La Ballata del Leone e del Serpente

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    C’era decisamente troppa tensione in quell’aula, per i suoi gusti, e non tutta era da attribuirsi alla presenza dei piani alti in mezzo alla plebaglia di adolescenti in erba.
    Gli occhi di Dominic saltellarono come grilli su tutti i volti di sua conoscenza, cercarono di carpire informazioni e aggiornamenti, se non altro almeno indizi sull’elettricità che si respirava come una nube tossica sopra alle loro teste, eppure ogni traccia pareva allontanarlo di più dai binari di ogni potenziale comprensione.

    «Non mi piace.»

    Sentenziò asciutto, serioso, cucendo il commento alla fine della spiegazione di Sugar senza tuttavia sentire di poter fare altro. Non abbandonò comunque la posizione di vicinanza guadagnata nei suoi riguardi: da quando aveva dovuto affrontare colpe e rimorsi per averla rivista sul letto dell’infermeria qualcosa in lui pareva esser scattato in allerta, era quasi un istinto, un impulso involontario, l’irrazionale ricerca di una guardia che non gli avrebbe permesso di trovarsi nuovamente troppo lontano in caso di precipitazione degli eventi.
    Era un ragionamento troppo intimo e delicato per poterlo riconoscere nella coscienza più esterna, ma somigliava parecchio ad un senso di premura e protezione che Dominic non aveva mai provato per altri prima d’allora.
    Agganciandosi le braccia sul petto quando la dimostrazione dei docenti ebbe inizio, tralasciò dietro di sé ogni altro allarmismo o pettegolezzo che potesse distrarlo da quanto avrebbe dovuto apprendere: non aveva attraversato di corsa tutto il castello per distrarsi proprio nel pieno di uno scontro tra la Garfield e Malfoy.
    Piuttosto interdetto dall’irruenza dell’evocazione di lei, per qualche istante il Dumas ebbe la certezza di veder reagire in modi inconsulti il responsabile di Serpeverde – senza per altro sentirsi di biasimarlo – cosa che tuttavia non accadde, per la fortuna di tutti i presenti, ai quali spettò esclusivamente l’onore di osservare, quasi contemplare, la prontezza di riflessi del docente attaccato.

    «Incredibile.» Mormorò tra sé, umettandosi le labbra e concedendosi un lungo sospiro prima di estrarre la bacchetta e prepararsi al primo tentativo. «…Protego Horribilis!»

    Primo, perché prevedibilmente fallimentare.
    Aveva avuto modo di leggere dell’incanto su qualche libro di programmi avanzati, era preparato alla sua difficoltà, eppure lo scelse a discapito dell’altro assecondando un bisogno che – come il resto delle più recenti sensazioni – forse non avrebbe mai confessato verbalmente.
    Serrò la mascella di frustrazione, dunque, socchiudendo gli occhi per qualche istante di concentrazione per poi prepararsi a ripetere l’esperimento.
    Primo tentativo Protego Horribilis: fallito.
     
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    Dopo l’ennesimo fallimento il suo morale era mille piedi sottoterra, ormai neanche ci sperava più, attendeva solo che la voce della professoressa Garfield annunciasse la fine di quella prima fase, facente parte della lezione congiunta tra Trasfigurazione e Difesa Contro le Arti Oscure. Era sul punto di arrendersi, a venire meno a una dei più grandi vanti della Casa dei Tassorosso, il duro lavoro che in quel momento il quindicenne non sentiva suo, era tentato di continuare oltre, la vergogna per la sua incapacità rispetto a quelli intorno a lui che riuscivano nel loro intento, mentre lui faticava, arrancava per arrivare al loro livello. Era stanco. Stanco di utilizzare tutte le proprie energie per utilizzarle in quel modo per poi non riuscire a raggiungere i risultati sperati. Gli era stato detto fin da piccolo, che la strada per il successo era piena di ostacoli e sacrifici, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così faticoso, raggiungere il vertice di tutte le classi, in quel momento, gli sembrava impossibile e obbiettivo troppo crudele per intraprenderlo. Sapeva che non avrebbe dovuto guardarsi intorno, vedere il successo dei suoi compagni rischiava di lasciarlo più demoralizzato di quanto già non fosse, ma era più forte di lui. Fin da piccolo era stato paragonato a quelli più bravi di lui, forse per invogliarlo a fare meglio, e se in un primo momento poteva anche funzionare, dopo così tanti anni era diventato stancante e aveva fatto precipitare il suo umore durante le lezioni, dando più volte l’impressione che non si applicasse. Osservò con gli occhi di chi cercava tutte le risposte ai suoi problemi la coppa dei Tassorosso evocata con successo da Petyr, un suo concasato del sesto anno, che sembrava sbattergli in faccia tutti i suoi problemi e la sua apparente non apparenza a quella casa. Sentì l’aspra e travolgente rabbia percorrergli le venine – o forse era la determinazione? – che chiuse gli occhi, sebben pronto ad un altro fallimento, e pronunciò l’incantesimi che gli stava dando così tanti problemi.

    Evocatio!

    Un tonfo, leggermente attutito, sembrava aver fatto eco nella mente di Aiden, il quale si ritrovò davanti ai propri occhi l’oggetto che aveva voluto evocare con l’incantesimo Evocatio, dai toni dei colori dell’arancione e del bianco, con un po’ di nero, il bel gigante peluche a forma di volpe. Si guardò un attimo intorno, indeciso sull’aver fatto la scelta giusta, pauroso di aver potuto fare un errore e di conseguenza venir punito. Tecnicamente, il divieto era solo sugli animali, ma non diceva nulla sugli oggetti a forma di animale, giusto?

    C-ci s-son-no ri-riuscito?

