Una Stretta di Manica

L'Eredità di Silente - Adulti - Capitolo III

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    L'Eredità di Silente - Adulti - Capitolo III

    Una Stretta di Manica

    Countryside londinese | 1 Aprile 2024, ore 17



    Cinquecentosettantuno anni di distanza, oltre cinquanta dall'ultima occasione, avevano tutta l'aria di un pretesto. Streghe e maghi, del resto, avevano sempre avuto rapporti particolari con i numeri, lontani dal gusto molto babbano delle cifre tonde e dell'abbondanza di zeri in fondo. Ciononostante, la ricorrenza numero cinquecentosettantuno della fine della Guerra dei Cent'Anni aveva raccolto un certo stupore generalizzato nell'opinione pubblica.
    Il conflitto secolare tra i regni di Francia e Inghilterra aveva avuto ripercussioni anche tra le più importanti famiglie magiche dell'epoca, legate a doppio filo a quelle regnanti, quasi duecentocinquant'anni prima che lo Statuto Internazionale di Segretezza fosse siglato, quando ancora la storia di maghi e babbani era intrecciata.

    A Statuto Internazionale di Segretezza superato, potrebbe essere il primo passo verso una nuova storia.

    Aveva commentato Callidus Rothschild, diplomatico francese in servizio a Londra e imprenditore, proprietario di una fabbrica di scope volanti, ai giornali che erano intervenuti all'annuncio dell'evento. Il virgolettato era stato tacciato di progressismo sfacciato e provocatorio dagli osservatori più conservatori, che non avevano lesinato critiche verso la celebrazione definita inappropriata e fuori luogo in un contesto di grandi tensioni tra Francia e Inghilterra. L'invasione di massa dei Centauri continuava ad essere una questione spinosa per Parigi e le province francesi, mentre Londra era ancora alle prese con le conseguenze problematiche di una specie aliena introdotta in massa a predare l'ecosistema locale.
    In un clima controverso, la commemorazione della fine del conflitto si era tenuta in una magione ottocentesca nascosta agli occhi dei babbani, una palazzina di caccia elegante che svettava invisibile tra le campagne poco lontano dalla capitale britannica. L'accesso alla conferenza, presieduta da Rothschild e varie altre figure istituzionali francesi e inglesi, era libero per tutti gli interessati.
    Per l'occasione, il ricco imprenditore aveva fatto predisporre le enormi sale della tenuta perché ospitassero streghe e maghi di ogni estrazione sociale e Categoria Magica in un contesto rilassato e di "avvicinamento strategico agli affari correnti", come l'aveva definito parlando alla sua assistente Wig Milkyway, coccolati da del buon cibo.
    Hermione Granger, seppur invitata, non aveva partecipato per imprecisati impegni istituzionali. L'opinione dei più maliziosi era che non avesse voluto dare all'iniziativa un rilievo maggiore del necessario, con la sua presenza. Gli ospiti, ciononostante, erano di assoluto livello e chiunque avesse letto dei giornali negli ultimi mesi avrebbe potuto facilmente riconoscerne la gran parte.

    Il banchetto


    La palazzina, su due piani, contava decine di stanze. Era appartenuta a un ricco proprietario terriero babbano dell'epoca, morto senza eredi di una terribile malattia, e l'edificio si era creduto raso al suolo durante i bombardamenti tedeschi del '40. Maghi e streghe in fuga l'avevano difeso, invece, per rifugiarsi e ripararsi da una terribile sorte e ormai l'edificio era sotto il controllo del Ministero della Magia inglese da ottant'anni.
    L'ingresso principale dava su un androne in cui imperiava una sinuosa scalinata in marmo che portava al livello superiore. A destra e a sinistra della scalinata si aprivano due sale ricevimenti, sia al piano terra che al primo piano, in cui Rothschild e tutta l'organizzazione avevano preparato l'accoglienza per gli ospiti dopo l'evento diplomatico.
    Le quattro sale erano intitolate ad antiche festività stagionali celitche: Yule e Imbolc al pianterreno, Beltane e Ostara al primo piano. Illuminate dalla luce del tramonto che traboccava dalle alte vetrate, erano gremite. Centinaia di maghi e streghe si intrattenevano discutendo tra loro e conversando con le importanti personalità, mischiate tra gli ospiti, mentre una schiera di elfi domestici scorrazzava in ogni direzione per servire e riverire con la solita instancabile operosità. Dipinti di grandi battute di caccia e gesta cavalleresche d'un tempo si rincorrevano da un piano all'altro, animando persino le pareti alla maniera dei maghi.

    Benvenuti all'evento per PG Adulti "Una Stretta di Manica"!
    Acumen Animus ArsNumen Sensus Voluntas Intracciabile
    Scadenza evento: 5 Aprile
    Scadenza turno: 15 Marzo

    Siete liberi di interagire tra di voi come preferite. Potete essere appena arrivati o aver assistito alla conferenza, dove si è rievocato il valore storico del conflitto e della pace che seguì per maghi e babbani, e di come questo possa essere una metafora di una rinnovata amicizia tra Francia e Inghilterra dopo questi mesi di alta tensione.
    Indicate in alto nei vostri post in quale sala vi trovate:

    CODICE
    <b>Sala Yule</b>

    <b>Sala Imbolc</b>

    <b>Sala Ostara</b>

    <b>Sala Beltane</b>


    A seconda della Sala in cui vi trovate, potrete interagire con uno dei VIP che si trovano nei paraggi, che potrebbero rispondervi tramite il Narratore e svelarvi qualcosa di inaspettato o importante. Potrebbero essere circondati da un capannello di curiosi, quindi siate pazienti. Di tanto in tanto potrebbe comparire Callidus Rothschild in persona, ma avvicinarlo non sarà facile. La sua assistente Wig Milkyway, invece, è molto interessata a parlare con gli ospiti tra una sala e l'altra: la troverete sempre intenta a conversare con qualcun altro ma prima o poi potrebbe battere alla vostra spalla per rivolgersi direttamente a voi non appena potrà.
    Se desiderate, potete spostarvi da una sala all'altra.

    Ospiti notevoli - Sala Yule

    Cassiopeia Venturus
    67 anni. Capelli argentei lunghi fino alle spalle, occhi di un verde smeraldo profondo, sempre vestita con abiti che ricordano il cielo notturno.
    Acumen. Saggia e misteriosa, Cassiopeia possiede una conoscenza profonda della magia antica e delle stelle. È riflessiva e parla con frasi enigmatiche che spesso nascondono consigli preziosi. Lavora per la Confederazione Internazionale dei Maghi e delle Streghe.

