Qual è la tua magnitudine assoluta?

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    Grifondoro
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    CITAZIONE

    Vado a tentare di studiare qualcosa di astronomia stasera dopo cena.
    Ti unisci a me prima che decida di buttarmi dalla torre per disperazione?
    Ti preeeeeeeeeeeego!

    Eren




    Aveva scritto quel biglietto a Setoshi durante la cena e c’aveva tenuto che lui lo ricevesse e pure in fretta, quindi come suo solito dopo essersi bellamente strafogato di cibo, era uscito dalla sala grande e aveva temporeggiato giusto per vedere se riusciva ad intercettarlo, ma alla fine si era mosso da solo spingendosi fino alla torre dove aveva dato appuntamento al ragazzo di Corvonero, non era nemmeno sicuro che avrebbe accettato.
    C’erano molti motivi per cui Eren aveva deciso di spingersi fino a lì quella sera di fine Aprile subito dopo cena, ma quello più importante non era di certo riprendere le ripetizioni di una delle materie in cui andava peggio, in quel momento la sua testa era decisamente altrove. A tutto pensava seriamente tranne che allo studio dell’astronomia anche se spesso quello gli serviva per cercare di concentrarsi su qualcosa che non fossero pensieri nefasti, problemi di cuore, problemi adolescenziali e non, che sembravano insormontabili.
    Tuttavia era la scusa che aveva usato per tentare di rimanere un pò da solo con il ragazzo giapponese.

    Giunto nello stesso posto in cui si erano messi a studiare già qualche mese prima, si liberò delle sue cose e le appoggiò sul pavimento. Non accese nessun flammula stavolta, limitandosi a scivolare con le spalle contro la ringhiera per avere tutto l’ambiente sotto controllo. Era diventato abbastanza paranoico e stare da solo in cima alla torre più alta del castello, non lo spaventava di certo ma era sicuramente meglio non dare le spalle al nulla o ad eventuali malintenzionati nascosti nell’ombra, dato che per ciò che aveva capito dai recenti sviluppi… quasi non era sicuro nemmeno stare in sala comune. C’erano occhi e orecchie dappertutto.

    Seduto a terra aprì il libro di astronomia sulle gambe incrociate. Indossava la divisa leggera ma ormai le temperature non erano più gelide come quelle di Dicembre.
    Ogni tanto sollevava gli occhi chiari dalle pagine giusto per indirizzarli verso l’ingresso, ogni tanto rabbrividiva un pò, ma per il resto sembrava completamente assorto nei compiti, salvo per il fatto che come segnalibro stesse usando la bacchetta, e avesse l’orecchio teso per intercettare qualunque eventuale suono non si aspettasse o gli risultasse sospetto.
    Non aveva ben chiaro cosa avrebbe detto al giapponese. Avrebbe lasciato parlare l’istinto… ma visto come si erano messe le cose non poteva fingere di non aver sentito i pettegolezzi, i sospetti degli insegnanti, le occhiate degli studenti su di sé, sui suoi amici, su Setoshi stesso, che da bravo ragazzo insospettabile era invece passato come un possibile alfiere.
    Eren dal canto suo non si fidava più di nessuno dopo ciò che gli era successo, ma se qualcosa lo aveva spinto a tentare una chiacchierata a quattr'occhi con il ragazzo di corvonero, era proprio il fatto che tra tutti gli studenti della scuola, gli sembrava impossibile che proprio lui potesse davvero essere coinvolto, e pensava lo stesso di Aiden.
    Stentava a crederci, ma doveva capirci qualcosa in più, e per un singolo istante mentre aspettava si chiese cosa potesse provare una persona innocente, accusata di gesti così vili e crudeli.
    Eren in prima persona ne sarebbe uscito distrutto davanti a delle accuse così orribili.
    Non aveva idea di come sarebbe andata la serata, ma di due cose era certo: Se Setoshi fosse apparso colpevole, era ora di dichiarargli guerra e farlo guardandolo dritto negli occhi.
    Diversamente, magari era solo un ragazzo investito in pieno da eventi in cui non c’entrava nulla ed era ora di fargli capire che Eren sarebbe stato dalla sua parte.

