Felix Felicis ~ Harry Potter GdR

Posts written by Bróðir C. Prince

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    Disclaimer!

    Io stessa sono una donna, ma credo nel siamo tutti diversi ma anche uguali, quindi sono dell'idea che donne del genere esistano, come esistano tanti altri tipi di uomini e donne, ovviamente niente di quello che ho scitto è riferito a nessuno e a niente.

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    Nome Dipinto: "L'Algida" o "La Frigida" raffigurante Lady Amoura Maree Moors dell'artista Darell Eliot
    Descrizione: Lady Moors è una donna nata e vissuta dal XV secolo, proveniente da un’altolocata famiglia Purosangue del Galles. Mai sposata, ha passato tutta la sua vita tra la crème de la crème della Società Purosangue Inglese, fregandosene dei giudizi imposti a quel tempo sulle donne non sposate. Raffigurata con un vestito nero, lungo fino al pavimento, con i toni dell’oro, e i ricami in ocra, ha sempre una smorfia sul viso, accentuata dalle rughe dovute all’età oramai anziana. Il dipinto è a figura intera, con la cornice in oro con intarsi in argento, orientato in verticale e al suo interno Lady Moors è in piedi in una stanza dalle pareti spoglie di un bel colore marrone chiaro.
    Carattere: Dall’aria molto altezzosa e rigida, è una donna seria ma molto viziata, oltre che drammatica; infatti, capita spesso che nel caso uno studente le passi davanti lei inizi a lamentarsi di questo o quello, di quel cavaliere o quel Lord che l’avevano “importunata”. Al giorno d’oggi si qualificherebbe come una di quelle femministe a cui se non vengono date le stesse pari opportunità di un uomo si infervora e inizia a fare un monologo, ma che se deve sollevare un dito anche solo per fare un po’ di sforzo fisico, inizia a lamentarsi che non esistono più i gentil uomini di un tempo. Ama stare al centro dell’attenzione, infatti, in un modo o nell’altro riesce sempre ad attirare gli occhi degli studenti passanti e degli altri quadri su di sé, che fosse perché infastiditi o incuriositi delle sue “sfortune”. È molto più favorevole a conversare con le studentesse, trovando in loro delle piccole “seguaci” a cui trasmettere il suo sapere e la sua esperienza di “vita”, parlerà loro infatti in modo più colloquiale; mentre con gli studenti, è più “severa” e sprezzate, criticandoli in continuazione per tutto e niente. Odia i riferimenti degli studenti Mezzosangue e/o Nati Babbani, sul nome del suo quadro, farli dove lei possa sentirti, ti metti nella sua lista nera per l’eternità.
    Frasi tipiche:
    “Non esistono più i gentil uomini di un tempo!”
    “Se solo ai miei tempi alle donne fosse stato permesso di fare quello che volevano della loro vita!”
    “Quel Sir Cadogan è un… un… AAAAH! Come si permette a trattarmi così!”
    “Ahhhhh… sei ancora così giovane, cara. Non capisci ancora come va il mondo!”
    “Metti quella camicia nei pantaloni, giovincello!”
    “Schiena dritta! Non guardare per terra! Allacciati meglio quella cravatta!”
    “Ma che Algida e Algida! È L’Algida! Non c’entrano nulla!”
    “Che poi! Che storia è quella di questo “gelafo”, il freddo non bastava?”
    Luogo: In qualsiasi luogo affollato (?), frequentato sia da quadri che da studenti.
    Immagine: "L'Algida" o "La Frigida"

