Felix Felicis ~ Harry Potter GdR

Posts written by Anthony White

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    Role conclusa qui
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    Non aspettare troppo a chiamarmi però, altrimenti la Riserva me la faccio da solo.

    Gli fece l’occhiolino, con tono evidentemente scherzoso, mandando giù in un sol sorso il bicchierino di brandy. Il forte sapore dell’alcol e la nota del brandy gli fecero strizzare entrambe le palpebre, che chiuse rapidamente come gesto di riflesso, mentre poggiava il bicchiere sul bancone con un tonfo sordo. Quasi aveva rischiato di romperlo, ma anche in quel caso non ci sarebbe stato alcun dramma, che in quel mondo gran parte dei problemi di natura pratica si risolveva con un solo movimento di bacchetta.
    Sorrise a Kristofer, sinceramente contento di aver tirato fuori dal vaso dei ricordi i bei momenti passati al Castello e i loro progetti per il futuro. Sebbene ci fosse una differenza di età e non avessero frequentato Hogwarts durante lo stesso esatto periodo, Anthony aveva trovato un Kristofer una persona amica, un personaggio aperto e leale, che ispirava fiducia, vuoi per le voci che da sempre giravano sul suo conto, vuoi per l’aspetto da grande gigante buono.

    Ti aspetto per la prossima volta, quando vorrai parlarmi di progetti più concreti. Ci conto, eh!

    Gli puntò il dito indice contro, come fosse un monito, ma accompagnando il tutto col suo solito sorriso. I due Tassorosso avevano preso sì un impegno reciproco, ma certo non sarebbe cascato il mondo se qualcuno dei due avesse cambiato idea da lì a qualche anno. Non c’era nessuna carta firmata, anche se reputava che un patto con un amico valeva più di mille scartoffie da compilare per ufficializzare il tutto. Che quello fosse il loro primo passo verso la realizzazione del loro più grande sogno? Soltanto il tempo avrebbe potuto stabilirlo. Fino a quel momento lì, Anthony avrebbe continuato a svolgere tranquillamente il suo lavoro da Locandiere al Paiolo Magico, conoscendo sempre più persone con cui interagire. Da quel giorno avrebbe visto gli altri sotto un’altra luce, come clienti, sempre, ma anche come potenziali visitatori della nuova riserva. Chissà, magari sarebbe pure riuscito a trovare qualche altra anima disposta ad aiutarli nel loro grande progetto.

    Ciao bello!

    Si allungò verso il bancone per raggiungere con la mano il muso del cane per accarezzarlo e dargli poi un buffetto sulla testa.

    Contaci, Gigaarder. Alla prossima!

    Diede una vigorosa stretta di mano al nuovo amico, salutando infine con un cenno della mano, per poi aprirgli la porta del retrobottega con un gesto aggraziato della bottega, così che potesse uscire con facilità per sbrigare le altre commissioni della giornata.
    Anthony, d’altro canto, ripose il libro di Magizoologia su un ripiano del bancone, custodendolo gelosamente come fosse il suo tesoro più prezioso, e riprese a dedicarsi alla sua attività con un sogno più concreto ad allietare i suoi pensieri e scacciare via le preoccupazioni per un futuro incerto.

    Role conclusa

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    Non capitava spesso, ad Anthony, di riuscire a ritagliarsi dei momenti per sé. Il lavoro da Locandiere al Paiolo Magico lo teneva abbastanza impegnato, e arrivava inevitabilmente a fine giornata con una grande stanchezza e il desiderio di piombare sul letto senza dare conto a nessun altro. L’interazione coi clienti, l’uso continuo di incantesimi e lo stare sempre attenti ai tavoli erano tutte attività stancanti che portavano via ogni riserva di energia.
    Quella sera, tuttavia, il buon Tom, proprietario del Paiolo, aveva deciso di dargli la giornata libera. Non c’erano degli eventi particolari al Paiolo per la serata di Halloween, motivo per cui probabilmente avrebbero avuto molto meno clienti del solito. La concorrenza, invece, aveva pensato bene di organizzare un evento ad hoc pensato giusto per intrattenere i maghi e le streghe durante la notte più spaventosa dell’anno. I Tre Manici di Scopa era un locale situato a Hogsmeade, vicino il castello di Hogwarts, nel quale aveva speso gran parte dei suoi momenti durante le gite al villaggio magico quando era ancora uno studente. Le Burrobirre che aveva preso durante quel periodo non riuscivano a contarsi sul palmo di una sola mano, e neanche il numero di ragazzi e ragazze con cui aveva avuto diversi scambi di battute, alle volte finiti pietosamente, delle altre andati in porto.
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    Per l’occasione, visto che si trattava comunque della notte di Halloween, Anthony si era vestito da simil vampiro - che originalità. Portava un lungo mantello di stoffa scura molto semplice. Una camicetta, anch’essa nera, aveva l’attaccatura dei bottoni giusto sotto il petto, lasciando questo scoperto. Dei pantaloni grigi a vita alta dal tessuto morbido evidenziavano le curve dei glutei, e cadevano sulle caviglie senza risvolti. A completare l’abbigliamento “sobrio, ma non troppo”, un paio di polacchini in camoscio scuro. Il viso era truccato con giusto un tocco di fard per renderlo più pallido, con del sangue finto che gli scivolava da un angolo delle labbra.
    Fece il suo ingresso ai Tre Manici col la sua tipica camminata spavalda e, sicuro di sé, sfoggiò il suo miglior sorriso prima di varcare la soglia del locale.

