Cianfrusaglie al posto giusto

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    Mercoledì 7 febbraio 2024, ore 17:30



    Quel pomeriggio, Christian si era fermato nel laboratorio di Pozioni dopo le lezioni per ripetere con il docente alcuni concetti che non gli erano chiari. Lumacorno aveva gentilmente acconsentito di aiutare un membro del suo Lumaclub, ed erano rimasti a lavorare con provette e fumi strani per poco meno di un'ora. Stanco e pronto a tornare in Sala Comune, il ragazzo fu fermato, poco prima di imboccare il corridoio, da una richiesta bizzarra: Horace aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a portare dei materiali, tra cui libri e boccette vecchie, nei magazzini del Castello, ché lui aveva, a suo dire, un'improrogabile impegno di burocrazia. Il Carrington ovviamente non fu in grado di dirgli di no, e si ritrovò a dover svolgere quell'ingrato compito per il docente, che sorridendo si era diretto nella sua stanza.
    Con due pesantissime scatole tra le mani, Christian uscì un po' spaesato dal laboratorio di Pozioni del professor Lumacorno, diretto verso dei magazzini che, adesso che ci faceva caso, non sapeva nemmeno dove fossero. Camminando per i corridoi dei sotterranei, luoghi che, per via della sua Casa, era volente o nolente costretto a frequentare, non aveva mai fatto caso a dei magazzini o a qualcosa che gli assomigliasse, forse perché nascosti dalla penombra di quegli spazi. Ma di tornare indietro e domandare al docente non aveva alcuna intenzione, in primo luogo perché era certo che non gli avrebbe saputo dare informazioni più precise, e secondariamente non aveva intenzione di fare una brutta figura ai suoi occhi; ci si aspettava che un Serpeverde conoscesse i sotterranei come le sue tasche, e magari il Responsabile di Casa non sarebbe stato contento di sapere che non era così per uno come il Carrington. Iniziò dunque a camminare seguendo il corridoio di destra, sperando fosse la strada giusta.
    Fortuna volle che attirò la sua attenzione la biondissima chioma di una sua compagna di Casa, sorella più piccola di un suo coetaneo, che stava camminando nella sua stessa direzione, giusto qualche metro in avanti. Non avrebbe voluto demandare parte di quel lavoro a qualcun altro, ma le braccia cedevano e, piuttosto che rompere le boccette di Lumacorno, preferiva umiliarsi e chiedere aiuto.
    Alzò gli occhi al cielo, poi parlò.

    Elara.

    Tentò di richiamare la sua attenzione, sperando che si girasse invece di continuare a camminare ed ignorarlo, ché con l'eco dei sotterranei era impossibile che non lo avesse sentito. Ma qualora la ragazza non si fosse girata, l'avrebbe chiamata ancora e ancora, finché non avesse ottenuto una risposta, che fosse anche solo un cenno o un'occhiata.

    Mi potresti dare una mano?
    Lumacorno le vuole in magazzino, ma non ce la faccio da solo.


    Se la ragazza avesse accettato, Christian le avrebbe passato una delle due scatole che stringeva tra le mani - la più leggera, ovviamente, non tanto perché credeva che Elara fosse più debole di lui ma per semplice gesto di cavalleria. Se non voleva farlo per banale generosità, che quantomeno lo aiutasse per fare bella figura con il professor Lumacorno.
    Avrebbe poi cominciato a camminare al suo fianco, domandandosi dove si trovassero i magazzini in cui era stato mandato, ché ancora lui non l'aveva ben capito. Ma non lo disse ad alta voce, temendo che l'altra, al contrario, già ne sapesse la posizione e potesse ritenere strano che dopo sei anni lui ancora no; tanto nel caso in cui lei fosse più preparata, allora lo avrebbe condotto, quindi non c'era nulla di cui doversi proeccupare.

    Elara Travers
    Non ho tirato il dado per questo primo post!
     
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    Uscita da poco dalla Sala Comune di Serpeverde, la testolina bionda della più piccola di casa Travers si aggirava tra i corridoi dei piani inferiori del castello senza particolare fretta. L’idea era infatti quella di raggiungere il fratello in biblioteca ma, conoscendo la capacità di perdere tempo di Everard, non aveva aggiunto alcuna fretta al proprio passo ed andatura. Al contrario, sfruttava quei momenti di solitudine in attività di esplorazione, che Hogwarts aveva fin troppi segreti e lei fin troppe lacune da colmare. Si era anche già persa un paio di volte nel poco più di un mese di permanenza tra le mura scozzesi, cosa che le aveva fatto imparare presto come quel genere di avanscoperta andasse necessariamente portata avanti quando non c’erano appuntamenti, o peggio lezioni, ad attenderla. Che alla fine la strada la si ritrovava sempre, ma non necessariamente in tempi umani. Quel pomeriggio, tuttavia, aveva già il sapore pigro delle ultime ore della giornata, nessuna classe da frequentare e di fatto null’altro di formale prima di avviarsi in Sala Grande per la cena, motivo per cui la Purosangue calpestava la pietra senza guardare neanche dove mettesse davvero i piedi. Di fatto avrebbe dovuto salire qualche piano, motivo per cui si stava dirigendo verso le scale che portavano alla sala d’ingresso, ma per quanto persa nei propri pensieri le fu impossibile ignorare il suo nome a rimbombare tra le pareti umide.

    «Mh?»

    Si voltò quindi per quanto con una certa grazia, nonostante il movimento rapido con cui fece seguito alle parole del compagno di Casata. Le iridi chiare si posarono infatti sulla figura nota di Christian , piegando appena il capo di lato come a volerlo squadrare. Non era uno sguardo altezzoso o giudicante tuttavia, piuttosto incuriosito.

    «Christian, ciao.»

    Esordì quindi, ruotando ora tutta la figura per fronteggiare l’altro in maniera consona. Era vestita della divisa con i colori di Casa, perfetta in ogni suo dettaglio ed al tempo stesso sobria e misurata, avvolta nel mantello che lasciava intravedere poco della figura della sedicenne ed invece serviva a ripararla dall’umidità di quegli ambienti.

    «Sì, certo, figurati.»

