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    [ 9 febbraio, rive del Lago Nero ]


    « Ciao bello! Come sei carino! »

    Aveva sempre preferito i cani ai gatti, nonostante amasse dormire al calduccio insieme al suo Drogomir. Se solo avesse potuto portare ad Hogwarts un cane, Venetia avrebbe immediatamente adottato un Crup e lo avrebbe chiamato qualcosa tipo Cannone, o qualsiasi altra cosa in riferimento ai Cannoni di Chudley. Per questo era stata entusiasta dell’idea di dare una mano ad Hagrid col suo Thor, ma non solo: da qualche tempo girava attorno alla capanna del mezzo gigante per aiutarlo come poteva, sperando di ricevere in cambio qualche consiglio su come trattare le creature magiche o che, più semplicemente, le desse l’occasione di poterne vedere alcune delle sue. Quello a cui Venetia puntava era riuscire ad approfondire gli incantesimi curativi in virtù del suo nuovo sogno nel cassetto: diventare una guaritrice di creature.
    Lasciò andare il grosso cane affinché potesse scorrazzare libero sulle rive del Lago Nero, e guardarlo divertirsi con l’acqua ed il terriccio la fece sorridere lieta.

    « Vorrei chiedere ad Hagrid qualche consiglio sulle creature, ma ho paura di essere inopportuna. Secondo te gli serve una mano con quelle ferite? Farei una pessima figura se sembrasse che credo che non può farcela da solo. »

    Tornò a rivolgersi ad Elliott, e intanto infilò le mani guantate nelle tasche del pesante mantello che indossava sopra alla divisa di Grifondoro. Nonostante il freddo e tutto il resto, a Venetia piaceva stare all’aria aperta. Si copriva sempre a dovere prima di uscire d’inverno, e quando andava in posti come quello stava sempre super attenta a non sporcarsi - il che era forse una cosa a cui avrebbe dovuto lavorare, se voleva lavorare con gli animali - ma quando si ritrovava nella natura sentiva di star piuttosto bene. Si strinse ancora un po’ nella sciarpa e nel mantello quando una folata di vento freddo le mosse i capelli, e già sentiva il naso diventare rosso. Tutti i nasi dei Prewett diventavano rossi come peperoni al minimo cambio di temperatura, e quello di Venetia non faceva da meno. Intanto si guardava attorno nella speranza di vedere qualcosa muoversi, un’impronta, o il fruscio di una siepe, ma con un occhio restava sempre attenta a controllare che Thor non si allontanasse troppo.

    Primo tentativo: x
     
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    Camminava insieme a Venetia e Thor, guardando il grosso cane correre felice nell’erba, prima trattenuto dal guinzaglio, e poi libero, una volta giunti sulle rive del Lago. Ad Elliott i cani non dispiacevano. Non erano ai livelli dei gatti, ma doveva ammettere che fossero una buona compagnia e in alcune situazioni più utili di quanto si sarebbe potuto rivelare un felino. Quindi quando la grifondoro gli aveva proposto di far fare una passeggiata al cane del Guardiacaccia, Hans aveva accettato di buon grado, che da quando avevano condiviso l’incontro con l’Unicorno, aveva cominciato a cercarla molto più spesso e parlarle anche al di fuori della Biblioteca, quando si incrociavano nei corridoi.
    -Spero che Racy non lo prenda come un alto tradimento.- disse, ridacchiando, visto che il suo gatto si era dimostrato un gran permaloso a volte, soprattutto quando lo aveva lasciato solo troppo tempo, oppure aveva percepito qualche odore sulle sue scarpe che non gli era piaciuto.
    Si guardò un po’ intorno, nella speranza che anche quell’incontro potesse essere interrotto da una creatura altrettanto bella come l’Unicorno. Non sembravano esserci orme però, anche se molto probabilmente era lui a non notarle. La sua media in Cura delle Creature Magiche si era alzata, ma l’aspetto pratico spesso e volentieri era molto più complicato di quello teorico. Mentre guardava vicino ad uno dei cespugli la voce di Venetia lo raggiunse.
    -Mh.- mugugnò pensieroso. A dire il vero non conosceva così bene Hagrid, ma non gli sembrava fosse uno che si offendesse facilmente, anzi poteva anche azzardare l’ipotesi che sarebbe stato più che contento di avere compagnia mentre si prendeva cura delle creatura.
    -Non lo conosco così bene… ma secondo me dovresti provarci, mi sembra un tipo tranquillo. Non credo si offenderebbe.- disse, tornando a guardare nella sua direzione.
    Un po’ come il mezzo-gigante del negozio di fotografia che aveva conosciuto con Setoshi.
    -Ti stai interessando molto a Cura delle Creature Magiche?- chiese poi, curioso di sapere se Venetia avesse cominciato a riflettere sul suo futuro. Immaginava che anche lui dal sesto anno avrebbe dovuto cominciare a pensarci con più serietà, ma per ora preferiva limitarsi a percepirlo come qualcosa di lontano, anche senon lo era più così tanto. Magari sarebbe stata una buona occasione per parlarne con qualcuno, e sicuramente Venetia sarebbe stata una scelta ottima, dal momento che era più grande di lui. Non di molto, quanto bastava per farla apparire agli occhi di Elliott un po’ più saggia e ponderata di lui.

