There’s a starman waiting in the sky

Role di studio - Sala di osservazione

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    [Novembre 2023, dopo cena, qualche giorno prima della partita]



    Aveva iniziato a perdere le speranze. Com’era possibile che andasse così male in una materia che lo affascinava tanto? Non riusciva a capire, non solo questo, ma anche i complessi grafici che stava osservando sul libro di testo, ma come sempre senza un aiuto non aveva cavato fuori un ragno dal buco. Non poteva fare altro che armarsi di pazienza e attendere che Setoshi arrivasse a salvarlo, o meglio… a salvare il suo libro che rischiava seriamente di fare uno strabiliante volo giù dalla torre. Chissà quanto tempo ci avrebbe messo per schiantarsi al suolo e come ne sarebbe uscito dopo l’impatto. Per un lunghissimo attimo fu tentato di verificare, tuttavia cercò di concentrarsi sulla pagina che aveva iniziato a leggere solo qualche minuto prima, in effetti non era arrivato da molto.

    Ma perché non capisco?!

    Sfiatò pesantemente intanto che se ne stava appoggiato coi gomiti sulla ringhiera della balconata ad arco proprio accanto ad uno dei due telescopi in ottone messi lì perché gli studenti potessero osservare le stelle. Dava le spalle all’astrolabio che campeggiava al centro della sala.
    Era da poco passato il tramonto ed il cielo si era imbrunito ed era terso, non c’era una sola nuvola all’orizzonte; quella in effetti era la serata ideale per osservare il cielo, nonostante le temperature fossero così basse da far rabbrividire il giovane grifondoro dentro la sua divisa invernale. Indossava anche guanti, sciarpa e cappello con i colori della sua casa, ma vista l’altezza del luogo in cui si trovava, servivano relativamente. Il vento gelido frustava lo stesso il suo volto rendendone le gote arrossate e scompigliando le ciocche corvine sulla fronte, almeno quelle poche e corte che fuoriuscivano dall’orlo del cappello di lana. Il suo respiro si addensava in nuvolette di vapore.
    Chiuse il libro per riporlo un momento sulla tracolla che aveva appoggiato a terra dove si era portato tutto quello che poteva servirgli per studiare oltre ai libri e all’attrezzatura scolastica che gli era servita per le lezioni del pomeriggio, quindi portò le mani guantate davanti alla bocca e cercò di scaldarle soffiandoci dentro per poi sfregare i palmi con forza nel tentativo di sfruttare l’attrito prodotto dalla lana per scaldarsi, fu un sollievo momentaneo; ma fu un sollievo.
    Poi gli venne un’idea.
    Si chinò sulla tracolla e cominciò a ravanare all’interno per tirare fuori un barattolo pulito reduce dalla lezione di pozioni, sfilò la bacchetta dalle pieghe del mantello.

    Flammula!
    Meglio di niente...


    La fiammella blu si accese dentro al barattolo che Eren strinse con entrambe le mani tirando un bel sospiro di sollievo. Dopo essersi scaldato le mani, posò il barattolo a terra accanto ai propri piedi, riprese il libro e tornò ad appoggiarsi alla ringhiera dando ad essa e al panorama serale dei dintorni del castello, le spalle, certo ormai che il corvonero/tutor sarebbe arrivato entro pochi momenti, ammesso che non fosse già nei dintorni e non lo aveva notato perchè troppo impegnato a trovare un modo per scaldarsi.

    Setoshi Mirai <3
     
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    I giorni di convalescenza passati in Infermeria non erano stati completamente vani, oltre che a ristabilirsi del tutto gli avevano permesso di conoscere meglio alcuni dei compagni di sventura, compreso il già collega di cavalli alati tsundere Eren. Rivedendolo dirimpetto di branda, il primo caustico pensiero che gli era affiorato di mente era che, evidentemente, qualche Kami-sami non volesse proprio che lui avesse fortuna con le creature magiche. Anche se, in quell’occasione, era difficile pensare diversamente della stragrande maggioranza dei presenti sotto le cure di Madama Chips, lui primo fra tutti. In infermeria infatti, fra una chiacchiera e l’altra, era uscita allo scoperto la sua “gita” fra gli scuri meandri della Foresta Proibita, complice la natura di Kodama in cui suo malgrado si era tramutato. Per buona parte della serata si era dovuto destreggiare fra Drakul accaniti e rospi disgustosi, sicché alla fine neppure lui si poteva dire granché fortunato di quei tempi con la fauna di Hogwarts.

    Meglio di niente...
    Meglio di un cavallo tsundere.

    Aggiunse a sua volta Setoshi, che per qualche misteriosa ragione riteneva quello un modo appropriato per presentarsi alla sera illuminata a luce di Flammula.

    Scusa, aspettavi da molto?

    Domandò per educazione e temendo altresì di aver lasciato Eren a infreddolirsi per chissà quanto. Al che, contemporaneamente al vago tentativo di giustificarsi, iniziò a preparare fuori dalla borsa tutto quello che poteva servire loro.

    A metà strada sono dovuto tornare indietro a recuperare una cosa.

    Che non centrava assolutamente nulla con l’Astronomia o il suo studio in generale, ma quello era un altro paio di calderoni. Di fatti mentre aiutava Eren sperava anche di aiutare un po’ sé stesso, per la precisione con l’ausilio del flauto da pifferaio magico di Hans e il manuale di Divinazione recuperato dall’ultima incursione degli Alfieri.

    Spero non ti spiaccia. - La mano che si appoggiava e faceva cenno a un tempo al libro – Intanto speravo di approfittarne per studiare un po’ anche io.

    La verità era che non ricordava assolutamente se avesse riferito o meno delle proprie intenzioni ad Eren, quando si erano organizzati per ritrovarsi quel giorno, confidando tuttavia nella comprensione del compagno – diversamente dai rispettivi e passati cavalli alati tutt’altro che tsundere.

    Kawai – e anche ingegnoso avrebbe aggiunto, se solo il suo sguardo speciale non fosse stato impegnato ad assorbire ogni sfumatura violetta che sfarfallava a ritmo di fiamma magica – Così possiamo studiare riscaldati dal color campanula e illuminati dalla luce blu ardesia della Luna c-

    Si interruppe di colpo, non tanto perché pentito di essersi lasciato trasportare dalla sua passione multicolore quanto, in realtà, perché intento a raccogliere il primo spunto allo studio della materia che il satellite poteva dare loro.

    A te come sembra, crescente o calante?

    La voce, come suo solito, persa e trasognata verso chissà quale magnetico orizzonte, mentre con occhi aperti continuava a scrutare più i toni caldo-freddi della serata che non il compagno impegnato a rispondere al suo stesso quesito.

