Balbettante Bambocciona Banda di Non Babbani

Gita Scolastica a Londra

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    Un Mercoledi mattina di fine Marzo - Ore 9.47


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    Quella gita era stata fortemente voluta dal Docente di Babbanologia, che dopo la disastrosa esperienza con la sfera stroboscopica natalizia aveva dovuto faticare molto per ottenere il consenso della Preside McGranitt.
    Ma tutti, al di là di ogni dubbio, concordavano su un fatto: il mondo attorno a loro stava cambiando e Hogwarts doveva poter insegnare ai suoi studenti come affrontarlo e sopravvivervi. Per questo motivo, ad alcuni meritevoli studenti degli ultimi tre anni, era stata data la possibilità di visitare la Londra Babbana in compagnia di Platt con un unico scopo: infiltrarsi fra i babbani, fingersi loro, imparare a comportarsi a modo per non essere additati come babbani e scatenare delle rivolte. Aveva quindi ricevuto l'assistenza di Auror e Obliviatori per mettere in moto la sua idea, pronto ad esplorare Londra insieme ai suoi studenti.

    Signorina McSmith, nasconda la bacchetta per cortesia...

    A tutti loro era stato chiesto di scegliersi un compagno o una compagna con cui mettersi in fila, di modo da camminare ordinatamente verso Hogsmeade, dove avrebbero preso una Passaporta per Londra.
    Prima di partire, Platt si assicurava che nulla fuggisse dallo schema babbano che aveva chiesto loro di rispettare, a partire dal dress-code: jeans, maglioni, felpe, a tutti loro era stato fornito un armamentario impossibile da oltrepassare se avessero voluto andare in gita.

    Signor Laeddis, niente doti da Metamorfomagus! Conservi quel naso da maiale per un'altra occasione.

    La Passaporta – un vecchio stereo babbano - li avrebbe portati via fra appena tredici minuti, per cui era bene iniziare a muoversi.

    Forza, manteniamo il passo: Londra ci aspetta!

    Scadenza: 23 incluso
    Benvenuti a questa Avventura nascosta da lezione di Babbanologia!

    Cosa succede?
    Siete stati scelti per esplorare la Londra Babbana con un unico scopo: non farvi scoprire come maghi e imparare ad affrontare il nuovo mondo che vi aspetta fuori da Hogwarts.
    Scegliete un compagno/a con cui stare in fila!
    Potete concludere il post affermando di toccare la Passaporta.

    Accorgimenti
    Dress-code: siete obbligati ad indossare indumenti babbani. Platt vi ha fornito una lista.

    Attenzione: è possibile partecipare con un solo PG Studente per giocatore!
    Per qualsiasi dubbio, non esitate a contattare lo Staff!

    Grifondoro Tassorosso Corvonero Serpeverde


    Edited by Il Narratore • - 26/3/2023, 21:04
     
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    Le lezioni di Babbanologia non avevano mai suscitato un grande interesse nella giovane strega, eppure Florence aveva una valutazione piuttosto degna, un po’ a causa delle sue origini e un po’ perché se c’era una materia che poteva effettivamente alzarle la media era proprio quella e non avrebbe sprecato occasione per prendere una O oppure una E in più. Lo sforzo era decisamente minimo rispetto alle lezioni più ardue, tipo Pozioni ed Erbologia, materie piuttosto ostiche per la Grifondoro.
    Tuttavia gradiva molto di più le lezioni di magia rispetto a quelle di Babbanologia e l’unica cosa che trovava interessante era capire come riuscire a camuffarsi tra i Babbani, essendo lei una strega. Perciò quella mattina era tutta pimpante, pronta per vedere cosa aveva in serbo il loro insegnante, ma i suoi occhi non potevano fare a meno che saettare tra i suoi compagni e scelto in maniera totalmente casuale il suo compagno per mettersi in fila, cercò di spulciare le scelte degli outfit degli altri e capire come alcuni avessero pensato di infilare una felpa.
    Florence aveva preso direttamente qualcosa dal suo baule, lasciando che gli altri impossibilitati dall’avere oggetti e vestiti babbani avessero da che mettere. Optò, infatti, per una felpa rossa abbinata al cappuccio di lana, un grosso giaccone nero piumino e un paio di jeans molto larghi. Non aveva scarponi migliori delle scarpe di tela, rigorosamente rosse, che di solito utilizzava anche per andare ad Hogsmeade se il tempo glielo consentiva.
    Si girò poi verso il compagno di fila, dandogli finalmente un po’ di attenzione, riscoprendo di stare accanto a Loki H. Lambert.

    Come va?


    Gli rivolse un grosso sorriso, che le usciva automaticamente senza controllo ogni volta che lo aveva a fianco. Conosceva Loki solamente perché era del suo anno, ma non ci aveva mai parlato un granché. Se i primi anni aveva fatto gruppetto con Céline, anche dopo non aveva mai prestato chissà grande attenzione ai suoi colleghi maschi.
    Ascoltò poi le ultime indicazioni del professore e quando sarebbe stato il momento, Florence avrebbe toccato la Passaporta che li avrebbe condotti alla destinazione della gita: Londra.
     
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    Celine sapeva perfettamente come mischiarsi fra i babbani senza farsi notare, essendo praticamente cresciuta fra di loro e continuando a frequentarli anche fuori dalle mura di Hogwarts.
    Eppure, quando aveva saputo di quella gita nella Londra Babbana, non aveva potuto fare a meno di provare entusiasmo: non le interessava affatto imparare qualcosa da quel rincitrullito di Fulbert Platt ma soltanto poter respirare aria diversa da quella delle mura di Hogwarts e soprattutto visitare la Capitale del Regno Unito, che nella sua vita aveva visto fin troppe poche volte, nonostante le visite a Diagon Alley prima dell'inizio di ogni nuovo anno scolastico.