    Aggiunse quindi, pronta. Ora, non che fosse altruismo disinteressato come lo slancio con cui aveva risposto poteva suggerire, ed invece assomigliava molto di più ad una opportunità di cui intuiva la forma ma non riusciva a definire i contorti. L’altro, infatti, nonostante sapesse degli attriti con Gideon di cui però non aveva mai voluto parlare con il cugino, era sicuramente uno studente in vista mentre le grazie di Lumacorno erano quanto di più facilmente mirabile per una nella sua posizione. Per questo non esitò un attimo, senza lasciare intuire le proprie reali e poco nobili intenzioni ed invece assumendo un sorriso cordiale e disponibile. Lo stesso con cui la si vedeva sempre in giro, una creatura dolce e misurata nel panorama dei Serpeverde. Si avvicinò quindi al moro, allungando in avanti entrambe le braccia per recuperare la scatola che gli veniva porta.

    «Mi sa che è da quella parte, vero?»

    Il magazzino di cui il compagno parlava non era un luogo che conosceva, ma ad occhio e croce tra le porte che si affacciavano nelle vicinanze una aveva attirato la sua attenzione in particolare.

    Trovo l'ingresso ai magazzini del sotterraneo (dadi qui)
    Post recupero Salute [2/5] + recupero Destrezza [1/2]


    Edited by Elara Travers - 28/2/2024, 15:14
     
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    Elara rispose con gentilezza alla sua richiesta, afferrando senza tentennamento o difficoltà una delle due scatole. E non solo: con incredibile rapidità individuò anche il probabile ingresso ai magazzini, cosa che aiuto in modo notevole il Carrington e quel minuscolo compito assegnatogli.

    S-sì, esattamente.

    Finse sicurezza in ciò che stava dicendo, sebbene la realtà fosse che Elara poteva aver indicato qualsiasi altra stanza e lui non se ne sarebbe nemmeno accorto, né avrebbe saputo obiettare. Ma non poteva che fidarsi dell'intuizione e delle parole della ragazza, non avendo lui idea di dove si trovassero alternativamente i magazzini indicati da Lumacorno.
    Sperava di non essere tradito dal incertezza nella sua voce, ché, anche fosse stata notata, difficilmente avrebbe creato sospetti proprio su quello.

    Scusami per l'impiccio, non sarà stato il benvenuto migliore che hai ricevuto.
    Come ti stai trovando?


    Disse, cordiale, mentre camminava verso la porta - ipotetica - dei magazzini, davanti a cui si posizionò. Pronunciando quelle parole si rese conto di non aver nemmeno mai dato un dignitoso benvenuto alla ragazza una volta che era arrivata ad Hogwarts, forse per carattere oppure per legittimo pregiudizio nato dalla sua parentela con Gideon, il quale aveva potuto riferirle chissà quali menzogne sul suo conto. Era dunque quella l'occasione giusta per accoglierla con un minimo di ospitalità e, perché no, di conoscerla almeno un minimo.
    Afferrò la maniglia della porta legnosa con una mano, e la tirò con quanta più forza riuscì. L'utilizzo di un solo arto e lo spessore del legno lo fecero faticare un po', ma alla fine riuscì ad aprire una delle due ante, consentendo al ragazzo di vederne l'interno. Era in realtà molto buio, motivo per cui probabilmente avrebbero dovuto farsi aiutare dall'incantesimo accendi-bacchetta, una volta varcata effettivamente la soglia; ma non lo avrebbe fatto per primo, solo per educata cavalleria che per timore.

    Prego.
    Non ero mai stato qui.


    Lasciò la porta aperta per permettere alla ragazza di passare, anche perché, conoscendo la posizione di quel luogo, probabilmente lo conosceva anche meglio di quanto potesse fare lui.
     
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    Lo sguardo di alternò tra Christian e la presunta porta del magazzino, le mani che reggevano senza particolari problema la scatola che le era stata recapitata ma comunque la figura restava immobile, in attesa che fosse il compagno Serpeverde a procedere. Più che altro perché si aspettava che fosse lui a sapere dove mettere i piedi in una stanza in cui lei al contrario non aveva mai messo piede, ed attendeva docile indicazioni.

    «Davvero, non c’è nessun problema. Non stavo andando da nessuna parte in particolare.»

    Precisò quindi, allungando un sorriso in direzione del Serpeverde e non dando alcun segno di insofferenza a quella richiesta. Al contrario appariva tranquillissima, che al di là dell’occasione non era neanche così snob in generale da negare un favore quando richiesto.

    «Piuttosto bene direi, sai? Sicuramente pensavo molto peggio.»

    Ammise invece, uno sbuffo leggero tra le labbra piene. «Riesco a seguire abbastanza bene le lezioni, e l’accoglienza è stata più calorosa del previsto.. Non mi posso lamentare.»

    Il che era vero, considerando che si era immaginata ben più difficoltà di inserimento e di integrazione. Le criticità che ogni giorno affrontava erano di altro tipo, molto più legate al melting pot cui Hogwarts permetteva di popolare i suoi corridoi e con cui lei era costretta a fare i conti più o meno ogni giorno. Il fastidio di non sapere mai chi aveva davanti, la necessità di non abbassare mai la guardia ad una eccessiva indulgenza, quelle erano le sue fatiche più grandi. Il resto era in qualche modo gestibile, o comunque si stava esercitando in tale senso. «Tu invece sei ben integrato, vero?»

    Lo aggiunse con una nota bonaria nella voce, come fosse una sorta di riconoscimento. In effetti il nome del ragazzo era più che facile da imparare tra quelli sussurrati più spesso in giro per il castello, e perfino Everard l’aveva nominato tra coloro che spiccavano nella classe di Lumacorno, al punto da suscitare la curiosità della Travers al di là delle note aspre del cugino. Da lì a rendere più concreto l’interesse ce ne sarebbe passato, ma una domanda la poteva pur porre. Per il resto, annuì delicatamente prima di allungare il passo verso la soglia dei magazzini.

    «Neanche io, a dire il vero. Mi è solo sembrata la porta più plausibile.»

    Ammise, e se potevano effettivamente ritrovarsi dentro una qualsiasi stanza, le ombre che iniziava a percepire le suggerivano che poche altre avrebbero avuto al loro interno tale quantità di roba ammassata. Cercò quindi lo sguardo del ragazzo più grande, pratica.