    Venetia E. Prewett
    Lancio dadi ricerca creatura (negativo): x
     
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    Cercò di richiamare l'attenzione di Thor agitando un grosso bastone che aveva trovato poco lontano dal tronco di un albero; la paura di Venetia era che dal Lago Nero spuntasse qualche creatura che lo ferisse o che lo perdesse di vista. E poi chi glielo diceva ad Hagrid che aveva fatto scappare il suo amato cane?!

    « Racy sarebbe il tuo gatto? »

    Domandò ad Elliott ridacchiando e gettando via il bastone si sarebbe poi ripulita le mani dalle schegge. Continuava a guardarsi attorno, Venetia, cercando di andare oltre alla nuvoletta di condensa che si formava in seguito ad ogni suo respiro. Tuttavia, nonostante il naso rosso, non sembrava soffrire particolarmente il freddo in quella circostanza. Iniziò a riflettere che magari Elliott non aveva tutti i torti, Hagrid era un tipo piuttosto alla mano e probabilmente gli avrebbe fatto anche piacere darle una mano ad indirizzarla verso quello che sarebbe stato il suo futuro. Mancava poco più di un anno ormai al suo diploma, ma solo in quel momento Venetia aveva iniziato a pensarci seriamente.

    « Da piccola volevo diventare una Guaritrice, ma da qualche anno mi sono interessata alle creature magiche. Da qualche tempo sto pensando che sarebbe bello unire i due mondi... Troppo ambizioso? »

    Un sorriso educato si palesò sul suo viso all'idea; era sicuramente un progetto che necessitava tanto impegno, ma allo stesso tempo era convinta di non vedersi in altri panni se non quelli. Più passava il tempo, più si convinceva della scelta che aveva fatto, ed era contenta che Elliott fosse uno dei primi a venirlo a sapere. L'idea di diventare una Guaritrice le era venuta da piccolissima, proprio nel periodo in cui la sua mamma si era ammalata. Era normale, dopotutto, che una bambina volesse fare di tutto per aiutare la madre in un momento del genere. Crescendo la passione era rimasta, solo che, grazie allo studio, i suoi orizzonti si erano allargati.

    « Tu ci hai già pensato, o aspetti i G.U.F.O.? Che materie segui? »

    Intanto si abbassò sulle ginocchia, e con la mano ancora ben avvolta dal guanto di pelle di Girilacco avrebbe cercato di studiare il terreno nel tentativo di capire se qualche creatura fosse passata di lì in tempi recenti. Non le pareva fosse così, ma magari avrebbe provato altrove. Era curiosa di sapere i progetti di Elliott, lei ricordava il periodo dei G.U.F.O. con particolare entusiasmo; le era piaciuto sostenere gli esami per Fattucchieri Ordinati, col senno di poi. Gli rivolse un sorriso di incoraggiamento, mentre continuava a camminargli attorno.

    Tentativo: x
     
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    -Racy sarebbe il tuo gatto?-
    -Esatto.- disse, lanciandole un’occhiata divertita. A volte era una vera e propria cozza. Nulla riusciva a smuoverlo da rimanergli appiccicato ma Elliott in fondo si sentiva fortunato ad avere un animale domestico così bramoso di stare in sua compagnia.
    -Tu hai qualche animale?-
    Non tutti gli studenti ne avevano uno ed Hans si chiese se Venetia fosse tra una di quelli. Non che ce ne fosse questa grande necessità, d’altra parte erano lasciati tutti liberi di girare per il castello, perciò se si aveva proprio voglia di fare le coccole ad un gatto o ad un gufo si poteva benissimo rimediare facilmente.
    Ascoltò attentamente le parole di Venetia riguardanti il suo sogno nel cassetto. Elliott la trovò proprio una bella aspirazione e non gli passò nemmeno per la testa di sconsigliarla all’amica. Intanto si era avvicinato alla riva sabbiosa, guardando attentamente il suolo. Per un attimo gli sembrò di vedere qualcosa muoversi, ma era stato così impercettibile che pensò di esserselo immaginato.
    -A me invece sembra un’idea meravigliosa. E poi penso che tu abbia l’affinità giusta con le creature… te la sei cavata benissimo con l’Unicorno.- disse, sorridendo nella sua direzione.
    -Sono sicuro che se dirai ad Hagrid e al professor Scamander di questa tua ambizione saranno più che contenti di aiutarti.-
    Si chiese da cosa fosse nato il sogno di diventare una Medimaga ma preferì non fare domande a riguardo. Qualcosa gli suggeriva che fosse una di quelle domande che potevano portare a discussioni molto più profonde e personali, ed Hans non voleva mettere Venetia in una posizione scomoda. Quando la ragazza riprese la parola fu lui l’oggetto di domande riguardanti il futuro. Lo sguardo di Elliott vagò verso le montagne, oltre le nuvole, per qualche attimo.
    -Seguo Cura delle Creature Magiche e Aritmanzia ma… non so.-
    Sospirò, tornando a guardare la grifondoro.
    -A volte penso sarebbe bello diventare uno Spezzaincantesimi, ma mi chiedo anche io se non sia un piano troppo ambizioso.-
    Gli sembrava più che altro un obiettivo lontano e immaginava che per diventare uno Spezzaincantesimi a tutti gli effetti bisognasse studiare ed esercitarsi parecchio. Finchè fossero stati quelli, i sacrifici da fare, avrebbe potuto vederlo come qualcosa di tangibile. Di nuovo il suo sguardo fu catturato da qualcosa in mezzo alla sabbia e si accovacciò, cercando di vedere cosa avesse catturato il suo sguardo.
    -Mi piace molto anche Trasfigurazione.- continuò, pensando a quella materia dalle infinite possibilità.
    -Ma cos’è?- borbottò mentre faceva guizzare le pupille a destra e a sinistra, affilando lo sguardo. E poi eccoli lì, quelli che sembravano piccoli granelli di sabbia capaci di muoversi. Per qualche secondo non capì di cosa si trattassero, ma poi ricordò i piccoli infestanti studiati duranueuna qualche lezione.
    -Chizpurfle!- disse, alzandosi velocemente e cercando di allontanarsi il più possibile dalle piccolissime creature.