    Apprendimento dell'incantesimo Evocatio (Conoscenza Avanzata Trasfigurativa)
    Trasfigurazione Desolante (Nessun Esito Positivo) +3 Esiti Positivi
    Lancio dado : Evocatio: Desolante (Nessun Esito Positivo) + 3
     
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    Sarebbe stata guerra, ma a modo suo.
    Perché se da un lato Valaska aveva appena concesso ad Eunjoo di avanzare nella sua personale gerarchia di esseri umani considerevoli d’attenzione, dall’altro restava biologicamente imbrigliata ad un orgoglio che le rendeva impossibile deporre per prima l’ascia di guerra.
    Figurarsi farlo dopo aver visto la Choe brandire una falce. O un palco di cervo.
    Lasciando gradualmente svanire il ghigno dalle proprie labbra, sarebbe dunque tornata a concentrarsi sul flusso energetico canalizzabile nella bacchetta. Era indubbiamente tutt’altro che portata per lo studio, ma sapeva imparare quando lo reputava necessario, ed ancor meglio sapeva sfoggiare le massime competenze quand’era la rivalità ad impugnare il timone delle sue sinapsi.
    Era intelligente senza tuttavia applicarsi.
    Ma era anche scaltra, strategica, oltremodo vanagloriosa, capace di sfoggiare talenti e competenze tenuti ben nascosti durante il resto della quotidianità.
    Si chiuse dunque in un silenzio che portava tuoni all’orizzonte, lo sguardo più torbido del solito, il volto adesso scolpito in una concentrazione che aveva dell’ossessivo; non era abituata a prestare quel genere di impegno a lezioni o esercitazioni – e di certo non si poteva dire che adesso lo facesse per un’improvvisa illuminazione – ma se vedeva di fronte a sé la possibilità di una rivalsa di qualunque tipo, Valaska non avrebbe mai rinunciato alla possibilità di afferrarla.

    «…Evocatio!»

    Stavolta il polso scattò con più fermezza, la voce impose dominazione sulla formula, ed ogni singola cellula del corpo della norvegese parve concentrarsi sulle intenzioni appena espresse.
    Lo sentì, ancor prima di ridisegnarne i contorni nella mente.
    Ed inspirò, come se non respirasse da decenni, mentre un imponente trono dalle rifiniture barocche si materializzava ad un paio di metri dai suoi piedi, sulla cima dello schienale due feroci gargoyle di marmo che parevano ridacchiare di chiunque li osservasse, ed una lussuosa imbottitura rosso sangue ad invitare i più degni a riposare.
    Non fu un caso, che la punta della bacchetta mirò proprio al fianco dell’evocazione di Eunjoo, tale precisione avrebbe adesso permesso a Valaska di ancheggiare sinuosamente fino alla regale seduta, prendervi posto con la schiena ben dritta e lo sguardo fiero, fin’anche a voler distendere le gambe sull’intreccio d’ossa che avrebbe sorretto senza sforzo le sue caviglie incrociate.
    Non riusciva ad immaginare per quella creazione altra utilità, ma era indubbio che il design si sposasse alla perfezione con lo scranno che più verosimilmente le apparteneva.
    Stava davvero sorridendo sorniona in direzione della coreana, adesso?
    Secondo tentativo con Evocatio: riuscito.
     
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    Avesse conosciuto le reali motivazioni che stavano spingendo tutti quegli attori attorno a lui si sarebbe anche divertito, peccato che aveva perso per strada qualche passaggio dunque inevitabilmente non stava riuscendo a ricollegare i pezzi.
    I motivi per i quali Eunjoo avrebbe dovuto evocare un palco di corna, rifilando a Valaska anche un'occhiata truce, gli erano oscuri. Anche perché lui di relazioni non ne aveva avuta mai neanche una, dunque unire i puntini tra la similitudine col cervo ed il tradimento non sarebbe stato nelle sue corde.
    La ragione per la quale la concasata, d'altra parte, avesse deciso di evocare un vero e proprio trono in sala, quella invece poteva immaginarla.
    Primadonna, sempre e comunque, dovette gonfiare le guance e stringere le labbra tra loro nel tentativo di non scoppiare a ridere a quella vista. Tenne per sé eventuali battute sguaiate, ché di guai con le cariche scolastiche ne aveva già passati fin troppi, quindi cercò di tornare a concentrarsi sul vero obiettivo di quella giornata.
    Dopo il primo tentativo andato male, si voltò imbracciando nuovamente il catalizzatore e sollevando entrambe i gomiti.
    Chiudere gli occhi ed inspirare profondamente gli parve l'incipit più adeguato al secondo tentativo che avrebbe voluto azzardare.
    Sfarfallò le dita, dunque levò maggiormente il braccio destro, lasciando oscillare la bacchetta mentre le labbra si spiegavano nella pronuncia della nuova formula magica da assorbire.

    Protego Horribilis.

    Riuscì solo ad avvertire una lieve scossa al braccio, ma nulla in più di quello. Cercò di allungare il collo verso la punta del tronchetto, ma era evidente come si fosse spinto verso il secondo fallimento nel giro di qualche breve minuto.
    Arricciò il naso in una smorfia infastidita, tornando a voltarsi alla ricerca di volti noti e fu a quel punto che gli occhi inciamparono sulla figura di Cursa alle prese con il suo stesso incantesimo.

    Zabini, non mi dovevi mica un favore?

    La risposta corretta sarebbe dovuta essere "no", in verità, e il Rosier lo sapeva bene, ma il sorriso che allungò in direzione della compagna sembrava chiedere una mano in cambio di chissà quale losco favore.


    Recupero Malus (-3 Fatica): 1 di 3 - Post 5/5

    Protego Horribilis: la indovino con 1-2, ma ovviamente nisba.
     
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    Serviva qualcosa in più alla riuscita di uno scudo di quel calibro, Dominic lo sapeva bene pur senza avere idea dell’innesco giusto al quale aggrapparsi.
    Si stava pretendendo da loro quella marcia in più che dei quindicenni avrebbero avuto tutto il diritto di rinnegare, rimandare, o banalmente rifiutare. Quel che era successo qualche sera prima aveva condotto troppo tardi l’elite del mondo magico al cospetto di quel massacro di tentativi e fallimenti, quasi ci si potesse aspettare dal miracolo di quella lezione che il passato svanisse, si cancellasse, o anche solo ridimensionasse per rendersi più tollerabile.
    E invece tutto era ormai già successo.
    Serrando la mascella di un fastidio a cui non riusciva a dare un nome né un volto, Dominic disconnesse la mente da tutto ciò che accadeva intorno. Ignorò la peculiarità delle evocazioni circostanti sorpassò tutte le dinamiche extra che parevano voler attrarre macabri spettatori; trovò autonomamente il fulcro pulsante delle proprie intenzioni, e non ebbe difficoltà a riconoscerlo nella chioma bruna della Grifondoro impegnata ad esercitarsi a pochi passi da lui.
    L’idea di Sugar messa in pericolo continuava a martellargli l’inconscio nonostante i più disperati tentativi di superare stoicamente l’accaduto. Non riusciva a non essere grato per l’offerta d’apprendimento del Protego, ma una parte di lui sentiva ancora dei residui di rabbia e frustrazione palpitargli nei recessi dello stomaco.
    Eccolo, il suo innesco.
    Tornando concentrato sul proprio polso, richiamò a sé l’attenzione del catalizzatore, riproducendo con più minuzia i movimenti necessari all’erezione dello scudo, quindi focalizzò la mente sulle intenzioni, gli occhi sulla schiena della concasata, e la voce su una determinazione forse mai infusa prima in alcun incanto.

