente!

    Squittì subito sulla difensiva, coi palmi delle mani alzati in segno di innocenza ed i capelli rossi che si muovevano qua e là mentre scuoteva il capo. Avrebbe anche provato a rifilarle un sorriso affabile, ma mentire era già piuttosto complicato quando era sobria, che risultato poteva sperare di ottenere in quello stato? L'unica cosa che avrebbe potuto salvarla era che anche Eunjoo sembrava piuttosto ubriaca, il che avrebbe reso quel duello più o meno ad armi pari.

    Soltanto che eri un po' gelosa di quella Kaori. Ha parlato di lei anche a me.

    Glielo confidò cercando intanto di darsi un tono, anche se continuava ad allungare in maniera tutt'altro che necessaria alcune vocali. Avrebbe cercato tuttavia di passare oltre con fare evidentemente frettoloso, tornando ben presto a dare tutte le sue attenzioni al pezzo di carta su cui avevano preso a scrivere. Bastò una breve occhiata a farla ritenere soddisfatta di quello che avevano creato fino a quel momento, anche se la lista era ancora in fase embrionale, ma già che l'amica aveva accettato di condividere il primo posto era più che sufficiente. Mancava ancora qualcosa, però, dunque con un gesto della mano avrebbe chiesto all'altra di passarle la piuma d'oca e in un secondo avrebbe sistemato la scritta: Petyr Kirkoven - Bicipiti d'oro.

    Ecco fatto. Va meglio ora?

    Le chiese con uno sguardo furbo, spinta dalle sue incitazioni a sbottonarsi più di quanto non avesse fatto fino a quel momento. Iniziava tuttavia ad entrare nella logica giusta, o almeno così credeva, e ben presto avrebbe continuato ad esprimere le sue importantissime opinioni sui loro compagni di scuola. Non avrebbe nemmeno contestato la posizione di Lestrange nella top 3, annuendo concorde con i gusti dell'amica forse per la prima volta da quando la conosceva.

    Allora scrivi pettorali, ché bel fisico è troppo generico.

    Il suo sopracciglio alzato e furbesco sarebbe stato sufficiente a far intendere all'altra che li avesse visti coi suoi occhietti chiari quei pettorali, cosa che su cui di norma non avrebbe speso neanche un pensiero, figuriamoci così tante parole! Quella situazione stava diventando momento dopo momento sempre più ilare, e Venetia non riusciva a capire neanche perché le venisse così tanto da ridere. Continuava a bere un sorso dopo l'altro senza neanche accorgersene, tant'è che non ricordava neanche il momento preciso in cui aveva finito tutto il bicchiere, né quello in cui lo aveva riempito di nuovo.

    Quindi è vero? Cioè, state insieme?

    Il divertimento pareva essere andato velocemente a scemare nel momento in cui le aveva posto quell'ultima domanda, anche se sul suo viso sarebbe rimasto lo spettro della risata appena consumata. Avrebbe capito, in tal caso, perché non lo sapesse anima viva: probabilmente doveva essere difficile frequentare un ragazzo dalla reputazione non esattamente cristallina come quella di Gideon, ma Venetia non l'avrebbe giudicata per questo, nel caso in cui non fosse colpevole delle stesse accuse del suo amante. Si ricordò all'improvviso che anche Eren sospettava che la Choe avesse una cotta per qualcuno, dunque pian piano i nodi dovevano star giungendo al pettine. O forse no? Le sembrò un ragionamento corretto, o almeno, così l'alcol lo stava facendo passare. Probabilmente in altri momenti non avrebbe reagito con altrettanta leggerezza, ma tant'è.

    Puoi fare quello che vuoi senza giustificarti con nessuno, per me. Però, oh, se staresti bene con Eren...

    Non seppe perché lo disse: quel commento le uscì con una sincerità disarmante e che, nonostante tutto, non sembrava altro che la sua banale e genuina opinione. Venetia non si faceva mai i fatti degli altri, e sebbene avesse pensato a quelle esatte parole tantissime volte nel corso dei mesi appena trascorsi, non le aveva mai dette ad anima viva. Neanche ad Eren stesso, nonostante fosse diventata la sua confidente numero uno sulle questioni di cuore. Subito dopo, come se niente fosse, prese l'ultimo sorso dal suo bicchiere e lo lasciò vuoto sul tavolo, a dimostrazione di quanto avesse parlato con assoluta naturalezza.

    Carrington quarto, sì. Fascino intellettuale. Ti direi anche Noah, ma ho paura che Raissa ci stacchi le dita a morsi.

    Il pensiero la fece rabbrividire, anche se poteva capire. Comunque, per un breve istante di lucidità si sentì quasi in colpa per via di tutti quei discorsi, e si domandò se parlare delle persone in quei termini fosse brutto quanto spettegolare. Ma alla fine pensò che non ci fosse nulla di male, e che le due cose non fossero poi così paragonabili: era carino da parte loro sforzarsi a cercare delle caratteristiche positive da affibbiare ai ragazzi che conoscevano, no?

    Constantine? Bello e dannato.

    Lo aveva letto da qualche parte.

    C'è un momento in cui la Vene mente, se vuoi provare bugiardo vs intuitivo!
     
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    Per quanto la reazione di Venetia non fosse esattamente quella di una commediante consumata, in qualche modo fu convincente abbastanza perchè Eunjoo non dubitasse delle sue parole. Probabilmente la reputazione di brava ragazza che la rossa di portava appresso valeva più di quelle vocali allungate in maniera sospetta, così come l'alcol avrebbe reso eventuali capacità intuitive della coreana meno brillanti, fatto sta che Venetia avrebbe protetto il proprio segreto almeno da questo scivolone.

    Eunjoo ha perso il Bugiardo vs Intuitivo.
     
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