Felix Felicis ~ Harry Potter GdR

Posts written by Bróðir C. Prince

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    Benvenuta <3
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    Prendo un biglietto anch'io!
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    Benvenuto! <3
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    Non era sempre facile o semplice per l’uomo alto e ben piazzato esternare i propri sentimenti, o per quel che vale, distinguere molti dei segnali sociali caratteristici del comportamento umano, di conseguenza era normale per lui “servirsi” dei segnali canini – o lupini? – per determinare le sue interazioni con altri esseri umani come lui. Come si può immaginare, questa sua diciamo abitudine non sempre, anzi mai in realtà, funzionava con nessuno, non si poteva di certo aspettare che quando qualcuno stava male, qualsiasi tipo di male anche un semplice mal di pancia, si sdrai in mezzo ad una strada o marciapiede per poi iniziare a piagnucolare come un amico a quattro zampe. E, se per un po’ avesse anche guardato male questa persona, a causa del “teatrino” che stava facendo, avrebbe anche se con riluttanza dato una mano alla persona assicurandosi che stesse bene, continuando però a darle il malocchio per tutto il tempo e facendosela per cui nemica o facendosi dare dell’antipatico. In quel momento comunque, vestito con un paio di jeans scuri, la maglietta grigio scuro e la giacca di pelle, era seduto con lo sguardo perso nel vuoto, con i cuccioli che giocavano, mordendosi l’un l’altro aggressivi, e un po’ duri, ma non cattivi, erano fratelli dopotutto, e con Fenrir che al suo fianco si crogiolava al sole, godendosi un po’ di pace. Quasi non si accorse, quando il lupo adulto al suo fianco, che fino a quel momento era stato tranquillo, ma vigile rizzò l’orecchio sinistro, il quale fino a poco prima era stato tranquillamente rilassato sul suo capo, in allerta avendo captato, grazie all’udito sopraffino oltre che all’olfatto, il rumore delle scarpe di qualcuno non meglio identificato che si avvicinava. . Fu quando la testa bianca del lupo si sollevò ad attirare la sua attenzione sull’uomo che inginocchiato sull’erba si stava facendosi annusare dai due cuccioli, curiosi del nuovo volto e odore. Fenrir si alzò per primo, molto meno socievole e molto più diffidente verso gli estranei dei suoi due “figli”, per poi avvicinarsi al trio, dei due cuccioli i quali avevano cominciato, dopo un’annusata all’uomo, a girargli intorno ed ad abbagliare chiedendo di giocare. Gli occhi azzurri penetranti del lupo artico più grande si concentrarono sul ragazzo, perché era un ragazzo, di circa vent’anni, guardandolo sebbene con calma anche con determinazione, come un avvertimento di non fare del male ai cuccioli, anche se non sembrava il tipo.

    Sì… Hati e Skǫll: i cuccioli… e Fenrir: il padre…

    Disse con un cenno del capo all’affermazione e con la mano indicando per primi i cuccioli e per secondo Fenrir, che si era seduto sulle anche, guardando ancora profondamente il ragazzo. Per finire, indicò sé stesso.

    Bróðir Prince

    Bellamy Octavian Marvey


    Edited by Bróðir C. Prince - 13/4/2023, 17:09
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    Mese e Anno: Marzo 2023
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    Totale Galeoni accumulati: 110