    «Protego Horribilis!»

    Non più blande scintille, adesso, ma un vero e proprio lampo abbagliante.
    Dominic mantenne la concentrazione finché non vide la cupola materializzarsi attorno alla bacchetta, dapprima, per strisciare poi oltre la propria figura ed estendersi appena verso chi quell’energia l’aveva involontariamente ispirata.
    Ne avrebbe controllato l’avanzata per non rendere evidente la protettiva intenzionalità nei riguardi della Grifondoro, ma qualcosa nelle sue viscere sarebbe finalmente riuscito a sciogliersi per la prima volta.
    Forse era fiducia, forse solo speranza.
    Effimere come le pareti di quella barriera protettiva, ma capaci di respingere la disillusione almeno fintanto che fossero rimaste in piedi.
    Protego Horribilis secondo tentativo: riuscito.
     
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    Non avrebbe saputo se affibbiare la colpa dei suoi insuccessi alla poca inclinazione naturale che aveva nei confronti di materie di quel tipo - per le quali doveva impegnarsi più del solito e che non gli risultavano di semplice applicabilità come ad esempio accadeva per Pozioni - oppure se incolpare il trambusto che avvertiva attorno a sé.
    Tra tonfi provocati da oggetti inanimati troppo ingombranti evocati dai suoi compagni e schiamazzi per i commenti che venivano lanciati per questa o quella evocazione, aveva la testa colma di un caos che gli risultava difficile gestire.
    Come se non bastasse, e come gli accadeva di solito, quando non riusciva in qualcosa finiva con l'innervosirsi irrimediabilmente, di conseguenza questo suo stato d'animo non faceva altro che rendergli tutto ancor più complicato di quanto non fosse già.
    Prima ancora di attendere una risposta da parte di Cursa Zabini alla sua ultima provocazione, cercò di effettuare un ennesimo tentativo del cast dell'incantesimo con il quale aveva deciso di fare pratica.
    Non si prese chissà quanto tempo per cercare di concentrarsi ed immergersi totalmente in quell'esperienza come avrebbe dovuto, tant'è che nel momento in cui levò ancora una volta la bacchetta, brandendola quasi con rabbia, il catalizzatore - assorbendo il suo nervosismo - non fece altro che risputare all'esterno poche scintille inconcludenti, figlie della sua foga.

    Protego Horribilis!

    Ancora un nulla di fatto.
    Strinse la mascella con fastidio crescente, mentre con la coda dell'occhio inquadrava la figura di Dominic che, al contrario suo, era appena riuscito nell'intento di lanciare lo stesso incantesimo che aveva selezionato lui.

    C'è troppo casino.

    Dovette delegare al labiale il compito di comunicare con il rosso-oro dalla distanza, mentre si stringeva nelle spalle nel tentativo di minimizzare la situazione, che tuttavia dentro di lui si stava ingigantendo sempre di più.
    Occhieggiò anche la scimmietta evocata da Morgan, saettando gli occhi al cielo con frustrazione e senza essere in grado di udire il nome che la Grifondoro aveva scelto di dare all'animaletto, poiché troppo distratto, ma soprattutto troppo fisicamente lontano dal gruppo dei rosso-oro.
    Prese un profondo respiro scuotendo il capo, socchiudendo poi gli occhi nel tentativo di darsi una regolata e prepararsi allo sforzo successivo. Perché non si sarebbe arreso fino a quando non fosse stato in grado di avere successo.

    Recupero Malus (-3 Fatica): 2 di 3 - Post 1/5

    Protego Horribilis: la indovino con 1-3, nada.
     
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    Raccolti tutti gli attimi necessari per soppesare con grande attenzione quanto stava avvenendo nei dintorni, la giovane Zabini seguì le gesta dell'amica Lehnsherr con la grazia di un gatto che osserva in disparte, in una postura oltremodo comoda, le dita che sfioravano ripetutamente lungo il catalizzatore in legno di tasso. Non intendeva dare sé stessa per spacciata, né tantomeno avrebbe permesso a Maude di pensarla, ché le rivolse uno sguardo tagliente, colmo di diniego. Inammissibile, per loro, demordere, rinunciare. Inammissibile deporre le spade, gli elmi, le armature, perché il drago era come una minaccia incombente contro cui si poteva fare poco. C'era sempre un modo per scamparla, era questione di scaltrezza, di astuzia. Loro portavano lo stemma di Salazar Serpeverde e mai si sarebbero permesse di infangarlo vergognosamente. Almeno Cursa non l'avrebbe mai fatto.

    E quando vide la concasata riuscire nell'evocazione, le iridi color cioccolato fondente si persero nei dettagli dello specchio evocato per mezzo della magia. Sbirciò brevemente la superficie riflettente che dava il viso di Maude, sollevando contrariata un sopracciglio al commento di quest'ultima. Tutt'altro che carino, era notevole. Riuscire in una simile impresa non doveva essere da poco, ché lo specchio sembrava essere reale portandosi addosso tutte le caratteristiche che lo facessero funzionare come tale. Ne osservò i giochi di luce e ombra, colse le svariate sfumature del riflesso altrui. Tutto urlava quanto fosse riuscito l'impegno della concasata.

