Wingsworth Motors

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    Pssss.

    La voce di Coral si era fatta sottile come quella di un serpente mentre sussurrava a Bellamy di guardarla o magari di avvicinarsi a lei, perso com'era ad osservare gli ultimi modelli di motociclette volanti in esposizione, neanche fosse stato un bambino di dieci anni davanti all'ultimo manico di scopa rilasciato dalla Rushing Rothschield.
    All'ennesimo pssss ignorato, Coral iniziò anche ad agitare convulsamente le braccia, attirando su di sé soltanto le attenzioni stupite e anche un po' indignate dei passanti. Uno di loro, addirittura, le disse in che direzione trovare il San Mungo, ottenendo in cambio da parte della Voluntas una minaccia di denuncia per diffamazione.
    Quanta maleducazione c'era in giro.

    Che ne dici di questa?

    Quando finalmente riuscì ad attirare su di sé gli sguardi del ragazzo, gli indicò il primo modello di auto volante che aveva davvero attirato le sue attenzioni, un bolide anni trenta che gli ricordava molto un famoso videogioco di mafia al quale aveva giocato spesso, per lo meno prima di essere chiamata ad Hogwarts.
    Da quando aveva deciso di intraprendere il mestiere di Difensore, era riuscita a mettere da parte abbastanza soldini da potersi permettere una sua vettura volante, perché di spostarsi tramite scope magiche non ne aveva la benché minima intenzione: la smaterializzazione era certamente comoda, ma l'idea di avere un veicolo tutto suo era eccezionalmente allettante, forse perché un po' simbolo della sua crescita ed indipendenza oltre che per l'ovvia comodità.

    O forse mi vedi più su una cosa del genere?

    Stavolta aveva indicato una strana macchina futuristica a due posti a metà fra una vettura e una motocicletta. Non rispecchiava appieno i suoi gusti, però doveva ammettere che era abbastanza simpatica.
    La verità, però, era soltanto una: di certo era felice di poter comprare e guidare un auto volante tutta sua, ma era ancora più euforica all'idea che con quella avrebbe potuto fare lunghi viaggi insieme a Bellamy, magari fermarsi in luoghi esotici, condividere insieme altre prime volte, volersi e amarsi in modi nuovi e a loro ancora inediti.
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      Coral Allen
     
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    Bellamy non aveva mai dimostrato alcun tipo di interesse per cose come i veicoli magici, avendo sempre creduto che non ne avrebbe mai avuto bisogno e preferendo invece altre forme di trasporto, vista la vasta gamma tra cui i maghi potevano scegliere. Tuttavia era ormai parecchio il tempo che aveva passato nel Mondo Babbano dal momento della sua fuga, e ciò che si poteva trovare tra le strade delle città babbane aveva cominciato a fargli sperimentare una certa attrazione per quel genere di comodità. E poi era pur sempre un maschio bianco etero cis, per cui vedere quattro ruote - anzi, più due che quattro - ed un motore faceva inevitabilmente il proprio effetto anche su di lui.

    Mh?

    Aveva risposto così al bisbiglio di Coral, uscendo dallo stato di trance in cui si era isolato nell'osservare una magi-motocicletta rossa fiammante.
    Spostò le iridi color ghiaccio in direzione dell'ex-Corvonero e verso la magi-macchina che stava indicando.

    Vintage.

    Ecco cosa ne pensava della prima, mentre sulla seconda ridacchiò appena: gli ricordava una macchina che aveva visto su qualche fumetto in casa di suo fratello, qualche anno prima.

    No, non ti vedo proprio su una cosa del genere.

    Non gli sembrava lo stile più adatto a lei: la immaginava spostarsi tra un Ministero e l'altro del mondo a bordo di un veicolo del genere e qualcosa gli diceva che non era una gran scelta.
    Si avvicinò ancora di più a lei, così da poterle parlare senza alzare troppo il tono di voce.

    Ma davvero a fare il Difensore si guadagna così tanto? Ho proprio sbagliato tutto.