    Edited by Bróðir C. Prince - 23/8/2023, 23:03
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    L’uomo sorrise, molto più sinceramente di prima e con gli occhi molto più addolciti del solito, addolcito dagl’interessi in comune e dalla nostalgia dei “bei vecchi tempi”, del suo tempo nel corpo degli Auror e all’Accademia, quando ancora era una recluta ingenua e sprovveduta, mentre passava i giorni a leggere libri sui duelli e gli incantesimi più utili durante gli scontri e le battaglie. Per quanto non possa essere definito un uomo particolarmente nostalgico, in particolare verso i ricordi della sua infanzia, Bróðir aveva riscoperto il fascino del “ricordare un tempo passato” da quando era diventato padre. Erano oramai passati quattordici, quasi quindici, anni di pianti, pannolini, notti insonni, preoccupazioni – le quali non erano mai andate via –, ma anche gioie, sorrisi, i bei momenti passati insieme e tanti altro. Questo insieme di emozioni formavano un mix di gioie e dolori, dovuto alla genitorialità, grazie al quale il Guerriero era sicuro che avrebbe potuto rivivere un centinaio di volte e di cui mai si sarebbe potuto pentire, perché aveva scelto quel percorso, quello di diventare genitore, con tutti i momenti, dai più piccoli ai più grandi ma entrambi ugualmente importanti, che aveva caratterizzato questo, a quel tempo nuovo, capitolo della sua vita.

    Da quello che vedo… incantesimi da Duello. Una lettura molto utile.

    Utile, soprattutto per quei tempi incerti e in cui l’essere in grado di proteggersi, e in caso, contrattaccare, dovrebbe essere una priorità per la popolazione magica. I suoi amici in Norvegia gli avevano raccontato vere e proprie storie dell’orrore sulla situazione di lì dopo il Felix-Gate.

    Ah no, non c’è bisogno che si scomodi…

    Si affrettò a declinare l’offerta, Bróðir, come era da suo carattere, che essendo cresciuto nell’ambiente Chiuso e piuttosto arretrato della società Purosangue, in cui favori o gentilezze solo per poter ottenere qualcos’altro in cambio, che fossero soldi o altri favori, aveva fin da piccolo imparato a non accettare mai nulla da chi non conosceva e anche da chi conosceva, amici o familiari.

    Un Auror? Eh.

    Una coincidenza, quali probabilità c’erano che la donna con cui stava intavolando una conversazione si sarebbe rivelata un’ex “collega” del Ministero della Magia Inglese.

    Piacere Nephele.... un tempo ero, anch'io, un Auror. Per il Ministero della Magia Norvegese.

    Sapeva che stava commettendo un azzardo, non voleva entrare nei dettagli di quel periodo, soprattutto per le missioni che aveva svolto e quindi pregò silenziosamente che non chiedesse informazioni troppo confidenziali, non volendo mentire o entrare in uno dei suoi cupi umori, per quando pensava a quei tempi.

    Nephele Hargrave
    Doppi Punti Post
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    Sebbene non possa essere definita esattamente brutta, la donna con cui stava intavolando la conversazione, che da lì a poco avrebbe capito essere la più strana e semplicemente pazza della sua vita, non poteva nello stesso modo definirsi bella o meglio attraente, nel senso fisico del termine, ma non avrebbe mai espresso quest’osservazione o opinione ad alta voce, soprattutto perché, fin da bambino, a Bróðir era stato insegnato a non esprimere schiette osservazioni, che avrebbero potuto inavvertitamente offendere o insultare qualcuno. La classica educazione Purosangue, imponendo la maschera in ogni momento e occasione sociale, o meno, anche in privato, che sebbene gli sia sempre stata troppo stretta, e nonostante tutti gli sforzi, sia suoi che della sua famiglia, non aveva mai davvero lasciato che la maschera cadesse o lasciasse il suo viso. Comunque, non era un uomo così superficiale da guardare una persona o giudicarla solo per il suo aspetto fisico, anzi, per lui il carattere era una delle più importanti variabili per coloro che lo attraevano, se poi questo carattere doveva essere un po’ particolare – come: per niente appiccicosi, non troppo chiacchieroni, ecc… – quelli erano fatti solo suoi e di nessun altro.

    Elladora… davvero un bel nome.