    Gaius Thornwood
    102 anni. Alto e magro, con una barba ispida che gli incornicia il viso scavato, ha mani nodose segnate da cicatrici di vecchi duelli magici.
    Numen. Burbero e diretto, Gaius è un ex Auror con una ossessione per la giustizia. Nonostante il suo aspetto intimidatorio, ha un cuore d'oro e un debole per le creature magiche in difficoltà. Ha lavorato per la Confederazione Internazionale dei Maghi e delle Streghe ma è in pensione da qualche anno.

    Ospiti notevoli - Sala Imbolc
    Lavinia Whitlock
    54 anni. Brevilinea e rotondetta, con occhiali dalle grandi lenti tonde che le scivolano sempre sul naso. I suoi capelli castani sono sempre raccolti in un elegante chignon.
    Ars. Vivace e chiacchierona, Lavinia è un'esperta di pozioni e botanica magica. Ama insegnare e condividere le sue scoperte, anche se tende a divagare in lunghe digressioni. Cura le vendite all'estero per un prestigioso marchio inglese di pozioni e ha un patrimonio di centinaia di migliaia di galeoni, secondo le stime.

    Septimus Fawley
    93 anni. Di statura media, magro, con una lunga barba bianca e occhi piccoli e vispi. Porta sempre con sé un vecchio bastone intagliato con simboli magici.
    Sensus. Estremamente intelligente e un po' eccentrico, Septimus è un maestro di incantesimi dimenticati. È affascinato dall'ignoto e dall'esplorazione dei limiti della magia. Ha vissuto in Francia negli ultimi 70 anni ed è Onorevole del Ministero della Magia francese anche se non sembra andarne fiero.

    Ospiti notevoli - Sala Ostara
    Belinda Merrythought
    68 anni. Ha capelli rossi fuoco tagliati corti in modo sbarazzino e occhi azzurri che scintillano di malizia. La sua postura è sempre impeccabile.
    Voluntas. Intrigante e arguta, Belinda ha una lunga carriera di Obliviatrice. Possiede una mente acuta e un talento naturale per smascherare le menzogne. Ha lavorato per gli Affari Esteri nel Ministero della Magia Inglese e ora si occupa di Cooperazione Internazionale.

    Horatio Nettlebane
    75 anni. Corpulento, con una folta barba nera mescolata a fili d'argento e occhi penetranti che sembrano scrutare l'anima.
    Animus. Solitario e contemplativo, Horatio è un mago eremita. È un custode del sapere sui poteri antichi della terra e dei suoi cicli ed è un importante referente sullo stato della flora e fauna magica per i Ministeri della Magia europei.

    Ospiti notevoli - Sala Beltane
    Aurélie Ombrelune
    73 anni. Grazia e corporatura eterea, ha lunghi capelli bianchi, abiti che cambiano colore con la luna, occhi neri come ossidiana.
    Sensus. È un'esperta di divinazione, dall'aria misteriosa, intuitiva, compassionevole e dispensatrice di saggi consigli. Ha lavorato all'omologo Ufficio Misteri in Francia negli ultimi trent'anni. Si dice che voglia candidarsi al posto di Ministra della Magia francese alla prossima occasione.

    Quintus Bellator
    58 anni. Uomo imponente con occhi blu intensi, e un volto segnato dalle battaglie contro la magia oscura.
    Numen. Ex Auror ritirato precocemente, coraggioso e leale, lavora nella diplomazia internazionale dopo un grave incidente che l'ha reso zoppo, cieco e sordo, tutto sul lato destro del corpo. Ciononostante sfoggia un grande senso dell'umorismo e un cuore gentile verso i bisognosi.
     
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    Ars
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    Sala Imbolc



    eliza
    Fbuofo quesfo.

    Era probabilmente il quinto tramezzino che Eliza stava mangiando da quando era entrata assieme a Coral nella sala; se c’era una cosa che l’aveva convinta a partecipare a quell’evento, era stata sicuramente la prospettiva di poter mangiare del cibo gratis, ovviamente però non più importante del fatto di passare una giornata intera assieme all’amica.
    Allungò una mano per prendere da un vassoio, sorretto da un elfo domestico che stava passando proprio lì accanto a loro, un flut di cristallo con il quale dissetarsi, ma soprattutto cercare di mandare giù il boccone che le si era fermato in gola e che stava rischiando di farla morire soffocata davanti a tutta quella gente.

    Phew.

    E anche per quel giorno la morte era stata scongiurata.
    Ripresasi, Eliza tolse con una mano qualche briciola che le era rimasta sul vestito ed iniziò a guardarsi attorno: il sole del tramonto tingeva di una sfumatura arancione ogni oggetto e ogni persona sulla quale si posava, e l’eleganza la faceva da padrona.

    Pensi che questo vestito sia troppo corto? Dici che è appropriato per l’evento?

    Avevano passato la giornata intera in giro per Londra a cercare l’outfit perfetto per la serata; Eliza ovviamente aveva acconsentito solo ed esclusivamente per passare del tempo con l’amica, visto che di moda non ci capiva nulla, poi però si era fatta prendere dalla frenesia e si era innamorata dell’abito che indossava e che non aveva potuto fare a meno di comprare, nonostante le sue finanze non fossero così fiorenti. Il tubino nero per il quale avevano optato, era un abito semplice assolutamente nel suo stile, ma sin da subito aveva avuto timore che fosse troppo corto per la situazione, così per l’ennesima volta sentì il bisogno di essere rassicurata dall’amica.
    Poi però la sua attenzione venne catalizzata da una figura che ai suoi occhi era al pari di una divinità e la preoccupazione per l’abito venne cancellata momentaneamente.

    Oddio, ma quella è Lavinia Whitlock. E’ tipo me fra qualche anno, sempre che riesca a sfondare nel mondo delle pozioni.

    Si aggrappò al braccio di Coral, bisognosa del suo sostegno e della sua vicinanza.

    Dici che posso andare a salutarla? Oddio mi vergogno così tanto.

    Si portò le mani al volto, consapevole che anche solo l’idea di essere nella stanza con una delle più grandi pozioniste viventi, l’avesse fatta arrossire.
    Possibile che la mettesse così tanto in imbarazzo doversi rapportare con gli altri?
    Doveva assolutamente trovare il modo di bucare quella corazza di timidezza che la teneva lontana da tutto il mondo e così decise che non poteva perdere un’occasione simile.