    Se qualche anno prima gli avessero detto che si sarebbe dovuto preoccupare di una cosa del genere, probabilmente si sarebbe fatto una grossa risata e avrebbe mandato elegantemente tutti a quel paese. Ed invece si ritrovò in quel momento a pensare per un attimo come gli fosse venuto in mente di fare il Magizoologo: di certo non aveva scelto quella carriera per la prospettiva dei guadagni, che non aveva mai pensato di dover davvero considerare. L'attimo dopo scosse appena il capo, rendendosi conto che non gli importava: non avrebbe mai potuto fare nessun altro lavoro con lo stesso entusiasmo e la stessa passione.
    Per ritornare con i piedi per terra, allungò la mano verso quella della ragazza nel tentativo di intrecciare le dita con le sue. Si sarebbe piegato appena verso di lei, vista la loro differenza d'altezza, per sussurrarle qualcosa di un po' più privato rispetto al resto.

    Comunque, qualsiasi cosa sceglierai l'importante è che sia abbastanza... spaziosa. Sai, per una questione di comodità.

    Le rivolse un occhiolino ed una risatina divertita, mentre alla sua mente riaffioravano ricordi vividi come se fosse passato soltanto un giorno: trovava divertente il fatto che fosse stata proprio la macchina della sorella di Coral uno dei primi ambienti ad ospitarli nei momenti in cui volevano scappare un po' dal mondo e starsene per conto loro.

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      Bellamy Octavian Marvey
     
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    Beh... è da anni che dico che sei stupido, dopotutto.

    Rispose Coral con sarcasmo alle parole del ragazzo, per poi sciogliersi in un sorriso dai tratti dolci e affettuosi: fare il Difensore era il lavoro giusto per l'ex Corvonero così come fare il Magizoologo era quello giusto per Bellamy.
    Il suo animo da sexy, hippy salvatore dei deboli era perfetto per quel ruolo e forse era una delle cose che a Coral piacevano più di lui: insieme erano due anime così affini eppure attratte da cose così diverse da riuscire a completarsi a vicenda.
    Inclinò leggermente il capo di lato quando il ragazzo si abbandonò ad alcune specifiche molto... interessanti.

    Comodità, dici?

    Chiese con finta ingenuità, avvicinandosi a lui quanto bastava per guardarlo dal basso verso l'alto con due grossi occhi e poggiare un dito sul suo petto, strisciando piano piano verso il basso, fino a fermarsi all'altezza dell'ombelico. Nel farlo, non aveva smesso di guardarlo per un istante, piegando le labbra verso l'alto in un sorriso dai tratti maliziosi.
    Poi, con estrema serietà, lo trascinò verso un altro punto del negozio, approfittando della stretta fra le sue dita che lo stesso Bellamy aveva cercato. Lo portò proprio di fronte ad un altro veicolo, uno del tutto singolare, anche più degli altri che aveva osservato fino a quel momento.

    Mi stai dicendo che non ti piacerebbe fare un giretto con me in una cosa del genere?

    A cosa si riferisse con la parola “giretto” avrebbe lasciato che fosse lui ad intuirlo. A Quel punto, Coral si spalmò con fare provocante e ammiccante sullo sportello della macchina, trattenendo a fatica le risate: quel comportamento associato a quel particolare sfondo aveva unicamente lo scopo di far ridere il compagno – e anche le persone attorno a loro, da quel che sembrava. Coral però le ignorò, concentrata a portare a termine quello stupido siparietto.

    Eh?

    Accompagnò quell'ultimo verso ad un'alzata convulsa di sopracciglia, come a rimarcare il tono ironico, scherzoso e provocatorio di quelle sue parole.
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      26/2/2024, 16:47
      Coral Allen
     
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    Alzò le mani in segno di resa alle parole della ragazza, i palmi rivolti in avanti, come a dire che indubbiamente aveva ragione lei. A forza di sentirsi dire che era stupido stava iniziando a crederci davvero, ma poco importava.

    Mh mh.

    La vide avvicinarsi e sentì la punta del suo indice strisciare lungo il suo busto, gesto che gli provocò non pochi brividi a partire dalla base della nuca e per tutta la spina dorsale, mentre il suo sorriso imitava esattamente quello della ragazza, come se potesse leggerle nel pensiero – non che fosse troppo difficile immaginare quel che stesse pensando.
    Le strinse allora la mano, intrecciando le dita e lasciandosi trascinare per il negozio davanti ad una macchina dall’estetica veramente particolare. Alzò a sua volta le sopracciglia con aria confusa, ridendo di gusto e scuotendo appena il capo mentre cercava di riavvicinarsi a lei e per borbottare qualcosa che sperava non sentisse nessun altro in giro per il negozio.

    Penso che una roba del genere farebbe scendere la libido pure alla persona più ninfomane del mondo.