    Secondo te chi sarà il primo di noi a farsi sgamare?

    McSmith e Laeddis c'erano andati molto vicini, e ancora non erano neanche usciti dal perimetro di Hogwarts.
    Aveva pronunciato quelle parole in direzione di Christian, con cui aveva stretto una sorta di inaspettata amicizia, se così si poteva definire, dalla loro recente esperienza al terzo piano e a Mielandia: entrambi condividevano il segreto di quel passaggio segreto e in qualche modo questo li aveva resi particolarmente vicini, complice anche una probabile similitudine caratteriale.
    Non poteva dire la stessa cosa di Jacob: dal ritorno a scuola si era guardata bene dall'avere a che fare con lui, intenzionata a smentire ogni voce di una presunta relazione fra i due dopo i fatti della Festa Stroboscopica.
    Non che a Celine mancasse particolarmente, però doveva ammettere che la sua vita ad Hogwarts era decisamente più noiosa da quando aveva iniziato a fare finta che il compagno non esistesse.

    Non riesco a credere che la McGranitt abbia acconsentito ad una cosa del genere, comunque.

    Considerato quel che era successo a Natale, come poteva avere dato ancora fiducia al Docente di Babbanologia? E in un momento storico tanto delicato come quello, come poteva aver permesso ad un gruppo di adolescenti scalmanati di andarsene in giro come nulla fosse per il mondo babbano, e con la sola compagnia di Platt a fargli da balia? Per quel che ne sapeva alcuni avrebbero potuto provare a scappare, altri ad attaccare i nati babbani o i babbani stessi, se parte degli Alfieri Rossi.
    Tutto questo aveva dell'incredibile ma di una sola cosa Celine era certa: non sarebbe passato molto tempo prima di scoprire come sarebbero andate le cose.
     
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    Nell'ultimo periodo Christian aveva studiato parecchio Babbanologia, tanto da essere riuscito a portare la sua media da una A ad una E, risultato di cui andava molto fiero. Tuttavia non era una materia che lo appassionava particolarmente, quindi di quella lezione non sapeva se essere contento. Anche perché a Londra lui ci era nato e cresciuto, sebbene Villa Carrington si trovasse a qualche decina di minuti dal centro così da non convivere a troppo stretto contatto con i babbani, motivo per cui visitarla non era niente di così eccezionale.
    Non aveva fatto particolare fatica ad adattarsi alle regole sull'abbigliamento imposte dal professore - e dalle rigide temperature-, ché Christian aveva sempre apprezzato molto di più la moda babbana di quella magica, che riteneva essere un po' troppo vecchia per l'età moderna. Inoltre chiunque lo conoscesse bene sapeva che non aveva mai disprezzato chi non possedeva la magia, sebbene li ritenesse decisamente meno fortunati e potenti di loro, motivo per cui prendere dalla loro cultura ciò che a suo modo di vedere era valido non gli creava alcun disturbo.
    Come compagna aveva trovato Celine, che nell'ultimo periodo si era avvicinata a lui notevolmente, così come lui a lei. Se fosse amicizia ancora non lo sapeva, ma di sicuro sapere di avere qualcuno con cui trascorrere quelle lezioni era piacevole, specie da quando si era allontanato da Maxwell dopo ciò che era successo alla Festa Stroboscopica. Una conversazione con lui sui motivi per cui aveva deciso di prendere un po' le distanze non l'aveva infatti ancora avuta, e lo terrorizzava anche solo l'idea di trovarselo faccia a faccia. L'unico problema che aveva con la ragazza era il suo rapporto con Jude: ogni volta che stavano insieme non andava mai nemmeno a salutarla, per il semplice motivo che temeva di disturbare. E insieme loro ci stavano tanto tempo.

    Soobin. Decisamente lui. Non sono sicuro che controlli già la Metamorfomagia.

    Rispose alla domanda che bene si addiceva all'humor con cui Celine si era fatta conoscere da Christian, che a sua volta la appoggiava.
    Tra tutti aveva scelto proprio Soobin semplicemente perché sapeva del suo essere un Metamorfomagus, abilità che non era poi così facile da controllare, specie per i più giovani. Già se lo immaginava a ruggire per le vie di Londra con una bocca da leone, o a cambiare colore dei capelli spaventato dal suono dei clacson.
    Quando invece la conversazione verté sulla scelta della Preside di appoggiare quella lezione, Christian si avvicinò leggermente di più a Celine, così da impedire a chiunque altro di sentire.

    Platt non mi piace, non mi riesco a fidare.
    Ho fatto delle ricerche... tu sapevi che appartenesse ad un'antica famiglia Purosangue famosa per aver sterminato dei goblin?


    Che Christian avesse fatto ricerche su un professore era un po' inquietante, ma, poiché ad averlo fatto era proprio lui, a chiunque lo conoscesse sarebbe potuta sembrare una cosa perfettamente ordinaria.
    Era ovvio che il Carrington non stesse alludendo ad alcunché di specifico, ma voleva condividere con Celine le sue titubanze per sentire anche il suo punto di vista.

    Niente complottismo, mi sembra solo... curioso.

    Concluse, quasi a volersi giustificare.
     
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    Laurel tutto si aspettava fuorché una gita organizzata dal professor Platt, soprattutto dopo il famoso disastro natalizio che lo vedeva come principale protagonista.
    Eppure doveva ammettere di essere rimasta molto affascinata dallo scopo didattico dell'evento, in fin dei conti il mondo era cambiato dopo il Felix-gate ed adattarsi a questi cambiamenti sembrava ormai cruciale per non rendere la propria quotidianità un vero inferno.
    Un ulteriore punto a favore sicuramente era la meta, Londra, di cui aveva sempre sentito un sacco di storie dalla famiglia che le teneva compagnia durante l'assenza della madre.
    Sembrava quasi un sogno poter recarsi concretamente nella capitale e sicuramente avrebbe utilizzato tutto il suo tempo al meglio, così da poter ripagare i suoi affetti, inviando un sacco di gufi riguardanti la visita.