    «Sai dove dobbiamo lasciare queste?» E nel dirlo, sollevò appena la scatola che aveva in custodia. «Se tieni la porta aperta, tempo di depositarla e magari accendo la bacchetta.»

    Post recupero Salute [3/5] + recupero Destrezza [2/2]


    Edited by Elara Travers - 28/2/2024, 15:15
     
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    Se Elara stesse fingendo oppure no, questo Christian non lo capì, né se lo chiese: a lui bastava vederla educata e disponibile, e da dove queste due caratteristiche avessero origine semplicemente non gli interessava.
    Credeva tuttavia le appartenessero per l'entusiasmo con cui disse di essersi ambientata ad Hogwarts, ché una ragazza scortese non avrebbe di sicuro avuto vita facile in mezzo a Serpeverde più grandi ed esperti del Sastello di quanto lei fosse e, forse, sarebbe mai potuta essere.

    Ti avrà aiutata tuo cugino ad integrarti, immagino.

    E con quel commento non voleva insinuare assolutamente nulla, era semplicemente un'ovvietà che suo cugino, più navigato e popolare all'interno di Hogwarts, l'avesse potuta aiutare ad ambientarsi, quantomeno i primi periodi - o almeno è ciò che avrebbe fatto lui per sua cugina. Non negava a sé stesso, però, che quella sarebbe potuta essere anche un'occasione per sapere che cosa Elara sapesse del rapporto che univa Christian e Gideon e di ciò che era successo tra loro, e di conseguenza che cos'è che lui raccontava in giro.
    Ascoltò poi la domanda, che lui le aveva fatto, rimbalzargli indietro. Era ben integrato, diceva, e in effetti era vero da un determinato punto di vista.

    Nella Scuola sì, decisamente. Con i miei compagni invece decisamente no.

    Era una distinzione lecita in generale, ma nel caso di Christian era inevitabile: ad Hogwarts era il migliore del suo anno sotto un punto di vista scolastico ed uno dei più popolari, tutte conquiste che aveva faticato anni a raggiungere e che erano per lui delle notevoli medaglie da appendere al collo; ma da un punto di vista sociale non era invidiabile da nessuno, perché era sì vero che i suoi amici stretti li aveva pure lui, e non avrebbe potuto desiderarne di migliori, ma lo era anche che metà del Castello non riusciva a tollerarlo.
    Arrivati alle porte dei magazzini, Christian spinse con la mano la porta e la tenne con una spalla, proprio come gli aveva chiesto Elara.

    Sì, aspè...

    Nel mentre lei entrò nella stanza e accese la bacchetta, illuminando le ombre che fino a un secondo prima nascondevano l'aspetto di quel posto.
    Christian la seguì lasciandosi cadere la porta massiccia alle spalle, illuminando anche lui la sua bacchetta e cercando un posto in cui posare le due scatole. Individuò presto un angolo vuoto e polveroso in cui sarebbero potute stare benissimo.

    Vieni, mettiamole qui.

    Fece cenno ad Elara di seguirlo mentre andava a posare la scatola, e soltanto una volta liberato di quel peso si soffermò sul posto in cui era: c'erano mensole, immensi scaffali e bauli ovunque, e in ogni dove vi erano cianfrusaglie che, in mezzo a tutto quel marasma di roba, sembravano quasi essere ordinate.

    Quanta roba... da quanto credi che ci depositino?

    Chissà quanti secoli di storia stavano osservando.
     
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    La domanda di Christian le strappò un sorrisetto quasi divertito, uno strappo morbido nel volto docile che non aveva secondi fini né particolari ambiguità. E non era affatto il Serpeverde il motivo di quell’accenno ilare, che fin dal primo giorno Elara non aveva voluto approfondire nessuno dei rapporti del cugino proprio per non inserirsi in dinamiche non sue, quanto più il concetto di aiuto che Gideon aveva potuto offrirle fin dal suo arrivo al castello. Ci aveva sperato, aveva sperato fortissimo che l’averlo al suo fianco le avrebbe aperto da subito porte importanti, ed invece si era presto resa conto che, sotto quel punto di vista, il Greengrass sarebbe stato più un peso che altro.

    «.. diciamo di sì, Gideon ha fatto il possibile.» Ammise quindi, un tono indulgente che tradiva un affetto sincero. «Ma ho capito subito che non sarebbe stato il suo forte.»

    E diede così sfogo ad una risata leggera, muovendo la testa di lato e lasciando liberi i capelli biondi di ondeggiare appena lungo le spalle. La successiva affermazione del ragazzo tuttavia attirò maggiormente la sua attenzione, soprattutto perché non se l’aspettava. E tuttavia, l’attimo dopo a riecheggiarle in testa furono immediate le parole di monito che Cursa le aveva regalato i primissimi giorni tra quelle mura. Parole che non aveva dimenticato, e che al contrario sembravano profetiche ogni giorno che la Travers si faceva più consapevole degli intrecci sociali di quel luogo atipico.

    «Posso chiederti in che senso?»

    Domanda ampia, che non alludeva necessariamente ai trascorsi tra Christian e Gideon e che al contrario guardava oltre. «Mi avevano avvisata che la Casata di Serpeverde non può definirsi una grande famiglia felice, se è quello che intendi.»

    Ci tenne così a specificare, come a volerlo mettere a suo agio nel dimostrare che non era del tutto a digiuno sull’argomento. Nel frattempo, la porta del magazzino era stata spalancata ed il buio del primo momento lasciava spazio ad ombre lunghe di mobili, scaffali ed oggetti mano a mano che le iridi si adattavano a quelle scarse condizioni di luce. Ma ancora per poco.

    «Grazie, faccio subito.»

    Mormorò quindi, e da lì a poco avrebbe acceso la punta della bacchetta per permettere loro di osservare meglio l’enorme stanza in cui erano entrati. Appoggiò infatti le scatole dove le veniva indicato, per poi estrarre velocemente la bacchetta dal fodero. «Lumos.»

    Guadagnarono quindi visibilità, le iridi verdi che piroettarono da un punto all’altro per cercare di quantificare dimensioni e volumi di quello che avevano intorno. La sorpresa fu notevole, soprattutto perché per estrazione sociale la piccola di casa Travers non era molto avvezza a depositi e magazzini.

    «Sembrerebbe da sempre.»