    Elliott trova Chizpurfle. La/e creatura/e non si allontana e diventa ostile nei suoi confronti.

    Dado ricerca positiva: x
    Dado creatura+ostilità creatura: x

    Venetia E. Prewett
     
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    I Chizpurfle erano creature molto piccole, ma non per questo andavano sottovalutate: nutrite di magia, riuscivano a ferire in modo notevole in proporzione alle loro dimensioni.
    Il nido trovato da Elliot e Venetia fu immediatamente ostile alla loro presenza, e reagì proprio com'era loro solito fare: con un balzo gli saltarono addosso, mirando alcuni alle loro carni, altri alle loro bacchette. Ma i due ragazzi avevano tempo per provare a difendersi...



    I Chizpurfle vi attaccano, ma potete ancora difendervi!
     
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    Sebbene fosse presa a guardarsi intorno, tra Thor che giocava allegro sulle rive del Lago Nero e la natura che la circondava, Venetia stava prestanto molta attenzione alle confessioni di Elliott. Il sogno di diventare uno Spezzaincantesimi era ambizioso quasi quanto il suo, se non di più, ma a suo dire richiedeva un coraggio ed un'abilità da non sottovalutare. Ce lo vedeva, però, Elliott alle prese con quel mondo.

    « Gli Spezzaincantesimi viaggiano molto. »

    Ma fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima del disastro, ancora concentrata a guardare un cespuglio di fiorellini che sembravano aver resisistito alle temperature gelide di febbraio. La voce del Corvonero, stavolta più forte e chiara, arrivò alle sue orecchie pizzicando il suo sistema nervoso tutto. Immediatamente si voltò; prima verso di lui, poi verso di Thor, che era ancora lontano, e solo in seguito si accorse di ciò a cui si stava riferendo Elliott. Li vide poco distanti da lui, e la reazione più naturale ed istintiva di Venetia fu quella di mettersi ad urlare per lo spavento. Cercò inizialmente di indietreggiare, ma sapeva che ciò non avrebbe fermato i parassiti dall'inseguirla, senza contare che Elliott era ancor più vicino a loro rispetto a lei, e non poteva mica lasciarlo lì senza aiutarlo.

    « N-non fare movimenti bruschi! »

    Lo incitò con titubanza, rivolgendosi ad Elliott ma anche a sé stessa, anche se non troppo sicura dell'efficacia di quel piano. Doveva pensare in fretta ed affidarsi al suo istinto, pensò Venetia. Anche perché aveva studiato quelle creaturine appena l'anno precedente, e si ricordava bene quanto il professor Scamander avesse sottolineato la loro ostilità e, se non ricordava troppo male, anche c'era anche il rischio che trasmettessero delle malattie. Tuttavia, Venetia non aveva alcuna intenzione di ferirle o di recare loro danno. Non era nella sua indole, e per quanto pericolose e fastidiose, restavano comunque degli esseri viventi in tutto e per tutto. Semplicemente, si sarebbe impegnata per tenerle a debita distanza da loro e dal cane.

    « Immobilus! »

    Enunciò con fare sicuro e al tempo stesso impulsivo. Aveva tirato fuori la bacchetta dalla manica del pesante mantello che indossava sopra alla divisa di Grifondoro senza neanche pensarci troppo, così come non pensò ad eventuali conseguenze delle sue azioni. Pregò solo che non se la prendessero con la sua bacchetta. O con i suoi vestiti! Quello che sapeva era che non voleva ferirle in alcun modo, pertanto quella poteva essere la strategia giusta per avere il tempo necessario per recuperare Thor e filarsela via di lì, magari avvisando il professor Scamander affinché potesse assicurarsi che non vi fosse un principio di infestazione in quella zona degli esterni.
     
