San Valentino Delitt...ioso

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    San Valentino Delitt...ioso

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    Sala Grande - 14 Febbraio 2023, ore 8:30


    La Sala Grande non era mai stata stucchevole come quella mattina, tra pacchettini rossi e rosa, con candidi cuori disegnati sopra e fiocchi elaborati. Gli studenti di Hogwarts in coppia e non si erano scambiati dolci regali, dati biglietti carichi di promesse d'amore e sussurrati frasi ammalianti.
    E poi c'era pure chi aveva osservato tutto con ribrezzo o non si era minimamente interessato alla questione, pensando al Torneo di Gobbiglie o allontanando Pix, che quel giorno si era imbucato tra i tavoli per schernire gli innamorati ed era stato allontanato dalla Sala Grande dal Barone Sanguinario non appena aveva messo il naso nei pressi del tavolo di Serpeverde.

    «ELODIE SMITH, IO TI AMO!»


    Tutti si voltarono a guardare Archie Welly, uno studente di Tassorosso del secondo anno, che aveva avuto la pensata di salire sopra al tavolo dei Grifondoro per confessare il suo amore a squarciagola. Peccato che era stato messo a tacere non da un insegnante, non da un Prefetto, ma dal pugno del suo amico Peter Petty, Grifondoro del primo anno.
    Eppure fino a poco prima chiacchieravano allegramente, facendo colazione insieme ad altri tre del loro gruppetto, che ora si erano uniti alla baruffa!

    «Smettetela immediatamente!»

    Neanche il tuono da parte della Caposcuola li aveva richiamati all'ordine, ma solo la vista di Elodie Smith, che presero a seguire promettendole il loro eterno amore.

    «Ahah! Qui deve esserci lo zampino di qualcuno di voi, vero Baxter?»

    Trillò Pix fuori dalla Sala Grande.

    «E cosa nasconde sotto il mantello Carrington?
    Mmmh dal tavolo dei Corvonero Bailey, Rosenberg, Jones e Hampton hanno visto tutto, ma forse è meglio l'orecchio lungo di Foster e Wintersoul? Morgan, ti ho visto tormentare Welly, hihihi! E McDougall... no,no,no!
    Non si toccano le cose degli altri! Cooper??? McKenzie???
    Qualcosa da dichiarare, ehehe? O forse era Quincy... o Lambert? ...quello che ha origliato tutto, uohuohuoh!»


    Stanza di Detenzione - 14 Febbraio 2023, ore 9:00


    «Sono molto delusa dal comportamento di tutti voi»

    Disse la Preside McGranitt al gruppo di ragazzi raccolti nella Stanza di Detenzione.

    «Mai durante i miei anni ad Hogwarts mi sarei sognata di vedere una simile scenata.»

    Nell'aria c'era odore di guai, perdita di punti e.... punizioni.

    «Ora io non so come siete coinvolti in questa faccenda e al momento il mio interesse principale è riuscire a far somministrare un antidoto ai cinque ragazzi che hanno ingerito l'Amortentia e che sono stati confinati in Infermeria, mentre la signorina Smith mi attende nel mio ufficio»

    Spiegò.
    Questo lo avevano scoperto durante lo spostamento dalla Sala Grande, quando la Caposcuola e i Prefetti li avevano condotti lì. Robin Ridges (Corvonero, secondo anno), Colin Duchamps (Corvonero, terzo anno), Archie Welly (Tassorosso, secondo anno), Flint Fletch (Tassorosso, quarto anno) e Peter Petty (Grifondoro, primo anno) avevano ingerito dell'Amortentia e si erano improvvisamente infatuati di Elodie Smith.

    «La signorina Smith, inoltre, giura di non c'entrare nulla con questa storia e incolpa pure la signorina Anderson... Ma questo è da vedere.»

    Nella voce della Preside c'era palese delusione. Elodie Smith, del secondo anno di Grifondoro, aveva un'acerrima nemica, Rebecca Anderson del suo stesso anno, ma di Serpeverde. Questa era storia nota tra le mura del castello e quasi non si parlava che di quello negli ultimi giorni.

    «Vorrei capire se tra di voi c'è chi potrebbe averle fatto un brutto, bruttissimo scherzo, quindi appena tornerò qui se avrete il nome dell'autore di questa bravata e il motivo per cui abbia compiuto un tale atto sconsiderato sarete completamente scagionati. Altrimenti, mi dispiace dirvelo, perderete venti punti a testa e sarà prevista per tutti voi una punizione».

    Con questo, la Preside si allontanò, lasciando Gazza fuori dalla Stanza di Detenzione per sorvegliarla.

    Benvenuti all'evento di San Valentino!
    Come avete capito, siete proprio finiti nei guai! Ma avete un vantaggio, perché tutti voi ieri sera avete ricevuto un piccolo indizio per riuscire a risolvere l'enigma e scagionarvi.
    Non è necessario che risolviate in gruppo o singolarmente: giocate di strategia per guadagnare e far perdere punti casa, ma attenzione! Avete pochissimo tempo per venire a capo dell'arcano.

    Indicazioni generali:
    - Ogni PG ha a disposizione 6 post in totale (se poi ne userete meno è una scelta vostra) durante tutto l'evento
    - Non ci saranno interventi del Narratore, a meno che non compaiano altri indizi (questo starà a voi e alle vostre mosse)
    - Non è necessario rispettare dei turni (ricordate però il limite di post)
    - Prima di pubblicare il proprio 2° e 3° post è possibile richiedere un indizio nuovo, uno per post, per un totale di 2 indizi aggiuntivi durante tutto l'evento: per ottenerlo dovrete lanciare 1d20 e in caso di esito favorevole il Narratore vi invierà un MP (per essere sicuri di non perdere gli indizi, taggate pure Logan nel post del lancio dadi) *

    * Funzionamento del 1d20 e gli indizi:
    L'ottenimento dell'indizio si basa sul parametro Acume del PG. Se ad esempio un PG ha Acume pari ad 8, vuol dire che ha 8 possibilità di ricevere l'indizio e lanciando il 1d20, i risultati favorevoli per ottenere l'indizio sono 1-2-3-4-5-6-7-8.