    Le avrebbe preso di nuovo la mano per essere lui invece a trascinarla via stavolta, fermandosi davanti ad un modello di macchina scura e dall’aria abbastanza tamarra, che cominciò ad osservare piegando appena il capo di lato.

    Che ne dici di questa?

    Se a vederla da lontano ne era stato attratto, quasi interessato sul serio, avvicinandosi cominciava a dubitare della reale bellezza di quel modello e del motivo per cui da lontano gli era piaciuta.

    Sembra abbia la faccia della nostra insegnante di DCAO del primo anno, te la ricordi?

    Di cui lui aveva molta paura ma ovviamente aveva sempre fatto di tutto e di più per nasconderlo per tutto l’anno scolastico e per essere invece il migliore della classe nonostante l’inquietudine che gli faceva piombare addosso ogni volta che entrava nell’aula e vedeva quel sorriso sghembo osservarlo con l’aria da mangia-bambini.

    Ma la domanda che ti faccio è… hai già un’idea seria o stiamo solo girando a caso? Altrimenti mi compro io una moto, te lo dico.

    Ovviamente non aveva mezzo galeone per comprarsi una magi-moto seria, non in quel preciso istante almeno, ma come tutti i maschi basici la sua resistenza allo shopping in compagnia della fidanzata – anche se si trattava di motori – era piuttosto bassa.

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      Bellamy Octavian Marvey
     
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    Non posso contraddirti.

    Affermò Coral in risposta all'osservazione del ragazzo, perfettamente consapevole che quella macchina rosa con tanto di occhi e labbra pittate fosse tutto tranne che un'acchiappappuntamenti - o qualsiasi altra cosa ci andasse vicino. Era però divertente immaginare di guidarle, così come girare fra i vari spazi di quel negozio e vedere con i suoi occhi quanto strambe fossero le idee di maghi e streghe in merito ai veicoli: fino a quel momento non ne aveva osservato neanche uno che potesse definirsi “normale”. Erano tutti eccentrici, colorati, più grandi di quel che sarebbe bastato o più piccole del necessario.

    Vorrei una macchina piccola.
    Comoda. Funzionale.


    Non le interessava acquistare un macchinone o qualcosa di troppo tradizionale: era pur sempre un'ex Corvonero, non poteva accontentarsi di poco in fatto di stile e colore. Non avrebbe però sacrificato la comodità per qualcosa che rispecchiasse a pieno questi criteri.

    Anche un po' divertente.

    In effetti, benché non avrebbe mai guidato nessuna delle auto viste fino a quel momento, non poteva negare che comunque le piacessero molto e rappresentassero in pieno l'idea di “macchina divertente” che aveva in mente.
    Si fece quindi trascinare da Bellamy verso un'altra auto, più in stile Spiderman fa un viaggio negli anni 20 che auto piccola, comoda, funzionale e divertente che stava cercando,
    Però aveva ragione: il suo muso era perfettamente somigliante a quello della loro vecchia docente di Difesa Contro le Arti Oscure.
    Tornando quindi al discorso “auto dei suoi sogni”, aveva in mente degli intenti non proprio buoni una volta acquistata.

    Poi, ho intenzione di inaugurarla con te.

    Gli confidò con tono malizioso, avvicinandosi a lui quanto bastava per far combaciare i corpi e i respiri. Staccò dunque la presa delle dita dalle sue, per poi cingergli i fianchi con entrambe le braccia.
    Poi, con occhi particolarmente lucidi, si rivolse a lui alzando appena lo sguardo, sussurrandogli a bassa voce nel bel mezzo di gente urlante e clacson dai suoni molto particolari.

    …magari con un viaggetto all'estero?

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      11/3/2024, 13:44
      Coral Allen
     
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    Se Coral avesse scelto una magimacchina come quella contro cui si era appena poggiata, difficilmente a Bellamy sarebbe venuta voglia di farci chissà cosa dentro con la consapevolezza che fuori era… conciata in quel modo. E per fortuna la Voluntas era della stessa idea, che gli risparmiò la gran fatica di doverla dissuaderla dall’idea di spendere i suoi galeoni per un obbrobrio del genere.
    Per fortuna la ragazza cercava una macchina piccola, comoda e funzionale, niente che potesse essere accostato a delle enormi ciglia o labbrone decorative. Ma sul divertente si ritrovò a riflettere.

    Immagina di doverti presentare al Ministero per un’udienza importantissima, dove ci sono centinaia di giornalisti appostati fuori pronti a fotografarti, intervistarti, e ti presentassi con una macchina divertente.