    Sospirò lentamente, in attesa.

    Setoshi Mirai <3
     
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    Setoshi era stato sempre in grado di tenersi lontano dai pensieri maligni dei compagni, di chi lo riteneva strano o lo additava come un tipo singolare, cui tenersi alla larga. Ma la verità era che non lo faceva con per scelta, ché a tenere le distanze non era davvero lui ma la bolla di magia e colori dentro la quale si perdeva a fantasticare per ore o anche giorni interi, interrogandosi del perché i toni della malvarosa fossero così suadenti e quelli del glicine portati per un docile torpore. Quando però quel pomeriggio era uscito dall’Aula undici, finito il proprio interrogatorio, la sua bolla era scoppiata rivelando nient’altro che una realtà fatta di una seria di sgradevoli grigi, come il topo che scappa per il sospetto, la paura, o il fumo che sfugge dalla brace appena spenta. Perché quello era diventato d’un tratto agli occhi del corpo docente e studentesco, un potenziale pericolo anziché vittima, un lupo travestito da agnello, un carnefice pronto a colpire ancora o, se non altro, qualcuno direttamente coinvolto con chi si prestava ad essere tutte queste cose mese assieme.

    No grazie, io vado alla torre: Eren mi ha chiesto una mano per Astronomia.

    Declinò l’invito degli amici a fermarsi per fare una partita a Gobbiglie, sollevato del fatto che ancora ci fosse chi voleva la sua compagnia nonostante tutto, a dispetto persino degli scrupoli che lui per primo e a lungo si era fatto al riguardo, temendo davvero che bastasse stargli accanto per diventare suo complici nonché custodi di colpe che mai si sarebbe pensato avere.

    La sua vita dipende da me.

    Continuò con fare innaturalmente serio, sventolando il grido d’aiuto formato pergamena che il compagno di Cavalli Alati-tsundere gli aveva indirizzato.
    Solo dopo aver raccolto tutto l’occorrente e preso la via delle scale, di getto, si rese conto di quanto aveva appena detto. La sua vita, già. La stessa che molti avevano iniziato a credere fosse stato lui a mettere a repentaglio, a ferire senza pietà fino condurlo fra le corsie del San Mungo.

    Asazumi nibi-iro...

    Le vide chiaramente davanti a sé, quelle sfumature di colori, tristi e spiacenti quanto i suoi occhi nel realizzare di sapersi di lì a breve da solo con Eren. Sarebbe davvero riuscito ad essergli di qualche aiuto con le stelle quando entrambi, senza volerlo, si trovavano ad avere l’uno un conto in sospeso con l’altro? E veramente voleva lui come compagno di studi, la stessa persona che adesso metà castello guardava con un misto di oscura perplessità e diffidenza?
    L’attimo prima di varcare la soglia della torre testa e stomaco parve suggerirgli sentimenti contrastanti: timore, vergogna, eppure persino tocchi di speranza e fiducia. Dopotutto era stato il compagno a chiederglielo, con la spiccata leggerezza di sempre, e nondimeno lui era riuscito ad accettarlo con la sua stessa naturalezza. Non aveva motivo di esitare, o meglio ne aveva eccome, ma in fondo non pesavano così tanto da impedirgli di fare un altro paio di passi al di là dei gradini che portavano alla Sala di Osservazione-

    Eih. - uno spento cenno della mano a fare le veci di un saluto - Sono arrivato in tempo per salvarti la vita?

    Domandò con la sua solita voce beata, smarrita eppure seria a un tempo, persino volendo incapace di contemplare la più becera delle battute o risata nei suoi toni da sogno, eppure certo da un lato che presto o tardi ci avrebbe pensato l’altro a compensarla.
     