    « È riduttivo ritenerlo carino. » sentenziò con rinnovata compostezza, Cursa, elargendo un complimento indiretto per il risultato raggiunto. Se l'amica ci era riuscita dopo tanto sforzo, lei non doveva essere da meno. Impugnò la bacchetta come se fosse un pugnale e tutto ciò che avrebbe fatto col senno di poi ne andasse il futuro del suo percorso. Doveva imporsi, se voleva aver salva la vita da Maledizioni e Fatture. Era imperativo far capire alla bacchetta chi muovesse i fili, chi si destreggiasse tra una situazione e l'altra. Per funzionare meglio, dovevano essere in perfetta sintonia. Dapprima la puntò in una direzione non precisata, eppure tutto di lei da dentro urlava quanto fosse fallimentare la mira, che l'istinto non sarebbe prevalso certamente. Allora la puntò in una direzione precisata quando si sentì richiamare nientedimeno da Gabriel H. Rosier, un ghigno vagamente serafico che si dipingeva a poco a poco sul viso impregnato di risolutezza.

    « Protego Horribilis. »

    Scandì la formula via via che avvertiva la bacchetta fremere nella mano dominante, che sentiva l'istinto e la forza convogliare nel risultato sperato e fuoriuscire dalla punta, sancendo l'arrivo della quiete dopo la tempesta. Una barriera bluastra si frappose fra lei e il rampollo dei Rosier, ergendosi in tutta la meraviglia di cui l'incantesimo difensivo era capace in concomitanza con le capacità magiche della giovane Zabini.

    « Stavi dicendo, Rosier? » chiese con tutta la fermezza disponibile al mondo, la bacchetta ancora brandita contro Gabriel, assistendo ai tentativi di quest'ultimo e constatando alla fine ciò che era necessario bisognasse fare per riuscire nell'esecuzione. Secondo la sua esperienza, puntare mirando all'aria non aveva mai sortito gli effetti sperati e l'aveva osservato sia nella dimostrazione che nelle parole stesse di Draco Malfoy, l'istinto era il fattore determinante e bisognava scatenarlo nel modo giusto. La dimostrazione che Cursa aveva dato sfoggio poco prima aveva funzionato proprio perché c'era qualcuno da fermare e respingere.
    Per ironia della sorte, questo voleva dire anche respingere l'affermazione di Gabriel.
    Quello era l'aiuto di cui potesse aver bisogno.

    « Sarò lieta di riscuoterlo al momento giusto. » e avanzò celere verso lo scudo bluastro e, abbassando la mano armata, questo si dissipò nell'etere come scosso da un vento inesistente ma che lei pareva aver richiamato sempre per istinto.

    La quinta volta è quella buona :f:

    Post Recupero Malus (-0,5 Fatica): 1/5
     
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    Eunjoo sgranò gli occhi quando vide uscire dalla bacchetta di Morgan nientepopodimeno che una scimmia, qualsiasi fosse la specie a cui quel primate appartenesse, e lei che raramente considerava le creature terrestri con un filo di rispetto in più che non fosse confinato nella considerazione di ributtante che aveva di loro, indietreggiò di scatto piegando un braccio come uno scudo davanti al petto, le labbra contratte in una smorfia disgustata e sconcertata al tempo stesso.

    Diavolo Morgan, c'è il Ministro della Magia!

    Che la compagna di stanza fosse insofferente alle regole quello lo sapeva, ma violarle in modo così sfacciato alla presenza di ben tre autorità, era un altro conto. La fulminò con gli occhi, certa che avrebbe dovuto affrontare un rimprovero aspro e imminente che come se non bastasse avrebbe comportato il rischio di perdere punti Casa, ma quella prospettiva non sembrava turbare l'animo della fanciulla dai capelli rossi.
    Stava per sfornarle una pre-ramanzina con tutto l'istinto materno che non aveva quando Valaska fu abbastanza fortunata da azzeccare l'incantesimo che lei aveva imparato poco prima: si volse verso quella carnevalata se possibile ancora più indispettita di prima, trafiggendo con lo sguardo la norvegese seduta sul trono barocco appena evocato, che le destinava uno dei suoi soliti sorrisi irritanti.

    Eccola, brava, la regina di tutte le corna.

    Mugugnò a denti stretti, i pugni contratti lungo i fianchi, la bile che le ribolliva fin nell'intestino e che ne offuscava la lucidità. Se la sua era stata una provocazione tanto odiosa quanto brillante (se lo diceva da sola) per la sua discrezione, quella di Valaska era stata troppo palese e alla portata di tutti: adesso non sarebbe stato difficile anche per il più tonto in quella stanza capire che tra quelle due ci fosse stato un trascorso irrisolto, visto che la Serpeverde ne aveva puntato i fari in modo così diretto.
    Pregò che la maggior parte degli studenti fosse troppo concentrata sul proprio incantesimo per avere tempo di seguire con passione il loro alterco, purtroppo lei non avrebbe avuto la stessa fortuna: il fatto che avesse imparato quella nuova conoscenza così velocemente la faceva stare con le mani in mano, e visto che non aveva altra distrazione su cui concentrarsi - se non la scimmia di Morgan che avrebbe volentieri defenestrato - il suo cervello andò in palla e i piedi si mossero da soli, diretti verso l'altro gruppo di studenti.
    Avrebbe bypassato il piedistallo su cui la cornacchia verde-argento si era appollaiata senza degnarla di uno sguardo e avrebbe raggiunto i suoi concasati a passo svelto, per la precisione Gabriel e Cursa che erano ancora intenti ad esercitarsi.

    Complimenti Cursa, scudo perfetto!

    Squillò cercando di tenere a bada l'agitazione che era sopraggiunta in un'ondata man mano che la figura del ragazzo si faceva più vicina, forzando le sue già fragili sinapsi in un cortocircuito quasi completo.

    Sentite, voi siete bravi in Pozioni, vero? Aiutereste una damigella in difficoltà alle prese con una in particolare? Ne basta uno di voi esperti.

    Aveva guardato l'una e l'altro a turno nello sforzo di non far intendere, a chi era estraneo ad eventi pregressi, che stesse richiedendo palesemente solo l'intervento di Gabriel, su cui soffermò lo sguardo qualche secondo più a lungo quando pronunciò l'ultima frase.
    Aveva voluto che lo cercasse? Lo aveva appena fatto.

    Fatemi sapere.

