Non c’è successo senza costanza.

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    Corvonero
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    [4 aprile, dopo la fine delle lezioni]


    Girava voce che da lì a poco il Club dei Duellanti avrebbe finalmente aperto i battenti ed Elliott non vedeva l’ora di ritrovarsi a duellare con qualcuno dei suoi coetanei. Da quando aveva parlato con Setoshi, e si era allontanato temporaneamente da lui, il pensiero del Club lo aveva distratto a sufficienza, facendogli tornare il buon umore ogni volta che pensava al fatto che avrebbe voluto condividere il suo entusiasmo anche con il corvonero, oltre che con Sabrina e qualsiasi altro amico gli capitasse a tiro.
    Dopo l’ultima lezione era uscito di fretta dalla classe, diretto verso il settimo piano. Invece però di salire la torre verso la sala comune, aveva svoltato, diretto verso la Stanza delle Necessità. Aveva bisogno di un luogo dove allenarsi, mettere in pratica ciò che stava imparando, e oltretutto non aveva proprio voglia di passare un altro pomeriggio sui libri. Ne aveva abbastanza di tomi polverosi, pergamene e ore passate a ripetere formule, pozioni, e date. Avrebbe pensato ai GUFO un altro giorno, anche se ormai mancava davvero poco agli esami e tra i visi dei ragazzi del quinto anno non era strano scorgere occhiaie e facce stanche, oltre che qualche sporadica crisi di nervi. Proprio per l’agitazione che sembrava colpire i suoi compagni si era ritrovato a fare quel percorso più volte di quanto avrebbe previsto, in cerca di un luogo dove studiare da solo, senza nessuno intorno che potesse gonfiare anche le sue, di ansie. Quel giorno però davanti alla parete vuota dove si sarebbe dovuta scorgere la porta della Stanza delle Necessità, se tutto fosse andato come previsto, non stava desiderando un luogo silenzioso e calmo. Si chiese se la sua volontà fosse abbastanza forte da scomodare la sala, dal momento che era già da una manciata di minuti che provava a passare tre volte davanti al muro, senza risultati.
    -Oh, andiamo. Non tradirmi proprio oggi.- disse, ad un tono di voce non troppo basso, che tanto era da solo nel corridoio, almeno apparentemente.
    -Sei sempre apparsa.- la maggior parte delle volte che si era ritrovato in quell’ala del castello, ma forse quel giorno si sarebbe dovuto impegnare un po’ di più per vedere esaudito il suo desiderio.
    -Quasi sempre.- aggiunse, forse un po' stupidamente, come se la stanza avesse avuto anche il potere di sentirlo.

    Eunjoo Choe
     
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    Quello era l'unico posto isolato da tutti che conosceva, dove nessuno avrebbe potuto raggiungerla: quello e il Bagno dei Prefetti, in cui però nonostante più o meno conoscesse gli orari loro, c'era sempre il pericolo incombente che venisse loro in mente di farsi un bagnetto caldo proprio mentre Eunjoo giocava con le bolle, e anche se le era andata bene fino ad allora, non era stato proprio un balsamo per la sua ansia e i suoi nervi.
    La Stanza delle Necessità invece assicurava la privacy perfetta, come aveva potuto provare più volte in dolce compagnia, e anche se in quel momento era sola confidava che sarebbe riuscita a sopperire lo stesso alla sua necessità di rimanere solitaria con i propri pensieri, che ultimamente erano diventati così tanti da farsi un groviglio in testa non invidiabile.
    Era ancora persa tra questi quando coprì a falcate gli ultimi scalini che la portarono al settimo piano, e alzò gli occhi individuando solo allora la figura di Elliott Bailey che si stagliava più o meno nel punto che avrebbe dovuto raggiungere lei, per far aprire al stanza nascosta.

    La conosci?

    Non aveva potuto fare a meno di ascoltare le ultime parole del Corvonero che suonavano quasi come un'imprecazione, sebbene non ne avesse usata nei fatti neppure una, ovvero esternavano una certa esasperazione per non aver trovato l'entarta che si era forse già mostrata a lui. Quindi aveva sentito bene, Bailey conosceva la Stanza anche lui?
    D'altra parte a lei l'aveva mostrata Setoshi, quindi non vedeva come non poteva essere plausibile che avesse fatto la stessa cosa con Elliott, con cui forse stringeva un'amicizia persino più forte, cosa che le aveva sempre fatto storcere il naso - e la stessa reazione si sarebbe scaturita anche se al posto del Bailey ci fosse stato qualsiasi altro.