    Setoshi ha con sé:
    - Flauto di Halloween dato da Hans con il permesso della Player
    - Manuale "Psicometria del Passato"


    Edited by Setoshi Mirai - 23/11/2023, 15:16
     
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    Si ritrovò a sollevare gli occhi chiari per puntarli in direzione di Setoshi quando il ragazzo di corvonero annunciò la sua presenza rispondendo ad un commento che Eren aveva espresso tra se. Le labbra si distesero in un sorriso caloroso quanto lo era la fiammella azzurrognola che ardeva dentro il barattolo reduce dalla lezione di pozioni, scaldando un minimo il giovane grifondoro.
    Dopo quel breve momento iniziale, tornò in sé forse e alzò al cielo gli occhi grigiastri, giusto perché già soltanto il ricordo di Pegaso e dei suoi capricci lo facevano letteralmente impazzire.

    Qualunque cosa è meglio di un cavallo tsundere.
    Accidenti non ci posso ancora credere, se ci penso…


    Strinse il pugno destro nemmeno si stesse preparando a sferrare davvero un pugno, ma di certo non poteva avercela con Setoshi e doveva seriamente essersi legato al dito quel rifiuto beccatosi durante la lezione di Cura delle creature magiche. Gli rodeva persino dopo il tempo trascorso, ed era evidente. Sospirò e abbassò il pugno, sconfitto.

    E dire che mi piacciono un sacco le creature magiche.

    Alzò le sopracciglia e contemporaneamente le spalle, perché era chiaro come nonostante la questione gli bruciasse ancora, comunque sapeva che ormai era andata.

    Non preoccuparti, non sono qui da molto! Giusto il tempo di farmi venire l’istinto di gettare di sotto il libro… e ti assicuro che non ci vuole tanto, è bastato leggere tre, quattro righe al massimo.

    Rimase lì in piedi appoggiato alla ringhiera mentre Setoshi ravanava nella borsa in cerca di quello che gli serviva, oggetti che Eren osservò inizialmente in modo abbastanza superficiale.

    Ma ti pare, no che non mi dispiace.
    Cosa sono?


    Chiese poi, piegando anche il capo un po’ di lato mentre si concedeva quell’attimo di osservazione, e forse fu proprio in quel momento che notò come lo sguardo di Setoshi cambiasse sfumature di colore grazie alla fiammella dentro al barattolo. In silenzio lo osservò ancora per qualche momento e le labbra si piegarono in un sorriso mite già per la seconda volta da quando il corvonero era arrivato, non era una vera e propria novità, l’aveva visto “fingersi erba” durante la lezione di cura delle creature magiche e quel particolare non era passato inosservato. Per quanto riguarda il giovane grifondoro, lui non aveva nemmeno l’ombra di qualche speciale talento o dono, ma se c’era qualcosa che sapeva fare bene senza rendersene conto, era esprimere i suoi pensieri che inevitabilmente si riflettevano nella propria espressione ed in uno sguardo luminoso dato che stava appunto davanti a qualcosa che gli piaceva e lo incuriosiva molto. Osservò ancora in silenzio e se spostò gli occhi dalla figura del ragazzo, fino al cielo, fu nel momento in cui lui gli porse una domanda sulla luna che lo spinse ad alzare il naso e osservarla per bene.

    cresc…cal…

    Scosse il capo.

    Aspetta un attimo.

    Come se l’altro gli avesse messo fretta o più probabilmente fu lo stesso Eren a sentirsi pressato senza motivo alcuno. Riaprì il libro velocemente in cerca delle fasi lunari tra le pagine e quando arrivò al capitolo giusto, si prese qualche momento per esaminare i grafici e poi nuovamente il cielo.

    Crescente!

    Sembrò molto convinto all’inizio, ma scosse nuovamente il capo e accigliato diede un’altra occhiata al grafico.

    No. Calante.

    Si corresse. Deciso e soprattutto convintissimo stavolta.

    Sì, sono sicuro. E’ calante! Giusto?
     
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    Ancora non sapeva bene che pensare della frustrazione provata da Eren, troppo abituato com’era a farsi scivolare di dosso ogni insuccesso piccolo o grande che fosse. Certo però poteva comprendere il dispiacere di non sentirsi all’altezza delle proprie passioni e inclinazioni personali, come a suo tempo aveva vissuto con il rosa Evocatio oppure qualche nuova arte divinatoria.

    Non pensiamoci allora.

    Pigolò con semplicità, come se il diretto responsabile di quel ricordo non fosse stato proprio lui, riprendendo poi mano alla propria borsa per iniziare a versarne fuori il contenuto.

    Libri di Divinazione.

    La vocina piccola e sobria di sempre, quasi si stesse sforzando di parlare sottovoce per non disturbare il sonno che a quell’ora pareva coprire ogni cosa.
    Ormai erano parecchi mesi che si portava dietro quel volume e, finalmente, ne aveva appreso abbastanza da poterne mettere in pratica i principi senza indugiare in ulteriori scrupoli: Psicometria del Passato.

    Questo l’ho trovato a giugno, durante l’ultimo attacco degli Alfieri.

    Che come Eren sapeva bene coincideva con il suo primo – e per quello traumatico – mese da studente di Hogwarts appena trasferito.

    Parla della lettura del Passato e… volevo provare a metterlo in pratica su questo.

    Stretto fra le mani indicava il flauto appartenuto ad Hans e il suo costume da pifferaio magico, lo stesso che quella maledetta notte aveva richiamato in Sala Grande lo Schiopodo Sparacodatutti-in-Infermeria, come si era divertito a soprannominarlo uno dei suoi compagni di stanza. Lo aveva scelto per una ragione precisa, perché voleva vedere con i propri occhi – seppur interiori – quali vicende aveva vissuto ciascuno di loro in sua assenza, per buona parte della serata recluso nella Foresta Proibita dalla volontà del Kodama in cui si era trasformato.

    Temo di no… Crescente.

    Rivelò senza troppe cerimonie eppure con sguardo indulgente al compagno, dispiaciuto che le sue lacune in materia si estendessero fino a tal punto: al loro livello, oramai, si doveva essere capaci di riconoscere il ciclo lunare anche senza tener fede al libro di testo. Adesso poteva capire meglio perché, persino fra una cura di Madama Chips e l’altra, il pensiero di qualche ripetizione in Astronomia lo toccasse tanto da arrivare a interessarsene addirittura tra le mura dell’Infermeria.

    La Copernicus si aspetta che ognuno riesca a farlo solo ad occhio, se ti viene difficile, poi, per farlo ci si può aiutare anche con il proverbio: “Gobba a ponente Luna crescente, gobba a levante Luna calante”.