    Camuffarsi tra i babbani per lei non era poi così difficile, essendo che praticamente aveva vissuto in quel mondo per tutta un'infanzia, con l'ovvio apprendimento di informazioni a livello culturale e di varie usanze.
    Tuttavia, la preoccupazione per l'atteggiamento che potevano assumere i suoi compagni dominava i suoi pensieri, considerando che magari non erano abituati a trovarsi in una situazione del genere, o peggio, commettere qualche bravata che avrebbe mandato tutta la gita all'aria.
    Nonostante le varie domande, sapeva che non si sarebbe mai fatta coinvolgere e che avrebbe finalmente vissuto una bella esperienza all'insegna della tranquillità e, perché no, anche del divertimento.


    Durante la preparazione, iniziò a prendere dal proprio baule una serie di capi d'abbigliamento da abbinare perfettamente, nulla che sembrasse troppo esagerato, ma nemmeno qualcosa che la poteva far sembrare un sacco di patate di fronte a tutti.
    In tal caso, sennò, i babbani avrebbero urlato allo scandalo non tanto alla magia, quanto al gusto orribile nel vestirsi.
    Dopo una serie di prove, Laurel decise di mettersi un maglione nero accompagnato da una piccola giacca di pelle azzurra, un paio di jeans bianchi, ed infine degli stivaletti di cuoio.
    L'idea di nascondere la propria identità la elettrizzava sempre di più, ovviamente non condivideva questa sorta di barriera, ma doveva ammettere che finalmente poteva partecipare ad una lezione di babbanologia assai interessante, nonostante trovasse le lezioni in classe abbastanza piacevoli.


    Una volta davanti alla Passaporta, vi erano già alcune coppie formate, e sicuramente l'aspetto sociale non favoriva le persone che amavano starsene più sulle proprie.
    Guardandosi intorno, Laurel vide una ragazza che faceva parte della sua stessa casata, di cui sapeva solamente il nome, sicuramente non era d'aiuto, ma almeno poteva passare del tempo con un viso conosciuto
    Così, nonostante varie brevi riflessioni, decise di raggiungere Winter con passo deciso, senza guardare minimamente gli altri compagni che nel frattempo stavano già conversando tra di loro.


    Hey Winter, mi chiamo Laurel Shaw, sicuramente mi avrai vista in giro per il dormitorio, facendo parte entrambe della stessa Casa.
    Visto che siamo entrambe sole, mi chiedevo se magari ti andasse di fare coppia con me, almeno così possiamo già dirigerci verso la Passaporta



    Inoltre, più osservava la ragazza e più si rendeva conto di averla incontrata anche in vari luoghi che era solita visitare, magari, tramite quella gita, avrebbe potuto instaurare un rapporto sociale che non necessariamente doveva prevedere un'amicizia o quant'altro.
     
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    Quando aveva sentito parlare della possibilità di fare una gita fuori porta nella capitale con gli altri compagni di scuola, non aveva esitato un solo attimo per dare la sua conferma. In effetti, lui non aveva sicuramente bisogno di quella specie di “sfida” per non farsi riconoscere tra i comuni Babbani, essendo lui stesso un Nato Babbano. Sapeva integrarsi perfettamente nella società della tecnologia e dell’informazione, poiché ci era nato e cresciuto. Il motivo per cui si era presentato all’appuntamento era piuttosto semplice: farsi due risate mentre i suoi compagni, soprattutto i Purosangue, avrebbero fatto di tutto pur di camuffarsi tra i Babbani, fallendo miseramente. Avevano abitudini completamente diverse, già solo per il fatto che nessuno di loro possedesse uno smartphone. Jacob teneva il suo costantemente spento e riposto nel suo baule, consapevole del fatto che dentro le mura del castello gli sarebbe servito a ben poco. Tuttavia, un po’ per pavoneggiarsi, un po’ per ostentare il suo pride Babbano davanti ai suoi compagni, quel giorno mise il suo cellulare nella tasca dei jeans, ansioso di poter mostrare a tutti il suo funzionamento una volta fuori dai confini di Hogwarts.
    Per l’occasione Jacob non si era certo fatto tanti problemi per prendere dall’armadio la prima cosa che gli era capitata sott’occhio. Si vestiva da babbano già durante i weekend, quando la divisa scolastica non era obbligatoria. Indossava un semplice maglioncino di lana color bordeaux scuro e un paio di jeans. Si infilò il suo solito paio di polacchini marroncini e prese un cappotto per proteggersi dal freddo londinese.

    Per chi vuole la sua guida babbana personale, prego da questa parte!

    Una volta raggiunti i suoi compagni al punto di incontro, si offrì volontario per guidarli in un mondo che andava più veloce rispetto a quello dei maghi. Alzò un braccio, sorridente, come se la presenza di Platt non fosse abbastanza. Probabilmente li avrebbero lasciati un po’ liberi di scorrazzare qua e là nei confini di un quartiere di Londra, anche se avrebbe dubitato della saggezza di quella eventuale scelta.

    Non è Jacob che sceglie il compagno, è il compagno che sceglie Jacob. [semicit.]