    Cosa stai cercando di far apparire?

    Disse quasi subito dopo, come ad essere sicura che stessero entrambi parlando della stessa cosa, anche perché a meno che non la conoscesse già, la coreana non aveva molta voglia di rivelare una delle sue scoperte più preziose al primo arrivato.

    SPOILER (click to view)
    Fatica: 7/9


    Edited by Eunjoo Choe - 11/4/2024, 02:04
     
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    I suoi occhi stavano guardando intensamente il muro di mattoni davanti a sé, in cerca di un solo dettaglio della porta, quando venne interrotto da una voce che ormai aveva imparato a riconoscere.
    -La conosci?-
    Capì subito a cosa si stesse riferendo, perché davvero non vedeva altri motivi per fargli una domanda del genere in quel preciso luogo. Tanto più che si erano ritrovati entrambi a chiedere l’aiuto della Stanza delle Necessità quel pomeriggio. Stava per rispondere di sì, quando la grifondoro lo incalzò con un'altra domanda, che lo fece sorridere con una punta di furbizia. Capiva perché Choe si volesse accertare che lui si stesse riferendo alla sala. Era davvero un segreto troppo prezioso per essere condiviso con chiunque. Per questo aveva compreso Setoshi per non avergliene parlato, e poi un segreto rimaneva sempre un segreto, o così era per lui.
    -La mia ragazza immaginaria.- rispose con tono divertito e dalle sfumature sarcastiche.
    -È da due settimane che mi tradisce con il mio migliore amico invisibile.- non aveva nessuna voglia di litigare, e nemmeno di rendere l’aria più tesa di quanto già non fosse tra loro due. Tornò a guardare qualche attimo il muro.
    -La stanza delle Necessità.- confessò poco dopo, con aria un po’ amareggiata. A lui sembrava proprio di desiderare di allenarsi, tanto fortemente quanto altri desideri che aveva avuto passando lì davanti. La sala però sembrava non pensarla allo stesso modo.
    -Da quando l’ho scoperta ci vengo spesso.- continuò, soprappensiero. Era la verità; quella stanza era diventata il luogo in cui si rifugiava quando aveva bisogno di pensare, o di starsene tranquillo per i fatti suoi. Proprio qualche giorno prima ci aveva passato un intero pomeriggio, cercando di iniziare una lettera che aspettava risposta ormai da quasi un mese. Non era riuscito a finirla, e la pergamena si era riempita di correzioni, ripensamenti e dubbi. Era iniziata come una lunga serie di insulti, accuse e altre parole brucianti, ma poi rileggendo la lettera strappata, si era soffermato su alcuni passi, che gli erano sfuggiti nella rabbia cieca delle settimane precedenti.
    CITAZIONE
    Io ti conosco più di chiunque altro, e so quanto ci tieni a sapere di più delle tue origini. Ci sarà un tempo per tutto, se tu accetterai la mia proposta.

    La cosa peggiore era non poterle dare torto. Quello era un ricatto emotivo, ma rileggendo le parole che aveva scritto sul foglio di pergamena, ci aveva ritrovato fin troppe frasi che ricordavano proprio quelle di Helene.
    CITAZIONE
    Sono l’unico a vederti per ciò che sei davvero, e dopo tutte le menzogne, vuoi che rinneghi anche me stesso per così poco.

    Al pensiero sentiva il disgusto e la rabbia tornare a ribollire, non solo per le frasi di sua madre, ma soprattutto per ciò che era uscito dalla sua piuma d’oca. Ecco, forse era proprio quello che gli serviva per far apparire la Stanza delle Necessità: un’emozione forte a sufficienza da far affiorare quelle maledette porte.
    -Immagino tu sia qui per lo stesso motivo.- una supposizione abbastanza ovvia, visto che quel corridoio appariva davvero vuoto ad un primo sguardo.