    Rispettivamente, quindi, bastava fare affidamento sulla parte convessa del satellite argentato, quando questa si affacciava verso ovest si poteva riconoscere come crescente, mentre se verso est il contrario. Un escamotage tanto in rima quanto semplice, purché si avesse quel minimo di memoria e orientamento necessari a metterlo in pratica.
    Una parte di lui si sentiva in colpa ad aver “messo alla prova” Eren a quel modo fin dal primo vero inizio, ma sperava così facendo di rompere un po’ il ghiaccio e al tempo stesso permettergli di aprirsi circa le difficoltà che incontrava nella materia. Perché quello era il solo modo che conosceva per raggiungere le stelle, ovvero imparare a conoscere prima i propri confini.
     
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    Non poteva non concordare con Setoshi riguardo al fatto che sarebbe stato meglio smettere di pensare all’insuccesso della lezione di cura delle creature magiche, anche se quello, unito agli ultimi eventi di Halloween l’avevano sconvolto al punto da spingerlo a rivalutare un pò tutti i suoi desideri per il futuro. Non era più così certo di voler diventare un magizoologo come suo padre, non era più certo di avere la possibilità di diventare un auror come sua madre. Se c’era qualcosa di cui era rimasto sicuro era senza dubbio il fatto che voleva fare qualcosa che fosse importante, cosa esattamente gli era ancora ignoto.

    Divinazione? Fico.

    Magari lo pensava sul serio, nonostante non fosse di certo dotato del famigerato terzo occhio, ma pur se consapevole che non era nelle sue corde, comunque era incuriosito da chi riusciva a praticarla, ragione per cui si staccò dalla ringhiera per compiere qualche passo e accostarsi a Setoshi. Si chinò al suo fianco per guardare l’oggetto che aveva recuperato lui stesso durante l’ultimo attacco ad opera degli alfieri rossi.

    Ultimo… o magari penultimo.

    Rifletté sotto voce ma perfettamente udibile dal compagno corvonero.

    Non sappiamo chi ci sia dietro a quello che è successo ad Halloween, ma per quello che ho sentito in giro di questo gruppo di malati di mente, non mi stupirebbe troppo se fosse opera loro.

    Glielo disse sottovoce ancora, e con un fare alquanto serioso. L’attenzione venne catturata poi dal flauto appartenuto ad Elliott, lo osservò mentre si accigliava, certo di averlo già visto ma non fu in grado di ricondurlo agli avvenimenti che aveva appena citato lui stesso dato che quella notte era piuttosto impegnato a cercare di non lasciarci le penne ed evitare il più possibile che anche il resto degli studenti e degli insegnanti ci lasciassero le penne.

    Questo invece da dove arriva?

    Domandò, senza staccare lo sguardo dal flauto almeno fin quando non gli arrivò la risposta sul fatto che avesse sbagliato a stabilire la fase lunare ad una prima occhiata. Sfiatò pesantemente, rassegnato davanti al suo essere un vero e proprio Troll.

    Sicuro? L’avevo detto!

    Sfoggiò un seguito un sorrisetto che aveva molto del colpevole in seguito ad una domanda che non poteva essere seria nemmeno da lontano. Arrampicarsi sugli specchi era una cosa che gli riusciva discretamente bene di solito, ma in quell’occasione c’era davvero poco da fare, aveva sbagliato. Lo sapeva benissimo e dovette in modo figurato abbassare le orecchie sull’appunto di Setoshi. Lo sapeva bene cosa la Copernicus si aspettasse anche da una faccia di bronzo come quella di McCall, ma il modo in cui Setoshi lo ribadì gli fece abbassare le spalle, abbastanza afflitto a causa dell’insuccesso.
    Sembrò nuovamente stupito mentre ripeteva quanto detto dal corvonero.

    Gobba a ponente… Luna crescente, gobba a levante Luna calante.
    Ma è geniale!


    Suonò decisamente colpito e non ci mise molto a correggere lo stupore con un’affermazione.

    Certo che lo è.

    Continuò, in fondo aveva davanti un ragazzo con la divisa dei corvi, non poteva aspettarsi qualcosa di troppo diverso se non un piccolo genio, ed era bastato veramente poco ad Eren perché lo classificasse come tale.
    Alzò il naso in direzione del cielo, per osservare la luna e la sua gobba a ponente.

    Accidenti… è che mi sembrano tutte uguali! Ma magari ora non sbaglio più… penso che mi sarà molto utile questa dritta.

    Inumidì le labbra intanto che fissava ancora il cielo.

    Per non parlare delle costellazioni. Ogni volta che ne devo cercare una preferirei sbattermi la testa sul muro. Mi sembrano un ammasso di puntini luminosi gettati lì alla rinfusa.

    Un pò era avvilito ed era piuttosto evidente.

    Per esempio dovrei fare una relazione su Cassiopea e Cefeo che dovrebbero essere visibili in questo periodo… ma va a trovarle prima.

    Guardò Setoshi dritto negli occhi qualora fosse riuscito a trovare il suo sguardo, in quello di Eren, avrebbe potuto individuare una bella dose di sconforto, la stessa di chi si sta chiedendo se non avrebbe fatto meglio a scegliere una materia diversa.
     
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    Si appuntò mentalmente un altro sostenitore della Divinazione, ché in fondo non erano poi così tanti quanti gli sarebbe piaciuto credere, anche se ciononostante gli era comunque sembrato di averne conosciuti diversi lì ad Hogwarts, certamente più di quelli che la Cooman a lezione menzionava come persone dagli animi aridi e l’Occhio chiuso.

    Speriamo di no.

    L’idea che dovessero seguire altre disavventure legate a quel “gruppo di malati di mente”, come li aveva apostrofati Eren, bastava per nauseargli la vista con amalgame di nero bitume e fumo miste a un torbido verde palude.

    Dal pifferaio magico.

    Ed era una risposta sincera la sua, nel senso che era sinceramente convinto fosse quella giusta da dare. Per fortuna del compagno di studi la stessa convinzione non durò che un battito di ciglia, lasciando il posto a una virgola di buonsenso.

    Dal costume del pifferaio magico. – e, piano piano, anche quella virgola riuscì a diventare un punto pieno e definitivo alla questione – Quello di Hans, ad Halloween.

    Più chiaro di così proprio non avrebbe saputo essere, ché come aveva anticipato prima ad Eren era di quello stesso flauto che voleva provare a scrutare il Passato. Così, mentre lui realizzava la verità dietro i primi insegnamenti astronomici, Setoshi si portò lontano con la mente a un primo nonché goffo tentativo di entrare in contatto col filo del tempo: un singolo secondo, però, e già si era spezzato. Tutto quello che era riuscito a Vedere, alla fine, era un frammento di Hans con indosso il costume mentre – flauto alla mano – si dirigeva in Sala Grande.

    Bene...

    Il tono spento, reduce dal fresco fallimento eppure lieto che il compagno potesse trarre utilità dal proprio consiglio, assai meno nello scoprire l’attimo dopo che vedeva le sue amate stelle come nulla più di una serie di baluginii appesi alla cieca nella vastità del cosmo.

    Non riesci? Eppure si trovano proprio lì-lì sì, ecco, là...