    Scadenza primo post: 9 Febbraio compreso, resto dei turni liberi (per il momento)

    Maxwell Morgan Christian Carrington Winter Bailey Chelsea Hampton Tom Foster Celine Baxter Amélie McDougall Valerius Wintersoul Liam Cooper Jude McKenzie Joel Malakai Rosenberg Jacob Jones Parvus Quincy Loki H. Lambert


    Edited by Il Narratore • - 6/2/2023, 09:11
     
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    Le circostanze risultavano abbastanza grottesche considerando che la Corvonero di San Valentino si era perfino scordata. Ben lontana da qualsivoglia interesse o affare amoroso, molto più infantile del necessario in quel campo di attività, quella mattina si era diretta in Sala Grande senza che la sua mente facesse alcun tipo di collegamento tra la giornata in corso e quella più romantica dell'anno. Certo, le decorazioni sopra i tavoli l'avevano velocemente catapultata nel mondo reale, ma anche lì aveva cestinato il tutto con una semplice quanto efficace scrollata di spalle. Che se aveva lanciato sguardi anche inteneriti agli scambi di biglietti e pacchetti, si era poi diretta alle panche della sua Casata senza provare alcuna sensazione che non fosse il sonno di chi si era alzata senza alcuna voglia dal letto. Da lì poi le cose erano degenerate in fretta e quando la voce di Pix aveva fatto il suo nome si era perfino girata un tantino infastidita verso il poltergeist. Nel momento in cui però venne trascinata per i corridoi dai Prefetti e dalla Caposcuola capì che non si trattava di uno scherzo, mentre la voce della McGranitt le rese chiara la gravità della situazione. In piedi quindi nella Stanza di Detenzione, la divisa indosso e lo stomaco ancora brontolante per la colazione di fatto saltata, su guardò intorno tra i compagni di sventure mentre le parole della Preside riecheggiavano tra le mura di pietra. Di sicuro non aveva voglia di far perdere punti a Corvonero né ancora meno di scontare una punizione per qualcosa che non aveva fatto - anzi, fino a dieci minuti prima non sapeva neanche cosa fosse successo. D'istinto quindi cercò l'attenzione dei suoi compagni di Casata, quelli con cui sicuramente poteva avere più confidenza in un momento del genere, e cercò di muovere qualche passo per scivolare alle spalle di Jude. In quel momento, come un flash tardivo, le tornò in mente il biglietto che aveva calpestato nell'entrare in Sala Grande e che sulle prime non l'aveva particolarmente scossa e che invece ora assumeva tutto un altro significato.

    Ehi..

    Rivolta principalmente alle sue due compagne di stanza ma coinvolgendo con lo sguardo anche Parvus e Valerius.

    -.. ma che diavolo è successo? Io non ci ho capito niente, ho solo sentito Pix fare il mio nome.

    Sbuffò, visibilmente contrariata.

    Però stamattina ho pestato un bigliettino, c'era scritto che a quella Anderson piace quel Ridges che ha bevuto l'Amortentia. Dite che c'entra qualcosa?

    Non le sembrava molto sensato, però i nomi erano quelli delle persone coinvolte e sicuramente c'era del marcio in Danimarca.

    Winter Bailey Jude McKenzie Valerius Wintersoul Parvus Quincy
     
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    Non c'era una ragione precisa per cui a Joel piacesse l'idea ed il concetto di San Valentino, pur non avendo mai avuto l'occasione di festeggiarlo per quello che era davvero, cioè la ''Festa degli innamorati''. Forse perchè era semplicemente un tenerone e gli piaceva celebrare l'amore in tutte le sue forme. Non era raro che il Tassorosso desse dimostrazione del proprio essere affettuoso, soprattutto nei confronti delle persone con cui era di più in confidenza, e quando arrivava quel famoso giorno di metà febbraio che tutti odiavano - perchè a nessuno piaceva davvero San Valentino - lui si sentiva per qualche motivo ancora più a suo agio nel mostrarsi per com'era davvero. In quel giorno ed in un altro periodo dell'anno, che però arrivava a ridosso dell'inizio dell'estate, ma che era tutto un discorso a parte.
    In ogni caso, era con un certo buon umore che aveva attraversato tutto il castello fin dai sotterranei per raggiungere la Sala Grande quella mattina. Di certo non si poteva aspettare quel che sarebbe successo di lì a poco. Di cose strane ne succedevano non poche ad Hogwarts, soprattutto in giorni ''speciali'', ma che qualcuno decidesse all'improvviso di salire su un tavolo e di mettersi ad urlare non accadeva troppo spesso per fortuna. Eppure tutto sembrava ancora più strano del solito. Di solito ignorava le urla di Pix, eppure nel momento in cui lo sentì fare il suo nome non potè evitare di trasalire.
    Lui? Aveva visto tutto? Che cosa doveva aver visto?
    In effetti nel suo piatto c'era qualcosa che non doveva esserci, qualcosa che afferrò ed infilò nella propria tasca. Non abbastanza in fretta, perchè per dei motivi a lui conosciuti si ritrovò insieme ad un altro gruppetto di ragazzi nella Stanza della Detenzione.

    In cinque anni e mezzo non vi aveva mai messo piede, ed avrebbe volentieri concluso il suo percorso scolastico senza collezionare quella figurina. Eppure quella mattina il destino aveva deciso diversamente per lui. Ora... se c'era qualcuno incapace di organizzare uno scherzo, addirittura così grave... quel qualcuno era Joel. Ed il perchè era presto detto: il Tassorosso era talmente buono ed ingenuo che non avrebbe fatto del male nemmeno ad una mosca, non era minimamente in grado di prendersi gioco di qualcuno per puro diletto personale, e semmai avesse fatto per sbaglio qualcosa del genere, i sensi di colpa avrebbero iniziato a divorarlo il secondo dopo al punto da farlo confessare spinto dai rimorsi.
    Glielo si leggeva in faccia che era terrorizzato dall'idea di finire nei guai, era rosso in viso come un pomodoro, le iridi bicrome guardavano principalmente in basso e ancora non aveva pronunciato mezza parola. Semplicemente ascoltava quelle degli altri. Finq uando non capì che forse quel che aveva in tasca poteva risultare utile ai fini della loro ''indagine''.

    «I-io mi sono ritrovato n-nel piatto questo.»

    Mostrò a tutti, dal proprio palmo della mano, un cioccolatino a forma di cuore incartato.

    «F-forse l'Amortentia è q-qui dentro?»

    Suppose allora che qualcuno voleva rendere vittima dello scherzo anche lui, perchè dubitava di avere ammiratori segreti che avessero deciso di fargli quel simpatico regalo.
     
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  4. Jude McKenzie
     
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    Jude aveva passato gran parte della notte a preparare un miscuglio speciale per un giorno speciale come poteva esserlo quello appena cominciato. In onore di San Valentino, aveva preparato un bel po' di dosi di petali di rosa tritati insieme a delle foglie essiccate di orchidea. L'odore era inebriante quanto quello di una pozione appena fatta, e secondo lei doveva più o meno avere lo stesso effetto. Come qualsiasi altro tipo dei suoi intrugli, quando in realtà non avevano assolutamente nessun tipo di effetto sull'essere umano, se non quello di infastidire le narici dei più. Ma d'altronde era un po' lo stesso concetto delle tisane: quello che c'era all'interno dei filtrini da lasciare in infusione Jude lo prendeva e lo metteva nelle sue cartine, cambiava soltanto il metodo di consumazione.
    Comunque, era stata l'ultima ad uscire dalla stanza del dormitorio quella mattina, e con le tasche della gonna della divisa piene di quelle bustine si era diretta in Sala Grande per la consueta colazione, pronta a diffondere la propria creazione tra i fortunati che gliel'avrebbero richiesta, ma a quanto pareva qualcuno aveva avuto più o meno la stessa idea.
    Non che se ne rese conto subito, anzi. Notò cose strane al suo arrivo, questo sì, come per esempio l'atteggiamento di Pix che già di suo era fastidioso, ma quella mattina sembrava esserlo ancora di più. Lanciò un'occhiata in quella direzione per osservare la scena che le si stava parando davanti gli occhi, finchè il Poltergeist non fece il suo nome totalmente a caso. Lei non aveva assolutamente nulla da dichiarare.
    Possibile che anche quando non combinava niente veniva incolpata? Le sembrava di essere tornata al suo primo anno...con la differenza che lì era sempre colpa sua.