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    -Gli Spezzaincantesimi viaggiano molto.-
    Pensò che quello fosse l’ultimo dei suoi problemi. Dubitava che i suoi genitori l’avrebbero fermato dal partire, probabilmente sarebbero stati contenti di pagargli il viaggio e tutto ciò che era necessario; ma era quello che voleva? Ancora non sapeva darsi una risposta, e un viso fece capolino tra i suoi pensieri, come a ricordargli che c’era qualcosa per cui rimanere. Non essere stupido, possono accadere una miriade di cose in due anni, si rimproverò subito. Ad essere troppo sentimentali, aveva imparato a sue spese, non ci si guadagnava molto. E visto che il suo tentativo di chiedere un appuntamento a Setoshi non era andato davvero un granché bene, si era ripromesso sì, da un lato di lasciarsi un po’ andare, ma anche di rimanere sui toni della razionalità, che non voleva diventare davvero schiavo dei suoi stessi sentimenti e prendere una batosta più dolorosa di quanto già non sarebbe stata così. Questo gli ricordò un discorso lasciato in sospeso tra lui e Venetia, anzi forse sarebbe stato meglio dire un discorso mai iniziato. Una frase che gli aveva fatto intendere che anche la ragazza potesse avere a che fare con pensieri che riguardavano appuntamenti e sfumature rosa chiaro. Non ci fu tempo però di chiedere perché dall’urlo della grifondoro, intuì che la sua supposizione fosse giusta. Era balzato indietro, allontanandosi di qualche metro.
    -N-non fare movimenti bruschi! -
    A quel punto si fermò, ma pensò subito che non fosse stata una buona idea. I piccoli esseri, diventati duri come pietre, li stavano attaccando, fiondandosi nella loro direzione. Strinse la mano ben salda intorno alla bacchetta, ricordandosi le parole di Scamander su dove quegli infestanti tendevano ad attaccare. Sentì l’inizio dell’incantesimo di Venetia e subito la imitò.
    -Immobilus!- pronunciò, quasi contemporaneamente. Forse due incantesimi quasi simultanei sarebbero stati abbastanza potenti da lasciare loro il tempo di scappare, o almeno era quello che sperava.
    -THOR STAI FERMO!- urlò, in direzione del cane piuttosto agitato dalla situazione, cercando di attirarlo nella loro direzione e in caso farsi velocemente seguire nel momento in cui si sarebbero dovuti mettere a correre.

    Venetia E. Prewett
     
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    Gli incantesimi di Elliott e Venetia furono castati alla perfezione: una scintilla azzurra scaturì dalle loro bacchette, andando a colpire in simultanea il nodo di Chizpurfle che aveva cominciato a saltare, agguerriti, verso di loro.
    In un attimo, i due ragazzi si sarebbero trovati di fronte ad una serie di piccole Creature del tutto immobili e alla mercé delle loro volontà; potevano farne, in pratica, quel che volevano.



    I vostri incantesimi riescono e i Chizpurfle sono immobili, a voi la scelta di come comportarvi!
     
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    La prima cosa che le venne automatico di fare fu controllare che Thor stesse bene, e dopo essersi assicurata che fosse ancora sulla riva del Lago Nero e che se n'era fregato abbastanza di ciò che era capitato, tornò a dare le sue attenzioni ad Elliott.

    « Stai bene? »

    Gli domandò ancora col fiatone, decidendo però che fosse il caso di abbassare la bacchetta che fortunatamente non aveva riscontrato danni. Stette a fissare quelle creaturine che penzolavano immobili a mezz'aria come se attorno a loro non ci fosse gravità, e nonostante fossero bollate come ostili, Venetia le trovava piuttosto interessanti.

    « Non ci posso credere! Quante probabilità c'erano?! Non è che c'è un principio di infestazione? »

    Squittì con fare mezzo indignato e mezzo divertito; alla fine era andato tutto liscio, soprattutto a giudicare dal fatto che i suoi vestiti fossero ancora intatti!

    « Per fortuna non mi hanno rosicchiato la bacchetta... O peggio, i capelli! »


    A quel punto si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, e ben presto si allontanò dal luogo del delitto per raggiungere il grosso cane che ancora scorrazzava sulla spiaggia. Fece per fargli qualche carezza per rassicurarlo un po', anche se non era sicura che si fosse davvero preoccupato come pensava, e intanto che lo riempiva di complimenti su come fosse stato bravo a non fare assolutamente nulla per difenderli, continuò a parlare con Elliott.