    Quasi a sbattere oltre il parapetto pur di allungare il più possibile il braccio, se fosse stato possibile arrivando a sfiorare la punta ardente di un astro pur di guidarlo verso una delle tante luci che donavano magia al proprio universo di colori.

    Vedi dove c’è la Stella Polare?

    Il tempo che la individuasse, almeno quella. Poi si spostò in breve verso uno dei telescopi ramati invitando il compagno a fare altrettanto e raggiungerlo, al che lo mosse appena di qualche grado di modo che inquadrasse l’angolo di cielo designato.

    Ora, guarda bene.

    Teneva accanto la carta delle costellazioni, di modo se non altro che potesse ricordare forma e composizione sia di Cefeo che della leggendaria moglie e regina prima di guardare attraverso la lente.

    Accanto la Stella Polare, dalla parte opposta rispetto l’Orsa Maggiore… non vedi il trono su cui siede Cassiopea? Quella specie di “W” un po' sdraiata..

    Poco convincente come ventunesima lettera dell’alfabeto, se ne rendeva conto, ma ugualmente utile allo scopo se le si dava la giusta opportunità.

    Se sposti lo sguardo prolungando la linea formata dalle sue prime due stelle, ecco, puoi incontrare facilmente anche Cefeo.

    Il marito, nonché padre di Andromeda, anche lei poco distante dalla madre, le cui azioni suo malgrado avevano rischiato di condannarla a un Destino assai più infelice di quello che, alla fine, l’aveva posta a dimorare in eterno nella volta celeste.

    A me non sembrano affatto solo “puntini luminosi”, tu non trovi?

    La solita, imperturbabile voce da sogno mentre scrutava ammirato le profondità del cielo, grato che la sua prima madre non lo avesse condannato alle catene, alla roccia e neppure a un mostro marino, ma solamente alle sponde di un lago e l’attesa di un nuovo abbraccio.

     
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    Gli rimaneva solo una possibilità per rispondere al commento di Setoshi, ovvero annuire perché ancora una volta era d’accordo con lui.
    “Speriamo di no” erano le parole giuste, quando si pensava all’ipotesi di un nuovo attacco degli alfieri rossi, ma da quello che aveva appreso Eren non ne era così sicuro che non si sarebbero verificati altri episodi simili se addirittura uno di loro era stato preso e poi se l’era cavato con così poco da essere persino riammesso a scuola.
    Intanto la sua curiosità era stata stuzzicata dal flauto che il corvonero stava esaminando, non ci volle molto perchè capisse a chi era appartenuto, si ricordava benissimo di Elliott, sia ad Halloween che in infermeria. La sua espressione divenne molto seria e pensierosa tanto che per qualche momento smise di chiacchierare immerso completamente nei propri pensieri.

    Hai visto qualcosa?

    Gli domandò, sottovoce, quasi temesse di disturbare le sue pratiche divinatorie, eppure nonostante questo era molto curioso di capire cosa il compagno corvonero potesse scoprire dall’oggetto e lo osservava con gli occhi molto grandi nonostante le sopracciglia evidentemente aggrottate.

    Tu come te la sei cavata ad Halloween? Non credo di avertelo chiesto.

    Sfiatò pesantemente e poi scosse il capo come se avesse commesso un errore decisamente imperdonabile.
    Si ritrovò ad alzare il naso nuovamente quando Setoshi cercò di indicare le costellazioni chiamate in causa da Eren stesso pochi momenti prima, e la sua faccia fu delle più perplesse perchè inizialmente non riuscì nemmeno per idea ad isolare i gruppi di stelle che avrebbe dovuto studiare quella sera.
    Con gli incisiviagganciò il labbro inferiore mentre cercava di individuare Cassiopea, e non emise nemmeno un suono mentre si sforzava di cercarla.

    La stella polare, certo. Quella la conosco bene.

    Era già qualcosa se non altro, quindi alzò il braccio destro dritto verso il cielo e indicò la famigerata stella tanto amata dai viaggiatori, puntandola con l’indice destro.

    E’ lì.

    Di questo ne era completamente sicuro. Anche l’orsa maggiore non era nuova ai suoi occhi, e la cercò individuandola con molta sicurezza.

    Perciò, se l’Orsa maggiore è lì… quella è la stella polare, Cassiopea deve essere là… da qualche parte.

    Il volume della sua voce si spense completamente per una manciata di secondi, poi gli occhi chiari si ingrandirono a dismisura.

    Ah! Aaah! E’ lì! Avevi ragione! E’ in pratica una W con le gambe aperte!

    Trovata la regina, cominciò la ricerca di Cefeo, spostando lo sguardo esattamente nella direzione che aveva indicato Setoshi. Sembrò impiegare un pò più di tempo in questa ricerca e alla fine se ci era già riuscito o meno non lo disse, allontanò lo sguardo dal cielo per puntarlo sul compagno.

    No, non sono solo dei puntini luminosi. Ho solo qualche problema a cercare le costellazioni ma… se non mi piacessero in qualche modo, non sarei qui. Potevo optare per aritmanzia ma non l’ho fatto.

    Spiegò. Si fermò ancora qualche istante ad osservare il tutor, poi distolse l’attenzione da lui solo per recuperare la pergamena e la penna autoinchiostrante con cui cominciò a prendere appunti prima di spostarsi per mettersi davanti al telescopio.
     
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    Non molto...

    Confessò senza troppi fronzoli al compagno di studi, ché di fatti aveva intravisto il minimo indispensabile di quelli che potevano definirsi i trascorsi dello strumento e relativo padrone, al punto da non ritenerli neanche degni di nota quanto bastava da meritare di venire raccontati.

    Sono diventato un Kodama. - E, imparando dalle proprie mancanze, continuò spiegandosi ulteriormente l’attimo subito dopo – Sarebbe uno spirito della foresta giapponese.

    E ancora rimpiangeva amaramente la scelta visto il modo in cui lo aveva costretto a comportarsi, come inoltrare tutto sé stesso nel fitto della Foresta Proibita alla ricerca dell’unico albero cui fare da eterno guardiano e consacrare il proprio ikigai.

    Prima di arrivare in Sala Grande ed essere colpito dallo Schiopodo, praticamente, ho passato tutto il tempo all’interno della Foresta Proibita, scacciando creature magiche simili a pipistrelli e rospi disgustosi dall’albero che mi sentivo obbligato a proteggere.

    Neppure aveva approfondito oltre riguardo cosa fossero di preciso, ché tanto dubitava avrebbe mai rimesso piede in quel cuore verde mezzanotte e nero angoscia. Dei compagni invece aveva saputo più o meno tutto quello che era possibile sapere, sia da fonti esterne che dai diretti interessati fra chiacchiere comuni in Sala Grande e Infermeria. Proprio ciò aveva alimentato la sua voglia di scoprirne ancora di più, assente – seppur pienamente giustificato – alla maggior parte degli eventi che avevano animato quella terribile serata, arrivando così a volerlo vivere in prima persona attraverso nientemeno che il proprio Occhio Interiore.