    Edited by Reagan L. Alvey - 3/5/2023, 18:16
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    Bróðir C. Prince --> link
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    Mese e Anno: Maggio 2023
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    Edited by Il Narratore • - 14/6/2023, 21:02
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    Assottigliò gli occhi puntandoli verso il punto indicato dal Magizoologo, non riuscendo però a sopportare la puzza, tenne la mano sul viso davanti a naso e bocca, e osservò il Vermicolo dimenarsi nella mano del più giovane. Annuì alle parole pronunciate subito dopo dal giovane, facendo un sorriso stretto, se doveva essere una battuta, non lo faceva poi tanto ridere, anche se avrebbe potuto capire il fascino delle risate che avrebbero potuto suscitare quelle parole, Bróðir era più un uomo da black humor. Decise quindi di glissare e squadrò da capo a piedi il giovane, dava l’idea di uno a posto, responsabile, ma tra tutti il Guerriero era oramai navigato nel diffidare delle persone che si trovavano davanti ai suoi occhi; quindi, la cautela era orami diventata una parte di lui, stare sempre attento di chi si circondava e a cui confidava i suoi pensieri e, in casi molto, ma molto, rari i suoi sentimenti. Fu più che un po’ grato quando il Magizoologo allontanò la creatura lontano dalla sua faccia, l’azione che gli permetteva di concentrarsi sulla sua domanda.

    Tra le foreste ghiacciate della Norvegia, o meglio, è così che ho conosciuto Fenrir… in un certo senso credo mi abbia preso in simpatia.

    I ricordi di quei tempi, o meglio di quella giornata, tornarono prepotenti nella sua mente, e un piccolo sorriso, con delle tracce di amarezza, si fece strada sul viso spigoloso. Come molte delle sue memorie, anche quella conteneva una traccia di tristezza e rabbia, rivolte soprattutto verso suo padre. Infatti, quel giorno, aveva litigato pesantemente con l’uomo più grande ed era fuggito nella foresta che circondava Røros, finendo per perdersi. Nei meandri della foresta era stato trovato da un cucciolo di lupo solitario. Grazie a Merlino, era riuscito a trovare l’uscita da quel labirinto e, quando era arrivato il momento per lui di tornare a casa, Fenrir lo aveva seguito per il villaggio sulla via per il Manor e non aveva più lasciato il suo fianco.

    I cuccioli, invece… la storia è molto più lunga.

    Pensando allo stato sconsolato umore di Fenrir dopo la “fuga” della compagna, la rabbia tornò, come tutte le volte che ci pensava, puntata verso la lupa che aveva abbandonato i cuccioli e il suo amico. Sebbene potesse capire che per lei una vita con gli umani potesse essere soffocante o innaturale per la sua specie, quella del lupo, non riusciva a perdonare il dolore che aveva inflitto consapevolmente e direttamente al suo lupo e indirettamente a Hati e Skǫll. Aveva richiesto a lui e Fenrir tutta la loro conoscenza di sé stessi e dei loro sentimenti, così come la loro bravura ed empatia, per riuscire a non far sentire la mancanza di “qualcosa” ai due.

    Bellamy Octavian Marvey
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    Benvenuto! <3
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    Benvenuta! <3
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    Benvenuta! <3
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    Alla fine, tutto quel teatrino compiuto dal Ministero si concludeva come in qualsiasi ambito politico, che babbano o magico, nella fantomatica terza opzione, o la Proposta C, come denominata dal cameriere dei Tre Manici di Scopa. Una proposta inesistente, la quale avrebbe potuto migliorare notevolmente la situazione dei Centauri, a dispetto dall’argomento suggerito dalla Proposta B, ma al contempo potesse rassicurare gli abitanti più vicini alle comunità di queste creature, come coloro che abitavano ad Hogsmeade. Perché dopotutto una delle più potenti armi usate per manipolare le persone, soprattutto i grandi gruppi, era la paura. Una delle emozioni più forti, capace di rendere anche l’uomo più calmo e composto, aggressivo e violento. Sebbene possa capire la restia a prendere in qualsiasi modo in considerazione la Proposta B, non poteva in buona coscienza considerare in nessun modo, se non con qualche incentivo, o meglio rassicurazione concreta, e non prendere per buone e assolute le parole di un Cameriere del Paiolo Magico Animus. Ascoltò con attenzione le parole pronunciate da tutti i presenti che avevano preso parola dopo di lui e una volta ordinato i pensieri cercando di dare un senso al discorso che stava per fare, prendendo un profondo respiro, aprì la bocca pronto a ribattere.