    E, sorprendentemente, era… sincero. Tirò, di nuovo, dalla sigaretta. Non riconobbe il cognome però, avendo passato più di metà della sua vita tra i ghiacci e il freddo della Norvegia. Rispetto ai quindici tra le colline e i prati dell’Inghilterra, di conseguenza non poteva essere sicuro che la donna bionda fosse o meno una strega. Un lampo di fastidio iniziò a strisciargli dalla nuca alla base della schiena, facendogli raddrizzare la postura e sporgere il petto ampio in fuori, indispettito dalla anche solo possibilità che il suo nome sia anche solo lontanamente collegato alla parola brodino.

    Bróðir… significa fratello. È norvegese.

    Lo aggiunse all’ultimo, tenendoci particolarmente a sottolineare le origini del suo nome, oltre che alla pronuncia giusta, non vorremmo mica che lo si storpi ancora un po’.

    Cosa fa qui, all’Abbazia, in questa bella giornata?

    Che poi di bella non aveva proprio nulla, visto le nuvole scure portatrici di un bell’acquazzone. Non era uno da convenevoli, ma disposto a cambiare argomento per, oltre a far continuare la conversazione, anche per evitare che la donna, la quale a quel punto l’uomo aveva intuito fosse un po’ sopra le righe, trovasse divertente storpiare ancora il suo nome. Era, oramai diventata, un’arte glissare l’attuale argomento di conversazione.

    Lulu Sparks
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    Edited by Bróðir C. Prince - 24/2/2023, 17:57
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    Si aprì il cappotto, rivelando la maglietta bianca, la quale cambiava colore ad intermittenza grazie al lancio precedente di un incantesimo, nascosta sotto l’indumento nettamente più pesante. Era stato il calore emanato dai corpi intorno a lui, a spingerlo a fare questa mossa disperata. Uscito di casa, era stato fermamente intenzionato a non rivelare quell’indumento, troppo appariscente per i suoi gusti, ma altre fattori di forza maggiore – il caldo, il sudore, ecc. –, ai suoi desideri o intenzioni, avevano mandato quei piani fuori dalla ipotetica finestra. Leccando il gelato al cioccolato, si guardava in torno il Guerriero, cercando di scorgere la criniera di capelli neri di Nyambura, o l’assurdamente alta statura del marito, molto più riconoscibile nel mare di piume, cappelli alti, maschere e costumi, in un tripudio di colori. Fu ben presto destato dalla sua ricerca da una voce poco lontano da lui, apparteneva ad una figura vestita di nero con un abito da mago, a coprirgli il viso una maschera nera e oro da gatto egiziano.

    La ringrazio...

    Non riuscendo a capire come rivolgersi alla figura, che poteva essere sia maschio che femmina o nessuno dei due, e non volendo risultare offensivo o insultare la figura dai capelli neri; quindi, andò sul “sicuro” con un Lei formale e impersonale.

    …ma non ho fatto nulla di eclatante.

    Sempre modesto, Bróðir non era un uomo vanitoso, sia del suo aspetto che delle sue gesta, di conseguenza non amava mettersi in mostra, soprattutto verso le sue “gesta”. O meglio, le sue azioni, che siano presenti, passate o future, soprattutto passate, delle quali la maggior parte non andava fiero o avrebbe preferito che rimanessero sepolte sotto strati di polvere e terra, oltre che di altri ricordi.

    Prince, Bróðir Prince.

    Allungò una mano, priva di guanti nonostante il freddo di febbraio e il pieno inverno in cui si trovavano, non aveva mai sopportato questo particolare pezzo di abbigliamento, preferendo farsi congelare le mani e farsi cadere le dita piuttosto che avere a che fare con la lana dei guanti.
    Fu, a quanto pare, senza il suo permesso o volontà, trascinato nella partecipazione di una gara di mangiata dei gelati del quale, nei suoi giorni migliori, non si sarebbe mai fatto coinvolgere. . Quindi in successione si ritrovò tra le mani un gelato dopo l’altro, prima alla nocciola, poi al limone e infine il terzo, per la seconda volta, al cioccolato. All’inizio non aveva capito esattamente il commento – “Che vinca il migliore!” – della figura vestita di nero, di conseguenza gli lanciò uno sguardo un po’ confuso, per poi guardarsi intorno, notò quindi che molti intorno a lui avevano le braccia stracolme di gelato, infilandosene uno dopo l’altro in bocca.