    Ok, ora io vado e tu sarai la mia ombra nel caso dovessi svenire per l’emozione e dovessi diventare incapace di parlare. Vero?

    Si avviò verso la donna a passo titubante ripassando nella mente le parole che le avrebbe rivolto, sperando solo di riuscire nell’impresa di avvicinarsi a lei e poter ottenere un solo minuto della sua attenzione.

    Signora Whitlock, è un onore poter fare la sua conoscenza, lei è praticamente una musa per me.

    Eliza prova ad interagire con Lavinia Whitlock Il Narratore •

    Rane raccolte passivamente 2


    Edited by Eliza Makepeace - 8/3/2024, 09:46
     
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    Ostara


    Tu.
    Sì, proprio tu.


    Lulu era arrivata soltanto da poco in quella Sala e proprio quando il noiosissimo congresso aveva avuto fine: non aveva avuto alcuna intenzione di ammuffirsi e fomentare la comparsa di rughe sul suo prezioso viso per ascoltare dei vecchi rincitrulliti che parlavano di guerra, morte e altre stupide vicende accadute chissà quanti anni prima. La cosa che importava era frequentare l'alta classe dei maghi e delle streghe inglesi, più qualche rinomata eccezione francese: l'apparenza per lei era tutto, così come la visibilità e la possibilità che, aprendo il suo idilliaco locale, le venisse dato il plauso che meritava, a lei che era una cantante dalle doti sopraffine.
    1067567-800w
    Intanto, vestita di nero e adornata da uno scialle di tessuto rosa a forma di... rosa, Lulu aveva preso di mira un povero elfo che, vagando fra una sala e l'altra, aveva il compito di servire gli ospiti di quella sera. Beh, Lulu aveva una richiesta molto singolare: che il suo unico ospite, quella sera, fosse proprio lei.
    L'elfo, intanto, continuava a guardarsi alle spalle per capire se la strega stesse effettivamente rivolgendo la parola a lui.

    Sì, TU!
    Morgana, dammi la pazienza...


    Commentò fra sé e sé, alzando gli occhi in aria mentre un dito pittato batteva nervosamente sul braccio.

    Questa sera sarai il mio personale elfo domestico, d'accordo?

    Ma Milady, Floffy-

    Floffy, perfetto.

    Lo interruppe.

    Il tuo padrone vuole che questa sera mi porti da bere ogni volta che il mio bicchiere si svuota, e che riempi il mio piattino di qualcosa di prelibato ogni volta che lo vedrai vuoto.

    Ovviamente, Lulu non aveva idea di chi fosse il padrone dell'elfo, ma sapeva bene che quegli esseri avevano un particolare fetish per le parole “padrone”, “ordine” e...

    O vuoi forse subire una dura punizione?

    ...“Punizione”. Lulu aspettò così con un sopracciglio alzato verso l'alto, la mano che si stringeva attorno ad un calice vuoto, aspettando di capire chi fra i due l'avrebbe avuta vinta.

    Essendo un'interazione di colore, mi sono permessa di muovere vagamente uno degli elfi presenti in sala. Tuttavia, non autoconcludo la sua risposta, che lascio scegliere al Narratore <3


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      5/3/2024, 19:11
      Coral Allen


    Edited by Coral Allen - 5/3/2024, 19:11
     
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    Sala Beltane



    4ImHEap


    Sarà il vestito adatto per l' occasione che ho per oggi ? Visto che per me è la prima volta che ci parteciopo e chissà che cosa succederà no ? Penso che sarà una magnifica serata secondo me

    Pensò Bloom indossando un abito diverso dai soliti abiti essendo la nuova Auror che aveva deciso che quel giorno sarebbe andata a sentire la conferenza che si stava sostenendo alla palazzina che parlava sui problemi tra Francia e Inghilterra. Ascoltava con iinteresse il relatore della conferernza pemdendo appunti su un quarderno che le avevano dato quel pomeriggio che avevano programmato quel giorno . Dopo aver finito di ascoltare il prorammma. Il suo stomaco aveva il diritto di essere sfamato e così entrò nella sala sperando che aveva trovato qualche qualcuno con cui scambiare due parole. Aveva i capelli rossi legati così si sarebbbe avvicinanata verso il banchetto per mangiarer qualcosa. Per la californiana era il primo evento a cui partecipava. Si avvicinò con il vassoio che era ancora vuoto così prese un pò di tutto perchè avrebbe assaggiato quello che c'era . Bloom non era una donna che prendeva molto iniziativa era una che voleva stare tranquilla finche non vide in lontanza un uomo che sembtava di conoscerlo.

    Non sarà lui ? Meglio saperne di più no ? Sarà megliio avvicinarsi no ? Per farci conoscenza no ....

    Pensò la donna dai capelli rossi mentre si avvicinò all' uomo dai occhi celesti che sperava che riconoscesse in quel momento , anche se non era neanche facile essendo la nuova ragazza venuta dalla califorinia in una città piovosa come Londra.

    Salve Mr Quintus Bellator, mi posso unire a lei ?

    Domandò la ragazza californiana mentre aspettò in silenzio la risposta dell' uomo che le sembrava abbastanza socievole. Non era così semplice sopratutto per una che si doveva ambientare in una città nuova. Forse per lei era anche arrivato il momento di come avrebbe trascorso quel pomeriggio in compagnia. Ma ovviamente come si dice " Si vedrà come si svolgerà no ? "

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      7/3/2024, 19:26
      Bloom Sylvie Loren Cohen


    Edited by Bloom Sylvie Loren Cohen - 7/3/2024, 19:26
     
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    Imbolc


    Era stata una bella giornata, fino a quel momento: shopping ed Eliza, cosa poteva chiedere di più?
    Da quando la sua amica era tornata in Inghilterra erano state assieme quasi ogni giorno, colmando quei vuoti che la distanza degli ultimi anni aveva inevitabilmente lasciato, segnando il loro rapporto in modo del tutto nuovo. Ma adesso che erano di nuovo insieme, il mondo sembrava perfino più bello e Coral non poteva esserne più felice: aveva perfino chiesto a Bellamy di poter andare con lei al congresso e non con lui, promettendogli che avrebbe potuto ammirarla da lontano nel suo bellissimo abito e che poi, la sera, sarebbe stata tutta per lui.
    Mentre anche lei affondava i denti su un buonissimo tramezzino gratuito, Coral alzava gli occhi verso l'alto in ascolto dell'ennesima pippa mentale della ragazza che in quell'abito stava da Dio e che, se anche non fosse stato adatto all'evento, comunque era assolutamente perfetto per il suo corpo longilineo.

