FelixQuote

Per qualche istante - ma non un secondo di più - pensò seriamente di andarsene. Poi però pensò a Maxwell e Celine, se la bambola fosse stata loro non avrebbe avuto alcun dubbio e sarebbe corso ad afferrarla, perché erano due persone a cui voleva un bene sincero. A Petyr invece no, non voleva bene affatto, ché per lui non era altro che un compagno di classe come ce n'erano cento altri; [...]

[...] fosse ormai convinta che quei pochi centimetri che le separavano celassero in loro una distanza estendibile a volontà. Probabilmente non erano mai state più lontane di così, neanche quando Joy l’aveva colpita con un pugno gigante per chissà quale motivo. Era un tipo di distanza - e di frattura - ben diversa. Ed era un peccato, perché mentre Joy aveva almeno guadagnato una persona per lei importante, Winter aveva soltanto perso un’amica.

Perché Gideon era tutto quello che diceva lei, ma anche tutto quello che diceva Eunjoo; non aveva una sola dimensione, ma mille, e lei senza modestia poteva dire di conoscerne ben più di quelle che possedeva la Bailey tra le mani; perché non era possibile cancellarle tutte e farne prevalere una sola, o altrimenti Gideon e Joy non sarebbero mai esistiti, eppure esistevano; e questo era potuto accadere perché erano riusciti a guardare al di là delle debolezze che li rimpicciolivano, al di là delle loro certezze che li rallentavano, o dei pregiudizi che ne minavano il cammino.
Winter non sembrava riuscire a fare nulla di tutto questo, e Joy era certa che quello stesso metro di giudizio l'avrebbe usato contro di lei, come un'alabarda pronta a caderle sul collo e tranciarla, così come avrebbe fatto per il loro affetto e la loro amicizia.

Le labbra di Cursa continuavano a muoversi, fermarsi e sillabare enunciando frasi talmente pesanti e sopraffini per una come lei che fece fatica a seguirla e a credere che davvero qualcuno potesse parlare della morte in quel modo così poetico ed elegante, soprattutto una ragazzina della loro età. La cosa non poté che contribuire a renderla inquietante ai suoi occhi – come se già non lo fosse abbastanza per il cognome e la divisa che indossava.

Sei sicura di non avere tipo trecento anni?

Era come se volesse nasconderla da chiunque, perfino da se stessa, rifiutandosi di leggere Hector Prewett che la invitava a stare tranquilla, che tanto a lei non sarebbe successo nulla perché era una brava ragazza con addosso un bel cognome, come fosse un gioiello ereditato di generazione in generazione, un accessorio prezioso da indossare abbinato ad un vestito pregiato e confezionato dalle migliori sarte. Dava per scontato che lei sarebbe stata bene, che anche se i suoi amici potevano essere in pericolo, a lei quella sorte non sarebbe mai toccata finché si fosse comportata bene, il che significava semplicemente non esporsi, non come aveva fatto Christian Carrington che quello che gli era capitato se l'era guadagnato. Ma d'altronde Venetia era la sua figlioletta modello, e quindi chi mai avrebbe potuto torcerle un singolo capello? Lui era tranquillo.

[...] Era difficile guardare negli occhi Petyr dopo aver letto le parole scritte da Hector, nero su bianco e in una calligrafia da dottore. Non era di certo colpa dei due ragazzi, come avrebbe potuto esserlo? Lei, dal canto suo, si sentiva in colpa a vivere in quello pseudo privilegio di ragazza intoccabile, come l'aveva descritta suo padre nella missiva, quando anche solo la vicinanza con le persone a lei più care costituiva un pericolo per tutti.

[...] Ma lì, su quella torre, col tramonto alle spalle, tutto ciò non contava. Non esistevano Mezzosangue, Nati Babbani e Purosangue, non esistevano gli Alfieri Rossi e non esistevano nemmeno i cognomi importanti e tutti i Galeoni che vi giravano attorno: esisteva solo la sua mano e quella di Petyr stretta alla sua, i suoi occhi color del miele e dolci altrettanto, e il suo sorriso vispo che cercava di resistere alle avversità come un filo d'erba che spunta da una landa ghiacciata.

Io non ci credo che sei sempre così.

Accennò in sua direzione con un breve movimento del capo, caricando il suo "così" dell'enfasi di chi avrebbe preso a spiegarsi nel giro di qualche istante.

Sembri sempre distante da tutto e da tutti, come se nulla sia in grado di toccarti davvero. Sempre ombra.