    Signor White, lei che era presente, mi dica, parla di irrompere nelle nostre abitazioni, e sebbene io mi trovi d’accordo sotto questo aspetto con lei, io per primo sarei molto arrabbiato se uno sconosciuto entrasse in casa mia, è delle azioni intraprese dopo dai Centauri, di cui stiamo discutendo.

    Si inumidì le labbra secche, desiderando un bicchiere d’acqua per far riposare la gola e le corde vocali, non abituate all’improvviso afflusso di parole da generare. Fece per un secondo mente locale, cercando di essere il più chiaro e non fraintendibile possibile, la presenza della giornalista Donna Mason, che lo rendeva necessario. Chissà cosa avrebbe potuto estrapolare e rigirare a favore di un buon pezzo di articolo da scrivere a discapito della reputazione di altre persone, dopotutto il suo capo non era Rita Skeeter?

    Prendiamo, come esempio, uno studente particolarmente intraprendente che decide d’insinuarsi nella Foresta Proibita, la quale se non mi sbaglio è territorio dei Centauri. Abbiamo appurato che queste creature sono molto arrabbiate e che vi hanno attaccate quando vi siete introdotti nella loro “casa”, puntandovi arco e frecce, è certo al cento per cento, ci metterebbe, come si dice, la mano sul fuoco, per non ripetere questo comportamento verso lo studente ignaro? O punterebbero verso di lui le armi traumatizzandolo, e forse ferendolo, anche solo per sbaglio?

    Si appoggiò allo schienale della seduta, visto che mentre parlava, si era sporto i avanti, man mano che il suo discorso andava alla fine. Sperava di esser riuscito a riportare il discorso sull’argomento preso in esame ed a rimediare alle parole pronunciate dal Signor Shelby, e di conseguenza influenzare maggiormente dalla loro parte gli altri Onorevoli presenti. Parlare di debolezza in un tribunale, in una seduta del Winzengamot, se avesse voluto farsi passare per il prossimo Signore Oscuro, di certo ci sarebbe riuscito. La Gazzetta del Profeta ci sarebbe andata a nozze, con le parole appena pronunciate dallo Shelby, facendoli passare per dei mostri senza cuore, e di conseguenza la maggior parte della popolazione avrebbe potuto risentirsi di loro per le loro decisioni, attuali, presenti, ma soprattutto future. In politica, dopotutto, bisognava far buon viso a cattivo gioco, il loro ruolo era deliberare e nel mentre cercare di influenzare più presenti possibili in vista delle votazioni di fine seduta, se quell’uomo avesse continuato a parlare era sicuro sarebbero finiti, oltre che sputtanati dal Giornale, a venire surclassati nelle votazioni. Shelby doveva ricordare che la politica era cambiata, non erano più ai tempi di Voldemort, erano ai tempi del Felix-Gate, il loro compito era preservare il poco che era rimasto dello Statuto di Segretezza e proteggerlo.