    « Cosa dovremmo farne di loro? Li lasciamo qui ed avvisiamo il professor Scamander? Io qui non ci torno più di sicuro! »


    Va bene la passione per le creature magiche, ma se c'era anche solo la possibilità di rovinarsi i capelli o i vestiti Venetia non voleva saperne. Forse era un aspetto su cui avrebbe dovuto lavorare, in effetti, se voleva davvero realizzare il suo sogno di diventare una veterinaria per le creature. Drizzò la schiena e tornò a rivolgere lo sguardo ai Chizpurfle fluttuanti, sentendosi in effetti un po' in colpa per averli lasciati in quella condizione scomoda. Erano comunque degli esseri viventi, dopotutto. Tuttavia, un brivido le percorse la schiena al pensiero dei loro dentini aguzzi e della sensazione che lasciavano quando mordicchiavano la pelle. Non che l'avesse mai provata in prima persona, ma ricordava bene quando Petyr le aveva raccontato di quella volta che era stato morso.

    « Poverini però... Petyr dice che essere morsi è super fastidioso. A lui è successo! Secondo me sono solo incompresi, non doveva disturbarli! »

    Diede per scontato che l'altro sapesse chi fosse Petyr, anche perché non era la prima volta che glielo nominava. Certo, l'ultima volta che l'aveva fatto era così nel panico che non sapeva nemmeno lei quello che stava dicendo, ma ricordava di aver già accennato qualcosa.
     
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    Visto la confessione fattagli poco prima, Elliott non si stupì affatto nel vedere Venetia prima occuparsi di Thor, e poi solo in un secondo momento di lui. Non che avesse bisogno di aiuto comunque, i loro incantesimi erano riusciti alla perfezione e le piccole creature si trovavano immobili davanti a loro. Si godette la piacevole sensazione che aveva ogni volta gli riusciva senza troppe difficoltà.
    -Sì, sì sto benissimo.- rispose, avvicinandosi ancora un po’ per osservarli meglio.
    -Può essere…- di certo lì ce n’erano una bella quantità. Nulla impediva l’ipotesi che ve ne fossero altri sulla riva del lago.
    -Anche se preferirei non fossimo noi a scoprirlo.- disse, rivolgendole un’occhiata sincera ma divertita, perchè in fin dei conti non era stato così male avere una sfida da affrontare. Era d’accordo però con Venetia, non ci teneva ad essere rosicchiato, e nemmeno che lo fosse la sua bacchetta.
    -Sì, penso sia meglio avvertire il Professor Scamander e lasciarli qui. Tanto non credo potremmo fare molto.- li guardò. In effetti sembravano parecchio difficili da catturare, sempre che fosse stato possibile. Gli sembravano più che altro dei parassiti, e forse avrebbero fatto la fine di un qualsiasi infestante.
    -Poverini?- ripetè ridendo, mentre ascoltava l’ennesima menzione di Petyr da parte della ragazza. A quel punto i suoi occhi si affilarono in uno sguardo furbo, e le sue guance si indurirono in un espressione un po’ maliziosa.
    -Petyr…- le rivolse un sorriso civettuolo. Non era sicuro che Venetia si fosse davvero resa conto di cosa stesse dicendo mentre straparlava nel passaggio segreto, e sfortunatamente a lui non era sfuggita nemmeno una parola.
    -Alla fine c’è stato l’appuntamento?- chiese, sapendo che probabilmente avrebbe fatto sentire in imbarazzo la ragazza; ma era davvero curioso di scoprire se alla fine Venetia fosse riuscita nel suo intento di avere un primo appuntamento "come si deve". Elliott ne sarebbe stato solo che contento, che gli sembrava abbastanza evidente che la grifondoro fosse presa da quel ragazzo già solo per quante volte lo nominava.
    -Me l’hai detto tu mentre tornavamo dalla Foresta Proibita, non so se ti ricordi.- si sentì di specificare. Non voleva che la ragazza pensasse che fosse andato a chiedere di lei a qualche altro studente, cosa che si teneva ben lontano dal fare solitamente.
    -Sempre che tu me ne voglia parlare, ovvio.- concluse, con un sorriso gentile. Non se la sarebbe presa in caso contrario. Lui era il primo che tendeva a tenere i propri segreti per sè, perciò non si sarebbe sorpreso di vedersi rivolto lo stesso comportamento.
    Venetia E. Prewett


    Edited by Elliott H. Bailey - 16/3/2024, 18:41
     
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    Tirò un sospiro di sollievo nell’apprendere che l’altro stesse bene quanto Thor, che ora si godeva le coccole e le attenzioni della Prewett. Con ancora il cagnolone alle calcagna si avvicinò al Corvonero, affiancandolo mentre rideva della sua battuta.

    « Concordo. »

    Rispose di tutto punto, che l’idea di farsi carico della scoperta di un’infestazione segreta di Chizpurfle era tutt’altro che allettante, per quanto provasse pena per quelle piccole Creature.

    « Sì, poverini! Non deve essere bello per loro essere considerate ostili… Non che facciano molto per ripulire la loro reputazione, ma comunque… »

    E lasciò quel discorso cadere nel vuoto, che era come parlare di tutto e niente, argomenti astratti che ben presto l’avrebbero annoiata, o peggio ancora: innervosita. Si posizionò al fianco di Elliott e riservò un’occhiata sbieca ai Chizpurfle ancora immobilizzati, e pensò che nonostante tutto sarebbe stato il caso di liberarli il prima possibile. Forse era il caso di incamminarsi. Primo step: capanna di Hagrid.