    A che serve essere così alte se poi non è concesso mostrare le ginocchia?

    Chiese retorica, dando un altro morso al tramezzino per poi togliersi anche lei le briciole da dosso.
    740full-danielle-panabaker
    Coral aveva scelto un abito un po' più lungo ma anche differentemente elegante: era nero a pois bianchi belli grossi, consapevole che con quell'abito addosso si sarebbe fatta inevitabilmente notare – e come avrebbe potuto non volerlo, con fior fior di gente importante che quella sera si trovava al congresso?
    La sua ambizione era quella di farsi conoscere, oltre che notare, per allargare la sua cerchia di clienti da giovane Difensore.
    Quando poi l'amica notò una persona importante al centro della sala, Coral si chiese chi fosse, già pronta a chiedere un autografo: dovette fare un grosso sforzo per trattenere un “e chi sarebbe?” grande quanto una casa di fronte al nome di “Lavinia Witlock” che a lei, Voluntas, non diceva assolutamente nulla. Non voleva però sminuire la felicità di Eliza, che invece avrebbe cercato di assecondare in ogni modo possibile. Prima di lasciarla andare, quindi, la fermò per un braccio, togliendole un'altra briciola dalla spalla sinistra.

    Aspetta.
    Ok, ora sei pronta.


    La seguì quindi a ruota, ascoltando la sua presentazione e preparandosi ad evocare un materasso di piume nel caso in cui Eliza fosse svenuta dalla gioia.

    Una magifoto per immortalare il momento?

    Si intromise lei, riferendosi ai giornalisti che girovagavano per la sala, convinta così di poter contribuire a fare all'amica un regalo speciale.

    Rane catturate passivamente: 4
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      5/3/2024, 19:11
      Coral Allen


    Edited by Coral Allen - 5/3/2024, 19:11
     
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    Sala Ostara


    -Ho l’impressione che nessuno degli ospiti apprezzerebbe un Pesce d’Aprile.-
    L’aria un po’ delusa mentre guardava Zephyrus e prendeva un’altra tartina da uno dei vassoi argentei.
    -Almeno il cibo è buono.-
    Forse se l’americano l’avesse conosciuto da più tempo, avrebbe saputo che Stormy non era l’accompagnatore più adatto per eventi in cui ci voleva la dovuta serietà. Non che lo facesse di proposito ad essere così chiassoso, appariscente o goffo. Un passo indietro infatti, senza pensarci, e un rumore di vetri rotti gli fece intendere di aver mandato in frantumi il primo bicchiere della serata.
    -Mi scusi, signor Elfo! Pulisco io!- ma il cameriere si era già prodigato a rassettare, quasi avesse paura che muovendosi potesse causare altri disastri. Tra l’altro non era abituato a vestiti così scomodi. La camicia gli piaceva parecchio, con il ricamo a fiori e le maniche a sbuffo ma il tessuto lo pizzicava un po’; ciò che gli dava però più fastidio erano le scarpe, eleganti ma scomode come poche altre cose. I capelli erano stati resi lisci, e poi raccolti in una treccia alla francese, visto che sua nonna gli aveva detto che sembrava più ordinato con i capelli acconciati in quel modo, ed immaginava che avere un aspetto presentabile fosse uno dei requisiti di quel genere di serate. Un chiacchiericcio di sottofondo invadeva la Sala Ostara. Guardandosi intorno non potè non notare due volti conosciuti.
    -Ma quello non è Horatio Nettlebane? Deve essere un mito per te!- disse ad un tono di voce moderatamente basso, lanciando uno sguardo entusiasta a Zeph. L’uomo dalla folta barba e lunghi capelli grigi stava conversando con un alto mago dai capelli biondi e il naso schiacciato.
    -Vuoi provare ad avvicinarti?- chiese, pronto a sostenere l’amico; Nettlebane sembrava piuttosto impegnato, ma provare non sarebbe costato nulla. L’avrebbe capito però se si fosse ritrovato a rinunciare per timidezza, anche se Greengrass non gli sembrava proprio il tipo da farsi sfuggire un'occasione del genere.
    -Prima ho sentito qualcuno dire che nella Sala Imbolc c’è Falway.- disse, tradendo una certa eccitazione. Voleva assolutamente conoscerlo, o perlomeno riuscire a vederlo. Immaginava l’avrebbe riconosciuto per il suo caratteristico bastone ed il suo fare un po' eccentrico, o almeno così aveva sentito dire.
    -Interessante la conferenza, non credi? Anche se non penso sia stato un caso che sia stata organizzata proprio in questo momento di tensione.-
    Si poteva solo sperare che funzionasse come calmante, e che non buttasse altra benzina sul fuoco. Preferiva di gran lunga la diplomazia alla violenza, e se un evento del genere poteva attenuare i diverbi tra loro e i francesi, Stormy non poteva che essere d’accordo; sempre che fosse quello lo scopo della serata.

    Cattura passiva rane: 4
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      8/3/2024, 16:29
      Stormy B. Lewis


    Edited by Stormy B. Lewis - 8/3/2024, 16:29
     
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    Sala Ostara



    Da quando aveva avuto per la prima volta a che fare con Callidus Rothschild, ormai diversi mesi prima, Donna ne osservava con attenzione ogni passo, attendendo da una parte il passo falso che avrebbe fatto crollare tutte le sue maschere e dall'altra che ne facesse uno talmente giusto da riuscire a scombinare gli equilibri della società magica inglese. Aveva il potere e i mezzi di fare entrambi, lo sapeva bene.
    L'invito a quell'evento non la stupì più di tanto, e la strega decise di accettarlo di buon grado, fiera di recarvisi come Redattrice della Gazzetta del Profeta ma anche come Donna Mason, la cui ascesa sociale non era mai stata tanto rapida. Si era quindi bardata in un bel vestito rosa impreziosito da tre fiocchi neri e aveva presenziato alla cerimonia fin dal suo principio, dalla conferenza nell'antico castello; non perché fosse realmente interessata all'argomento di cui si stava trattando, tutt'altro, ma perché intanto era bene farsi vedere il più possibile da quelle persone, cosicché avessero modo di ricordare a lungo il suo volto, e poi perché voleva ascoltare quello che Callidus aveva da dire, per scovare qualcosa tra le righe del suo discorso. Era sicura che anche lui come lei stesse cercando in quella giornata un modo per affermare il suo nome ancora di più. Subito dopo la conferenza si era spostata insieme a tutti gli altri nelle Sale in cui si sarebbe tenuto l'evento, e Donna le girò rapidamente una ad una prima di fermarsi in quella di Imbolc, ché aveva visto tra la folla un volto - purtroppo - molto più che conosciuto: come aveva potuto non pensare che Lulu sarebbe venuta, tanto era in cera di prestigio sociale?
    Le si avvicinò con un sorriso sul volto, lo stesso che si cuciva addosso ogni qual volta aveva a che fare con lei.