    Non hanno badato a spese qui.

    Era risaputo che ai Tre Manici di Scopa tenevano di più alla pulizia del locale, che rispetto al Paiolo appariva più curato e, a suo dire, un po’ più chic per via dei tipici divanetti in pelle scura. Divanetti che, per quell’occasione, erano stati rimpiazzati da delle bare in pieno stile halloween. Tutto il locale, in effetti, era stato trasformato per celebrare la festività. I clienti non mancavano, e il suo sguardo non poté non avvistare uno dei clienti più singolari con cui avesse avuto a che fare al Paiolo. Gli occhi si posarono sulla sagoma del biondino senza nome, senza tuttavia rivolgergli parola. Com’era che si diceva? Uno sguardo valeva più di mille parole. Tra loro le parole non servivano, in realtà.
    Si diresse subito al bancone, dove poté trovare il cameriere di turno, di tutto rispetto, servire la clientela. Sollevò un dito per richiamare la sua attenzione.

    Una Burrobirra, per favore.

    Gli rivolse un sorriso, lasciando che gli occhi scivolassero sul suo attraente abbigliamento da strega, per poi darsi un’occhiata in giro per osservare tutte le varie attività organizzare e l’attrazione principale: la raffa delle zucche.

    Hai un gran bel da fare qui.

    Sapeva esattamente cosa significava gestire la clientela e al contempo assicurarsi che tutte le attività procedessero per il verso giusto. Tutti avrebbero ricordato con piacere quella serata, ma forse il locandiere un po’ meno per via del quantitativo di lavoro. Dopotutto, affinché una serata del genere potesse svolgersi nel migliore dei modi, qualcuno doveva pur faticare per tutti gli altri. Era sicuro che il locandiere dei Tre Manici non avesse bisogno della sua compassione, perciò preferì non importunarlo ulteriormente per non fargli perdere altro tempo prezioso da dedicare ai clienti. Ebbe solo un’ultima richiesta da fargli.

    Vediamo di stracciare gli altri a questa raffa delle zucche, dai.

    Chiese così implicitamente di consegnarli una zucca per partecipare all’evento più atteso della serata. La Burrobirra non lo avrebbe di certo aiutato a fare la migliore delle performance, ma non aveva voglia di evitare l’alcol solo per vincere una gara. Voleva divertirsi, tutto qui.
    Guardandosi di nuovo attorno, scorse Kristofer, un ex Tassorosso gigante buono col quale aveva avuto il grande piacere di scambiare quattro chiacchiere sul mondo delle creature magiche e la possibilità di aprire una riserva. Sollevò una mano in sua direzione, rivolgendogli un sorriso carico di entusiasmo. Si portò dunque con la schiena che dava sul bancone, dando dunque le spalle al locandiere, col quale si scusò preventivamente con un cenno della mano. L’aveva fatto per dare un’occhiata in giro. Allargò le gambe, sorseggiando la sua Burrobirra dallo speciale occhio sanguinante, osservando le prime zucche rotolare lungo la pista, alcune con dei bei tiri, altre completamente fuori strada. L’occhio cadde subito su una vampiresca presenza al bancone. Era pronto a lanciarsi.

    Lei non partecipa, milady?

    Sguardo ammiccante, sorriso appena percepibile sulle labbra, gli occhi che percorsero la figura della donna da capo a piedi. La tuta aderente che indossava non lasciava spazio all’immaginazione.

    Non vuole mica farmi concorrenza?

    Poteva esserci solo un Vampiro a mordere quella sera.
    Anthony ordina una Burrobirra e aspetta di ricevere una zucca al bancone.
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    L’improvvisa espressione seria sul volto di Kristofer lo spiazzò per qualche istante, costringendolo a fermarsi sul posto con il boccale che stava lucidando a mano, tenendolo fermo tra le due mani. Restò col fiato sospeso, ansioso di conoscere la storia del primo uomo che avesse mai cavalcato un drago. Ma quel momento durò giusto il tempo di un sorso d’acqua, ché l’ex-Tassorosso sbottò in una grassa risata.