    Sbuffando, seguì tutti i compagni nella Sala della Detenzione. Conosceva quella stanza come le sue tasche, ed anzi era da un po' di tempo che non vi metteva piede. Quasi le mancava.
    Ascoltò tutta la ramanzina della McGranitt, ma avendo già capito qual era la situazione la sua testa si era già attivata per arrivare allo step successivo. Era in quel casi che usciva fuori il suo lato più Corvonero, quello che tutti dubitavano possedesse, persino lei stessa.
    Lanciò all'ora un'occhiata rassicurante verso Chelsea, che invece era abbastanza convinta non avesse mai visto quella stanza per qualcosa combinato da protagonista. Ormai pensava di conoscerla benino, per cui non aveva molti dubbi sul fatto che lei non c'entrasse nulla in quella faccenda tanto quanto se stessa.
    Annuì alle sue parole, facendo gruppetto insieme agli altri Corvonero.

    «Sicuro c'entra qualcosa! Altrimenti perché trovarlo in giro proprio stamattina?»

    Parlava ovviamente del bigliettino trovato dalla ragazza. Si grattò per qualche istante il mento, per poi aggiungere.

    «In effetti io ho visto Pix inseguire proprio la Anderson. Stava leggendo qualcosa da una pergamena, lei. »

    Non che fosse di particolare aiuto, ma non doveva essere in caso il fatto che il nome della Anderson ricorresse così spesso.

    «Tutti sono innamorati di Smith, ma Smith incolpa Anderson.
    E se Smith avesse sintetizzato dell'Amortentia per qualcuno di specifico mentre Anderson per farle un dispetto l'ha mandata in giro?»


    Si odiavano, questo era risaputo.
    Il pigolio di Joel arrivò alle sue orecchie, per cui alzò lo sguardo oltre le spalle dei compagni per lanciargli un'occhiata beffarda.

    «Provalo.»

    Ridacchiò tra sé e sé, ché non avevano assolutamente bisogno di un altro infetto, eppure si divertiva con poco quando si trattava di scherzare.

    Chelsea Hampton Valerius Wintersoul Parvus Quincy Winter Bailey
     
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    Serpeverde
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    Pensate davvero che io possa aver fatto una cosa del genere?

    Esclamava in un lamento, mentre veniva portato nella Stanza di Detenzione insieme ad un'altra manciata di studenti. Lui, uno studente tanto diligente e rispettoso del regolamento, accusato di essere l'artefice di uno scherzo tanto spietato? Era impossibile anche solo da pensare.
    E si era lamentato così per tutto il tempo, finché non fu rinchiuso insieme agli altri e lasciati a covare una verità che da lui non sarebbe uscita: non c'entrava niente, ecco qual era la sua verità, l'unica e la sola.
    Aveva guardato male chiunque fosse insieme a lui per gran parte del tempo, certo che tra loro vi fosse il colpevole di quello scherzo. Soltanto quando davvero iniziò a pensarci si ricordò di ciò che sapeva e aveva visto, ed era un indizio niente male che lo portò a riflettere sul fatto che, forse, si stava sbagliando e il vero colpevole si trovava in realtà fuori da quelle mura a godersi la sensazione di averla fatta franca.
    Ma Christian non lo avrebbe permesso, ché non aveva intenzione di essere punito per qualcosa che non aveva fatto.

    Magari potreste condividere con tutti, che dite?

    Ipocrita da parte sua, in realtà, perché nemmeno lui stava condividendo con qualcuno ciò che aveva visto quella stessa mattina, e non lo avrebbe fatto se gli altri non avessero parlato per primi. Loro erano in tanti, lui era da solo, quindi aveva molte meno probabilità di uscire da lì con la reputazione accademica intatta.
    Il suo sguardo mirò poi l'unico che aveva parlato a tutti quanti, non facendo come quel gruppetto di fastidiosi blu e bronzo: Joel, un Tassorosso che gli era sempre sembrato buono come il pane; troppo, per i gusti del Carrington, ma quello era un pensiero che non espresse ad alta voce,

    Joel. - Lo chiamò per attirare la sua attenzione, per poi avvicinarglisi lentamente - Posso?

    Dopo aver sentito ciò che Joel aveva detto gli era subito venuta in mente un'ipotesi che adesso stava tentando di verificare. Se il Tassorosso lo avesse permesso, Christian si sarebbe avvicinato al dolcetto e si sarebbe chinato per poterne sentire il profumo: il Serpeverde sapeva di cosa sapesse la sua Amortentia ed era curioso di sapere se quell'odore corrispondesse a ciò che aveva sentito durante una passata lezione di Pozioni.
    Alzò poi la testa e guardò l'altro ragazzo negli occhi, notando solo allora di quanto fossero straordinariamente belli e diversi. Ma non era quello il momento di ammirarli.

    Potresti annusarlo e dirmi cosa senti tu?

    Gli chiese quasi in un sussurro, stringendosi le mani dietro la schiena.
    Fondamentale per quella sua ipotesi era sapere se Joel sentisse un'odore differente di quel cioccolatino, perché se così fosse stato allora avrebbe avuto ragione.

    Joel Malakai Rosenberg

    • Il Narratore • Logan Lee Lynch Ho lasciato vago ciò che sente Christian, perché non so se effettivamente nel cioccolatino ci sia l'Amortentia.
     
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    Corvonero
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    San Valentino era una festa inutile. Winter era convinta che, se anche avesse avuto una persona con cui festeggiare, non le sarebbe piaciuta comunque quella giornata così terribilmente smielata. Tutto rosa, rosso, cuoricini, rose e cioccolatini. Non era roba per lei. In ogni caso, non aveva un ragazzo e l’ultima volta che le era sembrato di essersi innamorata di qualcuno era in realtà sotto l’effetto di una pozione. L’obiettivo della Corvonero era quindi quello di sopravvivere a quella giornata senza particolari complicazioni, addormentarsi e risvegliarsi quando tutta quella voglia di romanticismo generale si fosse esaurita. Tuttavia, a Hogwarts era difficile prevedere quali giornate sarebbero proseguite secondo routine e quali, invece, avrebbero riservato sorprese. Ecco, trovarsi nella stanza di detenzione assieme a una decina di compagni era decisamente una sorpresa: Winter si sentiva più confusa che impaurita, più perplessa che arrabbiata. Si chiedeva come potesse la Preside aver dubitato di loro, o almeno di lei, solo perché un poltergeist aveva detto che probabilmente sapevano qualcosa. E ora si trovava lì, nella stanza che sapeva frequentata da combinaguai, gente litigiosa o studenti indisciplinati, senza appartenere a nessuna di quelle categorie. Non aveva fatto niente di male e non le era neanche molto chiaro perché Pix l’avesse citata insieme a tutti quegli altri nomi. Aveva fatto fatica a star dietro a ogni accusa del poltergeist, perché gli avvenimento l’avevano colta alla sprovvista. In ogni caso, era abbastanza certa di avergli sentito dire che, oltre lei, anche dei compagni di altre case avevano avvistato qualcosa dal tavolo dei Corvonero. Strano. E che qualcuno nascondeva qualcosa sotto il mantello. Sospetto.
    A scostarla da quei pensieri arrivò Chelsea con una prima rivelazione: Anderson era innamorata di Ridges, a giudicare da un bigliettino che aveva trovato quella mattina.