    « Dai, andiamo. »

    Disse con la voce intenerita da quella vista un po’ penosa, e in men che non si dica avrebbe iniziato a camminare verso il viale. La strada era comunque lunga da fare, il che non le avrebbe consentito di sfuggire alle domande curiose dell’amico. Non che ne avesse intenzione, comunque, dato che era sempre stata molto sincera sugli affari personali che la riguardavano. Anche se poteva sembrare timida - e lo era - non aveva problemi a parlare delle sue cose, perché d’altronde era convinta di non fare del male a nessuno. Quando Elliott menzionò l’appuntamento, infatti, oltre ad arrossire sulle gote non c’era molto che Venetia potesse fare.

    « Sì, ricordo di aver detto qualcosa a riguardo. »

    Fece ridendo e scuotendo al contempo il capo. Che scema. E per fortuna aveva straparlato con Elliott e non con altri, come ad esempio Cassian. A quel punto sì che sarebbe stato imbarazzante. Ma con Elliott pensò che non avesse nulla di cui preoccuparsi. Scrollò le spalle e gli rivolse un sorriso imbarazzato.

    « Scusa se ti ho messo a disagio! »

    L’ultima cosa che voleva era passare per una maleducata, ed il suo comportamento nel passaggio segreto era stato imperdonabile. Forse era il caso di lavorare anche sulla sua parlantina, che pareva palesarsi sempre nei momenti meno opportuni o durante stati d’animo alterati.

    « Comunque… Sì. Diciamo di sì. Mi accompagna a lezione, più che altro. »

    Alzò di nuovo le spalle, cercando intanto di ridimensionare la cosa a dovere. Nonostante la grossa cotta che si era presa, i due erano comunque solo amici.

    « Ma è solo un amico! Come te. »

    Lo avrebbe detto per tranquillizzare più sé stessa che l’altro, che di illudersi e farsi troppi castelli in aria forse non era più il caso, anche se probabilmente era ormai troppo tardi. Quel treno era già partito.

    « E tu, invece? Qualcuno che ti accompagna a lezione? »

    Un sorriso sornione e una leggera spallata avrebbero accompagnato quella domanda, posta in toni totalmente amichevoli e scherzosi intanto che imboccava il vialetto assieme a lui e al vecchio Thor.
     
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    Accolse l’invito di Venetia e si incamminò insieme a lei in direzione della capanna di Hagrid. Come aveva previsto, vide le guance della grifondoro arrossire e diventare di un colore in tinta con quelli della sua casa.
    -No, ma che… non mi hai messo a disagio.- rispose subito, con fare confortate, che davvero non si era sentito in imbarazzo per quella frase detta di sfuggita.
    -Solo non ho capito il collegamento tra una punizione e un primo appuntamento perfetto.- disse, lasciandosi sfuggire una risata genuina, e forse anche un po’ ingenua. L’idea che potesse essere per una potenziale gelosia nei suoi confronti non gli aveva nemmeno sfiorato la mente, che non vedeva proprio motivi per cui il tassorosso dovesse essere geloso di lui.
    -Ma è solo un amico! Come te!-
    Non riuscì a non lasciarsi sfuggire un’occhiata che poteva solo significare “non credo proprio”. Non aveva intenzione comunque di far vergognare la ragazza con commenti fuori luogo, quindi fece sparire velocemente quel cipiglio, sostituendolo con uno molto più gentile e calmo.
    -Speriamo allora che il tuo amico Petyr continui ad accompagnarti a lezione.- rispose rivolgendole un’occhiata complice.
    -L’importante è che tu stia bene.- continuò poi, che gli sembrava il minimo indagare sul fatto che Venetia stesse effettivamente bene, nonostante sembrasse proprio fosse così. Non che avesse dubbi riguardo a Petyr, gli era sembrato un ragazzo tranquillo, almeno da quel che aveva potuto intendere le volte che lo aveva incrociato nei corridoi, ma fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
    Alla domanda seguente fu il suo turno di sentirsi in imbarazzo e diventare tutto un tratto silenzioso, com’era solito capitargli quando gli erano rivolte domande personali. Venetia però si era aperta con lui, e gli sembrava giusto fare altrettanto; e poi non gli aveva mai dato motivi per non fidarsi di lei, perciò perché non provare a rendere un po’ più significativa la loro amicizia.
    -Ho invitato qualcuno ad uscire per San Valentino.- disse con tono timido alla ragazza. Forse le sarebbe sembrato stupido? O era solo lui a sentirsi in quel modo? Avrebbe voluto sentirsi un po' più sicuro di se stesso, ma per quanto ci provasse, non riusciva ad essere sicuro delle sue mosse.
    -Ma a dire il vero non credo che lui abbia capito le motivazioni dietro l’invito. – le sorrise un po’ affranto, che quello non rendeva sicuramente le cose più facili, visto che si sarebbe ritrovato a dover spiegare a Setoshi perché lo avesse invitato, proprio durante quello che avrebbe voluto fosse un appuntamento.

