Covo di Minerva

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    Serpeverde
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    Domenica 22 Gennaio, ore 8:00



    Christian si stava preparando per dare il via al suo progetto più ambizioso in quei primi cinque anni di scuola e probabilmente anche dei restanti due. Minerva era nato come un'idea a tratti folle, ma che si concretizzava e diventava sempre più convincente nella sua testa ogni giorno che passava: l'aveva studiata, organizzata, persino tentato più volte di rimuovere da ogni sua cellula nervosa senza però mai esserci riuscito; e Christian era determinato, specie in ciò che davvero credeva potesse funzionare. Ed essere il Presidente di quel club gli poteva dare esattamente ciò di cui aveva bisogno in un momento come quello della sua vita: controllo, prima di tutto, e successivamente qualcosa da inseguire con tenacia e impegno.
    Non poteva nascondere che, come praticamente tutto ciò in cui si cimentava, riusciva a vedere dall'altro lato della medaglia ansie e paura da cui sapeva non si sarebbe mai liberato, ma che sperava col tempo di riuscire e relegare in spazi angusti della sua mente, lasciando spazio all'orgoglio di essere riuscito a fare qualcosa di importante, di aver lasciato in qualche modo l'impronta delle sue dita sulle pareti di Hogwarts. Ma non era facile, per uno come lui, accantonare ogni pensiero negativo: e se nessuno si fosse iscritto? Se quel progetto, una volta annunciato, non avesse mai visto la luce del sole? E se fosse finito tra i mille club dimenticati dal mondo? Decise così di smettere di combattere le sue angosce e di abbracciarle e capirle, traendo da esse tutto ciò che poteva essergli utile per quel nuovo inizio.
    C'era però un'ultima cosa da sistemare prima di annunciare l'apertura del club. Avevano bisogno di una sede, un posto dove potersi occupare di tutte le loro faccende senza essere disturbati. Ma non era un compito facile: erano moltissime le stanze inutilizzate che avrebbero, con un permesso dei professori, potuto utilizzare, ma nessuna sembrava essere abbastanza da poter ospitare esercizi del calibro che serviva loro. Aveva bisogno di qualcosa di più grande, più capiente.
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    Alle prime ore di luce di una domenica mattina, cercando di non essere visto da altri studenti, Christian cominciò a girovagare per i corridoio con fare attento. Il Castello era talmente tanto grande che non escludeva la possibilità di non essere a conoscenza di qualche stanza che potesse fare al caso loro, e le avrebbe quindi perlustrate tutte, dalla prima all'ultima. Iniziò a controllare dal settimo piano, così che potesse andare dalla cima verso il fondo, escludendo le torri che sapeva già non essere adatte al suo scopo. Per fortuna - o per una qualche forza maggiore -, il giro del ragazzo non durò molto: su una parete apparentemente spoglia apparve una porta di importanti dimensioni che subito Christian capì essere quella d'accesso alla Stanza delle Necessità, un luogo tanto misterioso da averlo persino costretto a dubitarne l'esistenza.
    Ma era tutto vero, ed era a sua disposizione, come se la Scuola stesse accettando tra le sue mura Minerva. Ed era cosa bellissima. Al suo interno Christian trovò uno spazio ampio, con ai lati manichini, calderoni e vecchi scaffali pieni di libri. C'era tutto ciò che potesse sognare, ma anche qualcosa in più.

    Chiuso



     
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