    Eunjoo Choe
     
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    Tirò aguzzo un angolo delle labbra verso l'alto al commento sarcastico di Elliott e abbassò il capo, pensando che avrebbe potuto fare lei stessa una battuta del genere. Non sapeva di quel lato del Bailey, d'altra parte non si era mai impegnata per conoscerlo davvero, e con lui molte altre persone che aveva trattato con superficialità, bollandole dopo le prime interazioni che non l'avevano soddisfatta, o non avevano solleticato il suo interesse.

    Brutta storia.

    Disse a mezze labbra, chiedendosi se quello fosse un tentativo di Elliott di sottolineare quanto fosse solo in quel periodo, o quanto ci si sentisse. Per come lo vedeva lei, almeno i suoi migliori amici non erano immaginari, anzi ne era circondato spesso, quasi l'occhio non riusciva a dividerli quando li incontrava oer i corridoi: dove c'era lui, probabilmente c'era anche Sabrina, o Setoshi, o entrambi, e se la cosa ultimamente era cambiata allora non se n'era proprio accorta, che era comunque coerente con la sua personalità distratta e generalmente disinteressata.
    Annuì alle sue parole: anche lei trovava in quella stanza un luogo per isolarsi dal mondo, ed era una benedizione che potesse cambiare di volta in volta, così da avere l'illusione di entrare ogni volta in un posto nuovo, senza quindi essere legato a certi ricordi, come lo era quel corridoio. Ecco, quello era ancora una pugnalata al cuore e non avrebbe potuto essere altrimenti, per questo tendeva a percorrerlo alla velocità della luce e buttarsi nella porta appena fosse comparsa, lasciandoselo alle spalle.

    Già. Puoi andare prima tu.

    Sarebbe rimasta qualche passo indietro, sia per permettergli di entrare da solo, sia per non darsi la possibilità di spiare cosa avesse scelto e dove fosse andato, per garantirgli la privacy che immaginava stesse cercando.
    Lei sarebbe entrata dopo, anche se quello avrebbe voluto dire fissarsi le punte delle scarpe per una manciata di minuti in più, per non fissarsi sul corridoio vuoto e lasciare che le immagini di sere passate e ormai lontane, quando ci veniva con qualcun altro, prendessero possesso della sua testa.

    Forse dovresti spostarti un po' più a sinistra.

    Gli suggerì, ché magari era quello il motivo per cui la stanza non si era ancora aperta. Ogni tanto capitava di non beccare subito il punto preciso.

    SPOILER (click to view)
    Ho dovuto un attimo far cambiare mood al PG in seguito a role ambientate prima di questa. Elliott H. Bailey
    Fatica 2/4


    Edited by Eunjoo Choe - 20/4/2024, 16:00
     
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    -Già, quando ti spezzano il cuore non è mai facile.-
    Un mezzo sorriso si era palesato sul suo volto, continuando quel gioco con lo stesso tono di leggero sarcasmo. Era sembrato quasi strano sentire Eunjoo parlargli con un tono di voce che non fosse aggressivo, risentito o stizzito, e di certo non sarebbe stato lui a spezzare quell’aria di calma che sembrava essere calata nel corridoio. La sua era una battuta con un fondo di verità, e si domandò se anche la risposta della ragazza lo fosse. Non si era sentito poi tanto solo ultimamente, era stata una sua scelta allontanarsi da Setoshi in fin dei conti, ma c’erano stati momenti in cui gli era venuto quasi spontaneo girarsi per cercare il suo sguardo, parlargli, ma di fianco a lui aveva trovato solo un posto vuoto. Passato l’attimo però anche quella sensazione scivolava via, con la speranza che ad un certo punto si sarebbe potuto dire certo che lo cercasse solo perché era uno dei suoi più cari amici, e non spinto da sentimenti più intensi. I suoi occhi erano tornati a guardare il muro e con la coda dell’occhio vide la grifondoro annuire alla sua domanda, offrendogli il primo posto di quella breve coda.
    -Grazie.-
    Doveva cominciare a concentrarsi sul serio, oppure ci avrebbe messo parecchio a far apparire la stanza. Intanto seguì il consiglio della ragazza, spostandosi un po’ più a sinistra, cominciando a pensare ad un campo di allenamento. Buttò un’occhiata alla grifondoro e pensò che sembrasse diversa dal solito. Di solito quando la incrociava gli ricordava la sensazione del pepe sulla lingua, mentre in quel momento a malapena gli sembrava di averci mai parlato; ma effettivamente non potevano dire di averlo mai fatto, se non per discutere.
    -Se vuoi possiamo entrare insieme.-
    Il tono era stato cauto, che non aveva voglia di tornare ad essere mira delle frecciate della ragazza.
    -Io avevo in mente di allenarmi a lanciare qualche incantesimo, se tu vuoi startene per i fatti tuoi… insomma, non dobbiamo parlare per forza.-
    Cosa comunque molto probabile visto che quando si concentrava non era sicuramente uno dalla parlantina facile. Le rivolse uno sguardo tranquillo, come a dire di fare come voleva. Non si sarebbe sicuramente sorpreso davanti ad un no secco, e le sue aspettative non erano granché alte.
    A quel punto tornò a concentrarsi sul far apparire la sala. Cercò di focalizzarsi sul suo obiettivo, pensando agli incantesimi che voleva provare a lanciare. Era in un luogo aperto, spazioso, adatto per ignorarsi senza incontrare problemi di spazio.
    Si chiese se la Stanza avrebbe seguito anche i desideri della ragazza e che luogo sarebbe nato dall’unione delle loro fantasie, se Choe avesse accettato. Camminò tre volte davanti alla parete e dopo un paio di tentativi la porta comparve.
    -Ah, finalmente.-
    Disse con un tono tra il sollevato e lo spazientito, mentre ringraziava mentalmente la Stanza delle Necessità. A quel punto avrebbe aspettato la risposta della ragazza, per poi varcare la soglia e lasciarsi il castello alle spalle per un po’ di tempo.