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    Buttò la cicca della sigaretta, oramai finita e spenta, nell’erba ai suoi piedi per poi schiacciarla con il tacco dello stivale, ascoltando nel mentre la replica della Spezzaincantesimi, alla quale Bróðir storse la bocca, la risposta della donna nel contesto di una conversazione “normale” avrebbe potuto essere presa come sarcasmo, ma il Guerrieri non ne captò nessuna traccia nella voce della donna, cementando un po’ di più in lui la convinzione di essersi imbattuto in una pazza, strega o babbana che sia. In tutto questo, la cosa che lo spaventava di più di quella donna, erano gli occhi chiari e lo sguardo fisso verso di lui, come a volerlo studiare ed esaminare a fondo, a carpirgli tutti i suoi segreti. Necessari, certamente, ma anche in alcuni casi troppo oscuri e bui per venire rivelati dal loro più grande nemico, a detta del Norvegese, la curiosità. “La curiosità uccise il gatto…”, il proverbio per eccellenza, o più conosciuto, per far desiste qualcuno dall’essere curioso, perché può portare anche a pentirsene. Di questo era fermamente convinto Bróðir, che di segreti e bugie, ma soprattutto delusioni, era un vero esperto. Per anni, infatti, era stato esposto ai segreti dei genitori e dei nonni che, quando scoperti e venuti alla luce tutti i fatti e le azioni da loro compiuti, ne era rimasto sia inorridito che deluso. Per poi, venir risucchiato per la seconda volta in quel circolo vizioso, di segreti e azioni pericolose (molto spesso anche immorali), dal quale fu ancor più difficile uscire, doveva ringraziare la morte del padre e del nonno, che contribuirono al portarlo in Inghilterra, dove l’incentivo a rimanere più importante di tutti fu proprio la piccola Diana. La quale, ancora bambina, aveva conquistato il suo cuore e tutta la sua attenzione, spingendolo a mettere un punto alla parola fine a quella situazione andata avanti per anni e che prima o poi lo avrebbe ucciso. Il suo istinto urlava, intimandogli di scappare a gambe levate da quella donna prima che riuscisse a farlo parlare, aveva l’aria di una di quelle la quale sarebbe stata capace di stordirlo talmente tanto da confonderlo, anche senza l’uso della magia, e fargli confessare tutti i suoi segreti, anche i più reconditi e orribili. Girandosi intorno con gli occhi, vide più di una persona girarsi a guardarlo male, e questi senza riguardo per gli occhi che l’osservavano alzò sottilmente gli occhi al cielo. Era piuttosto sicuro che il giudizio nei loro occhi fosse dovuto alla cicca per terra, di questi tempi tutti volevano “salvare” l’ambiente, quando poi erano i primi che buttavano vetro che non poteva esser riciclato nel contenitore del vetro e non in quello dell’indifferenziato. Già si immaginava gli occhi furiosi della sua bambina se, in qualsiasi modo o forma, fosse venuta a conoscenza del gesto da lui appena compiuto. Gli occhi furiosi e la tirata d’orecchi che si sarebbe guadagnato, però non lo fecero desistere dal gesto o spingerlo a chinarsi per raccogliere la cicca. Cosa che mai e poi mai si sarebbe messo a fare, era un Purosangue cresciuto nella bambagia e nella seta, mai propenso a sporcarsi anche da bambino e, di certo, non sarebbe cambiato a quarant’anni, uomo fatto e finito, per giunta padre di una quattordicenne. La voce squillante della donna, che quasi gli perforò i timpani, e il successivo gesto con il cestino, gli fecero riportare lo sguardo azzurro verso di lei, la cui vista era però bloccata dall’intreccio di vimini che la bionda gli aveva spinto sul viso. Il gesto lo fece sentire in dovere, anche a causa della sua educazione e del rifiuto di prima per il panino, di accettare l’offerta per un frutto, quindi con un gesto del capo, in segno di assenso, allungò la mano un po’ incerto nel cestino, quasi si aspettava di venire azzannato da qualche creatura che la donna avrebbe potuto mere al suo interno, e ne tirò fuori un’altra mela che successivamente, dopo averla studiate attentamente, addentò. Dopo aver deglutito il boccone, fece un sorrisetto un po’ teso.

    Grazie

    Lulu Sparks
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    Ec8ZkCJ

    [Ministero della Magia - Livello II - Wizengamot]