    Mhm...

    Pronunciò, imbarazzato dalla sua disattenzione.

    Durata: 2/10 post dell'evocatore (Còlor Cangiàntis)
    Gara dei Gelati: 6/10 [dado 1 | dado 2]
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    gara dei gelati 2: 3
    • 1d3
      3
    • Inviato il
      19/2/2023, 20:43
      Bróðir C. Prince
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    Benvenuto <3
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    Benvenut* <3
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    Benvenuta <3
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    Benvenut* <3
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    Era diventata oramai un’abitudine, per Bróðir, sentirsi addosso gli occhi della gente, sia uomini che donne. Perfettamente consapevole del suo fascino e dell’attrattiva che altre persone provavano verso di lui, per il suo bell’aspetto, l’uomo non si era mai trattenuto nell’esplorare i suoi gusti. Per nulla schizzinoso, non disdegnava la compagnia di chi più lo attraeva, sia fisicamente che caratterialmente, che fosse del sesso opposto o meno. Non aveva mai sentito il bisogno di dare un’etichetta al suo orientamento, o specificare e annunciare le sue preferenze o gusti a famiglia, parenti oppure amici, ma era ovviamente vero anche il contrario, non aveva mai negato a nessuno di aver avuto le sue esperienze con altri uomini. Fu, quindi, con poco pudore e riserve, che squadrò da capo a piedi il Cameriere dai capelli castani, apprezzandone il fisico robusto e slanciato. Dal suo posto vicino al camino, prese un sorso di brandy e, da sopra il bordo del bicchiere, ricambiò lo sguardo dell’uomo cercando di scorgere il colore dei suoi occhi, per poi spostare i suoi occhi azzurri verso la donna seduta al tavolino da bar di fronte a lui. Non era stato un atto di gentilezza vero e proprio, forse era a causa della sua anima da fumatore, che gli imponeva di non far andare sprecata la nicotina o il tabacco. Il suo commento era stato fatto più come un’osservazione, come quando si faceva un commento sul tempo. Fece un cenno del capo al ringraziamento della donna, non sentendolo essere davvero necessario, almeno non da parte sua.

    E cosa legge, se è lecito chiedere, di così interessante?

    Era perfettamente consapevole, il Guerriero, della lettura scelta dall’Auror, avendone scorto e riconosciuto all’istante la copertina, appartenente ad un libro che, anni prima e molte volte dopo, l’inglese-norvegese aveva acquistato e successivamente letto mille volte. L’argomento: il Duello. Molto caro a Bróðir, essendo una parte molto importante del suo lavoro e una delle sue più grandi passioni, lo scambio d’incantesimi tra due persone, l’incertezza della vittoria e arte in cui un singolo errore può decretare la tua sconfitta, la suspence e poi la gioia della vittoria.

    Grazie, sono Bróðir. Il suo nome?

    Con un piccolo sorriso stretto, l’uomo si sette con un movimento fluido ed elegante, derivante da anni di pratica, fatti di sudore e fatica, pieni dagli sguardi di disapprovazione. La guardò negli occhi, studiandola, cercando di farsi un’idea della sua persona e della sua personalità. Cercando di capire e pensando attentamente alle prossime parole da pronunciare, provando allo stesso tempo a continuare che a terminare la conversazione.

    L'argomento del suo libro, è per lavoro, oltre che interesse personale?