    Avrebbe detto nel tentativo di concludere quell'incontro che già aveva il sapore del proibito il prima possibile e tornare al suo posto, la treccia guizzante dietro di lei, per evitare di essere ripresa dai professori - che, in ogni caso, avevano già il loro da fare dopo l'incantesimo di Morgan. La sua fretta era anche dovuta a quanto poco riuscisse a mantenere il controllo su quella finta indifferenza quando gli occhi di Gabriel si sarebbero posati su di lei, e a precise scene di posizioni scomposte a cui la rimandavano, per le quali non c'era Protego Horribilis mentale che tenesse.

    Edited by Eunjoo Choe - 16/6/2023, 18:08
     
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    L'attenzione che Christian stava prestando ad osservare la Granger e i due docenti fu tristemente disturbata da un gruppetto di studenti dietro di lui che, invece di fare silenzio, preferivano battibeccare e discutere di bollori adolescenziali che riuscirono a metterlo in imbarazzo nonostante non ne fosse coinvolto. Non perché non si potesse parlare di quell'argomento, ma perché farlo in una classe e circondati da così tanti professori e studenti era quantomeno folle.
    Si rivolse quindi a Gabriel, Valaska ed Helena.

    Vi spiacerebbe parlare dei vostri complicati intrighi amorosi in un altro momento? Magari non in una classe con la Ministra, due professori e studenti che vorrebbero prestare attenzione.

    Non attese nemmeno una risposta, ché immediatamente voltò il capo verso i docenti sperando che i ragazzi la smettessero di farsi i fatti loro. Non gli interessava nemmeno sapere cos'avessero da dire, in effetti.
    Nel frattempo arrivarono in classe e presero posto accanto a lui anche Cursa eGideon, i quali si concentrarono sul ruolo della Ministra in quella stanza. Era effettivamente atipico, ma il Carrington l'aveva sempre apprezzata abbastanza da impedirsi di pensare male sul suo conto prima di avere reale motivo per farlo; la Zabini, invece, sembrava decisamente meno convinta di lui sulla qualità delle intenzioni della Granger. L'intervento di Gideon, invece, lo fece riflettere: quanto valeva la fiducia in un momento come quello? Christian tendeva già in generale a fidarsi poco degli altri, ma da quando era iniziata tutta quella questione degli Alfieri era diventato ancora più sospettoso; non bisognava dimenticare che sotto alle maschere vi erano studenti con cui condividevano le aule, quindi era molto più che probabile che avesse parlato con uno di loro senza nemmeno essersene reso conto.

    Chi può dire di chi ci si può fidare ormai. Per quanto tu ne possa sapere, io potrei benissimo essere un membro dell'Ordine.

    Se con quella frase non stava facendo altro che mettere il dubbio a chiunque lo stesse ascoltando, il Carrington non era per nulla preoccupato. Lui era certo di apparire come oppositore degli Alfieri, ché in ben due occasioni diverse si era battuto in prima linea per difendere i valori in cui credeva, del tutto opposti a quelli dell'Ordine.
    Finalmente però la classe terminò di riempirsi e la lezione ebbe così modo di iniziare con le parole della docente di Trasfigurazione, che introdusse un complesso incantesimo che avrebbero avuto modo di imparare durante quella lezione; lui, però, Evocatio l'aveva già appreso nel corso dell'anno scolastico attraverso suoi studi privati, quindi per qualche momento temette di non avere occasione di apprendere alcunché quel giorno. Fortunatamente, però, anche Malfoy proponeva loro un nuovo tipo di incantesimo scudo che lui non conosceva ma che da come gli era stato introdotto gli sembrava molto interessante.
    Non appena ebbe il via libero si prese qualche momento per concentrarsi, poi con un rapido gesto del braccio tentò l'evocazione.

    Protego Horribilis.

    Subito uno scodo si materializzò di fronte a lui, segno che aveva appreso correttamente l'incantesimo. Ovviamente non poteva che esserne più soddisfatto, ché non era da tutti imparare una magia così complessa in un tempo tanto breve.

    Dado fortuito
    Post Recupero Malus (-3 Fatica e -1 Destrezza): 1/5
     
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    Per tutto il tempo Setoshi non aveva fatto altro che chiudersi all’interno della propria bolla di colori, sfumature invisibili e pensieri lontani, in cui peraltro d’un tratto e contro ogni aspettativa era finito a scrutare le tonalità più calde emanate dal Ministro della Magia: rosso falun punteggiato di alizarina, con graffi di un arancio fiammeggiante. Una presenza sorprendente, a dir poco, ma con buona probabilità giustificata dai recenti avvenimenti, gli stessi a cui in quel momento stava facendo riferimento il discorso dell’insegnante e che lo avevano costretto suo malgrado a mettere da parte le tinte rubie studiate fino quel momento. Più della voce di Garfield, poi, quello che attirò la sua attenzione furono i colori dipanati dalla sua improvvisa magia.

    «Grigio talpa.»

    Fu il primo fugace pensiero, mentre distrattamente ma con buona dose d’istinto di sopravvivenza si allontanò assieme a diversi sussulti dal centro della scena. I capelli colorati per svariati secondi dallo spavento, un brillante nero di vite con riflessi verde oliva che lo fecero apparire ancora più scapigliato e interdetto di quanto già normalmente non fosse.
    Quando l’aula tornò alla normalità orecchiò persino alcuni studenti Serpeverde discutere e scherzare su come, per un inquietante attimo, avessero pensato quella sarebbe stata l’inimmaginabile ciliegina sulla torta che avrebbe chiuso il cerchio delle sventure dei Responsabili di Hogwarts, persino il titolo per i giornali magici avevano già trovato: “Docente di Trasfigurazione impazzisce e scatena animali selvaggi contro la classe, un collega, la Preside e il Ministro della Magia: nessun sopravvissuto”. Tuttavia non trovò la qual cosa divertente altrettanto divertente, anzi, al termine della spiegazione si sentì di prendere le distanze verso l’angolo più dimesso dell’aula, anche perché tutto considerato non ci teneva affatto a finire nella rosa dei più meritevoli. Riconobbe comunque in quella magia e le sue scintille di colore qualcosa di invidiabile, come d’altro canto erano spesso buona parte degli incanti trasfigurativi, spettacoli di nuance e cambiamenti fuori dell’ordinario.

    «Evocatio...»