    Venetia E. Prewett
     
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    Si era messa a ridere, Venetia, che effettivamente non poteva dare tutti i torti ad Elliott quando esternava di sentirsi confuso dai suoi ragionamenti intricati.

    « Perché stavo immaginando lo scenario peggiore! Tipo... Se fossi stata espulsa, sarei dovuta tornare a casa e non saremmo mai potuti uscire insieme. »

    Tentò di spiegarsi tra una risata e l'altra, realizzando solo col senno del poi che quella che aveva avuto quel giorno era una logica da pazzi. Tuttavia, per fortuna era una persona anche piuttosto autoironica dietro a quell'apparenza da perfettina so-tutto-io, quindi avrebbe riso di sé stessa senza troppi problemi anche quando arrivò l'occhiata languida del Corvonero, che pareva averla beccata con le mani nel sacco. Alzò le braccia in segno di resa, mostrando una maschera di innocenza per non ammettere del tutto la sua colpevolezza. Tanto ormai lo aveva ammesso, e poi era sempre stata dell'idea che non ci fosse niente di male a parlarne. Insomma, una cotta, o frequentazione che fosse, non era mica una cosa di cui vergognarsi, e finché non faceva del male a nessuno non c'era niente da temere. A tal proposito, rispose alle premure di Elliott con un cenno del capo ed un sorriso genuino, arrossendo un po' sulle orecchie per via di quel pensiero. Continuò a camminare lungo il sentiero buttando di tanto in tanto delle occhiate a Thor, che però continuava a percorrere la strada davanti ai due piuttosto indisturbato. Solo ogni tanto si fermava ad annusare le radici degli alberi o qualche cespuglio, e Venetia iniziò a domandarsi se non sentisse l'odore di qualche Creatura nei paraggi. Ben presto l'attenzione della Grifondoro venne però catturata completamente da Elliott, che con la sua confessione l'aveva fatta voltare verso di lui e si era guadagnato un'occhiata curiosissima, oltre che decisamente sorpresa. Quella era una bella notizia! Non poteva crederci che non gliel'avesse detto prima.

    « Ma è fantastico! Chi è? La conosco? »

    Domandò di scatto, prendendo repentinamente la parola perché mossa dall'euforia del momento. Tuttavia, quando l'altro avrebbe fornito quegli ulteriori dettagli, la bocca di Venetia si tappò come se vittima della fattura Oscausi. Più che altro, le dispiaceva essere saltata alla conclusione che tutto fosse filato liscio, ed il pensiero di averlo potuto ferire la devastò internamente. Inoltre, aveva anche dato per scontato che l'amico le stesse parlando di una ragazza, il ché non fece altro che incrementare il suo senso di colpa. Arrestò la sua camminata per qualche breve istante, il tempo di rivolgere ad Elliott un'occhiata mentre il suo cervello collegava i puntini e realizzava ciò che gli stava raccontando.

    « Oh... Oh! E perché dici così? E poi ne sei sicuro? Cioè, insomma, come si fa a fraintendere un invito per San Valentino? Se fosse un normale Mercoledì lo capirei, ma così... »

    Avrebbe ripreso a camminare in breve tempo, lasciandosi scappare un sospiro amareggiato dall'idea che Elliott potesse star vivendo un periodo un po' triste, come se la situazione attorno a loro non fosse già di per sé macabra. Lasciò da parte per un momento l'atteggiamento spensierato di poco prima per assumerne uno più riflessivo e preoccupato, pronta ad ascoltare i problemi di cuore dell'amico.
     
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    -Ah beh, ora sì che ha senso.- rispose ridendo, pensando che Venetia fosse stata un tantino drammatica; certo, andare nella Foresta Proibita era tra i divieti della scuola, ma dubitava li avrebbero espulsi per quello. Al massimo avrebbero passato un pomeriggio a scrostare cacche di gufo, o a lucidare un’infinità di trofei.
    Fu felice di apprendere che la grifondoro stesse effettivamente bene e si limitò a sorriderle, che non voleva fare domande troppo personali; se avesse avuto voglia di parlare di qualcosa in particolare, sarebbe stata lei a farlo. Non voleva risultare invadente, e poi detestava fare la figura dell’impiccione.
    -Penso di sì… hai presente Setoshi? L’amico con cui sono in giro quasi sempre?- chiese, rivelando l’identità della cotta misteriosa, sorvolando sul fatto che la grifondoro avesse dato per scontato fosse una ragazza; lo ’aveva fatto anche Sabrina quando le aveva parlato dello stesso argomento mesi prima. Era quasi certo comunque che Venetia l’avesse visto insieme a lui e Sabrina, visto che passavano gran parte del tempo insieme. A quel punto la rossa sembrò per qualche motivo dispiaciuta, o comunque meno allegra di poco prima.
    -Perché quest’aria triste?- chiese, non pensando al fatto che l’amica potesse essere in qualche modo preoccupata per lui. Sapeva che quel genere di sentimenti potevano essere corrisposti o meno, e anche se provava un po’ d’ansia al pensiero che tutto andasse per il peggio, non vedeva motivi per preoccuparsi tanto. Anche se avesse fatto un po’ di fatica per tornare allegro e spensierato, cosa che accadeva già raramente, Hans era convinto che alla fine l’avrebbe superata. Perciò sorrise alla ragazza, cercando di rassicurarla ancora prima che parlasse.