    Eunjoo Choe
     
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    Fu presa alla sprovvista da quella confessione estremamente intima che il Corvonero le fece, ché non si aspettava certo di ricevere, non avendo l'uno con l'altra quel grado di confidenza che li avrebbe messi a proprio agio nello scambiarsi delle dichiarazioni del genere: d'altra parte, essendo che aveva il suo stesso stato d'animo, ovvero un magone tale da tentarla di aprirsi persino con gli estranei nello sforzo di liberarsi un minimo di quella cappa di tristezza che l'avvolgeva e la soffocava, poté più o meno immaginare che quello di Elliott fosse la lieve traccia di uno sfogo di qualcosa che si teneva forse dentro da troppo tempo, proprio come stava capitando a lei.

    Mi dispiace.

    Disse solo, a voce bassa, e non mentiva: la coreana stessa aveva il cuore spezzato in mille pezzi, per una storia forse non così lunga da giustificare quella completa perdita di senno e punti cardinali della sua vita, ma in cui aveva investito tanto, si era immaginata altrettanto e ancora di più, fino a delinearsi persino un futuro tra le mani che poi, riaprendole, si era rivelato null'altro che polvere.
    Dovendo ricollocare tutte le sue certezze, permaneva in un senso di smarrimento totale, e seppure magari il Bailey stesse soffrendo per qualcosa di simile, o per altro che differiva in alcuni particolari, non se la sarebbe sentita di minimizzare il suo dolore, come non avrebbe voluto che lo facessero col suo.

    No, va bene.

    Biascicò colta nuovamente di sorpresa, che certo non si aspettava l'invito ad entrare insieme, a meno che il ragazzo non si fosse sentito in obbligo di farlo, per troppa educazione: mentre ragionava su se fosse stato meglio che andasse lui per primo, e poi aspettare di far aprire la Stanza su un altro panorama, la porta a lungo ricercata si mostrò ai loro occhi, al che Eunjoo si affrettò a fare qualche passo indietro perché i suoi pensieri non inquinassero il luogo scelto da Elliott.
    Ne aveva una paura terribile, l'avrebbe avuta anche se fosse stata sola, figurarsi se v'era spettatore qualcun altro: non aveva idea di come la Stanza delle Necessità li avrebbe trattati, modellati, rappresentati e fatti apparire, o se avessero dato fin troppi indizi al Corvonero perché si accorgesse che qualcosa non andava, oltre all'atteggiamento mesto in cui sembrava essere vittima.
    Forse qualcosa scappò comunque dal suo controllo, ma non se ne accorse quando con qualche esitazione attraversò l'uscio per muovere i primi passi su quel campo.