    Edited by Jacob Jones - 23/2/2023, 00:10
     
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    Babbanologia non era una materia come le altre, era in effetti molto più che una materia, raffigurava una vittoria per il suo mondo, per ciò che aveva vissuto fino agli undici anni e per ciò che con molta gioia trovava durante ogni vacanza. Poter studiare i babbani nel dettaglio era una soddisfazione perché dimostrava quanto il mondo si stesse evolvendo, tanto che era felice di quella situazione scomoda per il Ministero, basta più segreti, basta più discriminazione, tutto stava per finire, gli Alfieri Rossi erano l'ultimo scoglio da superare prima di vedere il mare piatto come una tavola. Londra era una citttà che non aveva mai visitato, nonostante Diagon Alley fosse lì attaccata, non aveva mai camminato per quelle vie, né tantomeno visto gli edifici, essendo americano era raro vederlo nelle zone inglesi, un po' perché le trovava meno belle e un po' perché non aveva amici lì, era perciò molto felice di vedere una nuova città. Gli era stato detto di vestirsi come un babbano, cosa che gli risultava facile dato che non aveva altre vesti oltre a quelle, per via del freddo fu costretto a mettersi una felpa grigia con il cappuccio che gli copriva i capelli, una maglietta nera con una termica a maniche lunghe che lo proteggeva dal vento, insomma, si era coperto sufficientemente per l'occasione.
    Rideva mentre sentiva il professore richiamare i compagni, era sicuro che qualcuno si sarebbe fatto sgamare, i maghi alle volte sembravano davvero stupidi, davano per scontato cose che non lo erano minimamente, come l'utilizzo delle abilità da Metamorfomagus, abilità che un po' invidiava ma che per i babbani non era comune vedere.
    Si era messo in fondo alla fila così da non essere a stretto contatto con il docente, almeno non sarebbe stato visto mentre faceva le sue solite cavolate, una tra tutte era fumare. Sorrideva con il filtro tra le labbra mentre, con cura olimpica, stava componendo la sua quotidiana sigaretta, era raro poter fumare durante le ore di lezione perciò non poteva perdere quell'occasione.

    Lascia che si perdano Jacob

    Era difficile per lui parlare dato ciò che aveva in bocca, ma comunque provò a far passare il concetto. Vedere qualche giovane mago, da solo, per le strade di Londra sarebbe stato molto divertente, oltre che pericoloso...tutte cose che nella sua mentre avrebbero fatto ridere. Se solo non fossero stati lì avrebbe fatto qualche scherzo, ma l'ultima regola della Preside gli impediva di usare la magia, anche se non era certo che sarebbe riuscito a rispettarla ancora per molto.
     
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    Selezionato per partecipare ad una gita nel mondo babbano. Lui.
    Qualsiasi fossero stati i criteri di scelta, Gideon era piuttosto certo che dovesse esserci stato un errore e che il suo posto appartenesse a qualcun altro. Che gli studenti non fossero stati scelti in base alla media nella materia insegnata da Platt era piuttosto chiaro, visto che il giovane Greengrass era forse uno dei suoi studenti peggiori, com’era normale che fosse visto che non aveva mai scelto di frequentare di sua spontanea volontà quel corso, ma era diventato obbligatorio dal momento in cui quel sottile equilibrio tra maghi e non-maghi si era spezzato, ormai diversi mesi prima.
    Non soltanto era praticamente stato costretto a partecipare, ma si era reso pure necessario camuffarsi. Così il Purosangue aveva dovuto indossare alcuni capi che difficilmente sarebbero entrati nel suo armadio se fosse stato lui a decidere: una t-shirt con una stampa riguardante qualcosa che non conosceva, doveva trattarsi di una band musicale babbana o qualcosa del genere, ed una felpa fin troppo grande per la sua misura, ma Platt aveva detto che “tra i giovani babbani ormai la moda diceva questo, oversize, oversize, oversize”. Gideon non capiva bene il senso di indossare vestiti della misura sbagliata, lui che era sempre stato abituato dai suoi genitori a farsi cucire addosso maglioni e camicie su misura, da magi-sarte che non sbagliavano mai nemmeno di un centimetro.
    Quella felpa, poi, aveva dei fastidiosi laccetti che gli dondolavano sotto agli occhi ad ogni passo, ed un altrettanto fastidioso cappuccio di cui Gideon non aveva capito bene l’utilità. Perché mai un vestito del genere doveva avere un cappuccio? Non era mica un mantello impermeabile, d’altronde!
    I dubbi sulla moda babbana continuavano ad attanagliarlo, ma era soltanto l’inizio di quella che sarebbe stata una lunghissima giornata. La verità, che cercava a tutti i costi di nascondere, era che l’idea di mettere piede nel mondo babbano lo spaventava parecchio. Era la prima volta in assoluto che gli accadeva, escluso qualche sporadico passaggio in compagnia dei suoi genitori quando era più piccolo, ma per il resto non l’aveva mai davvero visitato con l’intento di farlo. Figuriamoci poi in una città come Londra, la capitale del mondo, centro della modernità e della globalizzazione.
    E se non fosse riuscito a trattenersi? Se l’avessero scoperto e sarebbe rimasto intrappolato nel mondo babbano per sempre? Se la stava facendo addosso e aveva paura persino di cose che non sarebbero potute accadere mai.
    Gli studenti si stavano radunando in coppie, e per una questione di tattica e praticità immaginò che avrebbe fatto meglio ad affiancarsi a qualcuno che sapeva conoscere il mondo babbano, così che potesse eventualmente salvarlo da situazioni spiacevoli. Quella con cui aveva più confidenza, se così si poteva dire, era la Baxter…ma in quel momento era troppo lontana.
    Per cui decise di avvicinarsi ad un’altra ragazza, una Corvonero di cui ricordava giusto il nome per averlo sentito durante le lezioni ma con cui non aveva mai interagito prima sul serio.

    «Ciao. Hai già un compagno?»

    Chiese allora a Chelsea Hampton, avvicinandosi con le mani nelle tasche dei pantaloni. Doveva sforzarsi di sopravvivere a quella giornata, ma soprattutto non doveva fare cazzate.

    Post evento intervista!