    Rispose quindi, allungando un sorriso ironico. «In effetti non sembra proprio un posto curato.»

    Anzi, a giudicare dallo stato pietoso in cui versava non soltanto l’accatastamento di cianfrusaglie ma l’ambiente in generale. Polvere e ragnatele coprivano copiose ogni mobile e riempivano ogni angolo, e la Serpeverde non si sarebbe sorpresa di trovare animali simpatici come ratti e scarafaggi. «Ora capisco perché Lumacorno ha mandato te, invece di venire lui.»

    Alluse quindi, prima di indicare con un cenno del capo lo spazio davanti a loro.

    «Diamo un’occhiata, che dici?»

    Post recupero Salute [5/5] + recupero Fatica [1/1]


    Edited by Elara Travers - 11/3/2024, 23:44
     
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    A differenza di quello che Christian aveva potuto immaginare, Elara sembrava essere una ragazza cortese e a modo. Ma non poteva che rimanere un po' sul chi va là, ché anche Gideon all'inizio era sembrato cortese e a modo, e se il sangue davvero non mentiva...

    Mh.

    Decise di non rispondere alle parole di Elara, ché prima si voleva prendere qualche minuto per interpretarle. "Ma ho capito subito che non sarebbe stato il suo forte", aveva detto, ma a cos'è che stava facendo allusione? Al solo brutto carattere di Gideon o a tutto quello che gli era capitato - o che, per meglio dire, aveva fatto in modo che gli capitasse?
    Seguì quindi il proseguo del discorso, riservandosi la possibilità di riprendere quel tema in un secondo momento, qualora lo avesse trovato utile e interessante.

    No, non siamo decisamente una famiglia felice. Ma non è solo con loro il problema, è più in generale... diciamo che non sono tra gli studenti più amati. Affatto.

    La Casa dei Serpeverde era probabilmente la più divisa tra tutte, e di questo ormai Christian ne era piuttosto certo: ogni qual volta si ritrovavano insieme in Sala Comune, a parlare di quella o di quell'altra cosa, finiva sempre che qualcuno si metteva a lanciare frasi velenose contro qualcun altro, accendendo una miccia che non ci metteva molto ad esplodere e a coinvolgere chiunque vi fosse attorno. L'ultimo episodio era successo solo poche settimane prima, quindi non si parlava di fatti chissà quanto lontani o sporadici; era una regola a cui purtroppo era difficile trovare eccezioni. Probabilmente il motivo si trovava nel fatto che fossero tutti caratteri forti, che se da una parte stavano bene insieme proprio per questo, dall'altra era difficile che riuscissero ad andare d'accordo, ad eccezione di piccoli gruppi o coppie. I Corvonero, ad esempio, erano molto più uniti di loro, tant'è che lui vedeva sempre insieme Setoshi, Sabrina ed Elliott, cosa che tra i figli di Salazar non succedeva mai. Ma il discorso di Christian era molto più alto e non si circoscriveva soltanto alla sua Casa: per quanto popolare, non erano poi tante le persone a cui lui stava davvero simpatico, anche e soprattutto perché in effetti simpatico non lo era; era al contrario silenzioso, arrogante e pignolo, alle volte indiscreto e del tutto privo di empatia. Non era facile prenderlo a cuore, ma lui aveva la presunzione di credere che una volta fatto non era poi così facile lasciarlo andare via - il gioco valeva la candela, insomma.
    Varcate poi le porte dei magazzini e data una rapida occhiata a ciò che vi era dentro, Christian sorrise appena alle parole di Elara sul loro Responsabile di Casa, convenendo in effetti che quello non fosse il luogo più ospitale del Castello.

    Diciamo che Lumacorno se può demandare, demanda. Eppure lo apprezzo, anche se non ti saprei dire perché.

    Lumacorno era presuntuoso, lunatico e svogliato, sempre fuori luogo e indiscreto. Non erano molti i motivi per cui si potesse fare amare dai suoi studenti, eppure non solo aveva conquistato il ruolo di Responsabile dei Serpeverde e Vicepreside, ma anche la stima di Christian, che lo guardava da sempre con molta ammirazione. In parte era dovuta al suo celebre Lumaclub, a cui aveva da un po' fatto accesso e che amava profondamente, ma c'era anche dell'altro nella sua persona che risultava intrigante oltremisura agli occhi del ragazzo.

    Sì, certo.

    Annuì, iniziando a guardasi attorno in quel magazzino strapieno di oggetti polverosi. Con la bacchetta illuminava le mensole e i cassetti, osservando da vicino tutte le cianfrusaglie lì presenti e constatando con delusione che non ci fosse altro che quello: cianfrusaglie vecchie e perlopiù rotte. Nulla riuscì a colpire la sua attenzione, ma non si sarebbe ancora dato per vinto.
    Giusto per rompere il silenzio creatosi, Christian decise comunque di rispolverare l'argomento che aveva lasciato da parte poco prima, così da creare nuova conversazione

    Il discorso di prima, su Gideon. Ti associano a lui e a quello che ha fatto?

    Domandò con innocente curiosità.

    I dadi mi amano e trovo.... nulla! :wub:
     
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    Se Christian aveva avuto parecchia sfortuna, Elara ne aveva invece avuta per entrambi: sulla mensola di una credenza, protetta da uno sportello di vetro impolverato, avrebbe potuto vedere una Ricordella. Non le sarebbe stato difficile notare però una crepa su di essa e capire quindi che per farla funzionare l'avrebbe dovuta portare da Mondomago per ripararla.



    Elara trova una Ricordella rotta: per farla funzionare devi farla riparare da Mondomago. (dadi)
     
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    Accolse il mormorio breve ed istinto che uscì dalle labbra di Christian senza accusare il contraccolpo, ed invece terminando la propria risata in uno sbuffo leggero. Del resto non biasimava di certo l’altro per tenere alta la guardia, che nonostante le buone intenzioni della bionda il sangue che le scorreva nelle vene raccontava di lei molto più di quanto non avesse detto lei stessa in quei mesi di permanenza tra le mura del castello. Utile e fastidioso al tempo stesso, in un bilanciamento che sapeva dover gestire al meglio delle sue possibilità perché potesse garantirsi un futuro brillante ad Hogwarts. Continuò quindi a guardare il Serpeverde con aria neutra ed accogliente, docile e pacata, aspettando che fosse lui eventualmente a chiederle qualcosa di più.

