"Stavo pensando a te"

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    Cameriera.

    Il moncherino di legno fece tintinnare rumorosamente il vetro del bicchiere che aveva appena svuotato, invitando implicitamente la donna a riempirglielo ancora con lo stesso liquido ambrato di poco prima.
    Augustus non la degnò di uno sguardo, troppo concentrato ad osservare il pezzo di carta sul quale ormai da diversi minuti stava provando a scrivere qualcosa, invano.
    La Testa di Porco era il luogo perfetto per svuotare la mente e trovare la concentrazione di cui un uomo come Augustus, fra Auror, zia petulante ed ego grande quanto una dimora, aveva bisogno.

    Dimentichi me.

    La figura sottile di Julie lo scrutava dall'altro lato del bancone con fare irriverente e inesorabile, costringendo l'uomo ad un ulteriore sforzo per portare a termine quel compito.
    I Tre Manici di Scopa e il Paiolo Magico, decisamente più accoglienti e meno trasandati della Testa di Porco, erano fin troppo pieni di gente dalla parlantina facile, per i suoi gusti, mentre lì, nella periferia di Hogsmeade, il massimo a cui poteva assistere erano flati e botte – comunque molto più divertenti dello scambio di inutili convenevoli fra sconosciuti.

    CITAZIONE
    Caro Joey,

    Fu tutto ciò che fino a quel momento era riuscito a scrivere. Il resto erano cancellature, schizzi, conti e scarabocchi.
    Non era costretto a farlo e anzi, probabilmente suo figlio - Joey - ne avrebbe fatto volentieri a meno, perfettamente capace di badare a se stesso e comportarsi da figlio orfano sia di padre che di madre, come lui stesso l'aveva inconsciamente spinto a fare negli ultimi anni, aiutato dalla sua permanenza ad Hogwarts.
    Eppure sentiva di doverlo fare, di doverci provare. Strinse allora le dita della mano sana attorno al vetro, portandolo alle labbra sottili con ancora gli occhi puntati sul foglio sempre più stropicciato.

    CITAZIONE
    Stavo pensando a te.

    Aggiunse frettolosamente alla pergamena, salvo poi cancellare la frase con colpi decisi della penna. La intinse ancora di inchiostro, a quel punto, tornando a bere e a svuotare il secondo bicchiere di brandy.
    Sarebbe stata una lunga serata.

    Cameriera.
    Ancora.


    Brodino
     
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    La vita è un imprevisto. Un percorso fatto di incroci e traverse, di scelte e nuovi posti. Per Bróðir il percorso si prospettava lento e senza troppa eccitazione, soprattutto da quando si era dimesso dalla professione di Auror, la noia e la normalità faceva oramai padrone della sua vita. Il Felix-Gate era stato il più grande evento che aveva portato anche solo un pizzico di eccitazione nella sua vita da quarantenne scapolo, non che la notizia della rivelazione della magia ai babbani potesse essere considera nulla se non spaventosa, ma il Guerriero era un uomo con dei bisogni e dei desideri, e che fino a qualche tempo prima – erano ormai passati quasi quindici anni – viveva una vita, la quale non si poteva definire noiosa. Sapeva di non essere un uomo facile da accontentare, o meglio, di cui sopportarne la compagnia, anche perché non era molto socievole. Preferiva la solitudine, e i luoghi affollati li evitava come la peste, se non trascinato a forza dalla formidabile Nyambura il più delle volte, tendeva a frequentare i posti o le locande più tranquille, e se spesso si rivelavano le più fatiscenti purtroppo il Voluntas doveva sopportare e, da bravo Purosangue con la puzza sotto il naso qual era, fare buon viso a cattivo gioco. E proprio per il suo bisogno di tranquillità, che si era diretto alla Testa di Porco ad Hogsmeade, perfetto per uno come lui, che di gente con cui parlare e conversare di solito le evitava come la peste. Dall’aspetto lugubre e trasandato, il primo istinto di qualunque mago o strega era quello di non entrare dalla porta in vetro sporca e incrostata, e proprio per questo perfetta per completare affari non proprio legali o frequentata da gente non troppo raccomandabile. Durante il suo periodo come Auror aveva frequentato spesso questo tipo di luoghi, per incontrarsi con persone che durante le sue indagini gli facevano da informatori, gli riportava alla mente bei ricordi oltre che brutti, perché non sempre era facile lavorare insieme a queste persone.