    Edited by Joel Malakai Rosenberg - 21/2/2023, 12:07
     
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    Babbanologia, fin dal primissimo giorno di lezioni, era stata la sua spina nel fianco. Incredibile a dirsi per una Nata Babbana, eppure era stato proprio quell'eccesso di confidenza nelle sue conoscenze pratiche ad impedirle di brillare come avrebbe dovuto una studentessa che aveva sempre vissuto nel mondo non magico. Già, perchè ogni qual volta apriva i libri per studiare si ritrovava mortalmente annoiata da cose che intuitivamente già sapeva o che superficialmente conosceva, ed allora veniva meno lo stimolo allo studio che tanto la faceva appassionare ad altre materie. Il problema però era che una conoscenza intuitiva o superficiale portava ad una bieca sufficienza ed allora la Corvonero non era ancora riuscita ad andare oltra una misera A di cui tanto si rammaricava. Anche per questo la convocazione di Platt per quella gita a Londra la colse di sorpresa, per niente convinta di rientrare nella schiera di studenti più meritevoli - o forse sì, a fronte di una media generale davvero molto scarsa. Ad ogni modo superò le perplessità iniziali ben presto, facendosi invece trovare più che pronta il giorno stabilito e portando con sé anche una buona dose di entusiasmo. Londra non le era del tutto estranea seppur a centinaia di chilometri più a sud di York e tuttavia l'aveva sempre e solo vissuta da babbana tra i babbani. Tornarvi invece da strega e con altri maghi intorno era tutta un'altra storia ed era curiosa soprattutto di studiare il comportamento dei suoi compagni dato che, per forza di cose, lei si sentiva perfettamente a suo agio in quella scampagnata. Anche per questo quando le si avvicinò Gideon stampò un sorrisone soddisfatto in volto, forse la cavia migliore che potesse esserci in quel parterre variopinto.

    Ehi, ciao. No, se vuoi..

    Lo invitò quindi, e l'attimo dopo allungò la mano destra verso la figura alta del Serpeverde. In cinque anni non si erano mai parlati e lei conosceva solo il nome ed il retaggio del ragazzo, mentre dubitava che lui sapesse anche solo chi fosse lei. Chelsea, piacere.

    Si presentò quindi, allungando poi un'occhiata verso Soobin con cui condivideva le capacità da metamorfo ma senza alcuna intenzione di porre l'attenzione sulle proprie. Al contrario, camminava con passo lesto verso la Passaporta indicata dal professore mentre tornò con lo sguardo sul Purosangue. A sua volta si era adeguata al dress code ma attingendo dal proprio guardaroba, motivo per cui dai lembi aperti di un classico piumino scuro se ne usciva il collo alto di un bel maglione turchese e la linea pulita di uno skinny scuro non troppo consunto. Niente che non mettesse anche a casa, mentre indicò la T-shirt di Gideon.

    Quella l'hai scelta a caso o conosci la band? Chiese, giusto per riempire un po' il silenzio mentre a breve avrebbe toccato la Passaporta.

    Post Evento Intervista GdR-online
     
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    Una gita nella Londra babbana. Una gita a casa sua, in sostanza. Al momento, se avesse dovuto immaginare una casa, l’avrebbe collocata proprio nella parte babbana della capitale britannica, sebbene ci avesse vissuto soltanto per i tre mesi estivi. Del resto, era lì che vivevano tutti i membri della sua famiglia, seppur sparpagliati in case diverse.
    Winter aveva accolto con piacere l’idea di quella passeggiata tra le vie di Londra. Al di là di ciò che significava per lei, era una città molto bella e decisamente diversa dal panorama scozzese che si stagliava davanti ai suoi occhi ogni giorno. Non pensava che avrebbe avuto il tempo di incontrare nessuno della sua famiglia, sebbene li avesse avvisati per tempo: sapeva bene che il controllo del professor Platt sarebbe stato stringente. Dopo il disastro della festa di Natale, le sembrava strano perfino che gli avessero permesso di organizzare quell’uscita. D’altro canto, Winter, assieme alla sua punta di ingenuità, era speranzosa: se i suoi compagni, tra i quali potevano esserci membri degli Alfieri Rossi, avessero conosciuto più da vicino i tanto temuti “babbani”, avrebbero compreso di essere in errore. Non c’era niente da temere dall’avvicinamento di due mondi che si erano ignorati molto a lungo, pur avendo di fatto sempre avuto un inscindibile legame.
    La preparazione alla gita era stata decisamente semplice: Winter vestiva spesso in abiti babbani nel tempo libero, quindi indossare un paio di jeans chiari, un maglione e un piumino neri e delle grosse scarpe da ginnastica non le era sembrato affatto particolare. Aveva portato con sé anche uno zainetto, per sembrare una perfetta scolaretta babbana. La bacchetta, però, era infilata nella tasca, a portata di mano. Dai babbani sentiva di non avere nulla da temere, ma ogni giornata particolare per quella scuola poteva significare una battaglia da combattere.
    In ogni caso, aveva deciso di non farsi rovinare l’umore da inutili paure: voleva godersi la gita, magari cercando di sentirsi a suo agio per una volta. Era la sua città, un mondo che conosceva bene, aveva tutte le carte in regola per sentirsi un passo avanti agli altri. Aveva anche infilato nel suo zaino il suo smartphone, sperando che gli fosse rimasta un po’ di carica dalle ultime vacanze natalizie. Avrebbe potuto avvisare i suoi e farsi raggiungere, nel caso avessero avuto del tempo libero, anche se ne dubitava. Quantomeno, lo smartphone le sarebbe servito a scattare qualche foto.
    Probabilmente una foto divertente sarebbe stata da scattare a Winter nel momento in cui vide Laurel Shaw dirigersi a passo svelto verso di lei: la ragazza, in una colorata giacca di pelle, le chiese senza troppi preamboli di far coppia con lei verso la Passaporta.