    «E la cosa ti dispiace?»

    Fu la prima, diretta domanda che le venne spontanea porgere, perché essere amati poteva essere disagevole ma non necessariamente un dramma. Scoccò quindi un’occhiata appena più intensa, per quanto l’espressione così come il tono non volevano apparire pressanti ma solo curiosi. Curiosa di conoscere un punto di vista nuovo, probabilmente diverso, dal momento che finora chiunque le aveva raccontato di quanto fosse importante stringere buone relazioni nella scuola e di quanto fosse quindi parimenti necessario modellarsi ed adattarsi alla corrente così da lasciarsi trasportare e non doverla invece risalire. Un lavoro faticoso ed incessante che la bionda di casa Travers aveva da subito messo in atto ma che, inevitabilmente, le richiedeva un gran numero di sforzi. La testimonianza del compagno, al contrario, le apriva uno squarcio su come sarebbe se quella corrente non venisse seguita, sulle conseguenze di una presa di posizione basata sul proprio essere e non sulle necessità del contesto. Non che lei avesse poi scelta, ma era masochista abbastanza da voler conoscere anche ciò cui rinunciava.
    Nel frattempo era entrata nello stanzone del magazzino, e da lì le chiacchiere di sarebbero spostate sul Direttore della loro stessa Casata. Lo conosceva poco, per forza di cose, e quel che poco che aveva appreso da labbra altrui non era stato particolarmente lusinghiero. Al contrario, aveva dedotto di un uomo che trattava la sua cattedra come un palco ed esercitava il proprio il ruolo in funzione del prestigio, ma la stessa ragazzina gli riconosceva un certo talento se dopo tutto quel tempo poteva fregiarsi del titolo di Vicepreside di una delle scuole di magia più importanti al mondo. Ancora, però, volle ascoltare l’opinione altrui.

    «Credo tu sia il primo cui sento dire una cosa del genere.» Ammise quindi, ironica. «Ma anche qui, dicono sia importante entrare nelle sue grazie.. Peccato che Pozioni sia sempre stata più nelle corde di mio fratello che nelle mie.»

    Probabilmente anche Christian aveva avuto modo di notare lo straordinario talento tra calderoni ed ingredienti del fratello maggiore di Elara, un ragazzo decisamente particolare ed a tratti disturbante nei suoi modi di fare che tuttavia nelle ore passate dietro il peltro si trasformava completamente. Lucido e concentrato, calmo e rilassato, non era un caso che i genitori avessero allestito un laboratorio anche a Travers Hall. Una volta invece recuperare le mani libere, annuì alla risposta affermativa altrui e mosse qualche passo in direzione delle scaffalature più vicine. Non si sarebbe addentrata troppo in quel marasma di mobili ed oggetti, ma una rapida occhiata poteva essere interessante anche in virtù del silenzio che era improvvisamente calato. Lo riempì di finta attenzione per ciò che stava guardando, fin tanto che non fu davvero qualcosa ad attirare la sua attenzione. Avrebbe quindi allungato la mano verso un oggetto rotondo e polveroso, dietro l’anta di vetro di una credenza dall’aspetto malconcio. Non avrebbe saputo dire cosa di quel manufatto tra tanti l’avesse attirata, e forse era solo perché ne aveva subito riconosciuto l’aspetto tra tante cianfrusaglie scomposte.

    «Mh?»

    Venne quindi richiamata dalla voce di Christian, mentre si affrettava a richiudere lo sportello dietro di lei ed ad analizzare la ricordella di cui era momentaneamente entrata in possesso

    «Oh, Gideon , sì.» Fece quindi mente locale sulla domanda altrui, che l’aveva colta in un momento di sovrappensiero. E stranamente si trovò a rispondere in maniera onesta, che alla fine la verità era sotto gli occhi di tutti.

    «No, non credo. O meglio, se pure fosse non mi è stato fatto notare troppo.. L’accoglienza è stata davvero carina da parte di più o meno tutti.» Ammise quindi, stringendosi nelle spalle. Probabilmente non era quello il problema cui alludeva la bionda, che infatti avrebbe proseguito nelle specifiche.

    «Ma sai, sono arrivata qui al quinto anno, ad anno scolastico iniziato.. Non è stato semplice, e speravo che stando attorno a mio cugino le cose sarebbero state più facili.» Sospirò. «Una sorta di supporto, no? Nel conoscere persone, nell’inserirmi.. Invece la posizione di Gideon è quella che è, per cui ho capito subito che avrei dovuto vedermela da sola.» Si strinse quindi nelle spalle. «Tutto qui.»

    Dopodiché, avrebbe allungato la mano destra verso il Serpeverde, a mostrargli la sua scoperta dal vetro crepato. «Secondo te si può aggiustare?»

    Edited by Elara Travers - 11/3/2024, 23:45
     
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    La domanda di Elara gli arrivò dritta e rapida: gli dispiaceva di essere così poco ben voluto dai suoi compagni di classe? In realtà era una cosa su cui si era già interrogato altre volte e a cui sapeva rispondere, ché aveva piena consapevolezza della sua lucidità e si fidava molto della sua capacità di giudizio.

    Per nulla. Non sottovaluto il valore dei rapporti umani, ma credo fermamente che ne abbiano solo se selezionati con cura. E ti renderai presto conto che, per quanto la Scuola ti possa sembrare grande, di studenti degni di nota non ce ne sono che una decina, forse nemmeno.

    Ammise con tranquillità, lasciando trasparire tutta la sincerità di cui quelle parole erano pregne. Era probabilmente uno dei pochi, a distanza di un paio di mesi dal suo arrivo ad Hogwarts, a non averla spinta a fare quante più conoscenze riuscisse, ed lui lo vedeva davvero come un gesto di altruismo: lui ci aveva messo del tempo a capire che non tutti potessero essere al suo livello e adesso Elara ci avrebbe senz'altro messo molto meno - sempre che decidesse di dargli retta ovviamente.
    Parlando poi di Lumacorno, saltò fuori anche il nome del fratello di Elara, con cui, da quando aveva avuto modo di vedere, lei era abbastanza legata.

    Everard, giusto?