    Nephele Hargrave
    Doppi Punti Post


    Edited by Bróðir C. Prince - 24/2/2023, 17:57
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    [21 Febbraio 2023 - Diagon Alley]

    7tiI7yZ
    Còlor Cangiàntis

    Dopo uno svolazzo della bacchetta in sicomoro, la maglietta bianca indossata da Bróðir iniziò a cambiare colore ad intermittenza, passando dal blu al rosso, dal giallo al viola, dal rosa al verde, e tanti altri colori – con le loro relative sfumature – per poi ripetere lo scambio di colori all’infinito. Era tutto a causa di Nyambura, che ingegnandosi aveva dovuto trovare un modo per non sporgere come un pollice dolente, quella sera. Riuscita a “convincerlo” – leggi: obbligato e costretto – ad unirsi alla sua nidiata per quella gitarella a Diagon Alley, l’uomo non era riuscito a dire di no alla donna prepotente e testarda, come pochi aveva conosciuto nella sua vita. Fu così che, indossato il cappotto più pesante contenuto nel suo armadio, reso necessario dal freddo di febbraio al posto delle giacche di pelle e termiche, si ritrovò per quelle strade variopinte, con luci e fumi di tutte le tonalità di colori. Trascinato per mano da un tappetto, alto a mala pena fino al suo fianco dalla pelle scura e dalla faccia determinata uguale a quella della madre, il gruppo composto dai figli di Nyam, almeno da quelli non ancora ad Hogwarts, la donna stessa con il marito, tutti vesti dai colori vivaci e con maschere colorate, e Bróðir con la maglietta coperta dal cappotto scuro, ma in aggiunta dell’ultimo minuto, fatta dalla donna complice dei suoi problemi, aveva sul viso una maschera a scacchi verde, viola e giallo. Camminando lungo la via affollata, il Guerriero fu quasi investito dai piccoli mostriciattoli in sua compagnia che, vogliosi di zuccheri e carie, corsero verso il chioschetto dei gelati di Florian Fortebraccio.

    Gelato! Gelato! Gelato!

    Circondato da bambini e persone mascherati nei modi più disparati e strani, Bróðir si ritrovò ben presto con in mano uno di quei gelati pre-convezionati distribuiti dal Gelataio. Uomo distaccato, nessuno avrebbe potuto indovinare il suo debole per lo zucchero e il cioccolato, fu quindi con poca attesa da parte sua che scartò il dolce e lo infilò in bocca, assaggiandolo. Fragola, non la sua preferita, ma neanche troppo male. Aveva oramai perso Nyambura e la sua famiglia, ritrovandosi da solo in mezzo a Diagon Alley, “solo” per modo di dire, circondato così com’era da una folla di persone che andavano avanti e indietro, passando da un negozio all’altro. . Si ritrovò con in mano un altro gelato. Banana, stavolta, troppo dolce per i suoi gusti, a cui piacevano quel dolce-amaro, del cioccolato fondente.

    Guarda dove cammini

    Un tizio, non meglio identificato, gli era venuto addosso, dandogli una spallata che quasi lo avrebbe quasi fatto finire steso per terra se l’inglese nato in Norvegia non fosse stato così ben messo e alto. Con voce dura e sagace, il suo sguardo giudicante percorse la figura dell’uomo e non ci mise molto a notare la mano tesa verso una delle tasche del suo cappotto, dove teneva una manciata di galeoni.

    Ohi! Neanche per sogno!

    Inchiodò l’uomo con i suoi due occhi azzurri, duri come i ghiacci della sua Norvegia e lo afferrò per il polso, trascinandolo con sé verso uno degli Auror in servizio, che pattugliava la strada. Una volta lasciato il delinquente, furioso andò alla ricerca dei Nyambura, sparita ormai da un bel po’, ma non prima di mordere il suo terzo gelato, al cioccolato il suo preferito.

    Utilizzo autoconclusivo di Còlor Cangiàntis, come da manuale, sulla maglietta bianca di Bróðir
    Durata: 1/10 post dell'evocatore
    Gara dei Gelati: 3/10 [dado 1]
    Lungosguardo: Bróðir non perde Galeoni [dado]


    Edited by Bróðir C. Prince - 21/2/2023, 21:48
164 replies since 16/10/2022
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