    Cugina, che piacere vederti.
    E che curiosa originalità nella scelta dei colori


    Avvicinatale e scambiati i loro due classici baci sulle guance, Donna era subito partita all'attacco, facendo notare ad entrambe, qualora Lulu non ci avesse fatto caso, che i loro due vestiti avevano gli stessi colori: rosa e nero. Non stava insinuando niente di niente, pareva, ma era davvero così? Avrebbe lasciato la risposta alla fulgida immaginazione della cugina, che secondo lei adesso non poteva che provare invidia per il modo in cui il rosa faceva risaltare le loro forme in modo del tutto differente.

    Mi aspetto un evento interessante, tanto quanto la conferenza di prima. Rothschild è un così bravo oratore.

    Era praticamente certa di non averla vista alla conferenza di poco prima, e con quelle parole non voleva che farla sentire una donna ignorante e disinteressata. Un semplice modo per mettersi già un gradino sopra di lei, qualora le loro posizioni sociali non bastassero - e a tal proposito chissà se Lulu avesse avuto modo di sapere della recente promozione di Donna a Redattrice, non avendo lei avuto ancora modo di riferirglielo personalmente.
    Notò soltanto allora quell'elfo accanto alla gonna della cugina.

    Tu stai già tediando questo povero elfo?

    Dell'elfo non le interessava assolutamente nulla, ma di infastidire Lulu assolutamente sì.
     
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    Beltane


    Augustus era uscito dalla Sala canticchiando fra sé e sé Happy Together dei The Turtles, un gruppo musicale che aveva scoperto per caso, frequentando alcuni colleghi nati babbani che lo avevano iniziato al rock inglese e statunitense degli anni Sessanta e Settanta e di cui poteva dirsi, secondo il loro gergo, un fan. Nella voce e nei pensieri aveva avuto quella canzone per quasi metà del congresso, trovandolo infinitamente tedioso: la Francia e l'Inghilterra non avrebbero trovato la pace dalla fine di una guerra di secoli prima, a suo dire, ma in fondo lui non era lì per dire la sua.
    In effetti, Augustus Burker si trovava in quel posto per presenziare in veste di Auror del Ministero della Magia Inglese, facendo un po' la bella statuina e un po' la donna di corte, prestandosi a convenevoli e chiacchiericci che poco si addicevano a lui ma che, a quanto sembrava, erano essenziali per un contesto come quello – parola di qualcuno che non era lui, evidentemente, trovando il tutto piuttosto frivolo e non necessario.
    Così, adesso che il Congresso era finito, Augustus era potuto passare alla sua parte preferita: starsene in disparte con le braccia cinte dietro la schiena, lo sguardo cupo e lo stomaco aperto, assolutamente intrigato dal cibo gratis.
    Si era così ritrovato a penzolare nella Sala di Beltane, guardandosi intorno in cerca del tavolo migliore, riconoscendo a poca distanza un volto noto, quello di Quintus Bellator: era un'autorità dalle sue parti e, sebbene Augustus non fosse noto come lui, poteva benissimo mettersi nei suoi panni da zoppo, cieco e sordo da un lato, carezzando mentalmente il suo moncherino sinistro. Così, sorridendo appena, e come se si conoscessero da una vita, l'Auror provò ad avvicinarsi all'altro il più possibile, chiedendogli con sarcasmo e con un velo di irriverenza qualcosa che, forse, avrebbe potuto salvarlo dalla noia di partecipare ad un evento di facciata.

    Come va la gamba?

    Nel farlo, avrebbe mostrato all'altro il suo moncherino, divertendosi all'idea di poter parlare faccia a faccia con un suo simile.

    Interagisco con Quintus Bellator!
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      Augustus Burker
     
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    [Sala Ostara]



    Il vino che filtrò nella piccola fessura al centro delle labbra carnose si lasciò dietro una scia di sangue che venne recuperata dalla punta della lingua, eppure la macchia riuscì lo stesso a mischiarsi con il rossetto amaranto che le sporcava, incluse le sottili crosticine che comparivano tra le increspature e che erano il risultato di una notte passata a mangiarsele con foga, complici e spettatrici la luna beffarda e una bottiglia di vino - un'altra - mezza vuota e stesa su un tavolino umido.
    Le dita lunghe e callose dell'elfo si erano stirate a porgerle il vassoio il più in alto possibile, senza tuttavia poterla raggiungere, ma piegarsi non le fu doloroso, non quando la schiena riconosceva quella come la sua curva più comune, quando le vertebre sbucavano dalla pelle olivastra e tesa dalla magrezza, e la fila d'ossa correva fin oltre la linea del bacino, anziché quella non era nemmeno vicina alla postura ingobbita che, neanche tanto per giocare con le metafore, era quella che la vestiva meglio, o quella per cui le sue giunture si erano di molto abituate. Ovvero ciò che la faceva sgusciare in mezzo ai vicoli stretti, che l'aiutava a coprirla con il manto della notte, o in cui si chiudeva in un angolo di parete per incassare l'angoscia: ma nel palazzo, di sera al tramonto, camminava così ritta che quasi la schiena se la sentiva spezzare, tutte le ossa scrocchiare, e forse persino l'elfo, in quel breve attimo in cui i loro occhi si incontrarono prima di fuggire intimiditi e riguardosi, poté capire che non aveva mai conosciuto qualcuno così intimamente più servo di se stesso.
    Continuava a trangugiare quel cibo liquido appoggiata ad una parete dei colori del cielo, lasciando che i maghi e le streghe le passassero davanti come nembi di cui lei doveva interpretarne le forme che assumevano, ovvero i loro pensieri, prima che pensassero, le loro anime, prima che s'animassero, ossia in quegli istanti in cui erano solo loro stessi - e non c'era niente di più deprimente - involucri vuoti poco prima che mutassero i loro contorni per compiacere chi gli aveva rivolto la parola e dato una scusa per esistere.
    Se si fossero specchiati, forse non avrebbero visto niente; loro, erano il niente; e lei lo sapeva bene, perché non era stata niente per un lasso di tempo talmente lungo che avrebbe fatto impazzire chiunque.
    In mezzo alla folla dei corpi, notò qualcuno con cui aveva scambiato parole al veleno mesi prima, per lei le più dolci, oltre che le uniche che sapesse pronunciare: il ricordo dunque non fu amaro, tutt'altro, e nell'iride vacua le brillò la scintilla della speranza che forse, in quel frangente, avrebbero potuto trovare un modo per degustarsi di nuovo, ma a mozzichi sgarbati e privi di gusto, o ne sarebbe stato difficile goderne.
    La donna più tonda che le era affianco, pur non riconoscendola subito d'impatto, le ispirò il medesimo desiderio, ma non con una violenza tale che fosse lei ad approcciarle per prima: invece, si mosse con molta flemma verso l'Obliviatrice, che aveva i colori dei capelli simili al vino che ingollava ormai da ore.