    Ne era certo, in realtà, un po' per le sue abilità in Pozioni e un po' perché faceva parte della sua stessa Casa, ma aveva comunque domandato per non rischiare di passare come un osservatore seriale. Cosa che in realtà era: Christian passava moltissimo tempo a guardarsi attorno, a studiare e comprendere l'atteggiamento degli altri, i loro modi di camminare e quelli di gesticolare mentre parlavano; era per questo che sapeva essere tanto attento ai dettagli, cosa che in realtà poteva essere anche un male, quando si realizzava di notare proprio tutto, tutto, tutto.
    Quando la conversazione fu prepotentemente spostata su suo cugino, Christian ascoltò cosa Elara avesse da dire in merito, ponendo attenzione ad ogni singola parola. Era una questione che per ovvi motivi lo interessava, e gli dispiacque sentire che, ancora una volta, la strega non esprimesse alcun giudizio su quanto fosse accaduto; ma non poteva domandarlo, certo che no, quindi sarebbe rimasto con la curiosità.

    Chiaro.

    Rispose in prima battuta, limitandosi ad annuire e voltare le spalle alla ragazza, soffermandosi su una credenza su cui era posta qualche vecchia cornice priva di fotografie. Ne ispezionava il perimetro e gli ornamenti dorati, in apparenza, ma la verità era che la testa era da tutt'altra parte, ancora ferma alla questione appena discussa da Elara. Aveva un commento da fare a riguardo, ma gli rimaneva incastrato in gola e non riusciva sputarlo fuori.
    Si schiarì la voce, adesso o mai più.

    In ogni caso non sarai mai peggio di chi, senza conoscerti, ti giudica soltanto per i tuoi legami di sangue. Non sei la tua famiglia e di certo non sei Gideon, né tutto quello che ha fatto.

    Quel discorso sembrava ovvio, eppure sempre più persone facevano fatica a comprenderlo e ad accettarlo. Christian non parlava solo di Elara, sebbene fosse nel suo contesto che si erano calati, ma anche di sé stesso e di tutte le persone che venivano giudicate - o su cui veniva fatta pressione - soltanto per il proprio cognome e la propria famiglia di nascita. E che la ragazza fosse arrivata a scuola sole poche settimane dopo il rientro dalla sospensione di Gideon non aveva di sicuro aiutato, ed era infatti certo che un sacco di studenti e studentesse l'avevano guardata storta per un po', additandola come la cugina di un Alfiere. Ma Christian preferiva giudicare personalmente tutto quello che lo circondava, e ciò che aveva da dire su di lei, basandosi sulle sole interazioni di quella giornata, era di certo positivo.
    Si voltò, allora, soltanto nel momento in cui fu certo di aver cambiato discorso, e proiettò i suoi occhi sulla Ricordella che Elara stringeva in una mano. Era stata molto più fortunata di lui, in quella ricerca, ma non ci fece poi troppo caso.

    Da Mondomago sì, immagino. Al massimo te ne compri una nuova.

    Per Christian le cose erano sempre funzionate così: niente saldature, niente cerotti, niente scotch; se una cosa si rompeva a Villa Carrington, semplicemente la si ricomprava.
     
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    Avrebbe lanciato un’occhiata lunga a Christian, per tutto il tempo che il ragazzo avrebbe impiegato a rispondere. Non uno sguardo pressante, ma era evidente dal guizzo delle iridi verdi che la questione le era più di interesse di quanto non aveva detto a parole. Ed in effetti la replica del Serpeverde non la deluse, strappandole dalle labbra piene un sospiro leggero.

    «Cosa intendi per degni di nota?»

    Lo incalzò ancora, per quanto in maniera bonaria. «Perché immagino che la selezione di cui parli tu avvenga cu criteri strutturati, ma i rapporti umani sono molto più complessi e certe volte si creano legami inaspettati.»

    Ci tenne a sottolineare, come se in qualche modo stesse indagando le aspettative altrui rispetto a ciò che il castello aveva da offrire. Che ciascuno settava il proprio livello minimo ed era sacrosanto, ma l’indicazione numerica offerta dal moro le suggeriva una scelta di campo ben precisa da parte del moro. Se disapprovasse o meno non era dato saperlo, dal momento che risultava quanto più neutra possibile ed il tono si manteneva pacato e docile. In qualche modo era semplice parlare con lei, che sembrava sempre accarezzare e mai davvero colpire.

    «Everard, sì.»

    Ripeté, la voce come miele nel nominare il fratello. «Hai avuto modo di conoscerlo?»

    Aggiunse anche, non senza tradire una punta di ironia nella voce. Perché se lei era indubbiamente il volto pulito e dolce del duo di casa Travers, il maggiore si presentava da subito quale la scheggia impazzita che era e Christian le stava offrendo forse la prima occasione di sapere che impressione stava lasciando in giro il biondo. Ma di nuovo, mosse con delicatezza i lunghi capelli perché scivolassero via dalla spalla, in un gesto di leggerezza che suggeriva come non avrebbe biasimato l’altro per commenti poco lusinghieri. Si accigliò l’attimo dopo, quando quelle uniche due sillabe misero una pietra sopra all’argomento Gideon . Non che avesse poi così voglia di parlare del cugino, ma quella cesura improvvisa la stranì un secondo. Anche per questo si dedicò ad osservare meglio la credenza da cui aveva recuperato la ricordella rotta, un modo per lasciare che il viso tornasse ad assumere la solita espressione. Altre meraviglie tuttavia non sarebbero uscite da ulteriori esplorazioni, motivo per cui tornò a voltarsi verso il compagno di Casata in tempo per coglierlo sul punto di sputare un rospo non da poco. Non si era accorta della volontà altrui di approfondire oltre, ma quell’arringa la colse di sorpresa non tanto per i contenuti quanto per l’intensità. Assottigliò quindi lo sguardo, per poi aprirsi in un sorriso sicuro.

    «No, decisamente non sono Gideon.» La sua famiglia sì, ma non vedeva nulla di male in quello. «Ma sarei stata ipocrita se, nel soffrire del pregiudizio sul mio sangue, lo avessi ripagato con la stessa moneta e lo avessi allontanato.» Specificò quindi, serena.