    Sei sicuro di volermi qui?

    Gli chiese infine, ancora frastornata dal fatto che lui non avesse scelto una scusa per liberarsi di lei in fretta, e ne avrebbe avuto ben donde, dato come erano stati i rapporti anche recenti tra di loro.

    Se vuoi posso provare a pararli.

    Per qualche motivo, non le sembrava giusto appartarsi da tutt'altra parte e fare le sue cose, non quando ormai si erano ritrovati insieme, e condividevano persino, anche se senza saperlo, una sofferenza che li rendeva più simili di quanto non fossero mai stati prima d'ora.
     
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    Quel che non si aspettava dalla sua battuta, era una risposta seria. Per qualche attimo si sentì scoperto, e il suo sguardò tornò a guardare i mattoni. Si chiese però che cosa avesse spinto Eunjoo a rispondergli in quel modo. Si ricordò della serata di Natale, di lei e Greengrass che sparivano dietro ad una tenda, e di come si era infuriata in Biblioteca quando aveva tirato fuori l’argomento. Si domandò se non fosse accaduto altro nel mentre, e se di che tipo di rapporto fosse il loro. Probabilmente diverso da quello che avevano lui e Setoshi, ma qualcosa gli suggeriva che Gideon fosse capace di fare molto più male del suo compagno corvonero. Era certo che Setoshi non avrebbe mai tirato una mazzata a nessuno, ad esempio. Non che pensasse che avesse tirato una mazzata anche a Eunjoo, ma la mossa alla partita di Quidditch era stata piuttosto subdola e meschina.
    -Anche a me dispiace.-
    Il tono era stato sincero. Avrebbe inteso da sé se dispiaciuto per lei, o per se stesso, ma la verità era che lo era un po’ per entrambi; non avrebbe saputo nemmeno spiegare il perché, visto che non sapeva effettivamente fino a quanto le sue ipotesi potevano dirsi corrette. Poteva anche essere qualcos’altro a rendere triste la ragazza, o comunque meno spigliata del solito.
    -Ma passerà. Mi troverò un'altra ragazza immaginaria e un nuovo migliore amico invisibile.-
    Aggiunse con un mezzo sorriso, ricordando i veri soggetti di quel discorso. Sarebbe passato anche quel periodo, ne era convinto. D’altra parte non poteva essere peggio di quanto gli era accaduto da quando era entrato a far parte della comunità magica.
    Entrati nella Stanza delle Necessità davanti a lui c’era il grande spazio che si era immaginato. Sembravano, a dire la verità, le rovine di Tantallon Castle, solo che nel centro di quella che sarebbe stata la sala principale c’era il campo d’allenamento: una manciata di manichini erano immobili pronti ad essere colpiti. Dall’alto arrivava una grande quantità di luce, visto che non c’erano soffitti e tutto intorno erano cresciuti alberi ed edera. In fondo c’era anche qualche divanetto, una libreria e immaginava che anche al di fuori delle rovine ci sarebbe stato lo spazio necessario per farsi una lunga e riflessiva passeggiata. La domanda di Eunjoo lo fece girare con un sorriso leggero.
    -Certo che sono sicuro.-
    Rispose con tono convinto; aveva avuto tutto il tempo e le occasioni per lasciarla nel corridoio.
    -Mi sembra un’ottima idea… se vuoi possiamo alternarci.-
    Oltre che saper lanciare gli incantesimi, era buona cosa a suo parere imparare anche a difendersi ed incassare. Non era così poco umile, o stupido, da pensare di non poter incontrare avversari più forti di lui, perciò accettò di buon grado la proposta della compagna.
    -Se non ti dispiace intanto provo qualche incantesimo sui manichini…non posso lanciarli a te.-
    Perché se fossero riusciti, non aveva idea di come avrebbero colpito effettivamente la ragazza e non voleva rischiare di farle male seriamente. Cominciò ad incamminarsi il quadrato di pietra al centro della rovina. Sul pavimento c’era una grossa quantità di muschio, fiori e fili d’erba che si erano fatti spazio tra le mattonelle, e ora che lo notava, di sottofondo il cinguettio di uccellini copriva qualsiasi altro rumore.
    Arrivato ad un paio di metri di distanza da uno dei manichini, gli puntò la bacchetta contro. Si concentrò sul primo incantesimo che voleva provare a lanciare: Incarceramus. Se tutto fosse andato come previsto, il fantoccio si sarebbe ritrovato circondato da corde striscianti e che si sarebbero strette intorno a lui ad ogni movimento.
    -Incarceramus!-
    Vide le funi spuntare dalla punta della sua bacchetta, chiara come il Larice di cui era fatta, e andare dritte contro il suo avversario inanimato, attorcigliandosi con uno schiocco. Trasportato da quel primo tentativo andato perfettamente, si girò entusiasta verso Eunjoo.
    -Ma hai visto che figata?!-
    Disse, con un'espressione eccitata e soddisfatta che dubitava la grifondoro gli avesse mai visto in faccia. Il manichino aveva cominciato a muoversi e le corde non facevano altro che stringersi sempre di più.
    -Se vuoi ci scaldiamo un attimo e poi cominciamo a lanciare e parare a turno.-
    Aggiunse, fremente di provare altri incantesimi.