    Allora sono rivali in amore.

    Winter pronunciò la frase con tono formale, quasi solenne. Le sembrò interessante di avere una rivelazione da fare su tutta quella faccenda, anche se non aveva mai pensato che impicciarsi delle vicende sentimentali dei dodicenni fosse un’attività così fruttuosa. Magari avrebbe potuto evitarle di perdere 20 punti per la Coppa delle Case, però.

    Penso che quella Elodie Smith sia a sua volta innamorata di Ridges. L’ho vista disegnare una marea di cuori attorno al suo nome l’altra mattina, sul suo diario.

    Non che volesse curiosare, ma quella ragazzina non si era certo impegnata per tenere nascosti i suoi segreti.

    Quindi aspetta...

    Strinse appena gli occhi per cercare di rimettere in fila la ricostruzione fatta da Jude ed, eventualmente, aggiungere un tassello.

    Può darsi che la pergamena che hai visto leggere alla Anderson fosse la pagina di diario su cui le ho visto disegnare tutti quei cuori. O comunque, che c'entri qualcosa con questa storia. Magari ha scoperto che Ridges ricambiava Elodie, o che Elodie voleva dichiararsi per San Valentino... Qualcosa del genere. E ha pensato di sparigliare le carte.

    Le sembrava di essere un detective in azione. Eppure, qualcosa le suggeriva che il suo ruolo, in quel momento, fosse quello del poliziotto incapace che arresta il primo presunto colpevole a caso, finché non arriva la Signora in Giallo a spiegare come sono andate davvero le cose.
    Ad ogni modo, le sembrava un problema che la McGranitt avrebbe dovuto risolvere con le due ragazzine. Non vedeva perché fossero stati tutti convocati e messi in mezzo a quella situazione che li vedeva totalmente estranei. Però, anche Joel aveva ricevuto un cioccolatino sospetto.

    Magari è solo un regalo...

    C’era già chi si stava occupando di capire se si trattasse di Amortentia oppure no, quindi Winter aspettò in silenzio un responso. Perlomeno, quella volta nessuno aveva somministrato a lei una qualche pozione d’amore.
     
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    Mio padre lo verrà a sapere...

    Lo disse con decisione e con un pizzico di cattiveria contro coloro che in modo assolutamente ingiustificabile lo stavano obbligando a seguirli nella Stanza di Detenzione per via di un'accusa molto grave: aver fatto un scherzetto con dell'Amortentia, assolutamente ingiustificabile. Tutto sommato era un bravo studente, uno di quelli che quasi sempre seguiva le regole, andava bene a scuola e non mancava di rispetto ai Professori, lo studente modello per eccellenza. Si ritrovava insieme a tutti quei bambini sudati che non sembravano avere la faccia di qualcuno capace di cose simili siccome nessuno di loro, secondo lui, era talmente intelligente da riuscire a fare un qualcosa di simile di nascosto senza farsi scoprire da qualcuno. Camminava con il muso ma senza lamentarsi, cosa che invece molti di loro facevano e la cosa gli dava ai nervi, non c'era un secondo di silenzio con tutti loro che starnazzavano in quel modo. Non sapeva nulla, non era stato lui e quello lo sapeva bene, ma di una cosa era abbastanza sicuro: tra quei ragazzi c'era sicuro il colpevole e lui l'avrebbe trovato, non perché si voleva improvvisare Sherlock Holmes ma perché di sicuro non sarebbe andato nei casini per uno scherzetto di qualche coglione.
    Ascoltò la Preside silenzioso, non nascondendo minimamente delle smorfie che stavano ad indicare tutto il suo malcontento, era chiaro che fosse alterato, per ogni parola sentita si alzava il livello della sua rabbia che oramai stava toccando le stelle, ancora non si capacitava su come potesse essere stato accusato di un gesto simile. Era diventata un'aula vera e propria in cui tutti loro facevano i ruoli degli avvocati, dei giudici e degli investigatori, l'obbiettivo comune era evitare una punizione e lui l'avrebbe raggiunto anche accusando qualcuno che non c'entrava nulla, anche perché in quella stanza vi erano parecchi ragazzi che avrebbe voluto veder puniti, uno in particolare. Mentre la discussione prendeva inizio ricordò di aver visto qualcosa quella mattina durante la colazione, qualcosa che sul momento non l'aveva particolarmente colpito ma che adesso aveva capito a pieno, c'entrava sicuramente con quella storia e avrebbe potuto mettere un punto su quella storia che sembrava non voler finire più, non l'avrebbe detto di certo a tutti in quel momento, prima voleva sentire che avevano da dire nulla perché partire con l'accusare qualcuno senza aver sentito la parola di tutti sarebbe stato davvero stupido, oltre che incredibilmente frettoloso, e lui non era il tipo che avrebbe potuto fare una cosa del genere.

    Mi sembra non sia chiaro quindi credo di dovervelo spiegare in modo molto più semplice: siamo tutti sotto accusa quindi voi Corvonero del cazzo potreste anche smetterla di fare comunella solo tra di voi, grazie!

    Sorrisino meschino sul volto mentre cercava di spiegare un concetto che a detta sua era davvero facile, in effetti escludere i Serpeverde dalla discussione sarebbe stato stupido dato che tutti sapevano che la sua Casa era quella più intelligente, anche perché di certo i Corvi non avrebbero trovato le risposte su chi fosse il colpevole su uno dei loro tanti libri.
    La prima citazione era doverosa <3
    Jude McKenzie Chelsea Hampton
     