    Me l’avevi quasi fatta!

    Accompagnò l’uomo con la sua risata, scuotendo il capo e rimettendo il boccale ben lucidato nell’apposito ripiano dove si tenevano tutti gli altri. Sebbene l’utilizzo della magia gli consentisse di lucidare più bicchieri in un colpo solo, animando spugne e stracci di ogni tipo, preferiva sempre dare l’ultima passata con le sue stesse mani. Lo faceva un po’ per tenersi impegnato con qualcosa tra le mani durante le conversazioni, un po’ perché il suo lato babbano gli faceva credere che la forza dello strofinio lucidava meglio di qualsiasi altro incantesimo. Che fosse una credenza o meno, avrebbe continuato a fare così per il resto dei suoi giorni probabilmente.
    L’uomo continuava a strappargli un sorriso dietro l’altro.

    Però sai che ti ci vedo a salire in groppa a un Erumpent?

    Un uomo dalla sua stazza poteva forse essere in grado di domare quella creatura dal corno esplosivo? Forse protetto da uno scudo magico, nel mondo dei sogni, ma sì, era possibile.
    Ascoltò col sorriso stampato sulle labbra le successive parole dell’uomo, che aveva iniziato a dargli del “lei” senza che nessuno glielo avesse chiesto, giusto perché si stava parlando di affari e dunque suonava meglio in quel modo.

    Beh, nessuno mi vieta di aprire una locanda dentro la riserva!

    Gli strizzò l’occhio, mentre quell’idea si faceva strada tra i suoi pensieri, e non suonava per niente male dopotutto. In quel modo avrebbe potuto continuare a svolgere il suo lavoro da locandiere, ma in un posticino tutto suo, e con le sue regole. Inoltre avrebbe potuto dedicarsi alla cura delle creature, che era la sua più grande passione, e in quel modo non avrebbe trascurato sé stesso e le sue volontà.
    Si disse che poteva essere qualcosa di fattibile. Lavorare dentro la riserva avrebbe potuto inoltre avvicinarlo agli studenti di Hogwarts per poter creare delle offerte ad hoc, semmai fosse nata nei pressi del villaggio magico di Hogsmeade. Un piccolo progetto nato durante una semplice conversazione con un ex compagno di scuola, ora suo cliente. Era per quello che amava il suo lavoro.

    Sai che ti dico? Offre la casa. O meglio, offro io.

    Non era mica il proprietario del Paiolo, dunque quello sarebbe andato sul suo conto. Si mise una mano sul petto, per poi muovere agilmente la bacchetta per richiamare a sé due bicchierini e versarvi dentro il brandy. Un coltello si librò in aria per raggiungere la torta e tagliarne una generosa fetta, che venne servita su un semplice piattino bianco di ceramica.

    Alla nascita della riserva!

    Augurò a Kristofer, sollevando il bicchierino di brandy in alto e aspettando che il suo compagno facesse lo stesso. Lo sguardo di Anthony cercò gli occhi dell’uomo, sorridendogli e proiettandosi con la mente già verso il futuro. Un futuro in cui poteva diventare suo socio e gestire al contempo la sua locanda dentro la riserva.
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    Taccuino di Anthony White


    Role aperte
    - Un mondo sconosciuto (Logan e Azrael)
    - Una serata piovosa (Nephele e Bróðir)
    - Di Piante e Creature pericolose (e no) (Reagan)












    Cronologia delle Role


    Quest:
    - L'Inganno d'Argento

    Lavoro:
    - Zuppa di Piselli? (Kristofer)
    - Concorrenze leali (Theodore)

    Free-role:
    - Raffa delle Zucche (Evento)

    Altro:






    Banner e Medaglie


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    Soldi spesi in locande:
    - Raffa delle Zucche: 15 G
    Totale Galeoni spesi: 15 G



    Edited by Lulu Sparks - 17/5/2023, 19:43
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    Post del/i mese/i precedenti (OFF) non accreditati:

    Mese e Anno: Novembre 2022
    Post 1: x (+65 G)
    Post 2: x (+45 G)
    Post 3: x (+30 G)
    Post 4:
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    Post 10:

    Altri Post:
    - 11:
    - 12:
    - 13:
    - 14:
    - 15:
    - Ecc.

    Totale Galeoni accumulati: 140 G

    Edited by Anthony White - 18/11/2022, 15:40
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    Ci puoi scommettere!