    Sillabò tra sé e sé sventolando distrattamente la bacchetta nell’aria, in dubbio su quale oggetto richiamare da chissà dove. Più che sul preciso oggetto, poi, Setoshi si concentrava come sempre su dettagli altrimenti più trascurabili. Lo voleva verde lucherino, blu alice, solidago o magari dello stesso grigio talpa dell’elefante di prima? Nell’indecisione più totale, i suoi occhi non poterono che indugiare sullo sposalizio stravagante di ciascuno di quei colori addosso la carta di una tradizionale lampada chōchin.

    «Evocatio.»

    Questa volta però la voce uscì per davvero, piena dell’intenzione dei colori immaginati fino a un attimo prima.
    Ciò che ne scaturì però fu solo un breve, misero sbuffo di buio fallimento, un misto di opaco amaranto e carico cadetto, che per poco gli ricordò il deprecabile risultato del suo primo nonché malriuscito intruglio pozionistico. Che dovesse rivedere le sue azzardate aspettative circa la lanterna di carta?

     
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    Cercare di non farsi travolgere dalla frustrazione sembrava sempre più complicato in quei momenti e Cursa parve non voler accorrere in suo aiuto. Non che si aspettasse una reale mano da parte di lei, tuttavia non potè far altro che sollevare un sopracciglio con aria scettica e sospirare profondamente nell'osservare la concasata oltrepassare lo scudo, che era magistralmente riuscita ad evocare, con fare di superiorità.
    Allargò entrambe le braccia, lasciandole poi ricadere pesantemente lungo i fianchi con fare quasi esasperato.

    Molto utile Zabini, grazie mille.

    Scosse il capo, arricciando le labbra nel velo del ghigno di chi in realtà non sembrava essersela presa, poiché ormai aveva cominciato ad intuire quanto complicato fosse riuscire a cavare anche solo l'ombra di un ragno dal buco quando si trattava della compagna di casa. La ragazza pareva avere attorno a sé una palizzata di algido distacco davvero difficile da buttare giù, ma non sembrava intenzionato a giudicarla per quello.
    Schiarì dunque la gola, voltandosi per tornare a cercare di concentrarsi ancora una volta. Bacchetta alla mano, mosse il braccio provando a lasciar scivolare via il fastidio accumulato fino a quel momento per i fallimenti collezionati, dunque chiuse gli occhi prima di concludere il movimento e lasciare che il bisogno di avere successo gli permeasse fin dentro le ossa.

    Protego Horribilis.

    E finalmente una barriera bluastra si concretizzò davanti a lui. Ebbe giusto il tempo di aprire le palpebre sulle iridi verdi che una voce che non si aspettava di percepire così vicina si insinuasse nel suo orecchio.
    Lo scudo si infranse prima ancora che il Serpeverde ebbe modo di voltarsi e raccogliere la figura di Eunjoo con gli occhi. Un intenso brivido lo attraversò da capo a piedi e non avrebbe saputo dire se l'entità di quella sensazione fosse figlia del risentimento o del ricordo di quello che c'era stato tra loro.
    La maniera concitata che la Grifondoro ebbe di rivolgersi a Cursa prima e a lui subito dopo sembrò far vibrare intime corde di ilarità dentro di lui. Per qualche ragione la ragazza gli sembrava un po' impacciata, rispetto alla prima - e unica - volta in cui aveva avuto a che fare con lei.
    Non gli sfuggì tuttavia l'intensa occhiata che la strega gli rivolse, riuscendo in qualche modo ad intuire che quello era nient'altro che il suo modo per prestare fede alla richiesta di cercarlo che lui aveva avanzato giorni prima.
    Di certo non avrebbe mai immaginato che la rosso-oro l'avrebbe cercato per chiedergli un favore, però, e dentro di sé sperava che ci fosse una motivazione in più ad averla spinta fin lì.

    Dipende dalla ricompensa.

    Strinse le labbra tra loro, umettando poi l'inferiore mentre entrambe le sopracciglia saettavano verso l'alto in un velato ammiccamento atto, come sempre, a voler provocare una reazione - una qualsiasi - dentro di lei.

    Giovedì prossimo, prima di cena.

    Non avrebbe atteso commenti da parte di Cursa, cercando di accollarsi quell'onere senza schiodare gli occhi da quelli dal taglio affilato di Eunjoo. Avrebbe aggiunto un ultimissimo commento solo mentre osservava il movimento della treccia di lei che si sollevava lieve per poi ricascare in una frustata alle sue spalle.

    Non ti servirà coprirti troppo. Fa più caldo di quanto immagini nei Sotterranei.

    Non si era mai fatto problemi nel mostrarsi allusivo nei confronti di chicchessia in presenza di persone estranee ai suoi fatti personali e non riuscì a trattenersi dall'aggiungere quel commento totalmente slegato dal resto, ma che era sicuro che sarebbe riuscito a risvegliare nella sua testa immagini ben precise.
    Tornò in ultimo a rivolgersi a Cursa, strizzandole un occhio con fare complice.

    Te l'ho detto che sono magnanimo.

    Solo a quel punto avrebbe mosso qualche passo per ricongiungersi al resto del gruppo di studenti verde-argento, senza tuttavia prestare attenzione a quanto accadeva attorno a lui, troppo impegnato a cercare Dominic con lo sguardo.
    Aveva perso il conto delle cose che avrebbe dovuto raccontargli.

    Recupero Malus (-3 Fatica): 2 di 3 - Post 2/5

    Protego Horribilis: riuscito.
     
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    Seguì in silenzio l'ennesimo - e finalmente riuscito - tentativo del rampollo dei Rosier, degnandogli un'occhiata di austera fierezza quando la difesa bluastra si erse al suo cospetto. Avrebbe volentieri disquisito, condiviso considerazioni sull'incontro odierno e sulle complicazioni dell'incantesimo come avevano fatto per le Pozioni, se non fosse stato per l'arrivo della Grifondoro, giunta sul posto come un'impicciona Puffskein, alla ricerca di nasi in cui infilarsi e raccogliere le caccole. Più precisamente un aiuto per Pozioni, ma la somiglianza non fu poi così tanto diversa considerando la voce squillante con cui si presentò ai due Serpeverde. Sentire le lodi per le proprie capacità magiche poteva diventare un'abitudine quando si era nell'ambiente elitario, ad interessare maggiormente Cursa furono le successive interazioni tra Eunjoo e Gabriel, che l'aveva anticipata in tempo rispondendo al suo posto, di una natura tutt'altro che ambigua.
    Tra la coreana che chiedeva un aiuto specifico in quanto damigella in pericolo e il rampollo dei Rosier che alludeva alla conversazione svoltasi nell'aula di Pozioni, nel bel mezzo della preparazione della Pozione della Fatica.