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    Quando quella mattina aveva raggiunto la Sala Grande per la colazione, Valerius sapeva già che avrebbe potuto ritrovarsi circondato da decorazioni a dir poco stucchevoli e dalla fastidiosa sovrapposizione tra il cinguettare di centinaia di adolescenti innamorati e il lamentarsi di chi in quella giornata dedicata alle coppiette vedeva soltanto l’ennesima, inutile ricorrenza. Ciò che invece non si aspettava minimamente, era che quella stessa mattina si sarebbe ritrovato a dover rendere conto alla Preside McGranitt in persona di un’infrazione mai commessa.
    Mai e poi mai in sette anni Valerius aveva messo piede nella stanza in cui ora si trovava, e se prima era stato in grado di lasciar correre, quando Pix aveva fatto il suo nome sghignazzando, adesso era più che mai contrariato: lui non c’entrava nulla, proprio nulla con quel manipolo di studenti che erano stati chiamati a rispondere di quella faccenda, né tanto meno aveva avuto il minimo ruolo in quello che aveva tutta l’aria di essere stato solo uno scherzo di cattivo gusto.
    Dritto e rigido in piedi, a braccia incrociate, ora intento ad osservare i dettagli di quella stanza sudicia e inospitale, Valerius aveva lanciato occhiate torve e inquisitorie a tutti i presenti prima che quell’ambiente sconosciuto catturasse la sua attenzione. Parevano tutti indignati, se quello era davvero il significato delle loro espressioni, ma se avesse scoperto che uno di loro fosse stato la causa di quell’inconveniente nessuno avrebbe fermato lui dal manifestare tutta la sua indignazione, che ora se ne stava quieta dietro un impenetrabile cipiglio. Inizialmente non disse nulla, ma non ci volle molto perché i primi pezzi di quel rognoso puzzle saltassero fuori dalle bocche di volti più o meno noti.

    L’ho vista anch’io leggere qualcosa. Hai notato che le sue dita erano sporche di cioccolato?

    Sentendo le parole di Jude McKenzie, dopo quelle del ragazzo di Tassorosso, Valerius ebbe come un’illuminazione. Ricordava di aver visto la Anderson camminare al pian terreno con una pergamena in mano, e ricordava di aver scosso la testa perplesso chiedendosi come potesse essere così sbadata da andare in giro a toccare pergamene o altro con quelle dita tutte appiccicose, anche se in quel momento non era stato in grado di identificare la sostanza marrone che aveva attirato la sua attenzione: a quel proposito, l’intervento di quel Joel era stato soprendentemente utile.
    Il ragazzo sembrava spaesato più degli altri, per cui Valerius non indugiò neppure un momento ad escluderlo dalla lista dei sospettati. L’unica cosa che lo induceva a lanciargli ancora altre occhiate fugaci e disagiate erano gli occhi di lui, inquietantemente asimmetrici per via di un’eterocromia piuttosto evidente. Quanto agli altri presenti, il Corvonero non si soffermò più di tanto sui loro volti contrariati, se non mentre ascoltava ciò che avevano da dire.

    Curioso che tra le vittime dell’Amortentia non ci siano studenti di Serpeverde. Magari i compagni di Casa di Rebecca Anderson ne sanno qualcosa.

    Fu quasi una provocazione la sua, seppur lanciata senza alcun intento accusatorio mentre puntava gli occhi su Thomas Foster .
     
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    Camminava a testa bassa verso la Sala di Detenzione, luogo in cui era stato diverse volte e nel quale aveva scontato innumerevoli punizioni per le più disparate motivazioni, tutte giustificate siccome era sempre stato colpevole di cose che aveva realmente fatto, ma quella volta no e la cosa lo deprimeva e non poco. Era stato accusato, lui come molti altri ragazzi, di aver utilizzato l'Amortentia per fare uno stupido scherzetto a dei ragazzi effettivamente indifesi, il fatto era che appena sentì i nomi dei colpiti capì di averne sentito nominare solo uno perciò non ne conosceva nemmeno i rapporti ma da ciò che aveva capito quei ragazzi c'entravano poco con la vicenda, le due più sospette erano la Anderson e la Smith, di loro sapeva che si odiavano perché nell'ultimo periodo non si parlava di altro. Sapeva perché era stato messo nei sospettati, se lo sarebbe potuto immaginare ma comunque gli faceva pensare quanto gli facesse schifo quella situazione: i pregiudizi che i Professori avevano su di lui l'avevano portato ad essere un possibile colpevole, non era giusto, il suo nome lo precedeva anche quando effettivamente non c'entrava nulla, ma lì dentro molti di loro erano stati messi senza un senso siccome era chiaro che di colpevole ce ne fosse solo uno, massimo due, non così tanti ragazzi. Lo trovava assurdo, di nuovo la scuola aveva fallito perché di nuovo era stato un metro di giudizio ingiusto, perché erano stati scelti loro? In base a quale ragionamento? Non aveva senso.

    Complimenti per come avete gestito la situazione-Fece un piccolo applauso-Dittatori del cazzo

    Disse abbassando la voce così che solo i ragazzi vicino a lui potessero sentirlo. Appena entrati si appoggiò contro un muro curioso di capire come avrebbero affrontato la questione gli altri ragazzi e la modalità che venne intrapresa lo incuriosì moltissimo: c'era chi faceva comunella, chi accusava gli altri e chi, invece, aveva un approccio più riservato investigando in solitaria come dentro un film di quelli che guardava la sera tardi in America. Ascoltò i dialoghi di tutti con un sorriso divertito, poi quest'ultimo scomparve all'improvviso quando sentì un Corvonero attaccare la sua famiglia, la sua Casa. Le parole del ragazzo erano rivolte a tutti loro ma in particolare a Thomas, decise di prendere le sue difese perché vestiva i suoi stessi colori e non avrebbe permesso a nessuno di parlare così ad una Serpe.

    E chi cazzo te l'ha detto che la Anderson c'entra qualcosa?

    Mentì e lo fece senza rimorsi per difendere la compagna di Casa, ché tutto ciò che aveva sentito quella mattina era una prova che sarebbe potuta andarle contro, anche se ancora non ne aveva la certezza assoluta.

    Da quanto sappiamo l'unica che sta parlando con la Preside è una Grifondoro del cazzo, quindi siediti e prova a dire una cosa sensata

    E forse era vero, quella situazione era dovuta solo alla Smith.
    Era una testa calda e ormai era risaputo, la minima provocazione e diventava aggressivo, soprattutto se già sulla difensiva come in quell'occasione, certo era che il commento del ragazzo era una chiara accusa e le accuse fatte senza un minimo di logica non gli piacevano proprio, anche quello era un pregiudizio basato sul nulla contro una Casa che veniva vista sempre come la colpevole quando c'era da pensare a qualcosa di brutto.
    Punti post doppi!


    Edited by Liam Cooper - 24/2/2023, 18:53
     
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    Jacob non era mai stato un grande amante della festività di San Valentino. Le coppiette si ritrovavano per celebrare il loro amore, cosa che per lui non aveva proprio senso. A che pro festeggiare il proprio amore? Che significava, poi? Voleva dire che tutti gli altri giorni dell’anno potevano tornare tutti a odiarsi e farsi le corna a vicenda?

    Mah, sarà...