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    Leggeva, o così sembrava. Pareva assorbito dalle righe del testo di astronomia, quando invece la sua mente cavalcava velocissima su altri lidi, altre cose, pensieri piuttosto diversi che non riusciva a cacciare via completamente dato il periodo che stava attraversando.
    Nel silenzio assoluto teneva comunque l'orecchio teso per captare qualunque variazione nell’ambiente tanto che non faticò ad intercettare i passi di Setoshi che spezzarono il silenzio.
    Lentamente levò gli occhi chiari dalle pagine del libro, puntandoli verso l’ingresso dal quale ben presto sarebbe apparsa la figura del giapponese.
    Se c’era una cosa su cui Setoshi aveva ragione, era che i colori di Eren fossero cambiati nonostante esternamente appariva quasi come il solito ragazzo che stava piano piano diventando molto alto, Eren ormai era spesso pallido perché la notte dormiva male e poco, quando andava bene si svegliava almeno tre o quattro volte, e la sua aura di fuoco si era affievolita se pur non completamente spenta... ma si era assopita ed era in attesa di quei momenti in cui avrebbe potuto tornare alla ribalta e scatenarsi più forte che mai.
    Anche la naturale brillantezza dei suoi occhi chiari prima carichi di irruenta forza vitale si era affievolita in favore di uno sguardo decisamente più serio che tuttavia non si dimostrò affatto duro o ostile nei confronti di Setoshi.

    Ehi, ciao…

    Distese le labbra nell’accenno di un sorriso mite e per rispondere alla domanda del Corvonero annuì con la convinzione e il fare greve di chi effettivamente aveva davvero valutato un tuffo dalla torre di astronomia per disperazione.

    Beh sì, arrivi appena in tempo. Stavo giusto scrivendo il mio testamento! Non ho molto da lasciare ma mi hanno insegnato ad essere generoso quindi anche quel poco che ho andrà in eredità a qualcuno…

    Sollevò un sopracciglio.

    Ti interessano i miei libri? Dubito che qualcuno dei miei amici più stretti possa desiderarli!

    Gli si rivolse comunque sempre con il tono tranquillo e amichevole che usava tutte le volte in cui si era trovato a parlare con il ragazzo di Corvonero, non aveva di certo dimenticato di aver avuto sin dal principio una buona impressione su di lui, infatti era sicuramente possibile riconoscere dell’ironia nelle sue parole anche se visti i recenti accadimenti, quel discorso poteva anche suonare un po' inquietante.

    Però, ad essere totalmente sincero… Non credevo saresti venuto sul serio fin quassù.

    Commento che fu posto con calma intanto che lo sguardo perlustrava con attenzione il volto altrui. Non gli spiegò la ragione dando per scontato che un Corvonero come Setoshi potesse arrivare da solo alle conclusioni per cui Eren dubitava di vederlo arrivare sul serio, tuttavia il Grifondoro non aveva un atteggiamento ostile nei confronti di Setoshi, anzi si dimostrava tranquillo e pacato mentre a gambe incrociate rimaneva seduto e appoggiato con la schiena contro la ringhiera della balconata.
    Lo sguardo non si allontanò nemmeno per un attimo dalla figura del ragazzo giapponese.

    Premetto: ho davvero bisogno di ripetizioni di astronomia, e piuttosto che capire da solo come calcolare la magnitudine di una stella, faccio veramente un tuffo da qui!

    Su questo non potevano esserci dubbi, Setoshi stesso aveva avuto qualche mese prima, la prova di quanto Eren fosse un caso perso e allo stesso tempo disperato sul piano dello studio dell’astronomia.

    Però… io te lo devo chiedere. Non ti sto accusando, ma te lo devo chiedere.

    Ci fu un breve momento di pausa nel suo discorso che valeva più di un prologo ben scritto. Il preludio di quanto aleggiasse nella mente di Eren e rimaneva in sospeso tra i ragazzi presenti, ancora inespresso.

    Perché gli insegnanti pensano che tu sia coinvolto nelle… cose che sono successe il 10 Marzo?

    Era vero che non c’era accusa nel tono o nel suo sguardo, ma che avesse un bisogno impellente di capire il motivo per cui si era sparsa quella voce tra gli studenti era evidente. Respirò a fondo, posando il capo contro il metallo della ringhiera. Non sembrava affatto sul chi vive, la bacchetta era ancora posata tra le pagine del libro di astronomia ed Eren non era nemmeno intenzionato a prenderla. Sul suo viso stavano passando delle ombre, svariati sentimenti tormentavano le iridi chiare dell’irlandese che premette le labbra e indirizzò poi l’attenzione visiva verso il cielo stellato. Se il ragazzo spensierato che era stato prima del 10 Marzo esisteva ancora, di certo in quel momento era impossibile da vedere.

