Arrendersi al Tempo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    553

    Status
    Offline
    Quel pomeriggio Celine non si era sentita bene, o almeno questo era quello che aveva detto al Professor Scamander quando si era recata alla Radura del castello, chiedendo il permesso di poter saltare la lezione di quel giorno e recuperarla in seguito.
    Non lamentava specifici dolori, quanto più un umore pessimo – persino più del solito – e un'insanabile insofferenza al petto, come di un'angoscia che non andava giù neanche coi sospiri più grossi. Madama Chips le aveva infilato strani aggeggi su per le orecchie e giù per la gola, dandole da bere intrugli disgustosi. L'aveva infine mandata a riposare in dormitorio per il resto del pomeriggio: si trattava semplicemente di stress, secondo lei, e lo stress si poteva curare soltanto con il riposo.
    Stress.
    Con gli occhi bassi e la testa china, Celine si era diretta verso la Sala Comune di Grifondoro strisciando i piedi e cercando immediatamente il riparo del suo letto e delle sue coperte: la normalità iniziava a pesare, a suo modo. La vita era tornata quella di sempre al castello, fra lezioni, scaramucce fra studenti, pozioni, incantesimi e avventure più o meno gradite. C'era però qualcosa che non era tornata al suo posto, anzi, continuava ad esistere e a pretendere di avere un posto in prima linea nella narrazione della sua vita, benché Celine cercasse in tutti i modi di ignorarla e relegarla in un angolino remoto della sua mente.
    La Grifondoro portò quindi la manica della veste verso l'alto, liberando il suo braccio dalla stretta del tessuto e mostrandosi agli occhi spenti di Celine in tutto il suo oscuro splendore, come era solita definirlo fra sé e sé: la scritta Nata Babbana non era più visibile, eppure la Grifondoro sapeva che c'era ancora. Con un polpastrello della mano sinistra, sfiorò delicatamente il lembo di pelle incriminato fino a graffiarsi con il bordo delle lettere maledette. Un brivido le passò lungo la schiena e semplicemente decise di smettere, di spegnersi e arrendersi al nulla, coprendosi fino alla fronte e lasciando che il tempo scorresse senza farne parte, rimanendo ancorata al presente finché la mente non avesse smesso di immaginare il passato.

    Venetia E. Prewett
     
    .
  2.  
    .
    Per quanto avesse tentato di aprire la porta facendo il meno rumore possibile, abbassando la maniglia di ottone così lentamente che Venetia stessa ebbe quasi l'impressione di non starsi muovendo affatto, non c'era nulla che avrebbe potuto fare per limitare lo scricchiolìo delle assi di legno del pavimento del dormitorio. Ne calpestò una appena rialzata e questa fece uno scrocchio acuto, ed il suo viso si stropicciò tutto in un'espressione dolorante. Il letto vuoto di Celine aveva infestato ogni singola notte insonne che Venetia aveva passato in seguito agli attacchi e non poteva essere più felice che la compagna fosse tornata finalmente ad Hogwarts, ma voleva davvero lasciarle il suo tempo ed i suoi spazi per riprendersi al meglio, e temeva che quella convivenza forzata delle volte potesse rendere tutto più difficile. Aveva adottato più o meno la stessa tecnica anche con Eren, ma con lui era più facile: lo vedeva solo per tutta la giornata, ma il ragazzo aveva comunque i suoi sacrosanti momenti di solitudine che lei poteva rispettare senza problemi. Con Celine era un tantino diverso.

    Scusa.

    Dichiarò rammaricata a quel cumolo di coperte che immaginò essere la ragazza, sempre nella speranza che non stesse dormendo o peggio: che l'avesse svegliata. Ovviamente aveva notato la sua assenza durante Cura delle Creature Magiche, ma quando Scamander le aveva confidato che non si sentisse troppo bene aveva solo annuito con educazione, tenendo per sé quell'orda di domande che avrebbe voluto fargli. Cos'aveva? Era successo qualcosa? Tuttavia, vedere che era davvero a letto le fece tirare un sospiro di sollievo per un breve istante. Probabilmente era solo un po' di febbre, dopotutto erano nel pieno del cambio di stagione.

    La Chips mi ha braccata per le scale. Mi ha detto di portarti queste.


    Se non avesse ricevuto risposta, avrebbe continuato a parlare con quella montagnetta sotto alle coperte anche mentre poggiava due fialette di vetro sul tavolo accanto al letto. Dovevano essere delle pozioni specifiche, pensò Venetia, che in virtù della privacy altrui non aveva fatto troppe domande all'infermiera. Il tono della sua voce era tuttavia gentile e premuroso, anche se non sapeva se stesse effettivamente parlando con qualcuno o se l'amica fosse addormentata. Solo dopo essersi liberata le mani iniziò a disfarsi dei suoi indumenti cercando di muoversi ancora lentamente. Dopo aver sfilato la toga appese la borsa e la sciarpa dai colori scarlatti alla colonna di legno del suo baldacchino, ripose i guanti di pelle nella tasca dedicata alle lezioni di Cura e poi, una volta seduta sul materasso, si tolse le scarpe alte alla Mary Jane e si sentì già più libera, ora che ai piedi aveva solo le calze lunghe fino al ginocchio. Si mise a gambe incrociate seduta sul letto e riservò un'ultima occhiata al letto di Celine, contenta che nonostante tutto non fosse più vuoto.
     