    Disse indicando un paio di macchine che facevano oggettivamente ridere, tipo quella che somigliava alla loro ex-professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, o quella rosa con le mega-ciglia.

    Ma non ti dirò nulla, deve piacere a te.

    Non avrebbe giudicato le sue scelte, ma in quanto accompagnatore si sentiva in dovere – nonché in diritto, visto che l’aveva trascinato fin lì contro la sua volontà – di dare i propri consigli. La vide farsi di nuovo vicina e si sentì cingere i fianchi, motivo per cui abbassò lo sguardo su di lei sorridendo con aria maliziosa a sua volta.

    Uh-uh.

    Rispose a quella che gli sembrava a tutti gli effetti una proposta, e poi all’aggiunta successiva Bellamy immaginò che Coral stesse parlando ancora della stessa cosa, non che intendesse un vero viaggio all’estero. Motivo per cui non esitò dal farle qualche altra domanda in merito, sempre sussurrando, sempre guardandola con aria furba.

    E quando partiamo? Dove andiamo?

    Come un bambino impaziente, ora bramava quelle informazioni molto più di ogni altra cosa. Ma si sarebbe poco dopo allontanato di mezzo passo, ché il rischio di dover abbandonare presto quel posto per altre impellenze era piuttosto alto. Per colpa di Coral ovviamente, era sempre colpa sua.

    Dobbiamo cercare ancora per molto? Ho voglia di gelato.

    E c’era la Gelateria Fortebraccio lì fuori che lo attirava come una falena con l’unica lampadina accesa in un’enorme stanza buia.

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      4/4/2024, 16:14
      Bellamy Octavian Marvey
     
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    Coral abbandonò le auto con lo sguardo per incontrare quello di Bellamy, serio più di quanto avesse mai potuto sospettare: non si poteva dire che non fosse tenero quando era preoccupato per lei.
    Quel che diceva ad ogni modo era tristemente vero: l'abito faceva fin troppo il monaco, soprattutto nel suo ambiente lavorativo. L'ex Corvonero, tuttavia, non avrebbe rinunciato alla sua identità per un ammasso di vecchiacci con la puzza sotto il naso.

    Spero possano apprezzare chi sono davvero, allora, e non quello che si aspettano io sia.

    E detto da lei, che dopo lo scandalo ad Hogwarts aveva sofferto moltissimo per l'immagine di sé che aveva lasciato agli altri, era davvero una conquista.
    C'era però una cosa di cui era convinta e che avrebbe confessato a Bellamy con voce sottile e un sorriso malizioso, l'ennesimo.

    E se così non dovesse essere, si ricrederanno quando mi vedranno spaccare sederini al Wizengamot.

    Proprio mentre pronunciava quelle parole e Bellamy iniziava a spazientirsi, Coral poggiò lo sguardo su un'altra macchina. Immediatamente sentì dentro di sé una strana sensazione, come di casa e familiarità.

    Penso di no.

    Lasciò quindi Bellamy da solo, vagando a passo veloce verso l'auto che aveva visto e che tanto l'aveva colpita. Si trattava di un maggiolino antico disponibile in una vasta gamma di colori. A lei però era piaciuto subito quello giallo, uguale al protagonista di un film babbano che era solita guardare da bambina, quando ancora non sapeva di essere una strega.
    Non ci pensò due volte: aprì la maniglia ed entro, sistemandosi a dovere sul posto di guida.
    Sorrise.
    Abbassò il finestrino tramite una cigolante manopola, per poi schiacciare la testa fuori e rivolgersi al suo fidanzato.

    Entra.

    Aspettò dunque che facesse quanto chiesto, che si sistemasse e ambientasse dentro quella macchina.
    Lei, intanto, si sentiva sempre più in estasi.

    Questa macchina mi sa di... futuro.

    Il suo, il loro.
    Spinta da quella scia di riflessioni e condivisioni, Coral volle porre a Bellamy un'ulteriore domanda. Il tono era serio ma non preoccupato.

    Che futuro immagini per noi, Bellamy?