    Una Birra del mago

    Chiese, una volta avvicinatosi al bancone. C’era davvero poco che si potesse bere alla Testa di Porco che non contenesse alcuna traccia di alcol. E Bróðir che non voleva dover cercarsi un posto dove dormire per non dovere tornare a casa ubriaco, aveva deciso di scegliere la bevanda più leggera e con meno alcol di quelle proposte nel menù del pub. Una volta con in mano il boccale di Birra, prese a guardarsi intorno al locale. osservando le persone stipate al suo interno, stava facendo un piccolo gioco con sé stesso, che più di una volta in passato aveva sottoposto come “test” alle poche reclute che gli erano state affibbiate per la serata, ovvero cercare di capire chi stesse commettendo delle infrazioni, non facile in un luogo frequentato da gente poco raccomandabile. Il suo sguardo azzurro venne attratto dalla voce tonante di un uomo che palesemente sgarbato aveva fatto cenno alla povera cameriera di versagli un altro bicchiere. Le iridi da poco prima curiose, si assottigliarono di palese dispiacere per la poveretta che doveva sopportare il caratteraccio anche solo il malumore di quell’uomo. Per un attimo prese in considerazione di andare da lui e riprenderlo per la sua maleducazione, come si farebbe con un bambino, per poi decidere di ripensarci, non voleva venire coinvolto in qualche rissa e neanche causarne, quindi stette in silenzio, ma senza distogliere lo sguardo, forse sperando che la chiara disapprovazione facesse desistere il penoso comportamento dell’altro.

    Pagamento: 10 ʛ × 1.5 = 15 ʛ
    Birra del mago: -1 Destrezza ogni 3 bevute [1/3]
    Augustus Burker
     
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    Il silenzio di quella bettola era ciò che di meglio poteva sperare per riuscire a buttare giù due righe da spedire a suo figlio, lo stesso che oramai non sentiva più da qualche settimana, ossia dall'attacco dei fantomatici Alfieri Rossi e delle strane acromantule giganti.
    Lesse e rilesse quelle uniche parole di cui era sicuro senza ancora saper trovarvi un seguito soddisfacente, confidando nell'alcol per riuscire a trovare l'ispirazione.
    Quella, però, non voleva saperne. Si trovò così costretto a bere per dimenticare, anziché pensare, trovandosi a scrutare un omone dall'altro lato del bancone nell'istante in cui chiese alla cameriera di versargli da bere. Ma Augustus era fin troppo distratto per notare le sue occhiate, soprattutto quelle della donna ormai richiamata più e più volte dall'auror perché potesse svolgere il suo lavoro con puntualità – ossia agire con il liquido ambrato quando il suo bicchiere sporco era ormai vuoto.
    Dopo aver scritto qualche altra riga piena di banalità, Augustus si ritrovò ad accartocciare un altro foglio con la magia per poi farlo evanescere nel nulla.
    La sua penna riprese dunque a scrivere l'unica frase che era riuscito a partorire fino a quel momento, per poi vederla fermarsi ancora una volta a mezz'aria in attesa di ricevere nuove istruzioni dalla magia del mago.

    Ricordami di non scrivere mai più una lettera a mio figlio sotto questa roba.

    Disse infine alla cameriera con un tono a metà fra il serio e il sarcastico, soprattutto perché era stato proprio lui a pensare che un po' di alcol avrebbe potuto distendergli i nervi e aiutarlo a trovare le parole giuste.
    E forse la colpa era proprio delle bevande di basso valore che proponevano lì dentro, o almeno questo era ciò che si disse per giustificare la sua totale e completa mancanza di ispirazione o, banalmente, l'incapacità di mettere nero su bianco ciò che pensava e provava per suo figlio anche dopo che era stato vittima di un attacco tanto crudele quanto quello che aveva visto Hogwarts di recente.
     