    Abbastanza interdetto da quella ricorrenza, quella mattina aveva preferito sorseggiare il suo cappuccino in tutta tranquillità, intrattenendosi al tavolo dei Grifondoro con tutti gli altri suoi compagni che, come lui, non avevano nessuno con cui “festeggiare” o scambiarsi regalini, e la cosa gli andava benissimo. Non sentiva la mancanza di qualcuno nella sua vita, non in quel momento, ché in un modo o nell’altro riusciva sempre a tenersi impegnato e, anzi, considerava che la presenza di un’altra persona nella sua vita sarebbe stato solo un ostacolo, o meglio ancora, un impedimento.
    Ma le cose, quella mattina, avevano deciso di prendere tutt’altra piega. Una piega tutt’altro che romantica o sdolcinata. Una piega che aveva un che di raccapricciante e inquietante. Prima uno, poi due, fino a cinque ragazzi completamente usciti fuori di senno per una certa Elodie Smith del secondo anno. Jacob stentava a credere ai suoi occhi per la messa in scena dei suoi compagni, e all’inizio se l’era persino presa a ridere nel trambusto generale, quei primi attimi in cui tutti loro avevano creduto che si trattasse semplicemente di uno scherzo. Ma le cose erano molto più complicate di così, e in quattro e quattr’otto si ritrovò sbattuto insieme ad altra gente in detenzione. La McGranitt era su tutte le furie, e pretendeva che si trovasse un responsabile per quanto accaduto, altrimenti avrebbero perso punti Casa e, probabilmente, sarebbero finiti in punizione.

    Oh no, come farò adesso…

    L’idea di perdere punti Casa o di finire in punizione non lo spaventava più di tanto, a dirla tutta. Certo, era qualcosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno, ma diciamo che non si sarebbe buttato giù dalla torre di Grifondoro solo per quello. E poi, che cosa mai poteva saperne lui, che non c’entrava un fico secco con tutto quel drama? Per carità, lui era un amante del drama, adorava immischiarsi nei fatti altrui, ma non voleva essere ritenuto responsabile per quanto successo.
    Come prevedibile, le Corvo-secchie iniziarono a fare combriccola, discutendo assiduamente su chi poteva essere il responsabile, iniziando a elaborare dei veri e propri scenari verosimili che avrebbero potuto spiegare in parte quel dramma scolastico.
    Joel, l’unico Tassorosso indifeso in quella bolgia, si presentò semplicemente con un cioccolatino tra le mani. Lo stesso tipo di cioccolatino che giurava di aver visto quella mattina, in effetti.
    I Serpeverde, invece, passavano da un opposto all’altro, tra chi inveiva contro i Corvo-secchie per non condividere le loro scoperte – e come dargli torto - e chi cercava di esaminare altri indizi.
    Il buon Jacob, in tutto quell’ambaradan di teorie e congetture e svarioni vari, se ne stava tranquillo al suo posto, guardandosi intorno quasi con aria di estraneità. Effettivamente non aveva neanche capito come si era ritrovato in quella situazione.

    Ehm ehm...

    Tossicchiò, cercando di richiamare l’attenzione di tutti i presenti e tentare, almeno, di trovare una sorta di dialogo comune.

    Dove l’ho messa… forse qui...

    Ma intanto era affaccendato a cercare un pezzo di carta, un fazzoletto, qualsiasi superficie sulla quale si potesse scrivere qualcosa sopra.

    Non ci penso mai a farlo… Accio pergamena!

    Richiamò a sé un pezzo di pergamena tutto stropicciato, ma stranamente immacolato. Lo spiegò e lo fece levitare attorno a loro.

    Siccome non ci sto capendo niente e vorrei uscire il prima possibile da qui dentro, che ne dite se ciascuno di noi annota quello che sa su questa pergamena? Potrebbe aiutare a fare chiarezza e a migliorare… la comunicazione, come dire.

    Iniziò a scrivere sopra la pergamena quello che aveva visto, lasciando che poi quella fluttuasse liberamente per la stanza.

    CITAZIONE
    Pix stava annusando una confezione di cioccolatini lasciati a terra in Sala Grande. I cioccolatini erano probabilmente imbevuti di Amortentia.

    Tornò così a farsi i fatti suoi, per il momento, aspettando che fosse qualcun altro ad avere il colpo di genio. Ma almeno nessuno poteva dire che non stava cercando di aiutare, per lo meno.

    Grazie, Liam. Ci sono anch'io tra i Grifondoro del cazzo.

    Levò la mano in direzione del Serpeverde che certo non era rinomato per essere un ragazzo pacato, rivolgendogli un sorrisetto del tipo "non me la sono presa, ma modera i toni". Aveva condiviso una piccola avventura con lui a Notturn Alley, e non voleva che le cose tra loro degenerassero solo per una dramma scolastico.
     
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    Quella mattina il suo sesto senso lo aveva avvertito: Loki immaginava già scenate d’amore per quella che sarebbe stata la giornata degli innamorati oppure, per chi come lui si sentiva fuori posto in mezzo a tutto quel romanticismo, che tutta quella festa ricamata intorno ad un unico giorno dell’anno -come se vi fosse l’obbligo di esprimere il proprio amore in un giorno specifico - fosse solo una grande perdita di tempo. Si respirava amore nell’aria, ma era decisamente troppo e anche abbastanza nauseante. Se la Sala Grande fosse stata addobbata a tema come accaduto negli anni precedenti, Loki si era già promesso di scappare via il prima possibile o, addirittura, di saltare la stessa colazione. Tuttavia, Loki uscì dalla Sala Comune con lo stomaco che brontolava, protestando per la fame e alla pancia non si poteva opporre resistenza, quindi la prima tappa fu necessariamente la Sala Grande.

    «Bleah…»

    Il disgusto modellò in maniera piuttosto evidente la sua mimica facciale, mentre le iridi azzurre si soffermavano sullo scambio dei pacchettini rosa con i cuoricini dal contenuto certamente smielato che passavano tra le mani degli studenti presenti in quella sala. Sbuffò rumorosamente, roteando gli occhi al cielo: non che avesse qualcuno con cui dover condividere quella giornata - o che lo volesse - ma già gli stava venendo l'emicrania al pensiero delle urla stridule di decine di ragazzine febbricitanti in trepidante attesa di chissà quale dimostrazione d'affetto da parte di qualche ammiratore. Per fortuna Loki avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo – per quanto ne sapeva non aveva alcun seguito di ammiratrici o ammiratori. Con aria mesta si diresse verso la tavolata dei Grifondoro intenzionato a riempire il suo stomaco e scappare via il prima possibile. Il vociferare insistente di un gruppetto di studenti seduti al suo stesso tavolo però non poteva sottrarlo dall’ascoltare le loro parole. Che di lì a poco uno studente sarebbe salito sul tavolo urlando il suo amore era piuttosto imprevedibile. Il mezzo-veela reagì con un sorriso beffardo e scuotendo la testa, espressione che Loki tirava fuori solamente quando aveva l'occasione di dimostrare agli altri di essere superiore a loro. La situazione degenerò in poco tempo: Loki, che non aveva alcuna colpa, era stato preso in causa dal poltergeist Pix, il quale contribuì certamente ad alimentare lo scompiglio tra i presenti in quella Sala, cosicché il quindicenne si ritrovò assieme ad altri studenti nella stanza di detenzione per motivi a lui sconosciuti, dopo essere stato rimproverato dalla Preside in persona.

    «Giuro che questa volta io non c’entro nulla!»