    «Mio cugino ha sbagliato, su questo non c’è dubbio. Ma ha pagato e sta pagando per i suoi errori, e se davvero ora ha deciso di cambiare strada, è rientrato nella mia vita in un momento in cui sento abbia più bisogno di supporto che di dita puntate contro.» Aggiunse ancora, in quella che era la sua personalissima visione della questione. Le venne però il dubbio che l’altro, legittimamente, non sapesse un elemento fondamentale dei rapporti tra Greengrass e Travers, cosa che si affrettò quindi a declinare. «.. non lo vedevo da anni, le nostre famiglie hanno avuto delle divergenze.»

    C’era però qualcos’altro che ci teneva ad esprimere, per quanto la gratitudine non fosse esattamente tra le emozioni più ricorrenti nello spettro della bionda. «Grazie, ad ogni modo. Che un conto è essere trattata in maniera gentile, un conto è sapere chi si ha davanti.»

    Da lì, si sarebbe ricordata solo dal commento altrui di star stringendo in mano qualcosa, la ricordella completamente uscita dal suo radar. Annuì, blandamente. «Sì, giusto. Quando ho modo ci farò un salto.»
     
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    Se gli avessero detto che la ragazza con cui in quel momento stava così serenamente conversando gli avrebbe di lì a pochi giorni inciso sulla pelle parole d'odio con inchiostro di sangue, Christian non avrebbe mai potuto crederci. Non avrebbe mai, per il modo in cui Elara aveva sorriso quando aveva dichiarato di non essere disturbata dalla sua richiesta, per la delicatezza con cui parlava della vita sociale del Carrington e per la sincerità con cui spiegava il complicato rapporto con suo cugino Gideon. La sua famiglia gli aveva insegnato a non regalare la sua fiducia, ma una persona come la Travers, ne era certo, sarebbe potenzialmente potuta piacergli molto, in futuro.

    Persone come me.

    Rispose con schiettezza e arroganza alla domanda di Elara, autodefinendosi, e a ragion veduta, un esempio di persona degna di nota. Che Christian stesse simpatico o meno, era un po' un dato di fatto che qualcosa alla sua annata avesse lasciato: era un ottimo studente, una personalità che non passava inosservata - spesso più nel male che nel bene - e, parlando di dati oggettivi, concorreva con successo per la carica di Caposcuola.
    Sulle difficoltà del ragazzo, invece, lei aveva perfettamente ragione, ché i veri rapporti umani nascevano là dove non c'era calcolo, razionalità e logica.

    Io vivo di sovrastrutture, Elara. Gravano sulle mie spalle costantemente.

    Eppure l'esempio di amicizie inaspettate lo aveva pure lui, ed anzi le sue amicizie più profonde erano nate proprio in circostanze che lui non si sarebbe mai immaginato: quella con Maxwell in un pomeriggio qualsiasi in Sala Comune, e la conversazione era partita proprio con una battuta acida di Christian; quella con Celine si era costruita in un passaggio segreto imboccato per sfuggire ad un Prefetto; quella con Eunjoo durante un allenamento di Quidditch. La sua intera esistenza però era condizionata dalle sovrastrutture che si creava da solo e dalla forte discrasia che esisteva in lui tra la sua parte razionale e la sua parte istintiva, ché la prima era di gran lunga più grande della seconda.

    Non bene, no.

    Everard, in effetti, lo conosceva soltanto di vista, ché mancavano proprio le occasioni tra i due per parlare di qualsiasi cosa. Erano due Serpeverde, erano due figli di ricche famiglie ed erano due buoni studenti, punto e fine.
    Molto interessanti furono le considerazioni Elara sulla "questione Gideon", ché, toccata in modo così personale della questione, poté dare una sua visione sicuramente utile.

    E' una scelta coraggiosa, addirittura. Persino il Profeta ne ha parlato, e stargli vicino non è una grande pubblicità.

    Ci voleva coraggio, senza dubbio, per stare vicino a persone in condizione di così grande difficoltà, soprattutto se la difficoltà era dovuta da una gogna pubblica che rischiava di colpire anche chiunque si trovasse nei dintorni. E questo era un qualcosa da riconoscergli.
    C'era un punto in particolare, però, che catturò la sua attenzione e su cui avrebbe avuto piacere di tornare.

    Posso chiedere che tipo di divergenze?

    Era un po' indiscreto, in effetti, ma c'era ben poco da perdere.
     
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    Non ne avrebbero mai parlato, e nella migliore delle ipotesi Christian non lo avrebbe mai saputo, ma ad onore del vero la Travers aveva provato a dirottare la scelta su qualcun altro. Un tentativo evidentemente fallace, e tuttavia sarebbe stata proprio quella conversazione e le sensazioni positive che le aveva lasciato addosso ad indurla a cercare di spostare l’attenzione e la vendetta su qualcun altro. Una voce priva di reale corpo perché potesse venire ascoltata, né tutto quello ebbe un qualche effetto sulla violenza con cui alla fine avrebbe impresso lettere maledetta sulla pelle del Serpeverde, ma se non altro non era mai stato il suo primo target. Dopo di ché, si era arresa all’idea che un traditore restasse un traditore, sempre.

    «Allora devo sperare di poterti conoscere meglio.»

    Mormorò in uno sbuffo gentile e dolce al tempo stesso, che nulla aveva a che fare con la volontà di rabbonirlo. Le sembrava invece una conclusione logica, laddove il tempo andava impiegato con le persone giuste ed a quanto pare una cortesia a Lumacorno l’aveva messa sulla buona strada. Ma allungò anche un sorriso divertito, che di certo non stava alludendo o pretendendo nulla. Per il resto, assottigliò lo sguardo pensosa.

    «Ti capisco.»

    Sfiatò allora onesta, ma probabilmente era un destino che accomunava tutti coloro che nascevano in un contesto simile. «Ti auguro allora di trovarti a tuo agio nelle sovrastrutture, e di non sentirle strette.»

    Lei, dal canto suo, ne aveva così tante che i suoi stessi genitori si chiedevano quanto ancora avrebbe potuto durare. E tuttavia l’agilità e la naturalezza con cui la bionda le viveva erano il perfetto specchietto per le allodole per credere che anni di imposizioni, deviazioni e forzature potessero davvero sradicare un’indole e sostituirla con un’altra. Lo sguardo si fece allora più serio per un attimo, un’ombra che durò il tempo di un battito di ciglia perché l’attimo dopo la Serpeverde aveva recuperato tutto il suo controllo e ricondotto l’espressione del viso alla solita ed aggraziata pacatezza.
    Annuì così al riferimento sul fratello, che non aveva particolare intenzione di approfondire, ed invece si mordicchiò il labbro davanti alla risposta di Christian su Gideon. Scrollò le spalle, come se non fosse poi chissà cosa.