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      14/4/2024, 17:55
      Lulu Sparks


    Edited by Lulu Sparks - 14/4/2024, 17:55
     
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    Coral era forse la persona per cui Bellamy si preoccupava di più in assoluto. Erano poche le persone a cui poteva dire di volere davvero bene, ancora meno quelle che sapeva di amare, e l’ex-Corvonero era in cima a ciascuna di queste classifiche. Un po’ perché in un modo o nell’altro si erano sempre guardati le spalle a vicenda: crescendo insieme, giorno dopo giorno, anno dopo anno, era nata quella più che normale tendenza ad avere a cuore il benessere dell’altra come non gli era mai accaduto con nessun altro. Poi erano subentrati almeno un altro milione di sentimenti che li avevano portati ad essere lì insieme, quel giorno, dopo tanta fatica e fin troppe peripezie.
    Alle parole della ragazza rossa si ritrovò ad alzare entrambe le sopracciglia, con aria soddisfatta e vagamente sorpresa.

    Mi piace quando te la tiri.

    Anche perché sapeva bene che lo faceva a ragion veduta: nonostante la poca esperienza e la giovane età, Coral era uno dei più promettenti Difensori che ci fossero in giro. Esattamente come lui lo era nel campo della Magizoologia, di fatto entrambi erano usciti da Hogwarts con ottimi voti ed una carriera invidiabile, per la gioia dei professori e la loro soddisfazione.
    Espirò sollevato nel sentirle dire che non avrebbero cercato una macchina ancora per molto, quando la vide andare verso un maggiolino giallo. Si era praticamente lanciata contro il veicolo in verità, e questo gli fece capire che forse ce l’avevano fatta.

    È proprio lei?

    Le chiese mentre la vedeva infilarsi al suo interno e sedersi al posto del guidatore, e nemmeno il tempo di vederla tirare fuori la testa del finestrino che lo invitò ad entrare. Fece quindi il giro per raggiungere il posto del passeggero, ed una volta aperta la portiera si infilò dentro sedendosi al suo fianco. Dovette cercare la manopola che avrebbe regolato la distanza del sedile dal cruscotto, chè le sue gambe lunghe avevano bisogno di un po’ più di spazio di quello che c’era a disposizione.

    Sembra comod-

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    Non riuscì a terminare la frase che una domanda di Coral, dall’aria innocua nonostante il tono serio dell’altra, lo gelò molto più di quanto avrebbe potuto prevedere o si sarebbe mai aspettato. Si voltò verso di lei senza sapere bene cosa dire in un primo momento.

    P-per noi?

    Aveva capito fin troppo bene in realtà. La verità era che aveva bisogno di qualche momento per pensare a come rispondere a quella domanda. Momenti che si prese, godendo anche di quei rari momenti di silenzio tra di loro, respirando a fondo con lo sguardo incantato per qualche secondo sul cruscotto. Poi le iridi color ghiaccio cercarono quelle scure dell’altra, da sempre la sua ancora nell’oceano.

    Sai, ho passato un sacco di tempo negli ultimi anni a costringermi ad immaginare un futuro senza di te…

    Per entrare nell’ottica che non sarebbero mai stati insieme, perché c’era Thomas Nott di mezzo, perché Coral era scappata in America e non sarebbe mai tornata: per preservarsi e conservare la propria sanità mentale aveva fatto di tutto per abituarsi all’idea che loro due in quel mondo non sarebbero mai potuti esistere insieme.

    …che ho smesso di pensarci, al futuro intendo, quando sei tornata.

    Sembrava quasi paradossale, visto che quello sarebbe dovuto essere proprio il momento migliore in cui cominciare a pensare al futuro. E invece l’irlandese non sembrava essere di quell’avviso.

    Ho pensato più al passato da recuperare e al presente da vivere, ultimamente.

    Insieme a te era il sottinteso di quelle affermazioni. Ma non sapeva ancora, quel giorno, che di lì a breve qualcosa sarebbe tornato a scuotere i loro animi ancora giovani e per questo irrequieti.

    E tu come te lo immagini un futuro per noi, Coral?

    A quel punto era lecito rigirarle la domanda.
     