    Lo ribadì più volte ma le sue parole sembravano passare inosservate e ogni giustificazione superflua. Accadeva spesso di ritrovarsi in situazioni del genere, anche se il più delle volte riusciva a passarla liscia, ma questa volta si trovava immischiato in una faccenda che non lo riguardava davvero. Non voleva passare però per il piagnucolone di turno di fronte tutti gli altri ragazzi; pertanto, decise di rimboccarsi le maniche e di lavorare in gruppo per giungere alla soluzione del caso.

    «Plachiamo gli animi, accusarci a vicenda non ci aiuterà ad uscire da questo posto».

    Esclamò lui, intervenendo nel dibattito che pareva essersi infiammato dalle accuse reciproche sulla base dei classici stereotipi sulle casate, a cui anche lui -in parte- credeva ma era d’altra parte conscio della necessaria collaborazione di tutti per poter uscire da quella stanza.

    «Ha ragione Jacob! Ognuno di noi sputi fuori quel che ha visto o sentito e prima potremo tornare ognuno ai nostri cazzi».

    Accolse l’idea del concasato e prese tra le mani la pergamena che quest’ultimo aveva lasciato levitare nell’aria, aggiungendo ciò che lui aveva avuto modo di sentire. Cercava di richiamare l’attenzione di tutti i presenti alla cooperazione per la risoluzione del caso ma il linguaggio scurrile mal si fondeva con la voce dolce e melliflua del mezzo-veela che non poteva certamente vantare i tratti mascolini che molti dei suoi compagni invece possedevano. La sua presenza aggraziata e quella avvenenza eterea trasmessagli dai geni materni erano spesso un naturale richiamo alle attenzioni dei suoi interlocutori affascinati dall’oggettiva bellezza del giovane.

    «Ridges, Duchamps, Welly, Fletch, Petty, erano tutti seduti al mio stesso tavolo. Io, ad esempio, ho sentito uno di loro affermare che Elodie e Rebecca litigano sempre».
     
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    Cooper, se guadagnassi uno zellino per tutti i tuoi “cazzo” a quest'ora sarei ricca, cazzo.

    Quella mattina aveva dell'incredibile: erano stati accusati e rinchiusi nell'aula di detenzione senza alcuna possibilità di uscita, incastrati da non sapeva bene chi per qualcosa che, francamente, non aveva nemmeno capito.
    Ad Hogwarts, e soprattutto a San Valentino, le infatuazioni magiche erano all'ordine del giorno: Celine ne sapeva qualcosa e forse questo la spinse a voler trovare una soluzione al problema, più che il timore di essere punita e di perdere Punti Casa per la voglia di sconfiggere il nemico.
    Iniziò a guardare con insofferenza ai Corvonero, chiusi a confabulare fra di loro come una setta, incapace di accettare che Jude potesse farle una cosa del genere e per quale motivo poi? Vedere la Preside darle una punizione?
    Quando Jacob propose di mettere per iscritto tutto ciò che sapevano, Celine non ci pensò due volte: si avvicinò a lui, ben attenta a non guardarlo negli occhi dopo ciò che era successo alla Festa Stroboscopica, per poi strappargli il foglio di mano senza alcuna esitazione.

    Dammi qua.

    Cominciò dunque a mettere per iscritto ciò che proprio quella mattina aveva casualmente sentito da una conversazione in Sala Grande con protagonisti Ridges e Duchamps, due Corvonero, e Welly, Tassorosso.

    Stamattina c'erano quei soliti tre al tavolo insieme, Ridges, Duchamps e Welly. Dicevano che Elodie Smith si è presa una cotta per qualcuno di loro tre.
    Non saprei dire a chi si stessero riferendo con esattezza.


    Prendendo una penna dalla sua borsa, scrisse velocemente quelle informazioni, restituendo poi la pergamena a Jacob con ancora lo sguardo chino verso il pavimento e i nervi a fior di pelle.

    A sapere prima cosa sarebbe successo oggi, avrei origliato con più attenzione.

    gDo9Y5a
    Disse, per poi prendere un altra pergamena, arrotolarla e farne una pallina di carta bella grossa che non esitò un istante a lanciare in direzione di Jude.
    Nell'istante in cui si fosse girata le avrebbe lanciato un'occhiata eloquente, del tipo “allora, condividi o no quello che sai, stronza?”.

    Celine scrive sulla pergamena l'info data nel parlato!
     
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    La Corvonero era decisamente troppo inesperta di punizioni, scherzi al prossimo e bagarre tra Casate perchè potesse aspettarsi il parapiglia che si scatenò in neanche tre minuti. Era bastato infatti che la McGranitt girasse i tacchi perchè volassero i primi insulti, segno evidente di come un po' tutti lì dentro fossero nervosi all'idea di essere coinvolti in quella faccenda e di causare decurtazioni al punteggio della Coppa delle Case. Dal canto suo però quando aveva cercato l'attenzione dei propri compagni Corvonero non c'era stata alcune intenzione di esclusione o vai a capire quale secondo fine, quanto piuttosto l'istinto primordiale di cercare spalla in volti amici nei momenti di difficoltà. Non che tuttavia avesse alcuna voglia o necessità di giustificarsi con quelli che etichettò immediatamente come dei trogloditi maleducati ed invece spostò subito l'attenzione verso chi aveva cercato di sedare la situazione e fare proposte costruttive. Annuì quindi a Jude e Winter, per poi seguire con la coda dell'occhio la conversazione tra Joel e Christian. O almeno provarci, perchè sapere se l'Amortentia fosse stata veicolata attraverso quei cioccolatini o meno sarebbe stato già un passo avanti. Verso quale meta però non era ancora dato sapersi, e l'istinto Corvonero le suggerì impellente il bisogno di fare un recap di tutto quello che stava sentendo in quella stanza. Una sorta di punto, perchè se è vero che condividere le informazioni in quel momento era cruciale per salvarsi tutti le chiappe, vomitarsele l'uno addosso all'altro non era particolarmente utile. Sorrise così in direzione di Jacob la cui idea finora era stata l'unica davvero sensata, supponendo come l'aria friccicarella di quella stessa fosse sintomo di come i veri colpevoli fossero altrove. O almeno lo sperava, che ci mancava solo di giocare agli investigatori con la talpa nel gruppo. Fece così un passo in avanti verso la pergamena, adocchiando un po' tutti i presenti senza guardarne davvero nessuno.

    Quindi.. ricapitolando. Elodie Smith e Rebecca Anderson si detestano, ma sembra che entrambe siano invaghite di Robin Ridges. E qui cercò lo sguardo di Celine , come a fare il paio con quanto la Grifondoro aveva orecchiato a colazione -.. il che potrebbe pure spiegare perchè litighino spesso, no?

    Qui si entrava nel campo della sceneggiatura da cinema, ma a lei serviva parlare a voce alta per tirare le fila di tutte quelle informazioni diverse e disperse.

    E se quella è Amortentia.. - indicando il cioccolato di Joel e sperando arrivasse presto un riscontro - il fatto che la Anderson andasse in giro con le mani sporche di cioccolato non depone a suo favore però insomma, potrebbe essere per qualsiasi motivo.