    Annuì con convinzione, fiero di condividere le sue passioni con un cliente. Non era la prima volta che gli capitava di fermarsi a parlare del mondo della Magizoologia con altre persone, e farlo al lavoro era davvero il massimo per lui. Stava unendo l’utile al dilettevole, ché non era raro vederlo leggere quello stesso libro che stava mostrando a Kristofer durante il suo turno di lavoro, nei tempi morti ovviamente. Lo aiutava a tenere la mente allenata, senza che la sua intelligenza fosse offuscata dalle richieste dei clienti e, letteralmente parlando, dai fumi dell’alcol. La Cura delle Creature Magiche era l’unica materia in cui aveva conosciuto l’eccellenza a Hogwarts, sebbene se la cavasse anche in Erbologia. Ricordava di aver studiato con piacere i comportamenti e le caratteristiche peculiari di ogni Creatura Magica presente nel loro mondo. E chissà se ne esistevano delle altre? Secoli e secoli di esplorazioni e viaggi nell’ignoto avevano portato diversi Magizoologi provetti a scoprire specie di creature sempre più particolari e sofisticate. In generale, Anthony era dell’idea che nessuna creatura esistente potesse essere più pericolosa di un essere umano. Bisognava imparare a rapportarvisi, sì, ma sarebbe stato comunque più facile che interagire con qualsiasi altra persona.
    Sorrise quando il gigante buono gli disse di avere un debole per le creature imponenti. Giustamente andava cercando quegli esseri viventi che potevano competere con la sua stazza, altrimenti che gusto ci sarebbe stato?

    Fammi un fischio il giorno in cui arriverai a cavalcare un Drago.

    Il tono era scherzoso, la risata sincera. Nessuno, che lui sapesse, era riuscito nel corso della storia magica a domare un Drago e cavalcarlo. Anche in quel caso, c’erano razze diverse di Draghi, alcuni più docili di altri, ma in generale non era mai successo che un mago o una strega riuscisse persino a stare in groppa a un Drago e domarlo con la sola forza di volontà. Certo, la distruzione del tetto della Gringott era avvenuta per mezzo di un Ironbelly Ucraino cavalcato dal trio di maghi più celebre del loro mondo, ma anche in quel caso si era più trattato di un colpo di fortuna piuttosto che di un vero e proprio controllo della creatura. Dubitava che qualcuno ci sarebbe mai riuscito, a dirla tutta.

    Certo, se non si trova l’habitat ideale per ogni creatura, diventerebbe difficile gestire una riserva.

    Una riserva era uno spazio confinato nel quale le creature potevano girare liberamente, ma occorreva rispettare le loro esigenze e le loro abitudini. Non si sarebbe mai sognato di tenere un Ippogrifo in una grotta o un Avvincino in un acquario ristretto. Occorreva dar loro il giusto spazio, tutto il necessario affinché non crescessero in cattività e morissero prima del loro tempo.

    Sai che non è una cattiva idea? Saresti già al riparo da eventuali vagabondi babbani, in più potresti organizzare delle gite fuoriporta per gli studenti! Oh, quanto avrei voluto visitare una riserva mentre ero studente…

    C’erano tante cose che avrebbe voluto fare quando era ancora uno studente. In quegli anni i pensieri erano più leggeri, ma le sensazioni erano amplificate di almeno dieci volte per via della tempesta ormonale. Si rifletteva di meno e si viveva di più: si viveva solo e unicamente nel presente, e non c’era cosa più bella.

    Beh, quando aprirai la Riserva, non esitare a chiamarmi. Sai dove trovarmi… – e lì si avvicinò all’omone, chinandosi col busto sul bancone e abbassando il tono della voce – Sia mai io cambi idea su questo posto e venga a darti una mano.

    Gli fece l’occhiolino, raddrizzandosi nuovamente sulla schiena.

    Gradisci un dessert o qualcos’altro da bere? Abbiamo dei muffin al cioccolato, del pudding, torta di mele o di carote…

    Arricciò il labbro inferiore, ponendo i palmi delle mani verso l’alto, in attesa di ricevere il prossimo ordine, nel caso ci fosse stato, senza tuttavia fare in modo che il cliente si sentisse obbligato. Lungi da lui costringere i suoi clienti a consumare altre bevande o pietanze.
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    Il gioco tra i due baldi giovani andava avanti indisturbato. Solo di tanto in tanto Anthony si ricordava che era ancora suo compito quello di servire i tavoli e assicurarsi che la serata stesse passando nel migliori dei modi per gli altri clienti. L’altro suo collega, anch’egli di turno, gli lanciava delle occhiate piene di dissenso e disapprovazione, chissà se per il fatto di non star lavorando o per esprimere un’opinione personale sul ragazzo col quale ci stava provando, come se potesse avere di meglio. Ma come si diceva sempre, non era bello ciò che era bello, ma era bello ciò che piaceva.