    -Comunque proprio perché è un mio amico, ho paura che non abbia capito. Mi ha risposto “sì, ti terrò compagnia”…- disse, lasciandosi sfuggire un risata e un’occhiata volutamente tra l’ironico e l’esasperato, ed effettivamente un po’ esasperato si sentiva.
    -Se avesse capito che l’ho invitato perché mi piace… beh, penso mi avrebbe risposto di sì o di no.-
    Aveva raccontato la stessa cosa a Sabrina , e lei aveva concordato sul fatto che si trattasse di una risposta ambigua. Era curioso però di ascoltare anche il parere di Venetia, senza la speranza però che gli desse un’opinione tanto diversa.
    -Ad ogni modo penso farò qualcosa per farglielo capire a San Valentino… vada come vada.- disse, con una nota di preoccupazione nella voce, che davvero non era sicuro che i suoi sentimenti fossero ricambiati in quel senso. Ormai comunque sentiva il desiderio impellente di sbloccare la situazione, in positivo o negativo che fosse. Sperava nella prima ipotesi ovviamente, ma anche la seconda aveva i suoi aspetti positivi; avrebbe smesso di illudersi, ad esempio, che già gli sembrava tanto, anche se il solo pensiero lo faceva sentire triste e solo. Immaginava però che facesse parte del pacchetto “cuore spezzato”. Thor intanto si era avvicinato a loro due, ed Elliott ne approfittò per dargli due carezze di conforto, più per se stesso che per il cane, e per un attimo si ritrovò a pensare che essere Thor doveva essere molto più facile di essere Elliott.
    -Vorrei avere la tua vita, caro mio. Solo coccole e bistecche!- si ritrovò a dire ad alta voce, ridendo per quel pensiero sciocco ma che in fondo racchiudeva una grande verità, ossia che a volte trovava difficile barcamenarsi tra tutte quelle emozioni, e avrebbe preferito essere guidato solo da istinto e impulsi.

    Venetia E. Prewett
     
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    Aveva più o meno presente di chi parlasse Elliott; non era raro che la rossa lo vedesse in compagnia dell'amico, anche se oltre a qualche educato cenno di saluto non si era mai spinta prima di allora. A dirla tutta, Elliott era l'unico tra i Corvonero con cui era mai arrivata ad avere una conversazione che andasse oltre ai convenevoli o agli scambi di informazioni su compiti in classe o argomenti di studio. Difatti annuì con aria curiosa, attendendo di sapere cos'altro ci fosse tra lui ed il compagno.

    « È che mi dispiace se ci sei rimasto male! »


    Spiegò il perché della sua aria triste come se fosse ovvio; per lei era normale provare quel tipo di emozioni se posta di fronte a certe situazioni, ma dimenticava che magari Elliott riuscisse a vedere la cosa con più logica e razionalità di lei. Non a caso indossava la divisa blu e bronzo, dopotutto. Per Venetia, invece, il cuore aveva quasi sempre avuto la meglio sulla ragione. Tuttavia si ammutolì quando arrivò il racconto dell'amico, che ascoltò con estrema attenzione e cercando nel frattempo di far girare gli ingranaggi della sua mente alla ricerca di una spiegazione del comportamento di Setoshi. Voleva credere che Elliott fosse un po' troppo pessimista e che tutto sarebbe andato bene, anche se era solo una sua speranza.

    « Beh, in teoria ha detto di . Ma credo tu debba dichiararti esplicitamente se vuoi capire davvero cosa intenda, o resterai a rimuginarci per mesi. »

    Facile a dirsi, soprattutto per lei che di questi problemi non ne aveva avuti. In realtà non si era mai dichiarata esplicitamente a nessuno, tantomeno a Petyr, ma non aveva mai avuto nemmeno questi dubbi paralizzanti. Nel suo piccolo, però, pensò che fosse il consiglio giusto da dare, anche se la prospettiva di un rifiuto era piuttosto spaventosa perfino per lei.

    « Per quello che vale, so che fa un po' paura come tutto possa finire in un attimo, ma se è davvero un tuo amico, non credo che lo perderai. »

    Si fermò ai piedi di un albero mentre Thor si lasciava coccolare da Elliott, riservando ai due un'occhiata divertita mentre la capanna di Hagrid iniziava a spuntare da dietro le fronde nodose che racchiudevano il sentiero.
     
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