    Ci tenne a specificare subito onde evitare che qualche Serpeverde troppo sensibile scambiasse delle supposizioni per delle accuse, mentre spostò lo sguardo su Valerius come in cerca di conferma. E si mordicchiò il labbro pensosa, perchè era chiaro che con quel poco che avevano in mano non avrebbero risolto granché. Poi un flash, il ricordo di uno stralcio di conversazione rubato in Sala Comune cui non aveva dato affatto peso visto che tutto si poteva dire della riccia tranne che fosse pettegola.

    .. in ogni caso a Ridges non piace nessuna delle due, gliel'ho sentito dire qualche sera fa. Deve esserci dell'altro... E nel mentre aveva provato ad agguantare la pergamena fluttuante per riportare le sue misere informazioni.

    CITAZIONE
    In Sala Grande c'era un bigliettino secondo cui a Rebecca Anderson piace Robin Ridges. Lui non ricambia né ha interesse per Elodie Smith.

    Post Evento Intervista GdR-online
     
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    Parvus era furioso e Parvus non era mai furioso. Di essere nervoso, infastidito, lamentoso gli capitava spesso, ma quella sensazione ardente di essere completamente solo in lotta contro la più grande ingiustizia della storia gli capitava assai di rado. Ma quella mattina sì. Il solo fatto di aver dovuto mettere piede nella Stanza di Detenzione era la più grande tragedia che gli fosse capitata dai tempi della lettera congiunta di Preside di Hogwarts e Ministra della Magia con cui si annunciava l'obbligatorietà di Babbanologia. Era sicuramente il primo della sua dinastia ad averlo fatto e la sua famiglia sarebbe stata macchiata per sempre da questa onta per colpa sua, che però colpe non ne aveva, e quindi per colpa di chiunque altro gli capitasse a tiro. Non fu difficile trovare il primo esagitato che attirasse la sua attenzione in particolare.

    Foster bada alla lingua!

    Sbottò contro il Serpeverde e fece anche per estrarre la bacchetta, senza però abbastanza coraggio per alzarla davvero e puntare il compagno dell'altra casa. Una parte di lui, però, smaniava perché quel dannato braccio si levasse e gli facesse capire di stare al suo posto e stare molto attento a ciò che osava dire.

    Io non ho capito perché vi mettete a filosofeggiare.

    La bacchetta ancora in mano, proteso in direzione di Thomas, Parvus si voltò verso Winter e Chelsea e se la prese col loro fitto ricostruire cosa fosse accaduto in Sala Grande.

    Io non sono stato di certo, ma vorrei capire cosa vi fa pensare che nessuno qui dentro c'entri niente.
    Diamogli pure alibi.


    Accusò implicitamente i Serpeverde presenti e rivolse un cenno soddisfatto a Valerius, unico tra loro che aveva avuto il coraggio di dire le cose come stavano. C'era troppa fratellanza, a suo gusto, e per quanto potessero saperne uno o più colpevoli potevano trovarsi in quella stessa sala.
    Si fece il più vicino possibile alle concasate e iniziò a sussurrare fitto perché solo Chelsea e Winter potessero sentirlo.

    Qua siamo accusati tutti, siamo indietro in Coppa delle Case e ci becchiamo pure una punizione.
    Io dico che ce la vediamo noi e agli altri non diamo mezzo aiuto.


    Sbatté un pugno sul muro e indicò la pergamena, come a richiederla indietro ché se ne stava troppo tra le mani dei Grifondoro. Tutti nemici: salvi solo i Corvonero per pura coincidenza, o convenienza che dir si voglia.

    Magari si beccano una punizione i Serpeverde e ci rimettiamo anche in corsa in Coppa.
    Palesemente colpa loro, fra l'altro: le due tizie vanno dietro a Ridges, l'ho sentito stamattina, ma solo la Grifondoro si è beccata lo scherzone. Coincidenze?


    La sua crociata era appena cominciata.
     
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    Joel aveva l'impressione che gli animi, in quella Sala, si stessero scaldando un po' troppo. E lui, che era il ritratto della pacatezza, non poteva che sentirsi leggermente intimidito da tutto ciò. Quando doveva scontrarsi con personalità molto più forti delle sue, aveva sempre una certa difficoltà a capire come doversi comportare per non lasciarsi surclassare del tutto da queste. Cosa che accadeva il più delle volte in ogni caso, sedici anni di vita non gli erano di certo bastati ad imparare come fare.
    Sarebbe piaciuto anche a lui sapere cosa i Corvonero avevano da dirsi di così segreto da non poter condividere con tutti, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di esprimere ad alta voce quel pensiero: si limitò a mostrare quel che aveva trovato sul suo tavolo quella mattina, insicuro su quanto potesse effettivamente essere utile. Quando vide Christian avvicinarsi a lui, per un attimo ebbe una sottospecie di blackout mentale. Annuì a malapena alla sua richiesta di annusare il cioccolatino, e lo vide abbassarsi per fare quella prova. Non gli disse cosa sentì, ma gli chiese di annusarlo a sua volta. Per un attimo ricambiò il suo contatto visivo, prima di annuire di nuovo ed avvicinare il cioccolatino al proprio naso.
    A primo impatto gli sembrò di sentire diverse cose, e nessuna di queste aveva a che fare col cioccolato. Era un mix di profumi diversi e non riusciva a definirli. Finchè ad un certo punto uno di questi sembrò spiccare tra gli altri.

    «Mi sembra....dolce. Cocco.»

    Era indubbiamente profumo di cocco quello che sentiva, l'avrebbe riconosciuto ovunque. Dubitava che quel cioccolatino fosse uno di quelli babbani, ricoperti di cioccolato e con il ripieno al cocco. Era abbastanza certo di sentire quel profumo perchè sua madre era solita cucinare molti piatti, soprattutto dolci, a base di questo. E, giustamente, si lamentava di continuo di quanto fosse scarsa la qualità dei cocchi che vendevano al mercato di Swansea.

    «Tu che senti?»

    Chiese di rimando al Serpeverde,, che sembrava l'unico davvero interessato al suo ritrovamento. Oltre a Winter, alla quale rispose con un'alzata di spalle ed una domanda dall'aria quasi sconfortata.

    «Può essere...ma allora perchè regalarlo a me?»

    Che fosse anche lui tra le possibili vittime di tutto lo scherzo? Era riuscito a schivare un proiettile giusto in tempo prima di essere colpito in pieno petto?
    Certo era che stare al centro dell'attenzione lo faceva sentire ancora più a disagio, per cui sperava che nessun altro avesse intenzione di dargli troppo spago e che Winter e Christian facessero da portavoci al posto suo riguardo la questione cioccolatino.
    A quanto pareva, però, tutti avevano visto qualcosa e la situazione si faceva sempre più confusa. Non avrebbe mai saputo dire se tra di loro vi fosse il colpevole, sapeva soltanto che lui non c'entrava nulla e che voleva andarsene da lì il prima possibile.
     
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