    Ciao, Laurel. Sì, volentieri.

    Accettò, mostrando un sorriso incoraggiante, rivolto forse più a sé stessa che all’altra ragazza. Pur essendo in classe insieme e anche nella stessa casata, le due non avevano mai stretto alcun rapporto particolare. A dire il vero, Winter si era sempre sentita un po’ intimidita dall’aspetto sempre curato e perfetto che Laurel sfoggiava: mille volte avrebbe voluto chiederle qualche consiglio su come vestirsi o truccarsi, ma non aveva mai trovato occasione di farlo.

    Bella giacca!

    Era abbastanza sicura che quel gioiellino non venisse dal guardaroba babbano che Platt aveva messo a disposizione degli studenti. Altrimenti, forse, avrebbe fatto meglio ad attingere da lì che dal suo armadio.

    Sei mai stata a Londra?

    Pregò che la ragazza non rispondesse di viverci o di averla visitata almeno tremilaseicento volte, per non fare subito una figuraccia. Intanto, mentre si avvicinavano verso la Passaporta, alla mente di Winter tornò quanto nauseante potesse essere quel rapido viaggio.

    Evento intervista
     
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    Parvus teneva alle istituzioni e l'ultima cosa che avrebbe voluto si dicesse di lui, dopo nell'ordine "stupido", "di media famiglia", "mezzosangue" e "incapace" era "irrispettoso della sacralità del potere amministrativo". Per una fortunata coincidenza, nessuno sino a quel momento aveva mai osato rivolgersi a lui con un epiteto così oltraggioso, ma era pur vero che non aveva dato a nessuno la benché minima occasione di pensarlo. Ligio al dovere, ossessionato dalle regole, rispettoso dell'autorità, come si confaceva a un vero Corvonero e soprattutto a un vero Quincy. Eppure quell'anno era troppo particolare perché i contrasti dentro e fuori di lui fossero vinti sempre dall'istituzionalizzazione di tutto. Era una guerra, e in guerra aveva scelto gli ultimi averi con cui cadere, pur di non spogliarsene: guerra alla Babbanologia e all'assurda imposizione che fosse obbligatoria anche per chi, come lui, mai aveva messo piede tra i babbani e mai avrebbe desiderato farlo.

    Qualcuno sa che ore sono? Qua rischiamo di perderla, la passaporta, se non ci muoviamo.

    Così si trovava in fila per la gita nella Londra babbana, organizzata dal professor Platt, vestito come l'incrocio improbabile tra un punk borchiato dell'ultimo banco e il quarter-back di un costoso college della East Coast: maglietta nera con stampe psichedeliche e una giacca di felpa bianca e verdone aperta, e un paio di jeans che sembravano macchiati su tutto il davanti.
    Perché Babbanologia era brutta e inutile, ma essere indietro nella Coppa delle Case lo era di più, e una ramanzina della madre per aver saltato un'opportunità formativa lo era ancora di più. E Parvus, per quanto idealista fervente e prolisso argomentatore di contrarietà, aveva dovuto cedere senza molte alternative. L'aspetto positivo era che avrebbe comunque potuto lamentarsi in presa diretta e smaltire così la frustrazione per qualcosa in cui credeva poco o nulla ma che non aveva potuto evitarsi.

    Che poi a che serve questa fila? Boh.

    Non aveva ancora nessuno di fianco - e non era particolarmente triste della cosa - ma tutto, di quell'organizzazione, gli pareva puntare dritto verso l'incapacità del professore di rendersi utile o di fare alcunché di sensato. L'ultima volta che la Preside gli aveva fatto organizzare qualcosa aveva mandato Lumacorno all'ospedale e qualche compagno in infermeria.
    Contrariato, infilò la bacchetta sotto i jeans, lungo il fianco, pensando che si sarebbe retta così a metà tra pantaloni e felpa. Ma non servì che un passo perché quella potesse muoversi in avanti e scivolare dritta lungo la gamba e incastrarsi, questa volta sì, ma tra polpaccio e scarpa.

    Morgana quella lurida!

    Imprecò, tirando su la gamba nel tentativo di liberare la bacchetta.
     
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    Yeonjun non credeva si sarebbe annoiato, finalmente qualcosa che lo avrebbe davvero interessato. Lui era parecchio abituato ai babbani, dopotutto suo padre lo era. Sarebbe stato divertente vedere come alcuni dei suoi compagni avrebbero reagito ad una gita simile.
    Fin da quando aveva saputo della gita si era preparato l'outfit giusto, qualcosa che non sarebbe stato appariscente ma nemmeno anonimo. Non voleva essere preso per un idiota mago che non capiva niente di stile, soprattutto perché, ad essere sincero, metà dei purosangue non avevano idea di cosa fossero dei jeans o una t-shirt... Lui, d'altro canto, aveva l'abitudine di usare i vestiti babbani quando non aveva la divisa e poteva vantare un armadio bello vasto di stili, tipi e colori. Era affascinato dal mondo della moda, non abbastanza da farne una passione ma abbastanza da avere un occhio critico su come abbinare i vestiti e gli accessori.
    Per quella gita decise di optare per una maglia nera a maniche lunghe, dei jeans neri dal taglio dritto, un piccolo bolo tie al collo. Guardandosi allo specchio sentiva mancasse qualcosa, così cambiò i piercing, optando per un degli orecchini a forma di ciliegie nere e un cappello con una piccola tesa, nero. Annuì a se stesso, completando il tutto con un cappotto nero lungo e degli stivaletti neri. Era felice di poter evitare di indossare gli abiti magici per quella lezione. Infilò la bacchetta all'interno del cappotto, dove poteva prenderla facilmente in caso di pericolo. Sperava davvero che non si creassero casini!
    Si diresse al luogo dell'appuntamento col professor Platt, sperando ci fossero solo compagni intelligenti e nessuno che volesse passare per clown.
    Nell'avvicinarsi alla fila di studenti in attesa di usare la passaporta non poté non notare il bizzarro accostamento del compagno di casata Parvus; lo guardò con un sopracciglio alzato, prima di negare leggermente e guardarsi attorno, cercando un compagno di fila. Sperava che Soobin fosse già arrivato, ogni tanto gli piaceva parlare in coreano, non voleva perdere l'abitudine... E spettegolare in una lingua così poco conosciuta era molto più divertente e sicuro! Si stiracchiò leggermente, guardando le persone presenti e sorridendo leggermente. Non aveva mai visitato Londra, non sarebbe stato molto diversa da Seoul, le grandi città si assomigliavano tutte alla fine: caotiche, veloci, non perdonavano i lenti e gli ignoranti. Sì, era sicuro si sarebbe divertito in quel piccolo viaggio e, chissà, magari avrebbero anche avuto del tempo libero per fare un po' quel che volevano... Anche se era quanto meno improbabile, erano dei ragazzini dopotutto.
     