    Eunjoo Choe
    Incarceramus: riuscita 100% (dado qui)


    Edited by Elliott H. Bailey - 5/5/2024, 10:31
     
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    Magari saranno meglio.

    Non poté dirgli molto riguardo la sua vecchia ragazza immaginaria e il miglior amico invisibile, ovvero con chiunque avesse rotto o chiunque lo avesse tradito o fatto un torto, se di quello si trattava: in situazioni come quelle, c'era da aggrapparsi alla speranza che sia il Corvonero che la Grifondoro avessero solo fatto esperienza di una qualche lezione di vita che avrebbe insegnato loro qualcosa utile per il loro futuro o per temprare certe parti della loro personalità, qualsiasi cosa fosse.
    Ma era una speranza vana più che altro perché, almeno nel suo caso, le sembrava fosse stata una cattiveria gratuita e basta, il fato che si fosse accanito su di lei senza un motivo particolare, senza contare che non sapeva nemmeno cosa fosse meglio per lei, figurarsi immaginarsi un giorno in cui lo avrebbe ipoteticamente incontrato.
    Avrebbe voluto chiedergli cosa fosse successo, ma temeva di essere la persona sbagliata con cui fare quel tipo di discorso, e poi aveva timore di ricevere la medesima domanda: decise quindi che non avrebbe indagato oltre, a meno che non fosse stato per iniziativa di Elliott stesso, quindi si limitò a seguirlo nella Stanza delle Necessità ed ascoltare il modo in cui avrebbe voluto impostare quella specie di allenamento, anche se non si sentiva chissà quanto piena di energie per dare il massimo.

    Bravo. L'ho imparato anche io questo incantesimo.

    Annuì colpita dalla riuscita di quell'incanto abbastanza complicato e osservò le liane che andavano a strangolare il manichino con precisione chirurgica. Era effettivamente una magia molto interessante, come quasi tutte quelle offensive per cui aveva subito un fascino non indifferente - forse era vero quello che dicevano tutti, ovvero che fosse proprio fatta per diventare un Auror - e non per niente aveva provveduto ad impararla nonostante non fosse nel loro programma scolastico.
    Quando arrivò il suo turno, volle anche lei provare qualcosa di nuovo, nonostante non si sentisse propriamente in grado, e forse il suo timore venne inconsciamente assorbito dalla bacchetta che frenò a sua volta, appena provò a castarlo.

    Mobilicorpus.

    Il manichino si staccò da terra e si slanciò verso l'alto guidato dalla punta della bacchetta, ma nonostante Eunjoo cercasse di mantenere la concentrazione e il contatto visivo planò giù molto prima di quanto avrebbe desiderato, facendole serrare le labbra in segno di evidente disappunto.

    Sono chiaramente sotto tono.

    Commentò a bassa voce, osservando corrucciata il manichino caduto di lato ma in modo ben più dolce di quanto avrebbe potuto conciarlo lei se solo fosse riuscita ad eseguire la magia come aveva pianificato dall'inizio.

    Per me va bene.

    Non era sicura di poter incassare chissà quanto, in realtà, ma la prospettiva di farsi un po' male non le dispiaceva nemmeno così tanto.

    SPOILER (click to view)
    Mobilicorspus riuscita al 33%. Elliott H. Bailey
     
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