    Non ci fu alcun bisogno di spremere troppo le meningi, Eunjoo doveva essere una delle "ragazze terrorizzate" di cui Gabriel si sentiva magnanimo a prendere sotto la sua ala, facendone una specialità addirittura. A questa immagine poi erano da inserirsi il risultato dell'evocazione della prima, quello di Valaska e il modo in cui tutto venne presentato al pubblico. Non servivano doti di una giornalista dalla lingua piccante e pericolosa come una Rita Skeeter per carpire un che di irrisolto e torbido da quella vicenda, circondando Eunjoo, Gabriel e Valaska in un abbraccio tanto scomodo quanto sbagliato.

    « Le hai detto tutto l'esatto contrario di cui ci si aspetterebbe da uno bravo in Pozioni. » proferì sottovoce, inchiodando le iridi color cioccolato fondente sul volto di Gabriel quando lo sentì pericolosamente vicino, la compostezza e l'eleganza che l'accompagnavano ancora in un simile momento. La mano libera si sarebbe avvinghiata per brevi istanti all'avambraccio corrispondente del concasato, intanto che si schiariva la voce.

    « Fossi in te, eviterei di farmi beccare dal Barone Sanguinario. Non sia mai che gli venga in mente di tornare a sedurre la Dama Grigia, e sappiamo che non finirebbe bene. » constatò in un sussurro, esplicando un riferimento che non doveva essere difficile da afferrare. Sarebbe stato meglio per tutti al Castello che non si ripetesse un'altra volta una simile tragedia. Lasciandolo andare, si sarebbe stretta la bacchetta con entrambe le mani per tornare dal gruppetto in cui aveva deciso di infilarsi, rivolgendo un'occhiata a Maude per farle capire che avrebbero avuto di che discutere dopo quella lezione.

    « Hogwarts sarebbe in serio pericolo considerati i tuoi successi. » non poté ignorare il commento di Christian sulla sua presunta appartenenza presso l'Ordine degli Alfieri Rossi ma per ragioni ben differenti, che si curò bene di non esprimere portando avanti la sottile maschera di sicurezza e finta dolcezza.

    Post Recupero Malus (-0,5 Fatica): 5/5

    Estinto completamente!
     
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    Protego Horribilis.

    La bacchetta si mosse annoiata e senza dare alcun risultato.
    Se ne stava a relativa distanza dai suoi compagni di Casa, e non perché non volesse la loro compagnia, ma c'era troppo affiatamento e complicità, nonché rivalità con quelli dall'altra parte della stanza e lui sarebbe indubbiamente passato in secondo piano. Del resto, accanto a Gabriel non solo c'era la norvegese dal fascino morbido ed il carattere affilato, ma anche la piccola King con la quale condivideva i colori. Non l'avrebbero fatto risaltare di certo.
    Calò la mano sinistra nella tasca del pantalone dal taglio elegante, la camicia bianca della divisa all'esterno, i primi bottoni fuori dalle asole e la cravatta non così tanto tirata. Si sentiva un po' selvaggio quel giorno, aveva dato molto meno rigore ai capelli lasciandoli liberi di spostarsi un po' come preferissero.
    Sollevò di nuovo la bacchetta magica, quella volta provando ad immaginare realmente lo scudo, magari a doppio strato. Gli diede una forma ed un colore, chissà che così facendo non avrebbe avuto maggior successo.

    Protego Horribilis.

    Di nuovo nessun risultato.
    Sbuffò e alzò gli occhi al soffitto, la schiena appena ricurva in avanti mentre faceva rotolare la bacchetta magica fra le dita. Si mosse lungo la stanza provando a raggiungere il gruppo dei Corvonero, chissà che la differenza della divisa non lo avrebbe fatto apparire di più, e poi fraternizzare era un'arte. Come se non bastasse sembrava fosse il gruppo più rilassato in quella stanza, i Grifondoro schiamazzavano come degli animali - e non parlava della scimmia - e la Stenberg dava mostra di sé nel modo più sfacciato possibile sotto gli occhi di niente meno che il Ministro della Magia. Sregolata e senza catene.
    Sorrise appena chinando il capo, estasiato. Poche cose lo affascinavano, ma la sfrontatezza rientrava nel mucchio, e doveva ammettere che anche quello della piccola coreana si faceva notare. L'unico problema della ragazzina erano gli occhi a mandorla: in un gruppo di occidentali, lei emergeva come una stella e lui finiva relegato nell'ombra e la cosa era inaccettabile. Cursa invece conquistava sempre più punti ai suoi occhi, lei non si lasciava abbindolare dal fascino da dannato del Rosier e sembrava invece in grado di tenergli testa. Una dote rara e preziosa, nonché di un valore inestimabile.