    Direbbe che in generale le persone siano restie o molto propense a dimenticare?

    Una strega anziana, dai zigomi molto pronunciati e tondi, per essere così mingherlina, fu la sua prima interlocutrice scelta per la serata, e dove gli occhi di Merrythought mandavano bagliori, venivano ricambiati dai brillii argentei del vestito di Helia ogni qualvolta una luce pura o artificiale vi si sbatteva sopra, che facevano distrarre dalle sue iridi di pece, povere, inconsistenti, opache, quasi che un occhio di vetro avrebbe dato più soddisfazione - oltre ad acconsentire a salvarsi dall'inquietudine.
     
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    La solitudine rendeva le persone tristi, oppure le rendeva libere, ed Artemisia era entrambe, nel senso che non se l'era scelta, e questo non poteva che portare un innato senso di malinconia, ma d'altra parte sapeva di essere in buona compagnia, con una mente che macinava ricordi e fantasie sognanti che al momento risiedevano solo in quei meandri, eppure sembravano talmente reali da provocarle sensazioni fisiche, come se le stesse vivendo in quel momento.
    Difficile dire di cosa si trattasse, ma avevano le forme frastagliate delle coste dell'Australasia, odoravano dei fumi densi dei draghi e sapevano dell'acqua dell'oceano: così facendo, la strega era presente, ma non lo era, nello stesso momento, era lì, ma era anche da un'altra parte, in una dualità che la sconquassava ma la teneva unita allo stesso tempo.
    Lo sguardo perso, a tratti trasognato, scalava le spalle delle persone nella stanza, fino a posarsi su un tavolino messo in disparte dove poté poggiare un attimo i gomiti, e il suo libriccino su cui aveva annotato qualcosa durante la conferenza: scritte sottili e allungate, che non seguivano righe precise, ma si prendevano lo stesso tutto lo spazio; e sotto di loro, a matita, disegni di creature magiche emergevano dalle pagine, in attesa di assorbire colori pastello in breve tempo.
    Correggendo alcuni appunti con metodicità e lasciando alcune delle sue impressioni, lasciava che le persone le camminassero attorno senza toccarla, e la mano si muoveva piano arrivando fino al margine del libriccino, per poi tornare ad inizio pagina, le nocche un po' sbianchite, la schiena nuda ed esile che evidenziava il movimento più aguzzo della spalla, mentre il vestito lungo dai colori rosa perlato e oro le calava con grazia sui fianchi e oltre le caviglie, sparpagliandosi in migliaia di pieghe e ricami che nascondevano le trasparenze.
    I capelli pure erano dorati come il grano, e pure se raccolti vi sfuggivano alcune ciocche distratte o ribelli - entrambe le cose potevano essere vere, se si parlava di lei - a contornare un viso delicato come le piume degli angeli, e occhi verdi intensi che usavano schermarsi con le ciglia.
    Come rinsavita da un sogno, appena scorse il grosso mago vi si avvicinò esitante, sollevando appena una mano dalle dita esili per attirare la sua attenzione, un sorriso timido che si faceva largo sulle labbra sottili.

    Permette, signor Nettlebane? È un onore poterla conoscere.

    Era stata anche lei eremita una volta, e forse lo era ancora, forse non sarebbe mai riuscita a rimanere nello stesso posto per troppo tempo, forse qualsiasi posto che avesse scelto nel mondo non l'avrebbe mai voluta con sé fino alla fine, o fino in fondo.
     
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    [Sala Ostara]



    Bellamy era diventato, da un certo punto della sua ancora breve vita in poi, il tipo di persona che tendeva a mentire soltanto se fosse stato funzionali ai propri scopi ed ai propri obiettivi. Per questo motivo, se gli avessero chiesto se fosse o meno contento del fatto che Eliza fosse tornata in città e si fosse riavvicinata in quel modo a Coral, avrebbe risposto molto sinceramente: dipende. Dipendeva da più di qualche fattore: era ovviamente felice del fatto che l'ex-Corvonero fosse felice e avesse ritrovato una persona che amava e che potesse condividere con lei tanti momenti che, un giorno, avrebbero ricordato con affetto e col sorriso sul volto; dall'altra parte, il suo lato più egocentrico, egoistico e pure da vittimista soffriva terribilmente l'idea di non essere più l'unico al centro delle attenzioni della Allen. In maniera anche piuttosto infantile e banale, era geloso di quell'amicizia e molto spesso si ritrovava a sorridere entusiasta delle cose che Coral gli raccontava, quando invece non si trattava d'altro che di sorrisi finti mentre dentro di lui sentiva lo stomaco bruciargli. La sua sindrome dell'abbandono era sempre lì, pronta a prendere il sopravvento anche quando non serviva, costringendolo a vivere nel costante timore che prima o poi tutti se ne sarebbero andati, persino Coral.
    Lo stesso sorrisetto falso l'aveva rivolto alla ragazza quando gli aveva chiesto di andare a quell'evento con Eliza, mentre la prospettiva di presentarsi ad una celebrazione di quel calibro da solo gli faceva contorcere le viscere. Ma come sempre, non si permetteva e non si sarebbe mai permesso di dire alla giovane cosa fare, motivo per cui poi si teneva il rodimento e cercava di pensarci il meno possibile. Si era vestito come dress code voleva, camicia chiara e completo scuro a fasciargli la corporatura robusta, non più quella del ragazzino destinato ad essere un principe quanto più quella di un giovane adulto in forze e pronto ad esplorare il mondo. L'impressione di essere appena uscito da una fiaba la dava ancora, in quelle vesti così diverse da quelle del Magizoologo che indossava di solito: il merito era sempre degli occhi chiarissimi e dei lunghi capelli biondi, quella sera raccolti dietro la nuca.
    Aveva incontrato le due ragazze, ma sentendosi piuttosto di troppo si era limitato a congedarle con un "Vi lascio alle vostre cose" per poi andarsene in giro per il palazzo per conto suo. Aveva voglia di incontrare qualcuno di famoso, ed entrato nella Sala Ostara aveva spalancato la bocca nel constatare la presenza di Horatio Nettlebane. Si era avvicinato a grandi falcate, stringendo nella mano destra un bicchiere di qualcosa di alcolico che gli aveva rifilato un elfo domestico passandogli di fianco, e nel farlo aveva notato la presenza di una chioma bionda piuttosto familiare giusto lì vicino.