    Sarebbe potuta sembrare una giornata come le altre, niente di straordinario sembrava diverso da qualsiasi altro, l’uomo si era svegliato come al solito, l’odore di pancetta e bacon captati dal naso, nonostante gli ultimi rimasugli di sonno dietro le sue palpebre, si era alzato dal letto e vestito per iniziare quella giornata, che si prospettava noiosa e normale. Se non fosse che quella giornata ordinario e monotono non aveva nulla. Per uno, il suo vestito: non capitava spesso, anzi quasi mai, che si metta in ghingheri. Le sue magliette erano state sostituite, per quella giornata, da una bella camicia in seta di colore bianco, accompagnata da una cravatta nera e due gemelli in oro, decorati con lo stemma dei Prince; i jeans scoloriti, invece, da un paio di bei pantaloni neri di alta sartoria, con in aggiunta una bella e costosa veste da mago, anch’essa nera con ricami in oro. Secondo, il luogo dove da lì a poco si sarebbe diretto: il Ministero della Magia. Più specificamente il Livello II dell’edificio, dimora del Wizengamot.
    La stanza, dove avrebbe avuto luogo quella Seduta Straordinaria, era spoglia e senza finestre, cupa e illuminata solo dalle candele, che non faceva che accentuare l’atmosfera spettrale, e francamente inquietante, caratteristica di quel luogo. Le tribune in legno, scomode come poche, circondavano il centro della stanza ottagonale nel quale era stata posta una sedia, direttamente davanti alla quale il leggio dove, in quel momento, lo Stregone Capo del Wizengamot stava dando il meglio di sé, con quella voce, per i suoi gusti, fastidiosa e fin troppo nasale. L’argomento di cui si sarebbe trattata in quella Seduta, cercando di trovare una soluzione che non solo andasse bene per loro, come comunità di maghi, ma cercando anche di preservare i rapporti con la comunità dei centauri, con il duplice scopo di preservare quello che restava dello Statuto di Segretezza, ovvero lo Statuto di Non Troppa Segretezza, avrebbe comportato una lunga ed estenuante discussione.

    ***

    Le due opzioni, sebbene abbiano dei lati meritevoli, avevano anche dei difetti, come molte proposte ministeriali. Bróðir tenne la schiena dritta, e con lo sguardo azzurro percorse le facce degli Onorevoli che lo circondavano, alcuni avevano una chiara smorfia di disprezzo sul viso, altri annuivano impercettibilmente con la testa su e giù entusiasti per qualunque delle due proposte sostenessero, in pochi come il Guerriero mascheravano i loro sentimenti e le opinioni, grazie al quale sarebbe stato impossibile stabilire il loro quale delle due avrebbero scelto. Non era lì però per supporre o indovinare, era lì per far valere la sua opinione e, come aveva accennato nella sua lettera inviata alla Gazzetta del Profeta, successiva alla pubblicazione dell’articolo preso in esame quell’oggi, la sua preoccupazione era far sì per rendere più sicuri i confini di Hogsmeade e di Hogwarts, per i ragazzi all’interno della scuola e i civili del villaggio. Da prima impressione, non sembrava che si fosse pensato molto al benessere degli studenti, che in primis come “vicini di casa” dei centauri, sarebbero stati i primi, oltre agli abitanti di Hogsmeade, a essere i primi colpiti da un eventuale escalation di rabbia proveniente dalla comunità residente nella Foresta Proibita. Alzò la mano e prese parola.

    Bróðir Prince. Prendiamo in considerazione la Proposta A: come essa garantirà, senza ombra di dubbio, la sicurezza e il benessere degli studenti, presenti e futuri, che abitano gli spazi interni della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts?

    Prendendo un profondo respiro, il nervosismo di star parlando davanti a degli sconosciuti e a così tante persone, che lo fece deglutire, cercando però di non darlo a vedere.

    Cosa ci dà la certezza, che con questa commissione interna la salute e la sicurezza dei nostri figli venga garantita? Andrete dai Centauri e chiederete loro gentilmente di non attaccare i bambini? A delle creature che si sono dimostrate così aggressive?

    Fece riposare la voce, schiarendosi la gola e bevendo un sorso d’acqua. Aveva tutte le intenzioni di finire il suo pensiero e niente e nessuno avrebbe interrotta la sua adirata.

    Personalmente, nessuna delle due proposte mi soddisfano. Non sono un uomo – se non sotto gli ordini – così crudele da trattare delle creature chiaramente spaventate e arrabbiate come del comune bestiame, ma non posso nemmeno ignorare il pericolo che possano risultare per gli studenti. Per Diana.