    Sì, esatto.

    Di lì in poi seguì con attenzione e sincero piacere i piccoli passi mossi da Eren lungo la volta celeste, gli stessi che lui per primo aveva fatto partire dalla Stella Polare e guidato poi piano piano fino la coppia Cassiopea-Cefeo. In tutto ciò non aveva mai lasciato un momento la carta delle costellazioni, così che potesse sempre averla sottocchio per meglio orientarsi nel cielo notturno e, naturalmente, anche con il più delicato telescopio.

    E perché non hai scelto Divinazione invece?

    Domandò con il suo solito spirito sognante e innocente, soltanto curioso di sapere perché persino alcune delle stesse persone su cui la materia riusciva a esercitare un minimo di attrattiva o apprezzamento scegliesse infine di non darvi una reale opportunità. Setoshi dopotutto lo aveva fatto e, da allora, non c’era stato giorno che passava senza rendere grazie a quella prima e preziosa scintilla di curiosità. Anche in quello stesso momento, mentre cercava di sfiorare con mano il vissuto del flauto: Hans che parlava al tavolo con i compagni, lui compreso, un attimo prima di diventare incorporeo a causa dei dolci stregati e, una volta finito l’effetto, sprofondare nel personaggio.
    Lo sguardo di Setoshi si riscosse all’improvviso, rimasto in sospeso fra l’ultima conversazione con Eren e l’armonia da fiaba intonata dal flauto appena prima che la propria Visione si interrompesse di colpo.

    Gomen’nasai… dicevi?

     
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    Non era mai stato uno studente molto brillante ad eccezione di quelle poche cose che gli interessavano molto, se poi si parlava di divinazione era una materia in cui i pochi tentativi che Eren aveva fatto, l’avevano convinto a mollare con la consapevolezza che il suo terzo occhio non funzionava come avrebbe voluto, perciò non potè fare altro che rimanere in silenzio senza nessun consiglio da poter dare a Setoshi perché il ragazzo riuscisse ad aprire la mente più di quanto non aveva già fatto e acchiappare le visioni del passato che stava cercando grazie al flauto appartenuto ad Elliott. Si limitò ad osservarlo con un’espressione rammaricata dipinta sul volto giovane, nonostante non avesse detto nulla, era chiaro che in qualche modo la sua ammissione di parziale fallimento, spingeva Eren ad essere completamente solidale nei confronti del compagno più giovane.

    Ancora un volta non ebbe molto da dire, si limitò ad ascoltare e sembrava anche abbastanza bravo a fare ciò, forse per curiosità, forse perché in alcuni casi sapeva fosse meglio smettere di dar fiato alla bocca e concentrarsi sulle parole degli altri.

    I Kodama… sì, credo di averne sentito parlare. Hanno la testa un pò a forma di pluffa, no?

    Un'infarinatura di cultura giapponese ce l’aveva anche lui, ma di certo non era un esperto al punto da sapere tutto, rimase un momento stupito nell’apprendere cosa Setoshi era stato costretto a vivere la notte di Halloween e gli occhi chiari di Eren divennero molto seri, dietro il grigio delle iridi del giovane grifondoro sembrò accendersi un fuoco che divampava con ferocia. Sentimenti che di certo non potevano essere rivolti a Setoshi, quanto piuttosto a chiunque fosse l’artefice dietro gli eventi di Halloween. Inspirò a fondo, rilasciando poi lentamente l’aria che aveva trattenuto nei polmoni tramite le labbra appena dischiuse.

    Probabilmente, erano drakul.

    Distolse lo sguardo da Setoshi giusto per puntarlo verso l’orizzonte e le stelle che li sovrastavano fino a perdita d’occhio, la linea della mascella rimase tesa e la fronte corrugata ancora grazie ai pensieri sicuramente non positivi che la stavano attraversando.

    Nella sfiga di trovarti da solo nella foresta proibita sei stato anche un pò fortunato che non ti abbiano morso, sono velenosi. Un morso non è letale da quanto ne so, ma come ogni morso velenoso non può portare nulla di buono.

    Sospirò pesantemente ancora una volta, chiudendo le palpebre per cercare di ritrovare un minimo di calma tanto che questa volta arrivò anche a stendere un sorrisetto un pò sghembo che nonostante la buona volontà, aveva un retrogusto molto amaro.

    Quantomeno nessuno dei tuoi compagni ha provato ad ucciderti.

    Come era capitato proprio a Eren che aveva corso il rischio fin troppo concreto di essere pugnalato dalla sua amica coreana, con un coltello da tavola. Nonostante non riuscisse a cacciare via l’amarezza per i ricordi che erano appena tornati a galla che aleggiava ancora nei suoi occhi e nell’espressione piuttosto seria, decise di passare oltre con il discorso e alzare le spalle sulla domanda che il corvonero gli aveva rivolto in merito alla sua scelta di non studiare divinazione. Stava per rispondere, ma si rese conto ben presto che l’altro non era propriamente presente, perciò, prima di parlare attese che fosse completamente tornato lì vicino a lui con tutti i suoi sensi attivi. Il modo in cui Setoshi si era scusato in quella che era probabilmente la sua lingua natia, fece alzare le spalle di Eren, per come la vedeva lui non servivano delle scuse.

    C’ho provato in altre scuole e non mi riusciva proprio. Credo mi manchi il terzo occhio… magari ho altri talenti.

    L’ipotesi finale fu pronunciata con un tono molto sarcastico.

    Solo che non sono più sicuro di quali siano.

    L’ultima frase fu posta in un borbottio che l’altro sarebbe certamente riuscito a sentire visto che nella sala di osservazione regnava il silenzio quasi assoluto. Non appena ebbe concluso il discorso, si avvicinò al telescopio, ora che conosceva le posizioni delle costellazioni che doveva studiare, non fu troppo difficile regolarlo perché potesse osservarle meglio. Dopo qualche momento, dispiegò la pergamena e gettando varie occhiate al libro di testo, al cielo e dentro al telescopio, cominciò a buttare giù qualche riga di scritto. Silenzioso.
     
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    Hanno la testa un po’ a forma di pluffa, no?

    Insomma, non propriamente. Una pluffa alquanto amorfa magari, sì, ma comunque ci era andato più vicino di un ragazzo che invece lo aveva scambiato per una sottospecie di abnorme fantasma bebè.

    Un po’.

    Concesse infine all’osservazione di Eren, prima di tornare per un attimo a toccare con mano il flauto assieme al più desolante dei tentativi compiuti fino quel momento: zero assoluto, non uno scorcio di Sala Grande o mezzo ciuffo di capelli di Hans.