    Onestamente non penso che tu possa aver fatto del male a qualcuno.

    Affermò in una sorta di sussurro.

    Ma se c’è qualcosa che sai su questa storia, qualunque cosa. Per favore Setoshi… dimmela.

    Tornò a guardarlo se fosse stato possibile dritto negli occhi, in silenzio ancora una volta, ed in attesa.

    Edited by Eren McCall - 2/5/2024, 14:47
     
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    Come prevedibile lo scherzo venne portato avanti dal compagno, sebbene dal suo canto Setoshi sapeva non avere le capacità né la natura necessaria per fare altrettanto, soprattutto quando ben conscio dei recenti eventi che avevano coinvolto entrambi. Da una parte Eren, vittima di un attacco che forse - spinto ancora più in là - gli sarebbe potuto costare la vita per davvero, dall’altra lui, che in qualche modo ne era stato ritenuto come “possibilmente coinvolto”, “da tenere d’occhio” o “nella rosa dei sospetti” che dir si volesse. Ormai ne aveva sentite così tante in merito, tra uno sguardo diffidente e l’altro in Sala Grande o a lezione, che a stento riusciva a togliersi ciascuna di quelle dicerie dalle orecchie. Motivo per cui, alla fine, si limitò ad accogliere con qualche mite cenno del capo la simpatia offerta gratuitamente - assieme l’ipotetica eredità formato libri - dal compagno di studi.

    Mi hai chiesto una mano in fondo, dove altro sarei potuto essere?

    Domandò con la sua imperdibile voce da sogno e un velo di innocente perplessità, ché a “essere totalmente sincero” lui, questa volta, avrebbe trovato assai più difficile credere il contrario. Quando mai si era sottratto davanti la necessità? Quando dalla linea di tiro degli Alfieri l’anno scorso e dello Schiopodo la sera di Halloween? O, persino, dalla ricerca di Mr. Rupp e la bacchetta prestata contro il Platano affinché questi non decimasse metà corpo studentesco? La risposta era mai, anche se forse avrebbe dovuto imparare a farlo visto come era andata a finire in quei casi… e soprattutto adesso.
    In considerazione proprio di questo, forse, le parole di Eren non riuscirono a placare davvero del tutto le fiamme del suo dispiacere e turbamento interiore, di un colpa che non aveva e di cui pure altri si erano sentiti in diritto di attribuirgli. Perché se glielo doveva chiedere, allora significava che in fondo ciò che era stato non contava abbastanza.

    Io-
    Io davvero non lo so.


    Scosse la testa amaramente, che ogni volta in cui doveva dare spiegazioni al riguardo gli sembrava che il suo intero corpo assumesse una magnitudine di gran lunga superiore a quella delle stelle che il compagno cercava di calcolare.

    So che posso apparire un po’ distratto e sovrappensiero il più delle volte...

    Anche perché spesso lo era, a onor del vero. Jude stessa e diversi studenti glielo avevano fatto notare in più di un’occasione, ma realmente non credeva sarebbe potuto diventare un problema fino a tal punto.

    Ci vuole tempo per capirmi, e spesso le persone non ne hanno.

    Sospirò etereo avvicinandosi al parapetto della torre e, suo malgrado, facendo un enorme sforzo per alzare lo sguardo da terra verso Eren prima e la volta celeste poi.

    Credimi se ti dico che, che vorrei davvero saperne qualcosa o conoscere qualcuno dei responsabili.
    Ma, al momento, l’unica cosa che conosco
    – e che vedeva innanzi a sé da diversi giorni – è l’Asazumi nibi-iro.

    Un particolare grigio opaco di cui lasciò involontariamente tingersi una larga ciocca di capelli e, assieme, anche una parte degli occhi fissi sulle stelle lassù, in notti come quelle più lontane che mai.
     
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