    Artemisia! Buonasera.

    Un sorriso smagliante nei confronti della collega ed ormai amica, ma si sarebbe dedicato alle chiacchiere con lei in un secondo momento.

    E Signor Nettlebane, lei è il mio mito. Sono Bellamy Marvey, Neo-Magizoologo, seguo i suoi studi con estremo interesse.

    Quella non era di certo una menzogna, anzi, ed era un onore per lui potersi trovare di fronte ad una personalità così importante.

    Interagisco anche io con Horatio Nettlebane!
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      Bellamy Octavian Marvey


    Edited by Bellamy Octavian Marvey - 15/3/2024, 11:06
     
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    [Sala Imbolc]



    Brighid si prenderà cura di te.

    Aveva detto, inginocchiandosi per arrivare alla stessa altezza, prendendola per le mani diafane e incontrando i suoi occhi smeraldo, una ragazzina che le avrebbe assomigliato come una goccia, se non fosse stato per quelli: gli stessi che le rimandavano uno sguardo un po' esitante, forse deluso, com'erano sempre quando l'Auror lasciava le valli irlandesi per rispondere alla chiamata del dovere, che avrebbe ignorato se non fosse stato per lo scricciolo che si trovava lì davanti a lei.
    Avrebbe seguito altre strade, se non fosse stato per Shina, anche quelle che non portavano da nessuna parte, giacché era in grado di muoversi seppur immobile, di vagare seppur ad occhi chiusi, e di saziarsi seppur con lo stomaco ancora vuoto: ma com'era naturale, adesso tutte le strade portavano a lei, tutte le filosofie più astratte si erano fatte carne, e non c'era da poter mangiare, se l'altra aveva ancora fame.

    Ma io so prendermi cura di me.

    Yves aveva sorriso e le aveva poggiato le labbra sulla fronte, accarezzandole la guancia per qualche istante, prima di alzarsi e lasciarsela alle spalle, per l'ennesima volta. Era strano ed inspiegabile che il senso della giustizia e del dovere, nati per lei, la portassero sempre così lontano da sua figlia, invece di lasciarle in pace a vivere una vita tranquilla ed appartata.
    Mentre si chiedeva se quel controsenso avesse mai potuto avere una fine, si era ormai trovata nel palazzo designato, la veste lunga e dorata che la cingeva con grazia, i capelli sciolti e lasciati cadere un po' mossi sulla schiena e sulle spalle.
    La vista di Fawley le richiamò per un momento l'immagine del suo tutore Cedros, che l'aveva accudita come un padre e come un mentore per tutti gli anni della sua adolescenza, prima di spirare con serenità, di certo più di quanto ne avesse lasciata a lei.

    Septimus Fawley, maestro. La sua visione mi porta alla mente grandi ricordi.
    Per fortuna il passato cammina con noi di pari passo.


    Mormorò con un filo di ammirazione, posando gli occhi sul bastone e sulla lunga barba bianca, sperando che almeno in parte le sue parole contenessero una qualche verità.
     
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    Ostara



    08c5efdcb880ac64c50c27d2c8b4754e
    Occasioni come quelle erano per Maya più che d’oro, come i capelli che sistemava con minuzia davanti allo specchio nonostante non fosse il tipo di persona che spendeva troppo tempo nella cura dei dettagli del proprio aspetto, consapevole di non averne bisogno.
    Vestire i panni di Viktoria era diventato per lei pane quotidiano, quasi una parte della sua stessa identità, ma che sapeva di dover mantenere distaccata poiché ne andava dell’intero scopo della sua vita.
    Aveva partecipato anche alla conferenza stampa, ascoltando interessata le parole di Rothschild e quelle di tutte le altre figure istituzionali che erano intervenute, appuntandosi un paio di cose che aveva ritenuto particolarmente rilevanti.

    Wig Milkyway.

    Quel nome non le era suonato nuovo, e la figura del ricco imprenditore francese era ormai diventata negli ultimi mesi piuttosto rilevante nel Mondo Magico inglese. Le importanti personalità suddivise per le varie stanze l’attraevano e non poco, ma erano altre persone ancora a suscitare maggiormente il suo interesse, tra cui senza dubbi quella dell’assistente del signor Callidus Rothschield. Aveva seguito con lo sguardo chiaro i suoi movimenti per un po’, spostandosi di stanza in stanza a seconda di dove si spostasse lei, ed ogni volta che si fermava per intrattenersi con qualcuno, Viktoria cercava di attirare le sue attenzioni passandole di fianco con un flute vuoto in mano che veniva prontamente riempito dagli Elfi, sempre attenti a soddisfare tutte le esigenze dei loro ospiti. Sbatteva le ciglia e scuoteva la chioma bionda, relegando sorrisi a chiunque soffermasse su di lei lo sguardo per più di qualche secondo, perfettamente consapevole di poter attirare l’attenzione pur senza proferire mezza parola. Le sale erano tutte piuttosto piene e sapeva bene che difficilmente sarebbe stata lei ad attirare le attenzioni dell’assistente, con le personalità che c’erano in quel palazzo, tuttavia tentare non le costava nulla ed anzi, era lì proprio per quel motivo.

    Il Narratore • Viktoria prova ad attirare le attenzioni di Wig Milkyway. Ho scritto Ostara non sapendo di preciso dove si trovi lei, ma Viktoria è ovviamente nella stessa.
    Ho catturato passivamente 4 rane.
     