    Sì ecco, quelli.

    Ora che glielo ricordava lui era proprio così che li aveva chiamati Madama Chips, fra un unguento e l’altro cosparso sopra le numerose ferite che si era procurato nella Foresta Proibita.

    Beh, veramente...

    Veramente lo avevano addentato per bene quelle accanite bestiole alate, molto più di una volta per la precisione. Al che un po’ maldestramente prese a tirarsi su una delle maniche, mostrando alcuni dei segni lasciati dai vari morsi ormai in via di guarigione. Neppure così tanto fortunato era stato, alla fine dei conti, anche se a suo dire comunque assai di più rispetto chiunque fosse stato costretto a destreggiarsi col pandemonio scoppiato in Sala Grande.

    Sì, Joy me lo ha detto...
    Dev’essere stato terribile.


    Tanto per lui, la vittima innocente, quanto per il carnefice inconsapevole che si era ritrovato essere l’amica, ciascuno preda di una forza e volontà su cui non poteva avere il minimo controllo. Pregava davvero affinché non fossero gli Alfieri i responsabili dell’accaduto, perché se davvero potevano raggiungere simili traguardi pressoché indisturbati allora cosa gli avrebbe mai impedito di conquistare il castello di lì a qualche tempo?
    Setoshi non sapeva ancora se credere che fosse il fatto di possedere il Terzo Occhio o meno a rendere qualcuno adatto alla Divinazione, nonostante a lui non avessero fatto altro che ripetere il contrario, che era estremamente portato, con un dono e propensione naturale a quella misteriosa arte. Forse solo per quello poteva permettersi il lusso di dubitare dell’esistenza di simili paletti, ma preferiva comunque pensare che nulla fosse davvero assoluto e invalicabile fintanto che esisteva la volontà di mettere tutto sé stessi.

    Sai, io nella Divinazione ci sono capitato un po’ per caso, o magari si potrebbe anche dire per Destino. – scherzò un minimo, pur crogiolandosi in segreto nell’idea che potesse essere la verità – Non perché fossi convinto di avere realmente qualche capacità o talento, ma per semplice curiosità.
    Delle volte sono proprio le cose a cui ci avviciniamo così, senza particolari intenzioni, quelle che alla fine ci prendono di più.


    Lo stesso valeva per i compagni di scuola, gli amici con cui aveva legato a lezione, nei dormitori o, perché no, persino in Infermeria dopo un’altra delle serate più infernali conosciute dalle mura del castello.

     
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    Annuì con convinzione, forse il paragone non era proprio azzeccato, ma a modo suo aveva descritto i kodama alla perfezione, in fondo, la pluffa era una palla piuttosto particolare e non perfettamente sferica, quindi secondo Eren, ci poteva stare un paragone simile, e ne era convintissimo a giudicare da come annuì prima di tornare a dedicare la propria attenzione ai compiti che stava cercando di ultimare con molta fatica. Eppure in qualche modo ora che aveva iniziato a prendere confidenza con quelli sembrava un pò più sciolto. Aveva ancora parecchia strada da fare per arrivare a livelli accettabili, ma in qualche modo sembrava essersi messo in testa che ce la poteva fare. Aver individuato le due costellazioni che lo avevano fatto dannare ed essere riuscito a vederle nel cielo e non solo sul libro di testo, era una gran bella conquista per il grifondoro.

    Se riportò gli occhi grigio chiaro in direzione di Setoshi lo fece nel momento in cui alla sua esitazione seguì il gesto di tirarsi le maniche per scoprire i segni lasciati dai denti dei drakul.

    Oh.

    Suonò alquanto dispiaciuto e non poté fare a meno di osservare i segni che si intravedevano nelle zone lasciate scoperte della stoffa.

    Beh… almeno sappiamo che un paio di morsi non ti uccidono.

    Stese mezzo sorriso rammaricato visto che aveva dato per scontato che il ragazzo se la fosse cavata sicuramente meglio di quelli che erano rimasti in sala grande, senza considerare inizialmente quanto un’esperienza del genere fosse stata traumatica anche per lui, Eren non aveva idea se il compagno fosse sempre stato cosciente della sua condizione o meno, ma ne dubitava visto che era arrivato fino alla foresta proibita da solo, risvegliarsi lì senza sapere come ci era arrivato era un’esperienza da infarto se si fermava a rifletterci.
    Smise di osservare quei segni sulla pelle del braccio altrui per non risultare troppo invadente e ancora una volta diede il proprio profilo al compagno corvonero mentre cercava di mantenersi concentrato anche sul proprio studio. Setoshi avrebbe potuto sicuramente notare che l’espressione di Eren era cambiata in modo evidente già al solo ricordo del casino successo con Eunjoo ad Halloween. Era serio di nuovo e nonostante stesse guardando la pergamena, sembrava che il suo sguardo fosse da tutt’altra parte.

    Almeno con te ne ha parlato.
    Io non ho avuto modo di dirle nulla e sicuramente dovrei. Dopo i mille tentativi di salvarmi la pelle che ho fatto, si è svegliata nel momento in cui le stavo puntando la bacchetta dritta in faccia. Ovvio che non volevo farle male. Intendevo solo fermarla, però… non è stata una bella scena.
    Non sembra arrabbiata con me, ma non vorrei pensasse che l’avrei aggredita essendo lucido.
    Piuttosto avrei dato via un braccio.


    Era chiaro, che il fatto di non essere ancora riuscito a parlarne a quattrocchi con Joy, nonostante tutto il tempo trascorso dall’avvenimento, lo disturbava parecchio; ma risolse la questione stendendo le labbra in un sorriso mite dopo essersi reso conto di aver tirato fuori in un istante e senza accorgersene, quei pensieri che non aveva ancora condiviso con nessuno.

    Scusa, magari nemmeno ti interessa sentire queste cose.

    La lunga filippica si concluse nel silenzio ancora una volta, era il suo turno di ascoltare con fare alquanto curioso il discorso dell’altro, gli sorrise ampiamente sentendolo parlare di destino.

    Mh, per caso o per destino. Tecnicamente uno esclude l’altro!

    Umettò le labbra nel cogliere il tono giocoso del giapponese e gli sorrise di nuovo in maniera piuttosto affabile.

    Credo che certe cose non possono essere casuali! Deve esserci un... motivo, qualcosa. Dobbiamo chiamarlo destino?

    E qualcosa gli diceva che anche il corvonero la pensasse allo stesso modo, quantomeno ne era convinto. Alzò le spalle come per lasciargli intuire che qualunque nome forse poteva andare bene.

    Sai che è vero?

    Di certo era una domanda retorica la sua.

    Mi è successo con rune antiche! L’ho scelta per curiosità e alla fine mi ha preso così tanto che ovunque abbia frequentato sono sempre stato tra i primi della classe... e per me non è così scontato essere tra i primi!