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    Non era abituato a quel genere di vestiti. Non era nemmeno troppo abituato al concetto stesso di “gita”, la Mahoutokoro era sempre stata estremamente rigida su quel fronte, chissà se adesso con il Felix-Gate le cose fossero cambiate alla scuola di magia giapponese.
    Soobin si strinse nelle spalle, perché oltre a quel lieve accenno di curiosità si risolse a propendere per il “chissene frega” andante.
    A dire la verità andarsene in giro in mezzo ai babbani londinesi gli metteva una certa ansia, non perché avesse qualcosa contro i babbani, ma perché non aveva idea di cosa sarebbe potuto accadere se qualcosa fosse andato storto e la scolaresca fosse stata identificata come un gruppo di maghi in erba da un’intera città di babbani potenzialmente spaventati dalla loro esistenza.
    Al tempo stesso, però, la curiosità era stata più forte dell’ansia e quindi era arrivato alla conclusione che le sue fossero solo paranoie infondate e che sarebbe andato tutto benissimo.
    Certo, c’era anche il piccolo fattore che lui fosse un totale ignorante in babbanologia e questo non giocava certo a suo favore, ma quella era dopotutto una gita scolastica, doveva pensare a divertirsi. Con tutte le dovute precauzioni, certo, ma divertendosi.
    Si sistemò meglio il basco in testa, infilando dentro per l’ennesima volta i ciuffetti che si ostinavano a sfuggire fuori dal cappello: forse parte della sua ansia dipendeva anche dal fatto di essere un metamorfomagus adolescente.
    Se si fosse spaventato o arrabbiato per qualcosa, sapeva che non sarebbe stato in grado di controllare il colore dei propri capelli ed era per questo che aveva deciso di nasconderli il più possibile con il basco scuro.

    Però, cavolo, mi prude un sacco la testa…

    Pensò con una lieve smorfia.
    Il resto dell’outfit comprendeva una semplice maglietta bianca e un lungo cardigan aperto davanti e dai colori caldi.
    I pantaloni erano di uno strano tessuto che non aveva mai visto prima, jeans o qualcosa del genere. Li sentiva un po’ troppo rigidi per i suoi gusti ma non poteva dire di trovarli completamente scomodi, erano sopportabili.
    Le scarpe, invece, le trovava carine, erano delle specie di stivaletti molto corti, ma con la suola ridicolmente piatta e fatte di stoffa anziché in pelle; sul lato interno avevano un simpatico logo circolare con all’interno una stella stilizzata e la scritta “Converse”. La stella gli piaceva particolarmente, probabilmente per la sua passione per l’astronomia.
    Si unì al gruppetto di studenti in attesa per la passaporta, per poi guardare subito Yeonjun appena venne richiesto loro di mettersi in fila a coppie.

    Yeonjun ha parenti babbani, mi conviene decisamente stargli attaccato!

    Si disse, per poi avvicinarsi da dietro all’altro coreano, per poi prenderlo a braccetto.

    Noi due andiamo assieme, vero?

    Domandò allegramente, per poi guardarsi attorno e notare il ragazzino di Corvonero momentaneamente solo soletto. Per un attimo lo scambiò per uno studente più piccolo e si domandò cosa ci facesse lì, poi si ricordò di averlo visto a lezione… tuttavia non era del tutto sicuro di riuscire a ricordare il nome altrui. Iniziava con “Pa”, ma da lì il vuoto totale.

    Hey, Patatus!- tentò, sperando di aver azzeccato il nome - Se non trovi nessuno con cui metterti in fila, puoi stare con noi! Tanto sei piccolo e tascabile, non se ne accorgerà nessuno!

    E, anche se si sarebbe tranquillamente potuto credere il contrario, le sue intenzioni erano buone e non stava prendendo in giro l’altro… non troppo, almeno.
     
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    La giovane Corvonero rimase sollevata dalla risposta positiva data dalla sua compagna ed iniziò a rivolgersi a lei con un sorriso più confortevole.
    Sapeva di non essere mai stata vista di buon d'occhio da parte dei suoi coetanei, in particolar modo dalle ragazze, anzi poteva anche capire le ragioni di questo distacco, tendendo comunque ad avere un carattere quasi spesso superficiale per non attaccarsi alle persone.
    Tuttavia, apprezzò molto lo spirito con cui Winter aveva preso l'iniziativa, magari si sarebbe divertita stando in sua compagnia.

    Grazie!
    Questa giacca mi è stata regalata giusto l'estate scorsa e devo ammettere che è stato quasi un miracolo riceverla sapendo che ne giravano poche in circolazione durante quel periodo.