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    Non riusciva a concepire Bróðir come un uomo del genere, scortese e irruento, potesse aver concepito con una donna, essa fosse senza nome o meno, un bambino… un figlio. Ne rimase sconcertato e preoccupato: sconcertato, per quel ragazzo e immaginandosi come dovesse essere e apparire, visto gli indumenti indossati dall’uomo, certamente eccentrico; e preoccupato, chiedendosi se fosse ad Hogwarts e sperando che stesse ben lontano da sua figlia, non avrebbe mai voluto un ragazzo con un padre del genere vicino alla sua bambina. Forse poteva sembrar crudele, giudicare un essere umano sulla base di impressioni che si erano percepite attraverso la sola osservazione del proprio padre, ma per Bróðir era la semplice necessità di proteggere la propria figlioletta che lo spingeva a cercare con lo sguardo qualsiasi minaccia, anche solo percepita, che potrebbe esserci intorno a lei. Quindi no, non si sentiva per niente in colpa a pensare in quel modo di quell’uomo e di suo figlio, e forse si sarebbe dispiaciuto di più di quanto già non faccia una volta certo che il ragazzo stesse lontano da sua figlia. Diana era tutto per lui, e il solo pensiero di essere abbastanza disperato da mandarle una lettera scritta mentre ubriaco gli faceva contorcere le viscere e venire voglia di vomitare, e poi che razza di genitore scriverebbe mai una lettera al proprio figlio da ubriaco? Gli sembrava una questione di decenza umana, mai e poi mai si sarebbe azzardato anche con un membro della sua “famiglia” o un amico stretto, o anche con uno dei suoi migliori amici, a scrivergli una lettera mentre era ubriaco, figuriamoci sua figlia! Lo guardò stranito, completamente scioccato dalle parole appena uscite dalla sua bocca, incapace di conciliare insieme le parole figlio, lettera e “questa roba” – riferita all’alcool – nella stessa frase.

    Ma che…?

    Ci provò davvero a sussurrare ed a non farsi notare, per la semplice ragione detta poc’anzi, ovvero il non voler finire in qualche rissa, sempre presenti in quel locale di matti, in cui aveva deciso di insinuarsi quella sera. Era abbastanza sicuro, comunque, di non essere riuscito nel suo intento; infatti, sebbene la Birra del mago non fosse così alcolica come un Fire Whisky, la seconda bevuta che Bróðir ingurgitò tutto d’un fiato, per mascherare la sua frase, faceva un po’ effetto. Distolse anche gli occhi, cercando di fare finta di niente.

    Augustus Burker
     
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    Il suo sangue era abituato a condividere lo spazio col liquido ambrato che anche in quel momento stava ingurgitando, bicchiere dopo bicchiere, ombra dopo ombra.
    Gli piaceva raccontarsi che vi cedesse soltanto in casi di estrema difficoltà, quando la solitudine diventava opprimente e il silenzio insostenibile; era ironico, invece, che la necessità primaria di chiudere a chiave la sua mente fosse dettata dalle voci che sentiva, da quelle di lei, Julie, che sussurravano impunemente al suo animo quanto fosse fragile, spezzato, danneggiato, e quelle del figlio, Joey, cresciuto senza madre e con un padre incapace di badare perfino a se stesso. A quel pensiero lanciò un'occhiata al suo moncherino, la prova schiacciante della sua inconsistenza e di quanto agisse unicamente in funzione di sé, del suo egoismo, del bisogno di mettere a tacere tutto ciò che si muoveva dentro di lui.
    Con il dorso del palmo asciugò un rivolo di brandy dall'angolo delle labbra sottili, per poi tornare a concentrarsi sul foglio di pergamena sporco d'inchiostro e di alcol.
    Fu a quel punto che alzò lo sguardo in cerca di sostegno, notando un uomo che più volte nel corso di quella sera lo aveva osservato, forse per contemplare il totale fallimento che era: almeno davanti a lui non avrebbe dovuto mentire.

    Tu...

    Iniziò, alzando il moncherino in sua direzione, come ad indicarlo con l'indice di una mano sana.
    A quella parola molti alzarono gli occhi verso l'alto, temendo l'ennesima lite fra ubriaconi. Augustus, però, da ubriaco non era violento; per quello gli bastava essere lucido. Da ubriaco si trasformava semplicemente in un'ameba in cerca di autocommiserazione e inevitabile disillusione.

    Tu... sembri avere la faccia giusta.

    Continuò, stringendo il foglio nella mano sana fino ad accartocciarlo totalmente. Fu a quel punto che si alzò dalla sua seduta, trascinandosi lì dove sedeva l'altro, esattamente accanto a lui, mettendogli davanti agli occhi il suo maldestro tentativo di scrivere una lettera al figlio.

    Cosa scriveresti a tuo figlio, se ne avessi uno?
     
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