    Concluse la frase con sarcasmo. Chiaro che Setoshi magari poteva anche essersi già fatto un'idea da se di che tipo di studente fosse Eren, viste le immense lacune che aveva dimostrato di avere in astronomia.
     
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    Anche se quando ormai era troppo tardi si pentì di aver mostrato le ferite a Eren, ché in fin dei conti non erano proprio un bello spettacolo da mostrare, certo non al pari di un verde Caraibi o un azzurro oltreoceano.

    Già…
    C’è chi dice che “ciò che non ti uccide ti fortifica”. Ed è vero...
    – ma neanche era tutto – Però fa comunque male.

    Un filo di voce a dare adito a quel pensiero, sognante e irreale come solo Setoshi sapeva sempre essere a dispetto d’ogni situazione. Contrariamente ad Eren, i cui rossi e aranci appassionati parevano incapaci di conoscere tramonto al pari delle proprie parole, perennemente albeggianti o fisse al mezzogiorno. Quel genere di energia che Setoshi probabilmente non avrebbe mai conosciuto per sé e che pure talvolta ammirava nel prossimo, forse proprio perché non ne era capace.

    Non preoccuparti, Joy non è quel tipo di persona, che penserebbe mai male di un amico senza neanche averci parlato.

    Anzi, era convinto sarebbe stato decisamente più vero il contrario, ovvero che fosse in grado di prendersela per simili pensieri su di lei senza neppure venire interpellata. Anche se, a ben vedere, lui probabilmente era l’ultima persona che avrebbe dovuto dirlo visto come si erano evolute le cose tra loro da quella colazione fatta di bluetti amari e rossi Tiziano.

    Dobbiamo chiamarlo Destino?
    Non lo so, forse sì forse no...

    Diversamente dai colori, chiari e sempre alla sua portata, Setoshi aveva vissuto la sua vita in costante conflitto con le parole, o meglio col significato che il resto delle persone attribuivano ad esse.

    Penso che nella vita esistano tanti misteri, e bisogna prenderli così come sono e non lasciarli mai andare.
    Il Destino è un altro mistero che nessuno ha mai capito, perché in fondo è molto più di quello che chiunque possa comprendere, per questo resiste.


    La voce flautata e sospesa, perso in un mondo tutto suo e che pure era costretto a intrecciarsi con quello altrui. Quando lo prendevano certe maree ci voleva del tempo prima che fosse restituito alla riva, nel frattempo chi lo ascoltava poteva soltanto aspettare che la realtà ne riscuotesse lo sguardo trasognato.

    Se la vita fosse solo quello che capiamo noi, sarebbe finita da tanto tempo.

    Così, come si poteva ben vedere, la Divinazione era stata una curiosità che si era presto tramutata in passione. Ed era sollevato che Eren potesse dire altrettanto per Antiche Rune, e glielo avrebbe anche detto se solo non si fosse fatto di nuovo assorbire dal vortice del Passato. Per poco più di qualche istante rivide come Hans era venuto in possesso del costume, flauto incluso, mentre se lo provava nel privato del dormitorio e studiava come gli stesse, fino persino al momento esatto in cui in Sala Grande lui stesso l’aveva scambiato per un Robin Hood musicista.

    Comunque, ecco-

    Si prese del tempo per riafferrare le fila del discorso, indugiando nel mentre fra le pagine di Psicometria del Passato e quelle delle costellazioni invernali.

    Penso che forse tutto quello che ti serve sia solo avvicinarti, oppure riavvicinarti a certe cose con tutt’altro spirito per capire esattamente come ti facciano sentire.

    Come tutto sommato stava iniziando a fare anche nei confronti dell’Astronomia, di quelle stesse stelle che fino a un poco prima credeva meri “puntini luminosi” e che adesso imparava piano piano ad afferrare con ogni singolo sguardo.

     
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    Mi dispiace per quello che ti è successo, per i morsi… e perché tra le altre cose deve essere stato orribile ritrovarsi nella foresta proibita senza sapere come.

    Borbottò distanziando gli occhi chiari dalla pergamena sulla quale stava scrivendo. Apparve d’improvviso parecchio taciturno mentre ascoltava le parole del corvonero su Eunjoo, aveva anche smesso di scrivere e sembrava riflettere attentamente intanto che il ragazzo si esprimeva. Lo stava sicuramente ascoltando, ma nel frattempo faceva i suoi ragionamenti molto seri a giudicare dal cipiglio delle sopracciglia.

    Sì, immagino tu abbia ragione. Oltre al fatto che con ogni probabilità la conosci meglio di me.
    Questo in qualche modo è confortante.


    Glielo doveva dare quel credito, l’aveva notato anche Eren che nelle occasioni in cui si erano visti da Halloween a quel momento, Joy non sembrava per nulla arrabbiata, anzi. Poteva quasi dire che stessero legando ogni giorno sempre di più, ed era anche la prima persona con cui aveva fatto amicizia non appena aveva messo piede a Hogwarts. Ma era anche vero che la conosceva solo da un paio di mesi. Abbassò lo sguardo nuovamente sui compiti forse approfittando di quello per distogliere lo sguardo dal compagno di studi, come se la sua stessa ammissione finale lo avesse in qualche modo fatto sentire leggermente a disagio e non guardare l’altro lo aiutasse a sentirsi meno stupido o a nascondere quella parte di se stesso che non lasciava uscire spesso in realtà, mostrando perlopiù al mondo la parte superficiale di ciò che era veramente.

    Cercò di mantenere un contegno dedicandosi nuovamente ai compiti e per fortuna i discorsi di Setoshi lo spinsero a cambiare ben presto pensiero per passare su qualcosa di molto più complicato e intenso.
    Non che Eren fosse un mago superficiale, aveva anche lui le sue teorie quasi su tutto, ma era anche vero che aveva un carattere e delle linee di pensiero molto diverse da quelle di Setoshi, e in quel caso faticò un pò a stargli dietro, perciò dovette umettare le labbra e prendersi qualche momento per trovare una risposta che non lo facesse sembrare troppo stupido, di nuovo.

    In sostanza intendi: che capire come funziona e che cosa sia il destino… sarebbe un pò come comprendere il senso della vita?

    Accigliato continuò ad osservarlo e cercare di stargli dietro nei suoi discorsi che alle orecchie di Eren suonavano abbastanza filosofici. Di sicuro il grifondoro era confuso, ma sembrava abbastanza curioso di capire cosa l’altro intendesse.
    In merito alla divinazione sembrò rifletterci un pò, ma concluse con un’alzata di spalle.

    Magari appena riesco a risollevare i miei voti di merda, ci faccio un pensierino.