    Perché, in un modo o nell’altro, tutto quello per cui Bróðir combatteva era per quella ragazzina sorridente e dall’animo buono, che si era ritrovata un padre pronto a smuove cielo e terra per lei.

    Dialettica: 5 - Popolarità: 10


    Edited by Bróðir C. Prince - 24/4/2023, 14:18
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    Afferrò la mano protesa verso di lui, che sancì la fine dei saluti formali iniziati dal Guerriero e portati a termine dal Magizoologo. L’uomo biondo osservò con la coda dell’occhio il comportamento del lupo bianco adulto, ancora seduto al suo fianco e i cui due occhi azzurri erano ancora fermi sullo sconosciuto, che poi sconosciuto non era più, avevano un nome adesso. Dalla sua visuale, sebbene limitata, Bróðir osservò la posizione precedentemente tesa e contratta dell’animale rilassarsi considerevolmente, ma restando sempre all’arta in caso di pericolo. Pensò, dopo qualsiasi prova o ispezione Fenrir abbia sottoposto il giovane, che fosse sicuro avvicinarsi e intavolare di conseguenza una conversazione, anche se aberrata dal Norvegese, sicuramente incoraggiata dai due cuccioli che, contenti e sovraeccitati, continuavano a giocare ad acchiapparella l’un con l’altro intorno ai piedi di Bellamy. Proprio quando l’uomo davanti a lui si apprestò ad allungare una mano verso uno dei cuccioli, che nel mentre delle presentazioni si erano fermati con l’evidente fiatone, tanto accompagnato dalla lunga lingua ruvida e umida esposta, nel mezzo tra il padre umano e il Magizoologo, Bróðir percepì un’improvvisa ondata di cattivo odore. Essa puzzava talmente tanto, che l’uomo fu costretto a coprirsi il naso con una mano, e ipotizzò che il cambio dell’origine del vento avesse fatto girare con sé anche l’odoraccio emanato, a quanto pare, da un semplice e piccolo – non sembrava poco più grande di una ventina di centimetri – Vermicolo. Il quale avrebbe ritenuto, a primo acchito ed, in seguito, a una veloce occhiata sfuggente, un semplice verme un po’ troppo cresciuto, e al quale non si sarebbe mai e poi mai avvicinato, vista la puzza, ma furono le parole del Magizoologo che chiarirono, sia delle informazioni su lui stesso Bellamy, che sulla creatura (e l'odore nauseabondo da lei emanata).

    No… non me ne intendo.

    Disse, di Magizoologia proprio non ci capiva nulla, non avendo mai davvero partecipato alle lezioni di Cura delle Creature Magiche. Gli unici animali con cui riusciva ad entrare in empatia, o anche solo ad andarci d’accordo, erano i cani (e lupi), con alcuni casi specifici, con i gatti. Per il resto proprio non riusciva a farseli piacere, forse era anche grazie alla sua bassa capacità di immedesimarsi in chiunque tranne se stesso e quelli a lui più cari.

    Ah! E sei riuscito a capirlo solo guardandolo?

    Più che un po’ impressionato, Bróðir si avvicinò al giovane, confidando in Fenrir per contenere sotto controllo i cuccioli ed impedirgli di avvicinarsi, incuriosito e più che un po’ impressionato dalla sua abilità, soprattutto visto quanto sembrasse giovane, ma forse era solo lui che stava sbagliando ad indovinare l’età. Quando il castano allungò il Vermicolo verso il suo viso, il biondo scattò all’indietro con la schiena, quasi spezzandosela, non riuscendo a sopportare l’odore di, a quanto detto dal Magizoologo, malattia.

    Come fa a sopportarne la puzza? Comunque no, non mi dispiace, solo… non avvicinarlo troppo.

    La smorfia di disgusto chiara sul suo viso.

    Bellamy Octavian Marvey
163 replies since 16/10/2022
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