    Oh… capisco.

    Annuì lentamente, col mezzo sorriso ancora stampato sulle labbra. Capiva che il ragazzo parlava ebraico, forse, oppure era la sola parola che conosceva e voleva passare per un uomo colto e preparato? Capiva che si sentiva forse un po’ poeta, elargendo massime sull’insignificanza dei nomi e di tutto ciò che poteva essere frivolo in quel mondo. Frivolo era anche quel loro gioco, che per lui non era altro che un passatempo, l’ennesima prova alla quale sottoporsi, un modo come un altro per spezzare la monotonia dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro. Ma c’era forse dell’altro? Che ci fosse o meno, Anthony non se ne sarebbe accorto così facilmente. Non dava quasi mai ascolto ai propri sentimenti, e se ci fosse stato qualcosa che cresceva dentro di lui, probabilmente se ne sarebbe accorto troppo tardi, quando la porta del Paiolo si sarebbe richiusa per un’ultima volta col biondo di quei capelli che scomparivano insieme a tutto il resto.
    Ma l’Innominato accettò di partecipare al gioco, e ne fu lieto, almeno si erano trovati qualcosa da fare che non fosse punzecchiarsi a vicenda. O meglio, avrebbero continuato a farlo, ma erano riusciti a dare un contesto a quel gioco di azzardo. C’era chi preferiva giocare a carte o puntare su un numero della roulette. Lui, invece, scommetteva sul cuore e sui desideri degli altri.
    Ascoltò con un certo interesse le teorie del ragazzo sulla sua persona, arrivando a finire il suo boccale di Burrobirra* giusto quando finì di parlare. Poggiò il bicchiere sul tavolo con decisione, senza tuttavia distogliere lo sguardo dagli occhi dell’altro.

    Hai azzeccato… o forse no.

    Si strinse tra le spalle, senza dargli una risposta certa, ché il gioco non era ancora finito, e correggere o svelare la verità all’altro avrebbe solo rovinato l’atmosfera.

    Giusto o sbagliato, è comunque la prima impressione che ci facciamo quella che conta. Tutto il resto è fuffa. Vedimi come preferisci, non sarò io a farti cambiare idea.

    C’era una mezza verità dietro le sue parole, perché la società si basava spesso su pregiudizi e stereotipi, e spesso e volentieri ci si basava solo sulle prime impressioni, piuttosto che mostrare pazienza e conoscere pian piano ogni sfaccettatura di quella persona. Quel mondo correva troppo veloce per lasciar tempo al tempo e lasciare che le persone imparassero a conoscersi.
    Dopo un breve momento di silenzio passato a squadrarlo dalla testa ai piedi, il verdetto non tardò ad arrivare.

    Tu sei un appassionato di cultura, o ti professi tale. Probabilmente l’chaim è l’unica parola che conosci in ebraico, il tuo abbigliamento indica che vuoi sicuramente distinguerti dalla massa, e sai come riuscirci. Usi profumi dolci, la mattina non fai colazione. Ti piace essere guardato e ti piace far nascere il dubbio nel cuore delle persone. O sei figlio unico, oppure sei il più piccolo dei fratelli.

    Probabilmente non ne aveva azzeccata neanche mezza, ma lo scopo del gioco era anche quello di costruirsi a vicenda senza avere peli sulla lingua. Era quello il modo in cui lo vedeva dopo letteralmente dieci minuti di conversazione, il tempo di una Burrobirra.
    Con la coda dell’occhio vide un cliente che si stava avvicinando alla cassa per pagare, mentre l’altro collega era impegnato a servire un altro tavolo.

    Ops, pare abbiano bisogno di me.

    Si allontanò rapidamente, alzandosi dalla sedia e dirigendosi alla cassa dando le spalle al giovane biondino. Sollevò le maniche della camicia bianca che indossava, rivolgendo il suo tipico sorriso cordiale al cliente di turno per ricevere un bel gruzzolo di Galeoni. Dopo un breve scambio di battute e le tipiche domande su come si fosse trovato, lo congedò rapidamente.

    Grazie e buona serata!

    Registrò l’operazione e mise al sicuro i Galeoni, voltandosi nuovamente verso il suo tavolo per tornare dal biondino. Lo avrebbe trovato ancora lì ad aspettarlo?