    Tentare non nuoceva di certo, ma aveva altre priorità in quel momento, tra le prime c’era sicuramente passare l’anno, e vista la pagella catastrofica che si ritrovava, doveva impegnarsi moltissimo e farlo sin da subito, o non sarebbe riuscito a renderla quantomeno decente prima della fine dell’anno, e tra il recupero delle materie in cui andava male, e gli allenamenti di quidditch intensissimi, non aveva troppo tempo da dedicare allo studio per hobby.
     
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    La verità era che Setoshi non voleva si dispiacesse per lui, né Eren né nessun altro. Perchè la cosa che riteneva peggiore di tutte degli avvenimenti di Halloween, al di là del dolore suo e dei compagni, era la preoccupazione e paura che ne erano scaturite, tanto nei cuori delle vittime innocenti quanto in quelli di chi voleva loro bene. Fra le altre cose, poi, c’era pure da considerare un altro fatto.

    Non saprei…

    Rispose spensierato, come stessero trattando di una passeggiata in campagna piuttosto che un evento tanto nefasto.

    Anche perché in realtà ne ho preso coscienza quasi subito uscito dalla Sala Grande, solo non sono riuscito a liberarmi davvero del tutto dalla magia che quando ormai era troppo tardi.

    Non lo aveva detto a nessuno, un po’ perché se ne vergognava e un po’ perché convinto non avrebbe fatto alcuna differenza nel quadro generale degli avvenimenti, ma fatto stava che era rimasto tanto a lungo nella Foresta Proibita da fare persino in tempo ad avvistare lo Schiopodo mentre l’attraversava indisturbato in direzione del castello. Lui d’altro canto, ancora preda del Kodama che ne muoveva i fili, non aveva fatto che lasciarlo passare e continuare a preoccuparsi per un albero di cui, in verità, gli importava meno che niente.

    Mi fa piacere.

    Era sollevato, ché così almeno Eren poteva dirsi più tranquillo nei confronti di Joy, a differenza sua cui ancora mancava di recuperare i conti rosso ciliegia lasciati in sospeso alcuni giorni prima.

    La verità era che non sapeva neppure lui cosa intendesse esattamente, il più delle volte si faceva muovere voce e labbra a sentimento senza capire davvero quello che gli abitava nel fra testa e cuore.

    ĪeĪe !

    Agitò freneticamente le mani con i palmi rivolti all’interlocutore, sia perché non era tanto arrogante da credere di possedere simili conoscenze, sia perché realmente non aveva idea di cosa volesse offrire al mondo con i propri pensieri e convinzioni. Per certo, nessuna verità assoluta.

    Forse solo, ecco. Solo che la vita ha una sua bellezza proprio perché ci sono cose che non capiamo.

    Lui per primo ne vedeva ovunque, tanto nei colori familiari quanto in quelli più sconosciuti.

    E da cui nonostante questo continuiamo a farci meravigliare e ad accarezzare.

    E il Destino sicuramente, almeno per lui, era fra quelle.

    Bene...

    Rispose infine alla considerazione del compagno di studi, cui augurava di trovare la propria via prediletta allo stesso modo della propria, naturalmente Fatale.

    ...ci sono altri argomenti che volevi rivedere?

    Setoshi nel frattempo cercò di riflettere meglio su quanto mostratogli poco prima ad un’ulteriore e più attento studio del Passato dello strumento a fiato, ma non riuscì a carpirne granché, solo una lunga e sfocata sequenza di immagini confuse, probabilmente stralci del tempo in cui il flauto si era separato dal suo proprietario.

     
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    Quasi si gelò il sangue nelle vene di Eren, e la fiammella azzurrognola dentro al barattolo che si stava spegnendo non c’entrava con la pelle delle braccia che sotto la stoffa pesante dei vestiti si era arricciata nel momento in cui si rese conto che Setoshi era stato cosciente per quasi tutto il tempo, Eren non riuscì a non pensare al fatto che al suo posto sarebbe impazzito, non avere il controllo delle proprie azioni era di per sé una cosa orribile, esserne anche coscienti, lo trovava agghiacciante.

    Mi piacerebbe proprio sapere che razza di magia è responsabile di tutto questo.

    Scosse il capo lentamente, poi passò a dedicarsi nuovamente al suo tema. Stava buttando giù diverse righe, ed ogni tanto dava anche un’occhiatina al libro di testo prestando comunque attenzione anche a Setoshi.

    Probabilmente hai ragione tu. Per vivere senza arrovellarsi fino allo sfinimento, bisogna scegliere e basta senza farsi troppe domande anche se magari a volte possono spuntare fuori… come poco fa.

    Gli spiegò con calma e senza guardarlo perché ancora intento a scrivere sulla pergamena.

    Cioè non è che voglio essere un filosofo, capito? Mi ci vedi? Io non mi ci vedo per nulla. Ci penso un attimo e finisce lì. Intendevo che magari bisogna solo scegliere se crederci o meno a qualcosa senza farsi troppi problemi, perché se ti fai le domande poi ne nascono altre, e non avere una risposta a nessuna di esse, significa che finisci per non crederci. Allora vai sul semplice no? Domande poche e semplificate.

    Smise nuovamente di scrivere per portare gli occhi chiari su Setoshi

    Più che chiedermi che cos’è il destino, o come funziona, o chi esattamente decide quale sia il nostro destino… Cose a cui non riuscirò mai né io, né nessun altro probabilmente a dare una risposta, mi chiedo se penso che in qualche modo ognuno di noi è nato con un percorso già scritto.
    E a questo ti rispondo che ci credo perchè così molte più cose hanno senso, soprattutto quelle a cui non sembra esserci una spiegazione. Come una perdita o… la separazione dei genitori, o… andare in una scuola piuttosto che in un’altra!


    Si fermò di nuovo per premere le labbra e accigliarsi.

    Sto sparando stupidaggini a ruota libera, mh?

    Si lasciò sfuggire una risata che ne accese il volto e lo sguardo grigiastro.

    Ma tu mica mi fermi… mi lasci blaterare. Bravo Setoshi! Bravo.

    Di certo la conclusione della sua frase era palesemente ironica e giocosa, chiaramente gli stava dando la colpa per qualcosa che prescindeva dalla volontà di Setoshi e di cui Eren era chiaramente consapevole, ma non poteva esserci dubbio sul fatto che stesse scherzando, anche perché non c’era traccia di nulla che non fosse appunto la volontà di divertirsi un pochino sulle proprie spalle, ben consapevole di aver appena concluso il discorso più lungo della sua intera vita. Probabilmente non aveva mai parlato così tanto, nemmeno durante un interrogazione.
    Alla proposta di rivedere qualche altro argomento scosse il capo sventolando appena la pergamena sulla quale aveva scritto un bel pò.

    Magari puoi guardare questo? E… se ti va rifacciamo una serata come questa prossimamente!

    Propose.

    Cioè… se ne hai voglia è chiaro. Mi rendo conto di essere un disastro come allievo.

    Edited by Eren McCall - 8/1/2024, 06:31
     
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