     
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    Una giornata come le altre, il monotono rintocco delle campane della torre dell'orologio a denotare lo scorrere irrefrenabile e placido di un tempo assente; secondi, minuti, ore, giorni, mesi... Una vita che scorreva fuori da lei, un corpo che percorreva stanze e corridoi quasi fosse immateriale, un distacco emotivo che non manifestava assolutamente il travolgente scombussolamento di ormoni impazziti per preparare un corpo allo stadio successivo dell'evoluzione. No, Aletheia era una macchia incolore in un mondo arcobaleno. Lei che era sempre stata così allegra e gioviale, lo spettro di sé stessa avrebbe avuto più calore. Eppure da quando le porte di Durmstrang si erano chiuse alle sue spalle esili bandendola lei non aveva più trovato nulla che le desse davvero motivo di svegliarsi da quello che era il suo incubo giornaliero.
    Come al solito, nei mesi in cui aveva cominciato a frequentare la famigerata scuola inglese di magia di Hogwarts, Aletheia evitò il contatto umano svegliandosi ad un orario indistinguibile dalla notte al giorno e percorse corridoi vuoti e silenziosi fino all’aula dov’era destinata la sua presenza, non che contasse davvero svolgeva le lezioni con un’assenza così diligente da far dubitare della sua sanità mentale. Prese posto nell’angolo più nascosto e appartato, legò i lunghi capelli biondi in una treccia e fece sprofondare il viso fra le braccia posate sul banco in attesa che la notte la rapisse nuovamente. I docenti, due capi casata per quella lezione fuori dalla norma, accolsero a modo loro i compagni che presto avevano invaso con trilli e guaiti l’aula quasi a voler dimostrare come Hogwarts fosse popolata di orde di oche starnazzanti e facoceri ingestibili. Aletheia non alzò neppure il capo. Erano poi sopraggiunte due figure, di cui la giovane svedese ex allieva di Durmstrang riconobbe solo la preside della sua nuova scuola, e la lezione cominciò con lo stesso brio di ogni altra lezione.
    Fu solo quando i docenti imposero agli studenti di provare i due incantesimi avanzati che Aletheia mosse il suo corpo: il mento appoggiato sul braccio a perforare la carne tenera, gli occhi chiari fissi in quelli di un docente a caso, le labbra incurvate in un vacuo segno di approvazione. Provare un incantesimo di difesa era come provare a pettinarsi i capelli per la giovane mezza veela che di per sé odiava trastullarsi con banalità, così la giovane neofita che ben poco parlava la lingua del posto cercò di tradurre la spiegazione della vecchietta così briosa e gioviale da nausearla: doveva concentrarsi su di un oggetto per poterlo evocare, forse sarebbe stato utile in qualche circostanza pacata ma in un duello la giovane figlia di Durmstrang lo trovava inutile. Provò a pensare a qualcosa che voleva, qualcosa che poteva in qualche modo smuovere la matassa ingarbugliata di fili del destino ed emozioni che componeva l’intricato intreccio che ora era la sua vita. Fissò il suo pensiero sul mantello della vecchia divisa, quel rosso e pesante mantello dai bordi in pelliccia, quello che teneva a casa nella cameretta nuova: quanto le mancava. Prese un respiro, forse non aveva ancora respirato da quando si era svegliata, poi mosse la bacchetta come doveva e pronunciò con la sua voce cristallina dall’accento duro e marcato la parola latina dell’incantesimo.
    Evocatio
    Non accadde nulla, forse appena uno sbuffo dalla bacchetta, Aletheia sentì il riecheggiare delle parole taglienti del suo ex preside, un vuoto a perdere s’inabissò nuovamente nella ragazzina che per appena pochi istanti aveva sperato, poi la rabbia cieca prese il posto di tutto ed Aletheia scagliò con tutto l’odio che provava per la sua nuova vita uno dei libri che teneva sul banco. Non si disturbò a verificare di non aver preso nessuno o che qualcuno avesse notato quel gesto o se i docenti la stessero riprendendo, non le importava di nulla.
    Dra åt helvete!
    Bofonchiò furiosa fra sé e sé immergendo il viso nelle braccia, il suo tormento non sarebbe finito presto.
     
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    Si poté osservare come la gioia sul volto del giovane Kirkoven fosse incontenibile, a tratti travolgente, ché tutto il duro lavoro fino a quel momento sembrava essere stato ripagato con un po' di sano merito e riuscita notevole dell'incantesimo stesso. Aveva ben compreso quanto fosse complesso come incantesimo, di un livello superiore a qualunque cosa stesse studiando a Trasfigurazione, considerando le svariate premesse che avevano un che di sorprendente e si potevano applicare quasi alla maggior parte delle situazioni, comprese quelle dove il duello era dovuto, se non forzato da terze parti. Bastava farne buon uso.
    Quella coppa dorata, scintillante, che aveva visto spesso nelle mani della sua fondatrice, Tosca Tassofrasso, rappresentava l'essenza del farne buon uso. Non ironicamente poteva essere usata per bere da un Gigante al di là degli usi offensivi e difensivi. Un pensiero che sembrò venir condiviso da una Grifondoro giunta al suo fianco, ritrovandosi a sbattere lievemente le palpebre per capire meglio a cosa si stesse riferendo. Le iridi color miele indugiarono così sulla bottiglia in prossimità di Florence e colse il cenno, lasciando liberare uno dei suoi sorrisi vispi al pensiero di mettere alla prova l'evocazione di quest'ultima. Non era certo avrebbe funzionato a dovere che ricordava le ammonizioni di Estia in aula, come la Trasfigurazione sapesse essere rigidissima su certi aspetti e il Cibo non faceva eccezione, tuttavia provare male non poteva fare, no? Florence poteva essere in possesso di doni che sfuggivano alla comprensione di chi aveva enunciato tali leggi trasfigurative.

    « Non è mai troppo grande per un po' di grappa! » assecondò senza troppi problemi l'iniziativa della Grifondoro, sia per rompere il ghiaccio, sia per conoscerla un po' meglio, ché quel volto pensava di averlo già individuato qualche volta alla tavolata rosso-oro e non si era mai spinto per provare a saperne qualcosa sul suo conto. « O almeno così direbbe Tosca, credo. – Sono Petyr. » fece lui, un po' sottovoce, mantenendo quel che rimaneva della prudenza per scampare a un possibile intervento della docente Garfield, nonostante il casino che dominava in quell'aula, tra evocazioni riuscite e barriere salde. Già vi aveva preso parte all'inizio di quella lezione e ripetere l'esperienza non se ne parlava proprio per lui.

    O forse banalmente l'attenzione si sarebbe focalizzata sulla rossa che si era messa ad evocare una scimmia, andando contro alla richiesta piuttosto esplicita di Estia, motivo per cui si concesse di indugiare un po' altrove, osservando in disparte alcuni tentativi e prendendo a guardare con più spirito fraterno il concasato Fitzroy.

    « Magnificamente, guarda! » aggiunse, con l'entusiasmo abbastanza palpabile nella voce, ché vedere i suoi simili riuscire e spaccare alla grande lo metteva sempre di buon umore. Alla faccia di chi riteneva i Tassi inferiori e incapaci, come se stessero in fondo alla catena alimentare.

    Post Recupero Malus (-5,5 Fatica e -6 Destrezza): 2/5
     
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