    [Role chiusa]



    Edited by Anthony White - 23/3/2023, 14:14
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    E chiamai con gran furore

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    E poi "hop!", verso nuovi lidi

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    Durante i suoi anni a Hogwarts, in piena tempesta ormonale, Anthony era stato definito come uno sciupafemmine – o sciupamaschi, che dir si voglia. Flirtare era qualcosa che gli veniva naturale con le persone che destavano il suo interesse. Per lui non era altro che un giochino per tenersi impegnato quando la noia prendeva il sopravvento, o quando, in quel caso, il carico di lavoro al Paiolo era meno pesante dell’usuale. Non era la prima volta che ci provava con un cliente, e non sarebbe stata nemmeno l’ultima. I suoi colleghi lo conoscevano anche per questo, e di tanto in tanto si giocavano persino delle scommesse per puntare sulla prossima vittima.
    Giocare a quel gioco di corteggiamenti velati e cose non dette era il suo passatempo preferito. Era come una danza di fronte una giuria, in cui ogni movimento doveva essere svolto alla perfezione per non destare sospetto. Il minimo passo falso e si sarebbe trovato fuori dai giochi. Talvolta aveva fortuna, altre volte cadeva rovinosamente e doveva salvare il salvabile, inventandosi magari un impegno dell’ultimo secondo – il che era facilissimo al suo posto di lavoro. Un cliente che richiamava l’attenzione del locandiere, o semplicemente qualcuno che doveva pagare, o ancora il dover mettere a posto un tavolo che era appena stato abbandonato. Non aveva bisogno di particolari scuse per congedarsi e dirsi che avrebbe potuto riprovare un’altra volta.

    Che lingua era?

    Ignorò la frecciatina provocatoria che gli aveva lanciato, continuando a sorseggiare la Burrobirra per poi leccarsi i baffi. Un movimento lento, preciso e sensuale come in un lento, il tipo di danza che stavano ballando in quel momento.
    Era risaputo che i Locandieri fossero a conoscenza di informazioni che dovevano essere ipoteticamente riservate, ma le loro orecchie non potevano fare a meno di distinguere le voci nel brusio generale per cogliere quelle più importanti. Era una dote innata di qualsiasi Locandiere, che non doveva farsi distrarre o travolgere dall’ondata di clienti e del vocio che si portavano dietro. Effettivamente poteva passare per bugiardo o per una spia, dal momento che era a conoscenza di qualcosa, ma non sarebbe stato così semplice strappargli quelle informazioni. Dopotutto si trattava sempre di clienti fedeli, come in una sorta di confessione al parroco di paese, e lui finiva per essere il custode dei loro peccati o dei loro segreti più reconditi. Chissà quali erano quelli del ragazzo misterioso che, per tutta risposta, non si era nemmeno presentato. Voleva restare in incognito per non destare sospetti, mossa astuta, che lo rendeva ancora più appetibile.

    Se ci si dicesse tutto subito, sarebbe una noia mortale. Dico bene, Mr. Innominato?

    Il biondino era stato il primo a nascondergli il suo nome, motivo per cui non vedeva ragione alcuna per rivelargli qualcosa su di lui o su ciò che si diceva in giro.
    Le labbra di Anthony si incurvarono in un sorrisetto provocatorio e malizioso, mentre mandava giù un altro sorso di Burrobirra.

    Giochiamo. – Adagiò il suo bicchiere mezzo pieno sul tavolo, posando lo sguardo nuovamente sugli occhi del giovaneIo ti dico chi sei, tu mi dici chi sono. Inizi tu.
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    Non penso che se lo dimenticheranno facilmente!

    Rise di gusto, contento di incontrare un ex-Tassorosso lì al Paiolo. Il mondo era già piccolo di suo, e il Mondo Magico lo era ancora di più, considerando che avevano sempre vissuto all’ombra della comunità babbana e i posti da frequentare per loro potevano contarsi sul palmo di una mano. A parte Diagon Alley e Hogsmeade, esistevano alcuni altri piccoli villaggi magici al riparo da sguardi indiscreti, e il ministero stava facendo di tutto per proteggerne l’integrità, rinforzando eventualmente gli Incantesimi di Protezione e Camuffamento applicati nelle zone dove sorgevano le abitazioni dei maghi. Difficilmente un babbano sarebbe passato da quelle parti, ma nel caso questo fosse successo, loro dovevano essere pronti a nascondersi. Ora che la loro copertura era saltata, c’era da aspettarsi che i Babbani organizzassero delle vere e proprie task force atte a localizzare i luoghi magici, ed eventualmente isolarli o, peggio ancora, distruggerli. Il Felix-Gate aveva sconvolto l’intero mondo, magico e non, e adesso tutti avrebbero dovuto subirne le conseguenze. Lui, Mezzosangue di nascita, si trovava un po’ tra i due mondi, indeciso se rivelarsi anche ai suoi amici babbani o lasciar che tutto scorresse come se niente fosse. In un modo o nell’altro forse l’avrebbero scoperto da soli, soprattutto per via del lavoro che svolgeva, ma anche il Paiolo era dotato delle sue difese magiche, e difficilmente un babbano sarebbe riuscito ad entrare.