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    Sala Ostara - Nettlebane



    Costretto per l’occasione ad abbandonare la comodità dei suoi abiti di tutti i giorni, Zephyrus si era completamente tirato a lucido per il grande evento, facendo altresì del suo meglio pur di risparmiarsi l’incombenza rappresentata dal presenziare alla conferenza - di fatto, saltandola a piè pari. Sì, insomma, voleva solo festeggiare la qualunque abbuffandosi e bevendo a spese altrui, a maggior ragione sapendo che alla giornata avrebbero partecipato membri di spicco della società magica.

    Nooo, ma che dici mai?!
    Dovresti provarci invece...


    Lo invitò a mani levate e col sarcasmo più divertito che gli riusciva di offrire, sinceramente interessato di vedere a quale scherzo il Tempestoso avrebbe mai potuto dar vita in un ambiente del genere.

    Chi può dirlo, magari il primo vero Pesce d’Aprile consiste proprio nel farlo credere.

    Per il resto, invece, doveva decisamente concordare con Stormy: il cibo era da leccarsi la punta della bacchetta con cui lo si prendeva.

    Accidenti: hash browns.
    Questi elfi da cucina sanno davvero il fatto il loro.


    Fatta eccezione, a quanto pareva, nel riuscire a venire risparmiati dalla sbadataggine del proprio accompagnatore. Se non altro fra un tocco di magia e l’altro porvi rimedio diventava ben poca cosa, anche se dubitava invece che l’elfo domestico si sarebbe ripreso tanto presto a giudicare dai flagellamenti che stava ripromettendo infliggersi di lì a breve.
    Si stava guastando la specialità americana – probabilmente suggerita da qualche mago connazionale – quando Stormy gli indico una delle celebrità di turno, nonché senz’altro quella cui più di ogni altra puntava il suo animo naturalista.

    Che domande!
    Tu la mattina provi a metterti le mutande?


    Domandò retorico al Tempestoso, lasciando passare giusto il tempo necessario a incoccare l’epilogo che seguiva il punto interrogativo.

    No, lo fai e basta.

    E così aveva intenzione di fare lui fin dall’inizio, ché non c’era provare o non provare, ma unicamente entrare in azione fintanto che esisteva la possibilità di farlo.

    Ottimo, allora puntiamo Nettlebane prima e Fawley subito dopo.
    All’attacco.


    Rispose deciso, quasi fosse stato sufficiente quel breve scambio di parole per aprire e chiudere un immaginario tavolo della guerra e relative tattiche militari.
    Intanto lungo il tragitto che li avrebbe portati a un già-parecchio-reclamato-Nettlebane, assieme il profilo di qualche volto conosciuto - cui riservò un sorridente cenno di saluto -, lo raggiunse l’ultima domanda del Tempestoso.

    A dir il vero – qualche colpo di tosse a nascondere la poco ammirevole realtà dei fatti – iononcisonoandato.

    O meglio, aveva proprio e volutamente deciso di risparmiarsela senza alcuno scrupolo, ché già era tanto se si era messo in fastidiosissimi abiti formali per l’occasione.
    Il tempo di aspettare che gli ultimi arrivati attorno l’eremita si allontanassero, ed ecco che pure Zeph poteva andare all’arrembaggio dell’esimio mago.

    Signor Nettlebane, signore, è davvero un piacere incontrarla di persona, sono un grande – fan? No, non andava mica bene, anche se rendeva certo l’idea della stima che provava nei suoi confronti. Stima, ecco! Così era decisamente meglio – estimatore del suo lavoro.

    E di qualsiasi pillola di saggezza avesse voluto dispensargli per, anche solo ambire o sperare, raggiungere il suo livello.

    Che maleducato… Io sono Zephyrus Greengrass, erbologo, nonché fondatore del Comitato CRA per la crattura delle rane che recentemente hanno invaso il Regno Unito.

    Concluse a mano tesa e occhi raggianti, quasi augurandosi volesse condividere con lui persino qualche formula magica segreta per rispedirle tutte al mittente in una volta sola.

    Quando tutti hanno finito di interagire con l'idolo di flora, fauna e folle che a quanto pare è Nettlebane, anche Zeph arriva a fare la sua parte, obv. :3

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      7/3/2024, 17:26
      Zephyrus Greengrass
     
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    Sala Yule

    Camicia di seta bianca, completo blu scuro e scarpe nere lucide. Lo smoking palesemente babbano di Bróðir erano in contrasto rispetto alle vesti magiche più consone ad una serata di gala organizzata dal Ministero della Magia, e cozzava con gli outfit degli ospiti notevoli di Callidus Rothschild. Non c’era una particolare ragione per il quale aveva proprio scelto la Sala Yule per iniziare quel giro di chiacchere che sembrava tenere impegnati tutti coloro che si erano presentati alla festa, ma Bróðir non poteva ignorare la figura alta e magra di un Numen molto conosciuto nei circoli degli Auror di tutto il mondo. Gaius Thornwood, era stato un membro della Confederazione Internazionale dei Maghi e delle Streghe, e il Voluntas poteva solo supporre la vastità delle conoscenze, in particolar modo mei vari Corpi Auror di tutto il mondo, che l’ex Auror disponeva e forse avrebbe potuto consigliarlo sul suo “piccolo problema peloso”. Non poteva, però, in buona coscienza snobbare la fonte della conoscenza e della saggezza, oltre che attuale membro della Confederazione Internazionale dei Maghi e delle Streghe, in agguato e circolazione nella stessa stanza: Cassiopea Venturus. Essa a mal in cuore non era il suo obbiettivi di prima serata, forse avrebbe potuto parlarle in seconda.

    Signor Thornwood è un piacere conoscerla, sono Bróðir Prince.

    Avrebbe, come qualunque persona a cui era stata insegnata un po’ di civiltà, aspettato la sua possibilità per rivolgere quelle parole all’ospite che aveva deciso di puntare e con il quale sperava di intavolare una conversazione fruttuosa per sé stesso, quando mai gli sarebbe capitato di avere a portata di mano oltre che orecchie uno personalità così conosciuta? Forse mai, e il Voluntas avrebbe approfittato di ogni momento e possibilità possibile.

    Oggetti:
    • Medaglione dei Selwyn: durante una role se 1 su 1d3, un solo tentativo per role, potenzia di +7 il Parametro Percezione fino a fine role.
    Recupero Fatica: 3/4

    Invasione di rane: 5
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    • Inviato il
      8/3/2024, 19:47
      Bróðir C. Prince
     
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96 replies since 5/3/2024, 00:30   2640 views
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