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    Le dita stringevano saldamente il volante, come se attraverso quel contatto riuscisse a sentire la felicità e l'adrenalina arrivarle in tutto il corpo, fino ad accenderle un sorriso di pura gioia. La stessa gioia aveva spinto la Voluntas a porre quella domanda a Bellamy, a cercare nei suoi occhi e nelle sue parole qualcosa che potesse anticiparle il loro futuro e senza l'utilizzo di alcuna strampalata tecnica divinatoria.
    Coral era una maniaca del controllo: le piaceva l'idea di poter avere occhi su tutto quello che era di suo interesse, e forse anche per questo prima a scuola e adesso nel lavoro riusciva ad ottenere buoni risultati, perché abituata a non lasciare nulla al caso. Nella domanda che gli aveva posto, invece, non c'era semplicemente la volontà di controllare gli eventi, quanto più di esplorare la psiche del ragazzo attraverso qualcosa che, come lui stesso aveva detto, avevano scelto di vivere e basta più o meno consapevolmente. Eppure credeva che le parole avessero il meraviglioso potere di portare ordine nelle cose, e anche se la loro relazione era tutt'altro che disordinata, adesso che sentiva di avere nuovamente le redini della sua vita fra le mani pensava fosse giusto elaborare anche quello che c'era fra lei e Bellamy.

    Sei molto dolce.

    Gli disse spontaneamente, inclinando il capo in sua direzione insieme ad un sorriso molto dolce: l'ex Grifondoro sapeva essere molte cose insieme e tutte molto belle. Fra queste, i momenti in cui si abbandonava a piccole confessioni erano i suoi preferiti, perché da questi riusciva ad intravedere le sue vulnerabilità, segno che il ragazzo si fidasse totalmente di lei.

    Mmmh...

    Dovette pensarci su, Coral, mentre intanto poggiava la mano sul cambio dell'auto per fare qualche prova e cercava il suo sguardo di rimando dallo specchietto retrovisore.
    Anche lei, in realtà, aveva puntato sul godersi il presente il più possibile. D'altronde, nonostante la mania del controllo non aveva mai saputo esattamente cosa aspettarsi dalla vita, quale abito da sposa indossare o in quale casa abitare. Voleva semplicemente essere felice e al momento credeva di starci riuscendo piuttosto bene.

    Non lo so.
    Ma so che vorrò sempre sentirmi come mi sento adesso, con te.


    Accompagnò quelle parole ad un'alzata di spalle, come a scusarsi della sua risposta poco elaborata.
    Lasciò quindi stare volante, cambio e specchietti, poggiando il capo sul sedile e gli occhi su quelli di ghiaccio del compagno. Sorrise in modo molto genuino.

    E indovina come mi sento in questo momento...
     
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    Bellamy ormai aveva fatto del tutto l’abitudine all’attitudine da maniaca del controllo di Coral, assecondandola come e quando poteva con tutta l’empatia e la dolcezza del mondo, così che potesse sempre vivere tranquillamente la sua vita, soprattutto gli aspetti che lo coinvolgevano. Voleva essere una certezza per lei, non un motivo di dubbio, non qualcosa che le generava ansia, e ci aveva messo anni ed anni per guadagnarsi quel posto che tanto aveva desiderato ma che era stato disposto anche ad abbondare, in favore della felicità dell’altra. Invece erano lì, insieme. Seduti in quella macchina che forse sarebbe stata di Coral di lì a breve, che si guardavano con aria sognante. Bellamy non aveva la più pallida idea di cosa il futuro avrebbe riservato loro, ma sapeva che avrebbe lottato con le unghie e con i denti per far sì che nulla gli togliesse tutto quello, che niente gli togliesse Coral.
    Sorrise teneramente nel sentirsi dire che era dolce, in effetti il romanticismo era sempre stato uno dei tratti distintivi dell’ex-Grifondoro, ma non era di certo un lato di sé che mostrava a chiunque. Ma Coral era… Coral, la persona che meglio lo conosceva sulla faccia della Terra e l’unica che aveva saputo leggergli l’anima e conoscerlo a fondo, in tutti suoi pregi ed i suoi difetti, che aveva visto le sue crepe e se ne era presa cura. Tante crepe erano state anche opera sua, innegabilmente, ma ora andava tutto bene così.
    La osservava, la testa a sua volta poggiata sulla testiera del sedile, ed allargò ancora di più il sorriso alle sue parole.

    Affamata?

    Di solito era la risposta standard a quella domanda, che sapeva però non essere quella giusta. O almeno lo sperava, l’aveva detto più che altro per stemperare.

    E felice. Spero.

    Avrebbe allora allungato la mancina per cercare la mano più vicina di Coral, intrecciando le dita con le sue per poi portarla verso il suo viso, così da poter lasciare sul suo palmo un bacio delicato. La guardava negli occhi, pieni di un sentimento così profondo che non sarebbe mai stato in grado di spiegarle a parole.

    Quindi, quando partiamo?

    [Role conclusa]

     
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