    Ah, allora ce l’hai un nome! – disse con tono scherzoso, allungando la mano verso quella molto più grande dell’uomo per stringerla con vigore – Anthony White, è un grande piacere fare finalmente la tua conoscenza.

    Fu sollevato dal fatto che Kristofer non lavorasse al Ministero. In effetti un omone come lui avrebbe trovato non poche difficoltà a muoversi all’interno della mandria inferocita di gente che ogni mattina andava a intasare i bagni pubblici o le cabine telefoniche di mezza città. Chiunque sarebbe riuscito a distinguerlo in mezzo alla massa di gente che occupava l’intero corridoio dell’Atrium per sbrigare le mansioni più disparate: firmare documenti, fare il test per essere inserito in una delle Categorie Magiche, o ancora essere interrogato o testimoniare al Wizengamot. Ma tutto ciò, ai suoi occhi, non era che fuffa, una serie di cose inutili che non gli insegnavano certo come godersi la vita, quanto piuttosto come perdere il poco tempo che avevano su quella terra.

    Lieto di sentirtelo dire, la penso esattamente allo stesso modo. Perciò, eccomi qui.

    Allargò le braccia, come per mettersi in mostra, per poi portare la straccio sopra la spalla e tirare su le maniche della camicia bianca che indossava. Fece vagare lo sguardo per il locale giusto per qualche istante, assicurandosi che nessuno ai tavoli avesse bisogno del suo intervento.
    Anthony ascoltò le successive parole di Kristofer con un sorriso sincero stampato in volto. Era impossibile non essere amico di un Tassorosso, ed era fiero di esserlo stato. Manteneva ancora i contatti con numerosi suoi compagni, coi quali aveva condiviso tantissimi momenti insieme. Erano sempre stati un gruppo coeso, ed era inevitabile rimpiangere quei giorni in cui il problema più grande era il fatto che per cena non fosse stato servito il dessert.
    Gli si illuminarono gli occhi quando l’uomo gli rivelò che aveva intenzione di aprire una riserva tutta sua. Era sicuramente un’idea ambiziosa, ma non poteva che augurargli il meglio per quell’impresa. Dopo averlo lasciato parlare, gli lasciò il tempo necessario per finire il suo pasto e gli fece cenno di aspettare, dandogli le spalle per qualche momento per allontanarsi nel retrobottega. Qui prese un libro sulle Creature Magiche che aveva preso qualche giorno prima al Ghirigoro durante una pausa dal lavoro. Il vantaggio di lavorare a Diagon Alley era anche che poteva fare una veloce capatina ai negozi della strada principale per prendere ciò che gli serviva. Il libro aveva una copertina ruvida ricoperta di scaglie di drago, e si intitolava “Guida avanzata per Magizoologi Esperti”. Conteneva tutta una serie di consigli per la cattura e la custodia di diverse Creature Magiche con varie classificazioni.
    Si presentò al bancone con questo libro in mano, facendolo cadere con un tonfo che sollevò un modesto quantitativo di polvere.

    Sembra che abbiamo degli interessi in comune.

    Ma se il buon Kristofer Gaarder aveva deciso subito di diventare un Magizoologo, per Anthony quella era più una passione. Puntava anche lui a diventare un esperto di Creature Magiche, e non per altro apparteneva proprio alla Categoria Animus, ma aveva ancora bisogno di un po’ di tempo per carburare e capire veramente quali fossero le sue intenzioni. Aveva tutta una vita per lavorare, tanto valeva pensarci su per bene. Era sicuro che un giorno si sarebbe stancato di fare il Locandiere, ma non era quello il giorno.

    Possiedi già qualche Creatura? Oltre al tuo fedelissimo amico a quattro zampe che ha davvero gradito il pasto.

    Rivolse un sorriso a Loki, allungando un braccio per arrivare ad accarezzare la testa del cane e fargli giusto qualche grattino, prima di agitare la bacchetta per sostituire il piatto ormai vuoto con un ciotola piena d’acqua.