    Laurel sembrò molto orgogliosa di aver ricevuto un complimento riguardo quello che stava indossando, visto quanto l'apparenza estetica contava molto per lei.
    Iniziò anche ad analizzare l'abbigliamento della compagna e doveva ammettere che non si era vestita affatto male, anzi si mimetizzava bene a confronto con i babbani.

    Ammetto che, per quanto semplice, mi piace molto il tuo stile, anzi devi poi dirmi assolutamente dove hai preso quel paio di pantaloni.

    Rimase ancora per qualche minuto a scannerizzarla, mentre si avvicinavano sempre di più verso la Passaporta.
    Non poteva non accorgersi di certi atteggiamenti, a loro modo divertenti, di altri suoi compagni, come di un Jones che si era immedesimato nel ruolo da futura guida turistica o di un Cooper che moriva dalla voglia di voler vedere qualcuno di loro perdersi.

    Sicuramente, con l'aiuto delle varie teorie complottistiche su chi si sarebbe fatto sgamare per primo, la gita si prospettava molto caotica ancor prima che potesse iniziare, anche con un Quincy che pareva non adattarsi adeguatamente alle regole imposte da Platt, ma almeno poteva vantare di un apparente buona compagnia.

    Tornò successivamente fissa su Winter che l'aveva riportata nella realtà con una domanda che sembrava banale, ma sicuramente fatta per sciogliere il ghiaccio tra le due.

    Magari ti sembrerà strano, ma non ho mai avuto occasione di poterla visitare purtroppo.
    Ho sempre sentito solo molti racconti di vario genere.


    Quasi le veniva da sorridere se pensava alla situazione in cui si era ritrovata, poter visitare finalmente Londra, ma come se si trovasse in un film di spionaggio.
    Poco dopo notò lo sguardo della compagna verso lo stereo di fronte a loro e non poteva far altro che condividere il sentimento di nausea riguardo al breve viaggio di andata che avrebbero dovuto affrontare.
     
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    Teso come una corda di violino, Valerius ebbe un’insolita esitazione nel varcare il portone di ingresso del castello per dirigersi a Hogsmeade. Per un momento, l’idea di fare dietrofront e mandare qualcuno a dire a Platt che non avrebbe più potuto partecipare alla gita gli balenò in mente, ma fu subito rimpiazzata dall’ennesimo pensiero profondo volto all’autoconvincimento: ogni esperienza mancata era un’occasione persa.
    Non era particolarmente entusiasta di dover girovagare per Londra insieme a quella marmaglia di adolescenti senza freni che erano i suoi compagni: la città era fin troppo caotica per chi come lui prediligeva la tranquillità, e l’idea che qualcuno di loro avrebbe potuto compiere azioni avventate e mettere nei guai tutti gli altri lo preoccupava. Per di più, aveva ragione di credere che non fossero neppure in buone mani: se Platt si era lasciato sfuggire il controllo di una palla stroboscopica babbana tra le mura di Hogwarts, come poteva essere adeguatamente preparato a gestire imprevisti ben più complessi al di fuori degli ambienti protetti del castello? Non che Valerius fosse incapace di difendersi, ma dover gestire eventuali imprevisti sotto pressione, per di più senza poter usare la magia, non era esattamente il suo forte. A conti fatti, l’unico motivo per cui aveva deciso di andare era che avrebbe potuto imparare qualcosa di nuovo. Che per carità, non sarebbe stato poi molto considerato che a Cork, camminare per le strade della città mischiandosi tra i babbani, lo aveva fatto più d’una volta ed era stato piuttosto illuminante. Ma Londra era diversa, Londra era… gigantesca: sarebbe stata il banco di prova della sua capacità di sopravvivere al mondo esterno.
    Quasi non si accorse di essere finito vicino ad un compagno di Corvonero, almeno finché non sentì Parvus Quincy imprecare rovistandosi nei jeans a gamba tesa, mentre qualcun altro dalla fila ironizzava sulla sua statura.

    Va tutto bene, Quincy?

    La fronte visibilmente corrugata, Valerius lo squadrò da capo a piedi fermandosi di fianco a lui, domandandosi cosa fosse accaduto al ragazzino. Lo aveva sentito più di una volta lamentarsi di qualcosa in Sala Comune, ma non aveva idea di che tipo fosse esattamente. Di certo però, quel modo di vestire stonava parecchio con la fissa per l’ordine che non aveva potuto fare a meno di notare e apprezzare.

    Non credo che questa della gita sia stata una buona idea… fa’ attenzione quando saremo a Londra

    Fu quasi un’ammonizione la sua, ma più una raccomandazione in effetti: sapeva bene che un passo falso, mosso da chiunque, avrebbe generato complicazioni per tutti, ragion per cui avrebbe volentieri ricordato a ciascuno dei presenti di fare attenzione. Da qualche minuto, tuttavia, un pensiero più urgente occupava la scala delle sue priorità: aveva una domanda per il loro accompagnatore.

    Professor Platt. Se dovesse essere necessario, e ovviamente si intende solo in quel caso, agli studenti maggiorenni è consentito usare la magia a Londra?

    Alla prima occasione fece in modo che quella domanda giungesse alle orecchie del docente, senza tuttavia cercare di attirare troppo altre attenzioni. Chiunque avrebbe potuto interpretare quella domanda nei modi più svariati, ma Valerius l’aveva ritenuta importante per un solo motivo: sarebbe stato molto più a suo agio anche solo sapendo che avrebbe avuto il permesso di usare la bacchetta, se le cose si fossero messe male. E tuttavia dubitava che la risposta sarebbe stata affermativa - di certo il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i minorenni non l’avrebbe resa tale per tutti -, per quanto sperasse nella fiducia e nel buonsenso dell’insegnante.
     
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