    «Gli voglio bene.»

    Sentenziò allora, semplicemente. «E voglio credere che sia cambiato.. Non mi interessa troppo di cosa dica la gente, se posso aiutarlo a ritrovare la strada.»

    Caricò così quelle parole di una nota di percepibile affetto, che se il contenuto non corrispondeva a verità, i sentimenti che la animavano però sì. Le veniva quindi facile parlare del Greengrass in certi termini, cercando lo sguardo altrui come a sottolineare che per lei non si trattava di coraggio. Al contrario, era l’unica cosa che aveva sentito di fare. Se invece avesse considerato la domanda del moro come un’intrusione alla privacy o come uno sgarbo, non sembrò darlo a vedere. Al contrario, rispose in maniera piuttosto diretta, per quanto necessariamente omissiva di dettagli che non avrebbe rivelato per tutelare le persone coinvolte.

    «Mio padre e la mamma di Gideon sono fratelli.. Qualche anno fa, dopo la morte di mio zio, i loro rapporti si sono deteriorati fino a non frequentarsi più.» Non avrebbe specificato oltre, ma le sembrava sufficiente. «Le azioni di Gideon hanno poi contribuito ad aumentare le distanze, almeno fino a quando mio padre non ha deciso di provare a recuperare i rapporti.»
     
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    Se Elara e Christian avessero un futuro e le speranze, vere o false che fossero, della ragazza fossero destinate ad essere soddisfatte, questo era impossibile vederlo. Ma Christian poteva dirsi curioso di saperlo, per adesso.

    Per il momento mi va bene così.

    Non diceva che il suo modo di vivere fosse giusto, né che sperava rimanesse invariato; diceva soltanto che a lui andava, per il momento, bene così, e che finché viveva bene non sentiva l'esigenza di riflettere anche su quell'aspetto della sua persona. Poi forse si trattava di una situazione che sarebbe rimasta invariata da lì al giorno della sua morte, ma aveva ancora del tempo per capirlo ed aspettare le evoluzioni - eventuali.
    Quando la conversazioni toccò poi l'argomento "Gideon", Christian iniziò a sentire una tensione che però non diede a vedere. Non perché temesse qualcosa, ma perché sapeva di essere entrato in territorio nemico e sentirsi al sicuro sarebbe stato impensabile, folle.

    Mi sembri devota a lui e alla famiglia, è una caratteristica che apprezzo molto. Ma non posso nasconderti che io, invece, non credo affatto al suo cambiamento, né che le persone cambino in generale. Non da sole.

    E di questo Christian era fortemente convinto, ché anche lui, se mai nelle vita fosse davvero cambiato in qualcosa, lo aveva fatto con l'aiuto delle persone che gli erano state accanto, non di certo grazie ad un patteggiamento con esito discutibile. Gideon era rigoroso ed inflessibile, e lui non poteva concepire che qualcuno potesse davvero credere alla sua innocenza? Lui avrebbe potuto scrivere sulla pietra che il Greengrass non aveva smentito i suoi ideali, ma a quanto pareva, anche parlando con persone esterne quali Eunjoo, la sua era una voce fuori dal coro.
    Annuì allora sentendo le parole sugli screzi avuti tra le due famiglie, mostrando sul volto un interesse moderato, così da non sembrare un pettegolo ma nemmeno uno che domandava per poi non prestare attenzione.

    Allora è vero che le famiglie siano naturalmente destinate a vivere momenti di tensione, qui come ti giri giri incontri qualcuno con un dramma in famiglia.

    Forse erano i maghi e le streghe ad essere in qualche modo e per qualche motivo disturbati, ma era innegabile che quasi tutte le famiglie - quantomeno quelle di dinastia Purosangue - avessero tessuto tra i rami del loro albero genealogico un quantitativo di drammi, screzi e dissapori che avrebbe potuto far rabbrividire qualsiasi scrittore di libri horror e drammatici. Era probabilmente inevitabile, tra l'eredità, la successione e quant'altro, ma persino lui, se pensava ai suoi parenti, ciò che gli veniva in mente era un continuo litigio per questa o quest'altra cosa. La tendenza della famiglia Carrington, però, era di nascondere qualsiasi cosa dietro un sorriso e una bella talvolta addobbata per le festività, lasciando che l'astio si covasse durante l'anno ma che esplodesse raramente nelle giornate di incontro. Era poco sano, questo era innegabile, ma a Christian andava molto meglio così, ché di intossicarsi le vacanze non aveva alcuna voglia.
    I racconti di Elara sul passato tra Travers e Greengrass non fu quindi sconvolgente come avrebbe sperato, ma in fin dei conti cosa si sarebbe potuto aspettare di più? E anche fosse effettivamente accaduto qualcosa di più significativo, per quale motivo une neo-conoscente avrebbe dovuto parlarne proprio con lui?

    Torniamo da Lumacorno, ti va? Magari ci assegna qualche punto per la Coppa delle Case.

    Se Elara avesse acconsentito, Christian sarebbe andato ad aprire la porta, lasciando che la luce dell'esterno sostituisse i loro due Lumos. L'avrebbe tenuta aperta finché non avesse visto la chioma bionda della Serpeverde uscire, probabilmente con la Ricordella tra le mani, per poi lasciare che si chiudesse con un tonfo e imboccare la strada per l'ufficio del docente di Pozioni. Avrebbe davvero voluto ottenere dei Punti Casa, ma dubitava, in sincerità, che sarebbe davvero accaduto per un favore di così poco conto.
    Le avrebbe camminato al fianco, forse continuando la conversazione di poco prima, o forse rimanendo in silenzio, contemplando chissà cosa di quelle parete in penombra; ciò a cui Christian pensava era ciò poteva dirsi di essere portato da quel pomeriggio insolito: un'altra interessante persona che avrebbe senz'altro avuto modo di scoprire meglio - sebbene, viste le premesse, si sarebbe potuto immaginare tutt'altro.
     
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