    E hai già pensato a dove creare questa riserva? Era già difficile prima del Felix-Gate, non oso immaginare adesso…

    Tirò un sospiro, chiedendosi che direzione avrebbe preso la comunità magica, e se “comunità” poteva ancora chiamarsi, dato che al suo interno iniziavano a crearsi delle spaccature tra chi era per l’integrazione coi babbani, e chi ambiva a una guerra fratricida dalle proporzioni spaventose.
  13. .
    Non era la prima volta che qualche sua vecchia conoscenza di presentasse al Paiolo Magico. Dopotutto quello era uno dei locali più famosi e iconici del mondo magico londinese, e ogni giorno c’era sempre qualche volto nuovo che faceva capolino dalla soglia di ingresso, pronto a immergersi in quella caratteristica atmosfera rustica. L’arredamento del locale in questione, infatti, non era mai stato un granché, ma il proprietario non si era mai prodigato per fare qualche lavoro di restauro o di rinnovamento. Anthony si trovava bene, era stata una sua scelta quella di lavorare lì, in attesa di un futuro più roseo e con meno preoccupazioni. Il Paiolo era un punto di partenza ideale per chi aveva smarrito la via o per chi, come lui, aveva semplicemente bisogno di una lunga pausa per riordinare i pensieri e capire veramente cosa voleva fare della sua vita.

    Oh, lavori al Ministero? Di cosa ti occupi?

    Anthony non si faceva mai problemi a dare del “tu” ai suoi clienti, a meno che questi non gli chiedessero esplicitamente di mantenere le formalità, oppure avessero un’aria così importante che era lui stesso a dare del “lei”. Ma di solito i clienti del Paiolo erano persone tranquille.
    L’ufficio di Regolazione e Controllo delle Creature Magiche era il posto nel quale sua madre lo aveva costretto a candidarsi per trovare lavoro. Ma lui non aveva dato ascolto alle parole di una strega premurosa che voleva solo il bene del proprio figlio. Una carriera al Ministero della Magia garantiva sì una certa stabilità economica e meno rogne, ma sentiva che non faceva davvero per lui. Come si poteva essere Magizoologi se si viveva rinchiusi tra le quattro mura di un ufficio e le Creature si vedevano soltanto stampati sulla carta di fascicoli da compilare e schedare? Chissà, magari il grande gigante buono gli avrebbe fatto cambiare idea sull’immagine che lui aveva di un qualsiasi lavoro al Ministero.
    Il barista irruppe in una fragorosa risata all’imprecazione del gigante dalla chioma rossastra, rievocando immagini di un’adolescenza ben spesa tra le mura del castello. Ciò che ricordava con più piacere erano le piccole cose, come il vocio degli studenti in riva al lago, il silenzio della Biblioteca, le partite di Quidditch e le lezioni, anche quelle più noiose, che in un modo o nell’altro sapevano sempre lasciarti qualcosa, in positivo o in negativo. Non era tanto il ricordo in sé a essere speciale, ma era il significato che vi si attribuiva a renderlo tale.

    Non proprio, anzi, non so neanche il tuo vero nome, so solo che ti chiamavamo tutti Gigaarder.

    Fece spallucce, voltandosi verso la porta della cucina per sbirciare oltre la finestrella di vetro che dava verso l’interno, lì dove il cuoco era affaccendato a preparare i due piatti richiesti dal nuovo arrivato.

    Anche io ero nei Tassorosso, ma tu eri più grande, per questo non ci siamo mai conosciuti. Forse non ti ricordi di me, ma stai certo che qualsiasi Tassorosso di quegli anni non dimenticherà mai il buon vecchio Gigaarder.

    Indirizzò un sorriso all’omone, lucidando un boccale con la pezza per poi rimetterlo al suo posto.

    Sarà pronto a breve.

    Lo avvisò dello stato dei due piatti, visto che il cuoco stava procedendo con l’impiattamento. Quando la porta della cucina si aprì, i fumi della carne appena cotta si diffusero nella zona vicino al bancone, inebriando tutti i presenti del tipico aroma pungente. Si prodigò lui stesso a condire la bistecca di maiale con dell’olio, un goccio di limone e un pizzico di origano, lasciando che fosse Gigaarder a mettere il sale, ché i clienti avevano tutti gusti differenti. Fece levitare il piatto condito verso l’uomo, insieme a un set completo di posate avvolte in un tovagliolo, il quale si spiegò delicatamente sul tavolo una volta atterrato.
    Il piatto con la salsiccia venne lasciato levitare fino al pavimento, lì dove si trovava l’amabile compagno a quattro zampe. Lui non aveva certo bisogno di posate o condimenti di vario genere.

    A voi! Buon appetito.
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    "Perfin più buono di una banana!"

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    Supercalifragilistichespiralidoso: 17
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    • Inviato il
      19/10/2022, 10:50
      Anthony White
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