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    553

    Status
    Offline
    Celine non stava davvero cercando il sonno ma soltanto un po' di riposo mentale: per sentirsi meglio le sarebbe bastato chiudere gli occhi e la bocca soltanto per qualche minuto, allontanando dalla mente ogni pensiero e ogni tentativo di deambulare fra gli altri abitanti del castello senza cascare per terra.
    Per un po' ci riuscì, ma sapeva bene che quel dormitorio non apparteneva soltanto a lei, e che quindi in un modo o nell'altro prima o poi le sue compagne sarebbero tornate. Per lo meno, avrebbe avuto a disposizione tutta l'ora di Cura delle Creature Magiche per godere un po' di quella magica solitudine.
    Lo scricchiolio delle assi di legno, diversi minuti dopo, annunciò l'arrivo di una delle sue compagne. Provò a capire di chi potesse trattarsi a partire da quel suono, ma la voce anticipò ogni suo tentativo: era Venetia e stava cercando proprio lei.
    Celine sospirò da sotto le coperte, non tanto perché disturbata nel suo momento di silenzio, ma perché evidentemente non aveva finito di bere i disgustosi intrugli di Madama Chips. Con un gesto veloce, spinse via le coperte dal suo volto, rivelando alla compagna di essere più che sveglia.

    Grazie.

    Rispose con tono pacato, lasciando il braccio libero di indagare sul tavolino a fianco in cerca delle boccette raccomandate dall'Infermiera. Con un ennesimo sospiro annoiato, Celine si mise a forza seduta sul letto, poggiando le spalle sullo schienale di legno. Lanciò quindi un'occhiata fugace in direzione di Venezia, già seduta sul suo baldacchino.

    Te ne offrirei un sorso, ma sai com'è...

    Affermò con fare sarcastico, svitando i tappi di entrambe le boccette per prepararsi a berne un po' di ciascuna. Non le aveva riconosciute, Celine, e a dirla tutta nemmeno le importava farlo, ché se fosse finita qualche piano più giù per indigestione da Pozioni non le sarebbe affatto spiaciuto: non avrebbe detto di no a qualche altro giorno di riposo garantito.

    Alla salute.

    Mimò quindi il gesto di un brindisi, portando verso l'alto prima una e poi l'altra boccetta, dalle quali bevve con fare evidentemente disgustato.
    Si ripulì quindi la bocca con il dorso della mano, riponendo il tappo sulle boccette vuote per metà. Ancora nauseata dal sapore di quegli intrugli, Celine rimase seduta per lasciarle scorrere bene dentro al suo corpo. Poggiò quindi gli occhi su Venetia, pronta a farle una domanda per far scorrere quel tempo più facilmente.

    Come è andata la lezione?

    Di Cura, ovviamente.
     
    .
  4.  
    .
    Alla tua.

    Inutile dire che non la invidiava per niente, a testimoniarlo il labbro arricciato in un'espressione disgustata mentre guardava Celine trangugiare quegli intrugli dalla dubbia preparazione. Se non altro, le avrebbe tenuto compagnia e le avrebbe tenuto metaforicamente la manina per accompagnarla in quell'ardua impresa, che tuttavia l'altra portò a termine in tempi record.

    Di che sanno?

    Nel frattempo si era sdraiata sul materasso, la schiena dritta ed i capelli sparsi sul cuscino mentre la testa, leggermente alzata, continuava a scrutare la reazione di Celine al sapore probabilmente orrendo delle pozioni. Non era sua intenzione quella di ficcanasare, ché magari l'altra non aveva neanche voglia di condividere quei dettagli sulla sua presunta malattia con qualcuno, tuttavia era curiosa di sapere che gusto avessero quegli intrugli dal dubbio colore. Si sarebbe ben presto stesa completamente, buttando la testa sul cuscino ed alzando le braccia verso la spalliera del letto in un tentativo di rilassare i muscoli dopo una giornata piena di lezioni, e che non era ancora finita: non poteva di certo mancare alla cena.

    Oh, tutto bene. Abbiamo fatto gli Jarvey. Sono creature carine, nonostante tutto, sai? Scamander ce ne ha fatti
    899914a95a0f9a143006cb327a9c8cfe8cc39ad9
    vedere un paio e ci ha fatto sentire come parlano, ma ha dovuto rimetterli nella valigia dopo cinque minuti perché avevano preso a insultarlo.


    Al ricordo parve ridere di gusto, più che altro stava cercando di tirare un po' su il morale all'amica prima di tornare a preoccuparsi per lei. Il sorriso sul suo viso andò infatti a smorzarsi lentamente, rimanendo comunque appena accennato sulle labbra anche quando spostò il peso del corpo sul gomito per poterla guardare meglio.

    Ti ho preso i compiti, comunque. Scamander mi ha detto che non ti sentivi bene. Stai meglio?

    Domandò genericamente, ché non le andava di chiederle direttamente cosa avesse o se fosse successo qualcosa. In realtà, poteva ben immaginare che non si trattasse di una semplice febbre stagionale come aveva sperato, ed infatti le rivolse un'occhiata comprensiva, premurandosi per lei in modo silenzioso ma comunque evidente.
     
    .
3 replies since 24/4/2024, 19:06   77 views
  Share  
.