Memorandum

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    Serpeverde
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    12 Marzo 2024, ore 11:30



    Quello che amava di più di quella stanza del San Mungo - l'unica cosa, probabilmente - era che stando steso sul suo lettino riusciva a vedere con facilità la sola finestra della sala, attraverso cui filtrava una luce che, coprendo il suo corpo, sembrava accarezzarlo con dolcezza. Più di una volta aveva dovuto chiedere ai Medimagi di non tirare le tende, nemmeno quando il sole lo colpiva in modo più diretto, ché quello dei raggi lo percepiva come un contatto vero e proprio con l'esterno, difficile da trovare altrimenti in ospedale. Era un contatto con quella vita che aveva momentaneamente congelato per guarire dalle ferite provocatogli il dieci marzo, e sentiva di averne un bisogno disperato. Stava per ore con gli occhi chiusi investito dalla luce, a pensare a tutto ciò che poteva, aggrappandosi ad ogni spunto la sua mente riuscisse ad offrirgli. Ad esempio si domandava, mentre osservava le nuvole passare, se la sua vita fosse stata effettivamente congelata nel modo in cui l'aveva lasciata, o se una volta ripresa non ci fosse il concreto rischio di scoprirla del tutto differente: avrebbe dovuto affrontare le voci su quanto accaduto e la rabbia di camminare tra i corridoi senza sapere chi tra i ragazzi che lo circondavano gli aveva fatto tali bestialità, e ancora di più temeva di non saper reggere il desiderio di vendetta che sentiva già ardergli nel petto, ma che per il momento doveva tenere per ovvi motivi a bada.
    Forse era proprio per questa bramosia che aveva chiesto alla Medimaga Levischmiedt, che fin da subito gli aveva offerto con generosità le sue cure, di chiamare un Mentalista che potesse aiutarlo con una questione di cui le aveva già fatto accenno, ma in cui ancora non era sceso nel dettaglio. Non ci aveva infatti messo molto a capire che i vuoti di memoria che aveva, in generale normali dopo quanto gli era successo, non erano affatto dovuti a fattori naturali quali la caduta subita e il forte dolore provato, ma che anzi erano di natura magica: era stato un Oblivion, lanciato con ogni probabilità dai suoi stessi aggressori, a togliergli i ricordi di quel pomeriggio, e questo accendeva in lui la speranza di poter tornare in possesso di questi ricordi e, dunque, di avvicinarsi alla verità.
    Attendeva, quindi, che le mani esperte chiamate dalla Medimaga entrassero in quella stanza, sperando di essere ancora in tempo.

    Helia Val Kyria
    Mikal Levischmiedt Nella role dicevi di voler essere presente, quindi se ti va di fare qualche post sei la benvenutissima <3 <3
     
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    Una volta finita l'emergenza "Attacchi di Hogwarts", Mikal poté tirare un sospiro di sollievo: gli studenti avevano superato le fasi più critiche della guarigione e a breve sarebbero potuti tornare tutti al castello, con la speranza che una cosa come quella del 10 Marzo non si verificasse mai più. Supponeva infatti che la Preside non lo avrebbe concesso, aumentando la sorveglianza più del normale o assumendo atti di forza contro gli “Alfieri Rossi”.
    La Medimaga rimpiangeva ogni giorno di non trovarsi più fra quelle mura, e non soltanto per la nostalgia che provava nei confronti dell'Astronomia, ma perché voleva e sapeva di potersi dimostrare utile in emergenze come quelle appena vissute.
    Per questo motivo aveva detto a Christian di volersi rendere disponibile e partecipare all'incontro con l'esperto Mentalista: ai suoi occhi rimaneva pur sempre un suo studente, prima che un paziente, e sentiva di doversene prendere cura al di là del dovere puramente deontologico. Cercò quindi di rendere la stanza adatta all'occasione, rispettando anche le richieste del Serpeverde. Sospirando, si rivolse a lui, dando un'occhiata alla porta per accertarsi che ancora fossero soli.

    Io rimarrò qui, a sbrigare delle carte.

    Si sarebbe posizionata sul fondo della stanza, pergamene alla mano, col solo scopo di non risultare invadente ma utile all'occorrenza. Di tanto in tanto avrebbe lanciato un'occhiata in direzione di Christian e dell'esperto, sperando che tutto procedesse per il meglio e che alla fine lo studente potesse recuperare i ricordi perduti o far pace con l'idea che quel furto non fosse mai accaduto.

    Spero non ti dispiaccia.

    Continuò, accompagnando quelle parole ad un sorriso dai tratti gentili.

    Preferisco accertarmi con i miei occhi che tutto vada per il meglio: l'intrusione mentale non è affatto un'operazione banale.

    La Legilimanzia, così come qualsiasi pozione o magia che agisse sulla mente, poteva rivelarsi molto pericolosa e fare più danni del previsto: Mikal sarebbe stata lì per provare a rimediare ad eventuali complicazioni, sperando ovviamente non se ne verificasse l'occasione.

    Mikal rimane seduta in un angolino: interverrò nuovamente soltanto in caso di bisogno o di specifiche interazioni!
     
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    Il cappuccio del mantello scivolò via dalla testa una volta che varcò la soglia del San Mungo, ma fu come se fosse rimasta coperta, celata agli occhi altrui, che della vista non erano privati, ma sì di tutto il resto: un libro chiuso e impolverato in uno scaffale della libreria di cui si poteva leggere a malapena il titolo inciso sul dorso, forse il materiale della copertina, e null'altro.
    Non altra informazione davano i suoi occhi di pece, le labbra carnose ma frastagliate di pieghe interne, le guance appena scavate e l'ossatura definita del viso: la pelle ambrata dava piccoli accenni di efelidi sul naso e sugli zigomi, i capelli tagliati a sforbiciate cadevano spettinati a coprire le orecchie piccole e attaccate alla testa.
    Percorse i corridoi senza dire una parola, la frangetta velava in parte le sopracciglia immobili, così che neppure un accenno di espressione potesse tradire una statuaria altrimenti vacua, come se non avesse mai sentito prima d'ora, come se non avesse mai parlato in vita sua.
    Appena fu entrata nella piccola stanza, il viso fu portato dapprima alla finestra, e poi lentamente ne seguì i raggi tiepidi del sole che si allungavano fino al lettino che ospitava lo studente, il quale a primo impatto venne sorvolato dal suo sguardo, quasi che gli fosse passato attraverso come fosse stato un fantasma.

    Dottoressa Levischmiedt.

    La salutò dopo qualche attimo di pausa, la tonalità senza particolare accezione, se non una nota delusa e indispettita di fronte alla presenza della Medimaga di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Infine, si rivolse al Serpeverde che aveva richiesto i servigi della Mentalista, avvicinandosi a lui con una calma non calcolata, fino ad afferrare una sedia e trascinarla con sé a uno dei lati del letto.

    Signor Carrington.
    Sono Helia Val Kyria.


    Non seppe perché ebbe il bisogno di mozzare il suo nome in qualche modo, eppure alla fine non lo fece; intanto aveva preso posto sulla sedia, le mani giunte in grembo, appoggiata allo schienale con le gambe accavallate, gli occhi puntati sul Serpeverde che non lo avrebbero più abbandonato. Ma questo lui ancora non lo sapeva.

    Mi è stato detto che soffre di strani vuoti di memoria.
    Vuole dirmi cosa è successo?
     
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